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domenica 9 dicembre 2012

New England + Pennsylvania



Gli obiettivi del viaggio sono due: vedere i colori del foliage del New England e il concerto di Bruce Springsteen a State College il giorno del mio compleanno.
I biglietti del concerto li compriamo agilmente su www.ticketmaster.com. Il resto del viaggio è più complesso da organizzare per la sua imprevedibilità.
Non si può mai sapere infatti dove va il foliage con esattezza. L’unica certezza è che inizia prima a nord ed alle altitudini più elevate per procedere poi verso sud e nelle zone più temperate quali le rive dei laghi.
In teoria si potrà andare sui monti del Vermont ad inizio settembre ed in novembre si troverà ancora foliage negli stati più a sud, ma il fenomeno varia anche in base alle temperature e ad altri fattori climatici ed è quindi difficile trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Il periodo da noi scelto non è l’ideale perché è già un po’ freddino per le foglie, ma dopo avere consultato tutto il possibile e immaginabile sul web sull’argomento, decidiamo che si può fare.
Il web pullula di siti sul foliage negli Stati Uniti, alcuni dei quali perfettamente inutili.
Qui ci si può fare un’idea generale
anche se il foliage più spettacolare e con i colori più vividi è sicuramente negli stati del New England: Connecticut, Maine, Massachusetts, New Hampshire, Rhode Island, Vermont.
Dal 1 settembre a fine novembre questi siti forniscono frequenti e aggiornati foliage reports
I siti del dipartimento del turismo sono utili:
e queste sono le pagine relative al foliage
http://www.depdata.ct.gov/forestry/foliage/foliagemap.htm (sito del Connecticut con mappa interattiva)

Domenica 21 ottobre 2012 partiamo con volo Swiss Air da Malpensa (prenotato tramite www.expedia.it) con cambio a Zurigo pagato 600 euro a testa. Consiglio fondamentale è di richiedere il tipo di posto che si preferisce (corridoio o finestrino) perché i posti vengono fissati dalla compagnia in base alle preferenze e il personale del check in in aeroporto non può modificarle. Così colpevoli di non avere indicato preferenze finiamo centrali nella fila centrale..
Il volo per boston è piacevole, la ristorazione di buon livello, le 8 ore scarse di volo passano in scioltezza e le pratiche di immigrazione sono meno impegnative e ci si sente meno indesiderati del solito.
Il mezzo migliore per raggiungere il centro è sicuramente il trasporto pubblico (che noi utilizzeremo al ritorno).
Ci sono tre alternative di trasporto pubblico per il centro:
1) prendere il Silver line bus rapid transit fino alla fermata della metro di South Station dove si prende la connessione con la linea rossa o con il commuter rail ed è la migliore opzione per raggiungere le zone di:
• Cambridge
• Downtown Boston
• Harvard University
• Massachusetts General Hospital
• MIT
La silver line ha punti di salita e discesa direttamente di fronte ad ogni terminal dell’aeroporto e I biglietti si possono comprare alle macchinette dentro e fuori dal terminal.
2) utilizzare il free mas sport shuttle bus (route n. 22,33, 55 per la MTBA Blue line) fuori dai terminal fino alla stazione Airport della linea blu della metro MTBA e prendere questa fino a North station dove ci sono le connessioni con le linee verde e arancio. La linea blu funziona dalle 6 am alle 12.30 am ogni giorno.
Questo è il modo migliore per raggiungere le zone di:
• Back Bay
• Boston College
• Boston University
• Brookline
• Downtown Boston
• Fenway Park
• The Longwood Medical Area
• Newton
• Northeastern University
Invece prendiamo un taxi, perché siamo troppo stanchi. Il nostro tassista è un tipo cordiale. Apre anche il vetro antiproiettile che lo divide dai passeggeri perché capisce che non siamo pericolosi e facciamo due chiacchiere.
Abbiamo prenotato una camera da un privato tramite www.airbnb.com, dato che i prezzi di hotel e ostelli sono folli, tipo 200 euro a notte per una camera decente. Qui ne spendiamo 100 e la location merita (all’angolo tra South End e Back Bay) anche se la pulizia non è il massimo.
Sono le 10 di domenica sera ed il traffico è inesistente. Il giorno successivo avremo la conferma che la relatà non è mai troppo incasinata e le strade non sono lunghe bisce di veicoli. Ne trae vantaggio l’ossigenazione della popolazione, agevolata anche dalla frizzante brezza oceanica. Non sembra di stare in una grande cità, ma in una vivibilissima similparma ed è un piacere camminare. Il freedom trail è un percorso di visita molto affascinante, alquanto semplificato ai turisti distratti da una striscia rossa dipinta in terra che consente di addentrarsi nel cuore del centro senza tralasciare gli scorci più suggestivi. Ritiriamo la cartina con la descrizione delle attrazioni al tourist office all’interno della Old State House. Per chi è di fretta c’è un omino congelato sull’angolo che distribuisce mappe e info.
Dal Boston Common, che con  il Public Garden è un parco che dovrebbe essere preso ad esempio per dare ai cittadini dei luoghi di ritrovo all’aperto degni di essere vissuti, parte il freedom trail appunto, che conduce attraverso il centro della città oltre il Charles River fino al Bunker Hill Monument, passando per il quartiere di North End, dove l’italianità è sbandierata ai 4 venti.
La zona del Quincy Market è sicuramente la migliore per pranzare. Oltre ai locali all’interno del mercato vi sono numerosi pub e la rinomata Oyster House. E’ un po’ cara per noi ed optiamo per il pub Hennessy, che ha un’interessante lunch menu con aragoste del Maine a 10 usd. Anche la birra è buona. D’altra parte siamo in New England.
Non c’è nessun edificio particolarmente degno di nota (se non per chi è interessato alla breve storia americana). Il bello è camminare e perdersi nelle numerose zone verdi della città. Particolarmente apprezzata in una giornata di sole è la passeggiata al Christopher Columbus Park (dove sfruttiamo la wifi gratuita) e lungo il waterfront per proseguire sul Rose Kennedy Greenway. 
Meno interessante è la camminata consigliataci dal nostro ospite lungo l’esplanade sul Charles River, anche se è sicuramente un luogo piacevole per fare jogging o andare in bici d’estate. Dal centro conduce all’Harvard Bridge da cui si accede al famoso MIT. Qui a parte gli edifici del campus non c’è molto altro da fare se non sedersi una panchina ed approfittare della wifi gratuita.
Al ritorno percorriamo gli interessanti viali di Commonwealth, Marlborough, Boylston e dintorni, evitando di inoltrarci troppo nel quartiere delle residenza degli universitari al di là di Massachussetts Ave. dove assistiamo ad un arresto in diretta.
Ci piace molto Coplay Square, un luogo ideale per fermarsi ad osservare il via vai della gente del posto. Qui si trova la stupenda biblioteca comunale, con un pacifico chiostro al quale può accedere chiunque.
Ceniamo in zona, al Clery’s, un pub all’angolo tra Dartmouth e Columbus, che offre buoni piatti e ottime birre.
Dopo 3 giorni passati in città torniamo all’aeroporto per ritirare l’auto prenotata con autoeurope alla Thrifty. L’ufficio di noleggio (come quelli delle altre compagnie credo) non si trova all’interno dell’aeroporto ma a circa 4 miglia. C’è una navetta che gira continuamente i vari terminal e l’attesa è praticamente nulla. Il personale della compagnia di noleggio è molto gentile. Ci capita una Chevy Aveo. Per il noleggio dal 24 ottobre al 3 novembre 240 euro.
Non troviamo i soliti libretti dei voucher dei motel, fondamentali per risparmiare moltissimo. Li recupereremo fortunatamente nei  Visitor Center lungo la strada.
Partiamo verso nord, anche se non andremo nel Maine dove il foliage è ormai solo un ricordo mentre gli ultimi report danno buone possibilità di colori nella zona dei laghi del New Hampshire.
Il primo tratto di strada è un’autostrada a pagamento e ogni poco paghiamo 75 cent. Facciamo tappa a Portsmouth, niente più che  una cittadina carina sul mare. Il pranzo dal decantato dalla LP Geno’s è deludente.
In New Hampshire seguiamo una strada secondaria, la 153, da Sanbonrville a Conway che costeggia numerosi laghetti e regala scorci di armoniosa bellezza. L’immagine immagazzinata dalla memoria è originale e poetica, in particolare la 153 nord regala scorci di armoniosa bellezza.
Conway north è un paese vivace con molti locali e sistemazioni  per la notte. Decidiamo di sostare qui al Golden Gables Inn. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo. Abbiamo pagato 59 usd più le tasse per una camera doppia nuova e arredata con cura, pulitissima e con un balcone con splendida vista. L'addetta alla reception era superkind.
Per la cena optiamo per il Muddy Moose dove da un momento all’altro potrebbe fare il suo ingresso un medico tra gli orsi.
Da Conway prendiamo la 112 (la famosa Kangamus Hwy) che dovrebbe essere una scenic drive eccezionale che attraversa il White Mountain National Forest. In realtà non è un gran che, anche perché non c’è una foglia sugli alberi. Il percorso dura circa un’ora. Ci sono parecchie piazzole di sosta (dove per sostare è necessario esporre un permesso che si può acquistare in vari modi, anche online) da dove partono dei camminamenti nel bosco. Il peak della giornata va a farsi benedire. Passiamo il tempo cercando in vano di adocchiare un orso che pesca nel torrente che scorre parallelo alla strada.
L’altro peak della gita di oggi sarebbe il lago Champlain con la sua strada che scorre sulle isole centrali. Anche in questo caso ci si amara la bocca e lo sguardo in una desolante sensazione di impotenza. L’unica cosa da fare è girare la bussola verso sud sperando che il bollettino del foliage stavolta abbia ragione, anche perché la zona è considerata spettacolare. In realtà non siamo molto fortunati perché il meglio è passato. Così percorriamo le strade n. 7 e 22a verso sud accompagnati da colori piuttosto spenti.
La situazione migliora sulla strada n. 4 da Fairhaven a Rutland e lungo la 30 che taglia a est da East Dorset a East Jamaica. Ci fermiamo al confine con il New Hampshire a Brattleboro, una cittadina piuttosto carina, ma preferiamo proseguire in direzione Greenfield (Ma) dove dormiamo in uno dei più scarsi Days Inn mai visti. Ci risolleva la giornata la visita al People’s pint pub dove si cena in una bella atmosfera amichevole con gente simpatica, cibi naturali e birre artigianali.
Vediamo qualche ponte coperto. Per chi è interessato i tourist office hanno cartine che indicano i nnumerosi covered bridges del Vermont. Io credo che una volta visti un paio ci si possa ritenere appagati..
Si parte da Greenfield lungo la strada n. 2, il Mohawk Trail (altra scenic drive considerata imperdibile). Purtroppo il clima non è favorevole e la strada è avvolta da un manto di nebbia che manco a Reggio Emilia 10 anni fa. Impieghiamo circa un’ora per raggiungere Williamstown, una allegra piccola città la cui vita sembra ruotare attorno all’omonimo college. Infatti dall’abbigliamento sono tutti studenti o ex studenti o molto fuori corso. Pranziamo al Purple pub in centro. Si mangia discretamente e ci sono 14 diverse spine di birre.
Proseguiamo il nostro viaggio verso sud  lungo la strada n. 7 passando per il folcloristico villaggio di Stockbridge e Great Barringhton. Cannan apre le porte del Connecticut e un po’ di colore in più sugli alberi e nel sottobosco fa ben sperare per la continuazione dell’itinerario odierno che si snoda tra Norfolk, Winsted e Torrington e la n. 202 sulle belle colline dei Litchfield. Poi ancora a sud passando per New Preston e New Milford. I paesi sono caratteristici anche se molto simili tra loro e si respira ovunque un’atmosfera pre halloween con zucche giganti e spaventapasseri ovunque. A Danbury dormiamo al Quality Inn in zona industriale.  Capiamo che qualcosa non va perché il motel è occupato quasi interamente da operai delle compagnie elettriche e nel parcheggio si sono radunati i camion con gru ponti per gli interventi di manutenzione alle linee elettriche. Accendendo la tv scopriamo che è in arrivo l’uragano Sandy, che interesserà vasta parte del nord est degli USA. Arriva la notizia che l’uragano Sandy probabilmente scasserà i maroni non poco soprattutto in Pennsylvania.
Partiamo per la Pennsylvania perché le altre opportunità di viaggio ci sono precluse. Andare a nord verso Niagara significa rischiare di incontrare tormente di neve e a sud verso il Tennessee straripamenti di fiumi. Niente Sandy ce lo beccheremo in pieno. Con questa consapevolezza partiamo verso Lancaster la terra degli Amish. Le autostrade sono molto frequentate e sembrano avere tutti una gran fretta. Non si sa se è il normale traffico della zona o se c’è gente in fase di evacuazione. A Phillisburg passiamo il confine tra NY e Pennsylvania e ci assale subito  una strana sensazione di mesta rassegnazione. Forse è il clima o forse il paesaggio lineare… tipo agro bresciano.
Decidiamo di recarci a York toccando Allentown, Reading, Ephirata e Lititz. Qui vediamo qualche carrettino di Amish con alla guida gli uomini vestiti di nero e al loro fianco le donne con le tipiche cuffiette bianche. Per il resto è campagna piuttosto piatta. L’unico interesse turistico (e pare che di bus turistici in bela stagione ne vengano parecchi) è la visita delle fattorie dove acquistare prodotti genuini. Va be!
Varcato il fiume Susqueanna arriviamo a York e ci fermiamo al Best Western … e mangiamo a Ruby Tuesday, l’ennesima catena presente negli Stati Uniti. Vogliono fare i raffinati e ricoprono di pepe qualsiasi cosa così una bistecca alla griglia diventa una semi ciofeca.
Nonostante inizi a piovere e tirare vento il giorno successivo ci mettiamo in auto, ma ci fermiamo poco dopo a Harrisburg per far passare il sabbioso. Dormiamo al Confort Inn, una delle nostre catene preferite. Un cartello inquietante ci accoglie (forniremo le colazioni calde finchè ci sarà elettricità, poi saranno succhi e muffin che abbiamo stipato in dispensa. A causa dello stop dei trasporti il personale non è pervenuto e quindi abbiate pazienza se il servizio non sarà perfetto. Siamo vicini a voi che in questo momento provante siete lontani dai vostri cari) Evviva.
Andiamo al supermercato a fianco perché capiamo che si mette male ed è meglio fare scorte di viveri. Al ritorno l’albero davanti al motel è aperto in due…
La sera passa con un po’ di black out, un vento fortissimo e qualche albero che cede, qualcuno che sale sul tetto ad inchiodare una tegola. La mattina scopriremo che in altre zone è andata molto peggio.
Da Harrisburg ci spostiamo a State College come direbbe la settimana enigmistica: la meta della nostra gita. La città è una succursale dell’università: gli abitanti sono studenti e personale delle facoltà. 38000 persone.
Ci sono molti pub. Noi ci focalizziamo sul Kildare’s che è dotato di parcheggio visto che non è proprio facile parcheggiare nel resto del paese, soprattutto free. L’ambiente è accogliente e in perfetto stile irlandese con una ventina di ottime birre alla spina.
Abbiamo prenotato una stanza al Rodeway Inn tramite hotels.com e abbiamo fatto bene perché i motel sono abbastanza frequentati.
L’impianto sportivo è impressionante e fa abbastanza ridere pensare alla differenza con il nostro paese in cui cultura e attività sportiva spesso corrono in direzioni opposte. Il Bryce Jordan Center è un palazzetto di tutto rispetto e Bruce Springsteen, come sempre, vi suona alla grande. 
Con la consapevolezza che non tutto è andato storto, torniamo in direzione Boston. Dopo aver scoperto che molta gente è ancora senza elettricità dopo 6 giorni dall’uragano e che i motel sono pieni, troviamo una costosissima camera fumatori a Southington all’Holiday Inn and suites.
Ovviamente qui non agevolano i poverini rimasti al freddo, proponendo tariffe scontate, ma aumentano i prezzo perché c’è più domanda. Solidarietà americana!?