Translate

martedì 10 maggio 2011

Panama


Gennaio 2010

Il viaggio per raggiungere Panama è piuttosto impegnativo: volo con US Airways a Miami, arrivo in un aeroporto deserto la sera dell’ultimo dell’anno, un’ora per capire dove andare a prendere lo shuttle gratuito per il Confort Inn and Suites a 5 minuti dall’aeroporto (http://www.comfortinn.com/hotel-miami_springs-florida-FL818), partenza la mattina per Panama City con volo American Airlines. Ovviamente ci sono soluzioni meno impegnative, tipo un volo per Panama City con Iberia, con un solo scalo a Madrid, ma in questo modo risparmiamo 400 euro a testa.
Arrivati a Panama ci aspetta il nostro amico Mario, con il quale abbiamo prenotato il transfer all’hotel di Panama City. Il transfer costa 15 usd a persona e Mario è un tipo simpatico e ci spiega qualcosa della città durante il tragitto.
La sua agenzia si chiama My Friend Mario (che è poi l’agenzia Viajes Almiza), contattabile tramite email: wong753@hotmail.com. Si prenotano tutti i servizi in anticipo e si paga cash all’arrivo.
Ci serviremo di Mario numerose volte durante il viaggio e consigliamo vivamente i suoi servizi.
Pernottiamo al Roma Plaza http://www.hotelromaplaza.net/sitio/. L’esperienza è pessima.
La nostra camera non ha finestre. Il condizionatore d'aria è estremamente rumoroso e continua a fare rumore anche dopo avere tolto la corrente (so che sembra impossibile!). Inoltre la zona è brutta ed il prezzo è molto più alto di tutti gli altri alberghi nei dintorni. L’unica nota positiva è la piscina sul tetto, dove ci si può rilassare e soprattutto fuggire dalla camera.
Panama City può essere divisa in otto aree principali:
1) El Amador Causeway o Calzada de Amador, una penisola costruita dall’uomo, all’estremità sud della città, ricca di ristoranti e locali, da cui si gode una splendida vista dello skyline della città.
2) Balboa/Cerro Ancòn/ Albrook, tre tranquilli quartieri residenziali vicino all’aeroporto nazionale di Albrook; qui si trova il Cerro Ancòn, una collina da cui si ha una vista a 360° sulla città e sul canale.


3) El Chorrillo/Santa Ana/Chinatown, che si trovano a est del Cerro Ancòn, sono pericolosi e non è il caso di visitarli. Ci passiamo in taxi diverse volte e non ci sentiamo al sicuro nemmeno durante il giorno.
4) Calidonia/La Esposiciòn, una zona insulsa, dove si trova il nostro hotel e la maggior parte delle sistemazioni economiche  della città.
5) Marbella/Punta Paitilla/Punta Pacifica, con centri commerciali e condomini residenziali, dove vivono molti ricchi pensionati.
6) El Cangrejo/Area Bancaria/Bella Vista, che possono essere considerati un unico quartiere alla moda, dove si trovano i migliori hotel e il distretto finanziario.
7)Panama Viejo, all’estremità est della città dove si trovano le rovine dell’antica Panama. La visita a questa zona è inclusa in tutti i tour della città.

8)Casco Viejo/San Felipe, gli unici due quartieri che meritano veramente una visita, una sorta di La Havana in miniatura, con edifici costruiti tra la fine del 800 e l’inizio del 900, che sono stati restaurati con fondi pubblici e privati e sono diventati hotel e ristoranti alla moda.

Il modo migliore per visitare Panama City è con i taxi, che sono economici e vengono utilizzati dai residenti come normale mezzo di trasporto.
Noi la visitiamo con Mario, col quale ci accordiamo per un pacchetto completo: ci facciamo venire a prendere all’aeroporto nazionale dopo un volo interno, visitiamo la città, il canale di Panama e ci facciamo accompagnare al bed and breakfast. Ci offre anche il miglior sancocho (la famosa zuppa che i panamensi mangiano in qualsiasi occasione) di Panama city, almeno a detta sua, nella sala da pranzo del casinò, affollata di lavoratori.
La visita al Canale è interessante, soprattutto la scoperta della sua storia, dei sacrifici dei lavoratori durante la costruzione ed anche la parte tecnica di funzionamento delle chiuse. I costi di transito delle navi sono esorbitanti ed apprendiamo che esiste un capitano (che guadagna un casino di soldi) che si occupa di guidare tutte le navi all’interno del canale http://www.pancanal.com/esp/acp/cvm/index.html.

Dovremo tornare a dormire più volte nel corso della vacanza a Panama City perché non ci sono collegamenti aerei tra le località minori.
Per riempire il primo di questi intervalli cittadini, sempre con My Friend Mario abbiamo prenotato la visita all’Embera Indian Village per 75 usd a persona. La gita dura 6-7 ore ed è molto interessante e, nonostante non siano gli indigeni più isolati del mondo, non è nemmeno una pattonata commerciale. Ci viene a prendere la collaboratrice di Mario alle 9 all’hotel. Percorriamo in barca un buon tratto del placido Rio Chagres, facciamo una breve sosta per un bagno in una piscina naturale con tanto di cascata e raggiungiamo il villaggio Embera, che si trova in un luogo fantastico, su una piccola penisola in mezzo al fiume. La popolazione vive ancora seguendo i ritmi della terra e dell’acqua, indossando il coloratissimo costume tradizionale e si può percepire un assoluto rispetto per l’essere umano e per la natura. E’ interessante vedere come si preparano le pietanze, sentire le musiche tradizionali ed osservare i danzatori. Quando si viene invitati a ballare si scade un po’ nel villaggio turistico, ma poi ci si ride sopra.
Il giorno successivo, in 20 minuti di traghetto, arriviamo a Isla Taboga. L’isola è una delusione, il mare è appena passabile, la spiaggia sporca e la gente rumorosa. Pernottiamo al B&B hotel Cerrito http://www.cerritotropicalpanama.com/.
Se fosse per la proprietaria questo B&B non avrebbe chances di sopravvivenza. Avrebbe infatti bisogno di un corso di formazione, anche se molti turisti anglofoni sono contenti nel trovare qualcuno che parli la loro lingua, ma qua non stiamo parlando del english lesson di Geronimo Stilton. Chi non ha professionalità o, quantomeno, uno spiccato e genuino senso dell’ospitalità, non dovrebbe fare questo lavoro e lasciare spazio a coloro i quali, invece, ne dispongono, anche se parlano solo la loro lingua madre. Fortunatamente questo B&B ha altri lati positivi: la posizione panoramica, la gestione pratica della cucina e degli alloggi affidata ad una famiglia locale ed un sistema di areazione moderno ed efficace, che spesso non è necessario per la presenza di una piacevolissima brezza.
Il prezzo della stanza è comunque eccessivo (70 usd a notte), considerando anche il fatto che, al momento del pagamento, si è costretti ad aggiungere le tasse, che, dal tariffario pubblicato sul sito, sembrerebbero, invece, già incluse.
Rientriamo a Panama City e stavolta pernottiamo al Marparaiso, un hotel abbastanza brutto, ma pulito ed economico http://www.marparaisopma.com/.
Da evitare il ristorante, non tanto per il cibo quanto per la pulizia; c’è un buco ammuffito nel soffitto proprio sopra ai tavoli.
La cosa supercomoda è il pulmino che porta i clienti all’aeroporto, anche perché i voli partono quasi tutti all’alba. E’ sufficiente prenotarlo la sera prima e paghiamo 5 usd a testa per il transfer all’aeroporto nazionale.
Voliamo a Contadora con Aeroperlas con volo prenotato tramite il loro sito web http://www.aeroperlas.com/ . La tariffa ar da Panama City è di 120 usd a testa ed il volo dura 20 minuti.
L’altra compagnia aerea che ha voli per Contadora è la Air Panama (www.flyairpanama.com), ma è meno conveniente.
Abbiamo prenotato il Contadora Perla Real Inn per $81.50 per notte per camera doppia con colazione (http://www.perlareal.com/, reservations@perlareal.com).
Il gestore, Vicente, ci aspetta all’areoporto, o meglio alla Contadora Airstrip.
Tutti gli albergatori del centro America dovrebbero andare a fare uno stage al Perla Real Inn: le stanze sono molto belle e curate nei minimi dettagli, la manutenzione e la pulizia sono garantite come standard di qualità, il personale è cordiale, è garantito un servizio di trasporto da e per l’aeroporto, la colazione è abbondante e di buona qualità. La struttura si trova in posizione un po’ defilata, ma l’isola è talmente piccola e piacevole è il suo continuo attraversamento a piedi (per i più pigri esistono varie opzioni, ma non v’è nulla di più bello che perdersi nella natura con le sue regole, almeno quando si viaggia). Si possono infatti noleggiare golf cart e biciclette, a prezzi piuttosto alti: per un golf cart al giorno chiedono circa 50 usd. Noi preferiamo camminare.
Sull’isola ci sono 13 spiagge, tutte praticamente deserte, tranne nel fine settimana. Le spiagge sono tutte belle, ma l’acqua può essere più o meno mossa e quindi più o meno limpida in base alla marea. Playa Larga si trova davanti al Hotel Contadora Resort, l’unico vero resort dell’isola, che non ha molta fortuna e cambia spesso gestione. Playa Galeòn è vicino alla maggior parte delle attività turistiche dell’isola, due hotel, due ristoranti, due negozi e due minuscoli supermercati. La nostra preferita è Playa Cacique, a 10 minuti a piedi dal nostro B&B. La sabbia è bianchissima, l’acqua del mare varia tonalità in funzione della posizione del sole, bagnarsi è piacevolissimo, sia per la temperatura dell’acqua sia per il fondale ricco di fauna. Non c’è nessuno. Il massimo della distrazione è un’iguana che sbuca ogni tanto dalla vegetazione o l’atterraggio di un piccolo aeroplano sulla vicina pista.

Si possono contattare i locali per organizzare gite in barca alle isole vicine, alcune veramente spettacolari.
Dopo 4 giorni di camminate rientriamo a Panama City (che strano!) per una notte.
Pernottiamo al  B&B Casa Las Americas (http://www.casalasamericas.com/), dove ritorneremo anche l’ultima notte, più per l’ubicazione che per la qualità della sistemazione. Si trova infatti in pieno Cangrejo e non chiede i prezzi esorbitanti degli alberghi vicini, offre una buona colazione e il collegamento a internet gratuito. La struttura ha una posizione strategica per la visita della città, per gli acquisti, per la presenza di uffici e banche, di locali e ristoranti, per il continuo passaggio di mezzi di trasporto.
Ceniamo molto bene al ristorante argentino Martin Fierro, nella stessa via del B&B
La mattina partiamo per l’arcipelago di Comarca Kuna Yala (San Blas), più precisamente per Carti, uno dei numerosi “areoporti” di San Blas, con volo Aeroperlas. L’alternativa è anche in questo caso Air Panama. Il nostro volo ar costa circa 90 usd a testa.
Scopriamo solo all’arrivo che l’aeroporto di Carti è molto lontano (più di un’ora di barca) da le Cabanas Coco Blanco, dove pernotteremo per due notti. L’aeroporto di El Porvenir, distante solo 15 minuti, è infatti chiuso per lavori di ampliamento.
Abbiamo prenotato alloggio e volo tramite il Centro de reservas, con il quale si possono prenotare svariati alloggi a Panama (www.centrodereservas.net email: admin@centrodereservas.net). Ci hanno inviato un modulo da completare con i dati della carte di credito e da rispedire tramite fax o email.
La tariffa per persona è di $90.00 a notte e include il trasporto in barca da e per l’aeroporto, i pasti e le gite giornaliere alle isole vicine.
Dormire in una capanna kuna sulla spiaggia è il massimo della vita, e che spiaggia!!!
Gli indigeni sono stati capaci di adattarsi alle esigenze dei viaggiatori e di offrire un servizio di buon livello, grazie anche alla valida collaborazione di Piero Pretolani, un ragazzo italiano e precisamente di Forlì (e quindi vien da sé la professionalità nella ristorazione), che ha vissuto su questa magnifica isola per un po’ di tempo, scambiando esperienza e vitalità culturale con la famiglia kuna che gestisce l’attività. Appena sbarcati si va a colazione e sul tavolo, insieme ad una buona varietà di prodotti, si trova la Nutella, ed ecco che si nota subito la traccia di passaggio di un italiano, sì perché, in un luogo in cui è veramente impegnativo procurarsi qualsiasi cosa, trovare la Nutella è sintomo di un interscambio riuscito veramente bene. Il capitano, ogni giorno, organizza una gita in barca (compresa nel prezzo del soggiorno) su un’isola vicina, con il pranzo e il ritorno previsto per il pomeriggio. Una delle gite è a Isla Perro, molto bella, a circa 15 minuti di barca.  La capanna è tenuta con cura e, nella sua semplicità, dispone di tutto, compresi bagno e doccia, difficili da trovare nelle sistemazioni dell’arcipelago, se non in quelle più costose. Vorrei che tutti coloro che passano da queste parti provassero l’esperienza di vivere qualche giorno con Catalina e la sua famiglia, poi, invece, vorrei che ci andassero in pochi per ritrovare ancora questa magia al mio ritorno, tra qualche anno.


Non ci pentiamo assolutamente di aver scelto una gita a San Blas invece che a Bocas del Toro. Tutti quelli che incontriamo ci dicono che a Bocas piove sempre.
La gita consigliata da tutte le guide a Cayos Holandeses è impegnativa e costosa (100-150 usd). Ci vogliono infatti quasi 2 ore di barca (piccola) in mare (molto) mosso. Rinunciamo all’idea anche perché pare che siano infestate dai Mosquitos, un problema presente in quasi tutte le isole dell’arcipelago, ma non a Coco Blanco.
A proposito di guide, è uscita in aprile 2011 la nuova edizione della guida Lonely Planet di Panama. Quella vecchia era obsoleta. Noi abbiamo utilizzato la Frommer’s (in inglese) e ci siamo trovati bene, anche se manca delle informazioni utili ai viaggiatori più squattrinati.

1 commento: