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martedì 8 settembre 2020

Francia (Alsazia, Lorena, Borgogna, Rodano-Alpi)


DOMENICA 02/08/2020
Il maledetto covid ci ha condizionato la vita anche nel viaggiare: mete improvvisate ed imposte dall’assenza di mezzi di trasporto a medio e lungo raggio; chi avrebbe mai immaginato di prendere l’auto in agosto e partire alla volta della Francia? E passando per la Svizzera per di più?!? La prima tappa è di alleggerimento, in vista di quella successiva: prenotiamo una stanza in un albergo in provincia di Varese e prima di arrivarci facciamo una fermata a Castiglione Olona, che è un borgo ben conservato nel piattume generale della zona.

LUNEDI’ 03/08/2020
Varchiamo il confine svizzero a Gaggiolo dove acquistiamo alla dogana, per 40 euro circa, il bollino valido per poter viaggiare in tutta legalità sulle autostrade elvetiche fino alla fine dell'anno. Conoscendo la rigidità e la severità delle normative riguardanti il codice della strada, stiamo molto attenti a rispettare ogni indicazione, in particolar modo i limiti di velocità, ma come spesso accade, non tutto è prevedibile e per evitare un pericolo pubblico si tende a superarlo, schiacciando leggermente il pedale dell’acceleratore; si può fare? No, no, no! E te lo dice apertamente il flash di una camera posizionata al termine di un tunnel, dove il limite è 80 e tu andavi al massimo a 85… Ma va a dà via el cul! Il San Gottardo è una lagna unica! Ci sono vari semafori prima di imboccarlo che diventano rossi saltuariamente per creare un accesso frazionato (su una sola corsia per senso di marcia) creando code interminabili. Perdiamo così circa un’ora su una tabella di marcia già abbastanza impegnativa: le ore di viaggio diventano più di cinque e la tratta offre scarse possibilità paesaggistiche, infatti spesso si percorrono gallerie e quando si sbuca all’aperto non è che “usciamo a riveder le stelle”, ma nuvoloni bassi e acqua a fanfasò. Anche la speranza di fermarsi in una stazione di servizio a fare rifornimento di GPL si rivela presto vana, perché occorre un apposito adattatore, le pompe sono tutte self service, perciò non c’è nessuno a cui chiedere, inoltre il prezzo è altissimo e non v’è quasi convenienza rispetto alla benzina. Alla faccia del motto “cerchiamo di fare qualcosa per l’ambiente tutti insieme”. Finalmente giungiamo a Colmar, una cittadina alsaziana dalla piacevole atmosfera e dalle architetture accattivanti: il centro storico è uniforme con case a graticcio, canali, piazzette, ponti e fiori ovunque. Insomma una vera bomboniera, quasi da farne la degna antagonista francese di Bruges; vi è persino un quartiere denominato “piccola Venezia”, tanto da far venire alle labbra la frase: “Eh, basta che ci sia un ponte ed un po’ d’acqua ed in ogni luogo del mondo nasce una Venezia come per magia”. In realtà è molto romantica e suggestiva. I prezzi di cibo e bevande sono altissimi! Dormiamo al Kyriad Colmar Centre Unterlinden che si trova in posizione strategica per raggiungere il centro con una breve camminata ed ha un parcheggio gratuito.






MARTEDI’ 04/08/2020

Muovendoci da Colmar, prima di raggiungere Strasburgo, decidiamo di visitare tre piccoli villaggi che si trovano sulla strada dei vini, infatti si tratta di borghi adagiati ai piedi di colline interamente coperte da viti. Il primo è Riquewihr ed è veramente bellissimo, quasi smielato per il suo approccio da perfetto paesino delle fiabe. Ogni casa a graticcio, ogni bottega, ristorante, arredo urbano è studiato per riportare il visitatore in un tempo passato, ed in un’atmosfera di accoccolante avvolgenza. Molto belle anche le porte di accesso al centro abitato, in cui le finestre sono ornate di ninnoli e fiori. Per un po’ di tempo la poetica favolistica di questo luogo conduce la mente lontana da problemi e “normalità”, forse alla lunga, però, ci si stufa un po’ e allora si decide di cambiare. 






Il secondo paese che incontriamo sulla strada, Ribeauvillè, smorza leggermente i toni pastello da sogno incantato, ma anche qui l’ambientazione è splendida: le colline incoronano ed il castello predomina. Il centro è assai pittoresco e si visita con piacere di scoperta, inoltrandosi nei vicoli e cambiando direzione in funzione delle sensazioni. Anche qui i prezzi della ristorazione sono decisamente più alti del normale. 



Il terzo borgo è Bergheim; qui si può percorrere un sentiero lungo la cinta muraria, che non è paragonabile a quelli che si trovano nella vicina Germania, ma non v’è, forse, nemmeno la pretesa della competizione. Il nocciolo cittadino circondato dalle mura è abbastanza armonico e meno favolistico dei due precedenti, probabilmente più schietto e sincero. 

Arriviamo a Strasburgo nel pomeriggio. Abbiamo prenotato due notti al Confort Hotel Montagne Verte (al prezzo esageratamente basso di 45 euro a notte per la camera doppia). La stanza è piccola, ma confortevole (non è solamente onomatopea) e dotata di bollitore, tè e caffè, che sono sempre graditi, soprattutto se vuoi fare una colazione leggera in camera. L’albergo dotato di fondamentale parcheggio (gratuito) si trova ad una ventina di minuti a piedi, seguendo il corso del fiume, dal centro storico, che raggiungiamo con grande gioia attraversando il ponte coperto della diga fluviale, dalla cui terrazza si gode di un paesaggio mozzafiato. Il quartiere di petite France, ed in particolare la Grand Rue, offre svariate possibilità di ristorazione internazionale e ne approfittiamo subito, compreso un vantaggioso happy hour. Notiamo che i prezzi in generale, comunque, sono molto più accessibili, anche per gente normale che non vive nel fantastico mondo del portafoglio a fisarmonica.









MERCOLEDI’ 05/08/2020
Dedichiamo l’intera giornata alla visita della città del parlamento europeo, che sorprende per bellezza ad ogni angolo svoltato, con un gioco d’acqua e ponti, di intricati vicoli e viali ariosi, di piazzette raccolte e caratteristiche, di grandi slarghi contornati da edifici mitteleuropei, una gotica cattedrale imponente e raffinata, e tanta voglia di stare all’aperto, per godersi questo piccolo grande gioiello, forse spesso sottovalutato.

GIOVEDI’ 06/08/2020
Lasciamo Strasburgo con un po’ di dispiacere, perché ci siamo trovati benissimo, fortunatamente incontriamo sulla strada il castello di Luneville che ricorda un poco la reggia di Caserta, tenuta bene, e non ti viene nemmeno il patema d’animo per entrare, dopo aver fatto due ore di coda per niente, ma svegliatevi! Siamo nel 2020 e stiamo ancora in fila come le bestie a fare il biglietto al botteghino da un menomato che ci mette mezz’ora a tirarsi su i pantaloni dopo essere andato al cesso. Qui si entra gratis in un parco meraviglioso e curatissimo, poi se uno vuole vedere gli interni paga.



Pochi chilometri separano Luneville (dove abbiamo pranzato alla Brasserie du Chateau  proprio davanti all’ingresso del castello, con qualità buona e prezzi moderati) da Nancy, e li percorriamo speranzosi. Siamo immediatamente soddisfatti perché troviamo rapidamente l’aparthotel Adagio Access Nancy Center, una struttura avveniristica a forma di nave spaziale, con tanto di carena ed oblò, presso cui abbiamo prenotato uno studio per la notte. Da qui, in pochi minuti, si raggiunge la meravigliosa piazza della città. Ogni strada che si riversa nella place Stanislav ha una cancellata in ferro battuto e ottone, il che rende questo spazio pubblico molto sciccoso e pretenzioso, quasi esagerato, ma gli edifici sono ben distribuiti e sviluppano un’idea di armonia ed uniformità. Anche le due fontane monumentali negli angoli potrebbero risultare stucchevoli, in realtà si collocano elegantemente nel contesto. La piazza sfocia in un arco di trionfo oltre il quale si allunga la place de la carriere, come se fosse un largo viale alberato. Poi, percorrendo la Grand Rue si incontra il maestoso palazzo ducale e più in su la fiabesca porta de la Craffe. Collegati alla piazza principale sono anche la città vecchia, da una parte, ed il parco Papinere, dall’altra. In poche e semplici parole Nancy è una tappa di tutto rispetto.











VENERDI’ 07/08/2020
Partiamo da Nancy e poco dopo ci fermiamo nella cittadina di Toul dove possiamo ammirare la bella cattedrale in posizione scenica, quasi fosse un castello. 

L’arrivo a Troyes, invece, nonostante la nomea di città più romantica di Francia, non ci smuove il sentimento, commuovendoci, come dovrebbe teoricamente. Lasciamo l'auto in un parcheggio gratuito in zona stazione, poco lontano dal centro. Il caldo tremendo non ci scoraggia e ci lanciamo a capofitto nei vicoli con case a graticcio, che sembrano crollarti addosso. Dopo pochi passi scopriamo che la municipalità ha adottato la misura contenitiva della mascherina obbligatoria anche negli spazi aperti: così si unisce ulteriore sudore a catinelle. A Troyes ci sono molte chiese interessanti per architettura ed interni, su tutte la colossale cattedrale e la più discreta St. Urbano (con un tramezzo gotico fiorito assai originale), le vie si snodano piacevolmente, facendo ammirare edifici storici affascinanti, alcuni dei quali occupati al piano terra da bar e ristoranti, ma nel complesso non ci esalta, come hanno fatto in precedenza Colmar (per romanticismo), Strasburgo e Nancy (per armonia ed eleganza). Dormiamo all’appartamento de l’Insolite, un posto che non ha bisogno di aggiungere altro, dopo averlo nominato, se non che costa 60 euro a notte.




SABATO 08/08/2020
Ci incamminiamo blandamente per le campagne bucoliche della Borgogna che effettivamente non differiscono molto da quelle della Champagne e dell’Alsace, a parte i vitigni si tratta fondamentalmente di foraggio. Comunque la strada è sempre molto piacevole e si viaggia con grande tranquillità, fatta eccezione per qualche buzzurro saltuario che, alla guida della sua BMW, pensa di correre la 24 ore di Le Mans; ma vai a Le Mans, no, coglionazzo!?! Ci fermiamo a pranzo nel pittoresco villaggio di Semur en Auxois che conserva una bella cinta muraria ed enormi torri di guardia adatto ad una breve visita. La vista del borgo dal ponte è incantevole. 



Arriviamo a Digione nel pomeriggio. In vista del caldo record della giornata abbiamo prenotato una camera al hotel Kyriad Dijon Mirande con piscina, che si rivela un pacco gigante, perché piccolissima, con poco posto per rilassarsi e con acqua torbida. Persino la doccia non funziona, per cui tutti entrano nella “vaschetta”, detta bagnarola, senza nemmeno aver sciacquato via il sudore, non dico il batterio, ma almeno il sudore… anche la pulizia degli ambienti comuni lascia un po’ a desiderare… Poi chiedi il bollitore (previsto dal sito) per farti un caffè in camera e ti rispondono che non possono dartelo a causa del covid… Fortunatamente Digione è talmente bella da farci dimenticare immediatamente le faccende albergatorie: il centro storico è un vero bijoux con vette apicali sulle chiese di Notre Dame e di St. Michel, poi la cattedrale, il palazzo dei duchi, la piazza della Liberazione, la rue de la Libertè, il mercato coperto che la sera chiude, ma ospita nei sui dintorni tutta la gioventù locale, in una miriade di baretti, pub e ristorantini che creano una perfetta atmosfera festosa. 







DOMENICA 09/08/2020
Percorrendo la 
Route de Grand Crus facciamo una bella gita tra i vitigni della Borgogna con visita approfondita di Beaune, cittadina carina e molto affollata circondata da mura intorno alle quali è possibile fare una passeggiata. E' rinomata per la cucina locale e ci sono numerosi ristoranti con prezzi eccessivi soprattutto per il vino che viaggia sui 6 euro a bicchiere (piccolo) pur essendo prodotto autoctono. Siccome persiste un caldo torrido ed estenuante prenotiamo una camera all'ottimo hotel Kyriad di Montchanin che dispone di una bella piscina, stavolta vivibile e pulita!




LUNEDI’ 10/08/2020
Ci spostiamo verso Lione con una prima sosta a Tournus, dove visitiamo la bella abbazia,

ed una seconda a Macon con alcuni edifici interessanti, tipo la camera di commercio e la vecchia cattedrale. A Macon sperimentiamo anche il menù pranzo di un ristorante sofisticato e rinomato, ma possiamo tranquillamente sintetizzare in questo modo: in qualsiasi trattoria italiana di medio livello si mangia molto meglio e si spende molto meno. Non siamo soliti nasconderci dietro un campanilismo smodato, quindi il nostro giudizio non può che essere obiettivo. 

Arriviamo a Lione con un caldo mostruoso e la viabilità modificata dai lavori stradali, in particolare l’uscita dalla tangenziale e tutte le vie che dovrebbero condurci al nostro albergo sono chiuse. Dopo qualche bestemmia decidiamo di parcheggiare a circa 500 metri e di darcela a gambe per l’ultimo pezzo. Abbiamo prenotato una stanza al Meininger hotel per due notti per un totale di 79 euro più la tassa di soggiorno (un prezzo insensatamente basso in generale, in più paragonato al conto del ristorante, diviene assolutamente ridicolo, anche perché la camera è pulita, spaziosa e assai accogliente).
La posizione è ottima vicino a numerosi parcheggi gratuiti e a 15 minuti dal centro con una bella passeggiata lungo il fiume.
Quando decidiamo di uscire a goderci la città si mette a piovere a catinelle, perciò rimandiamo la scoperta approfondita al giorno successivo.

MARTEDI’ 11/08/2020
Dedichiamo l’intera giornata alla visita di Lyon, a partire dal lungo Rodano, dove i ragazzi sfidano il caldo bestiale per fare ginnastica. Volendo c’è anche una piscina olimpionica per mantenersi in forma, senza rischiare una sincope. Oltre al Rodano da Lione passa anche un altro fiume, la Saone, quindi una parte della città si sviluppa a cavallo dei due corsi d’acqua; ad esempio qui si trova la vasta piazza di Bellecour, da cui si gode una splendida vista sulla sponda che ha in primo piano la cattedrale di St. Jean e dietro, sulla collina, la basilica di Notre Dame de Fourvière. Per raggiungerla si potrebbe utilizzare la funicolare, ma noi vogliamo farci del male e saliamo a piedi dalle scale Chazeaux e poi passiamo nei giardini. Dalla sommità, dove si trova questa esagerata basilica, si domina tutta la città. Ridiscendiamo per attraversare il nucleo storico in vicoli straripanti (forse eccessivamente) di ristoranti. Qui ci sarebbero i traboules, passaggi segreti, anfratti e sviluppi sotterranei, molto pubblicizzati su guide e cartine, ma in molti casi ci si ritrova solamente di fronte ad una porta chiusa. Seguendo la Saone, in prossimità della passerella St. Vincent, si attraversa il fiume e si può ammirare il murale che copre l’intera facciata di un palazzo e che rende omaggio ai lionesi famosi. Molto eleganti sono le piazze di Terreaux e dei giacobini, su cui si affacciano sontuosi edifici e in cui si trovano preziose fontane. Sempre sul fiume si trova l’altro celebre affresco: la biblioteque de la citè.











MERCOLEDI’ 12/08/2020
Da Lione a Grenoble abbiamo previsto due soste: la prima a Vienne, una cittadina adagiata sul fiume, un po’ incasinata, quindi decidiamo di spostarci quasi subito alla seconda, che è Romans sur Isere. Se è possibile è ancora più deludente, nonostante la grande affluenza di turisti che riempiono i ristoranti, come al solito, con uno scarsissimo rapporto qualità/prezzo. A Romans non vi è quasi nulla di interessante, a parte la collegiale, e l’ambiente si presenta squallido e decadente. La strada verso Grenoble, invece, è piacevole, soprattutto quando cominciano a vedersi le montagne ed i paesini con le case di pietra adagiati nelle valli, coltivate a frutteti. Grenoble sembra che sia diventata, nell’ultimo periodo, una specie di far west, perciò senza saper né leggere né scrivere, per evitare di beccarci una pallottola vagante prenotiamo in un albergo molto confortevole in zona periferica, il Pomo hotel, che è dotato anche di ristorante, perciò non mettiamo fuori il naso e con the fork risparmiamo il 20% sul conto della cena, che sarebbe stato, altrimenti, eccessivo.

GIOVEDI’ 13/08/2020

L’aria si fa sempre più pesante: i contagi tornano ad aumentare vertiginosamente in tutta la Francia e le autorità rispolverano le disposizioni da austerità obbligatoria; prima di rimanere eventualmente bloccati in questo Paese dalla gastronomia discutibile, imbocchiamo la strada “normale” per svalicare in Piemonte senza passare dal tunnel del Frejus (che costa circa 50 euro). Passiamo il Monginevro, Cesana Torinese e andiamo a prendere l’autostrada poco dopo e ci accorgiamo che probabilmente gli italiani vogliono rendere un po’ di pan per focaccia ai cugini transalpini, o comunque a tutti quelli che da là giungono, perché arriva una serie di caselli, uno dietro l’altro, presso cui si sborsano circa 20 euro per aver percorso una manciata di chilometri. Avevamo previsto una tappa di riposo ad Asti, ma ormai siamo in ballo e quindi tiriamo dritti fino a casa, con il pensiero di aver conosciuto un po’ meglio un Paese assai bello che ci sta vicino, ma che a volte sembra volerci tenere lontano con il suo snobismo immotivato e che infatti, spesso sbagliando, tendiamo ad evitare.