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martedì 15 novembre 2011

Lanzarote


Febbraio 2010 - week end lungo a Lanzarote

Purtroppo non ci sono voli di linea diretti su Lanzarote e quindi prenotiamo con la poco amata Iberia www.iberia.it un volo da Linate con scalo a Madrid per 140 euro a testa. Il prezzo non è alto ma c’è da considerare l’esosità dei parcheggi in zona Linate. Scegliamo il più economico www.parktofly.it  (45 euro per 5 giorni).
L’appartamento prenotato con www.alpharooms.com  invece ha un prezzo stracciato, 80 euro per 4 giorni. Si trova presso gli Aparthotel Lanzarote Paradise a Costa Teguise. L’appartamento è carino e pulito e c’è una bella piscina, che non utilizzeremo mai per via del clima pessimo.
Sempre con www.alpharooms.com prenotiamo un’auto ka a 80 euro per i 4/5 giorni con la compagnia Hertz Faycan Canaries presente all’aeroporto.
Costa Teguise si trova a 15 km dall’aeroporto e a 9 km dalla capitale Arrecife. La zona è leggermente meno turistica di altre, tipo Puerto del Carmen, e la posizione è strategica per la visita dell’isola.

Al nostro arrivo veniamo accolti da un sole caldo e passiamo il pomeriggio alla Playa de Las Cucharas, che si incontra sul lungomare di Costa Teguise, caratterizzato da belle calette, tra cui la Playa de Los Charcos riparata e con acqua bassa e calda. Nei bar sul lungomare la birra media (jarra) è in offerta a un euro (per via di una happy hour che sembra durare tutto il giorno!) e non ci possiamo esimere.
Ceniamo da Kernan La Picada http://ociolanzarote.com/de-tapas/kerman-la-pikada-costa-teguise/ (aperto tutti i giorni dalle 13 fino a sera) e mangiamo i migliori pinchos della storia a 1,20 euro l’uno. Ci sono anche piatti cucinati dall’aspetto gustoso. Il locale è molto carino e frequentato soprattutto da gente del posto. Dopo aver fatto un giro di visita dei ristoranti della zona sceglieremo di cenare qui tutte le sere.
A pranzo invece facciamo l’abbonamento al ristorante El Campesino, che  si trova a San Bartolomé, vicino al "Monumento al Campesino" nella medesima struttura del Museo del Campesino http://www.centrosturisticos.com/centros/CENTROS/published_it/DEFAULT/node_2029_2418.html, costituito da laboratori artigianali a ingresso libero.

La struttura è molto caratteristica, bianca e verde e l’interno è di atmosfera. Il ristorante è aperto per il pranzo a partire dalle 13.30, ma anche fuori orario si possono gustare ottime tapas (soprattutto il pulpo a la gallega) con un buon vino della casa. 

Visitiamo Arrecife, che non ha nulla di particolare da offrire, se non il Museo Internacional de Arte Contemporaneo all’interno del Castillo de San Josè, situato in bella posizione sul mare aperto dove si trova anche un bar piuttosto elegante.
Decisamente più interessante è Teguise, 12 km a nord di Arrecife, ricca di palazzi storici e chiese, tra cui il Palazzo Spinoza, la Iglesia de la Virgen de Guadalupe, il convento de Miraflores e de Santo Domingo e il Palacio de Herrera y Rojas. C’è anche una piazza moderna, dove si tiene il mercato domenicale, molto rinomato tra i turisti.
 

Il Parco Nazionale di Timanfaya occupa una vasta superficie e si caratterizza per il paesaggio lunare, percorrendo la strada che lo attraversa è possibile fermarsi ad ammirare scenari unici: il suolo è una grande distesa di cornflakes al cacao e sullo sfondo si alzano colline che prendono mille colori dall’esposizione solare.

Ci facciamo infinocchiare dalla guida ed acquistiamo i biglietti per visitare la ruta de los vulcanes, un percorso di 14 km in bus (da cui è vietato scendere) attraverso una zona lavica poco interessante, con commenti registrati in varie lingue a palla. Costa pure 8 euro a cranio. L’unica immagine veramente suggestiva è quella del cratere del vulcano, in cui il verde digrada nei rossi ed il nero sprofonda nel marrone.

 

Percorrendo la costa dell’isola da Costa Teguise verso Orzola incontriamo Arrieta, un tranquillo paesino di campagna.  Scegliamo di non visitare il Jardin de Cactus, creato dal solito Cesàr Manrique, ai piedi del vecchio mulino a vento di Guatiza, perché di cactus se ne vedono in abbondanza ovunque. 

 

Di Manrique non vediamo nemmeno la Cueva de los verdes ed i Jamesos del agua, vivamente consigliati dalla guida, perché diluvia e la visita si svolge all’aperto.

Giungiamo a Orzola, da cui parte il bel panorama di calanchi dei Malpaìs de la Corona.

Al Mirador del Rio ci sono parecchi bus turistici, ma la visuale è molto bella su Isla Graciosa. Le nuvole si aprono leggermente ed il sole sembra voler evidenziare caldamente la gradevolezza del paesaggio e soprattutto la Graciosa e dietro la nipotina Isla Montana Clara. 


 

Andiamo al punto panoramico che si trova sulla strada tortuosa molto bella dopo il parco tropicale. Si costeggiano i poderosi cliffs e ovunque si volga lo sguardo si viene catturati dalla potenza della natura e le curve della strada stretta sono nuovi sipari verso la scoperta: da una parte la multiforme solidità della roccia e davanti un orizzonte placido di mare e di isole gentili che sembrano voler rassicurare il navigante per una partenza senza pensieri.

Haria è un villaggio tipico in cui si respira un’atmosfera alquanto esotica per la presenza della famosa valle delle 1000 palme, che può ricordare un’oasi nel deserto.

La Caleta de Famara è una spiaggia lunga e ventosa adatta al surf. Famara è un modesto villaggio, che ha mantenuto un profilo più basso rispetto ad altre località costiere che si sono sviluppate eccessivamente. Sulla strada principale ci sono alcuni brutti bar frequentati da hippies attempati.

Sempre sotto la pioggia visitiamo El Golfo, un villaggio sul mare con suggestive spiagge nere, tra cui spicca quella originalissima con il charco de los clicos, che si raggiunge con una breve camminata dal paesino di El Golfo. Dall’alto mostra il forte contrasto dei colori tra il denso grigio vulcanico della sabbia e il verde spiccante dello stagno, il charco de los clicos appunto, ed il blu del mare. 



Anche qui il vento ha eseguito la sua opera artistica con lo scalpello paziente e le martellate costanti del tempo e le facciate rocciose diventano dorsi di alligatori o millefoglie di matrimonio, vele di lino di navi fantasmi o cataste d’ossa in un film di Tim Burton.

A Los Hervideros vi è un parcheggio dove è possibile lasciare il mezzo, mentre si svolge la bella passeggiata, letteralmente avvolti dalla morfologia di questo territorio affascinante e particolarissimo: con l’erosione degli agenti atmosferici e della forza del mare si sono formati archi, avvallamenti, balconi, corridoi, finestre, il tutto di colorazioni assurde e consistenze varie. A volte le pareti sono levigate, ma nella maggior parte dei casi sembra di trovarsi di fronte ad articolate sculture di cioccolato cristallizzato; ecco è un luogo surreale creato da un bambino molto fantasioso utilizzando il cioccolato di Modica.

Ci si può rinfrescare guardando in uno dei buchi dai quali spruzzan le onde ad ogni ricarica di energia.

 

Las Salinas del Janubio non sono particolarmente interessanti, ma si gode una bella visuale costiera.

 

A Playa Blanca si riesce a malapena a trovare un parcheggio. Questa parte dell’isola dovrebbe essere teoricamente più esposta al sole… quando ci capitiamo noi piove.

La Geria è una zona vinicola, che offre paesaggi unici al mondo. Le viti crescono in buche scavate nella terra vulcanica nera e spesso sono circondate da muretti a secco che le proteggono dal vento.

 

Buona parte della decisione di venire a visitare Lanzarote è stata consolidata nella visione (e grande apprezzamento) del film di Pedro Almodovar che, da gran maestro, effettua una ripresa aerea di questa incredibile regione agricola attraversata da una strada su cui corre il protagonista. La sensazione visiva ricreata dal regista è molto poetica, ma anche rimirare dal vivo quel paesaggio non è niente male.

 

lunedì 31 ottobre 2011

Sicilia


Aprile 2004

Arriviamo a Catania con volo Alitalia pagato un prezzo stracciato, 60 euro e ritiriamo l’auto da Hertz pagata l’esosa cifra di 310 euro per una settimana.
Imbocchiamo la strada da Catania a Siracusa: 60 km di felicità, se ci si mette bene sulla destra della carreggiata per far sorpassare i più veloci e per evitare  i frontali e se si presta molta attenzione agli incroci, infatti è normale l’uscita pericolosa di “sbadati” quindi è utile suonare il clacson per richiamare alla prudenza, sperando che non la prendano male…
A Siracusa visitiamo il teatro greco con ingresso a pagamento (4,50 euro) + orecchio di dioniso. Ancora chiusa la grotta dei cordari. E’ abbastanza faticoso a causa del traffico raggiungere l’Ortigia, dove si possono osservare il Domo ed il Castello.
Per andare a Noto da Siracusa bisogna prendere la strada che parte poco dopo il teatro greco, attenzione a non ritornare nella parte nuova della città: pochissime indicazioni. Passato il teatro greco si svolta a destra e dopo qualche centinaio di metri vi è un bivio (la strada principale prosegue per Catania) prendere la biforcazione a sinistra anche se mancante di indicazione.
Noto è un’interessantissima località, di grande fascino e piacevole atmosfera, vi sono numerose chiese e palazzi in stile barocco. Al momento della nostra visita il Duomo ed un altro edificio sono imbragati per ristrutturazione della facciata, ma la via Vittorio Emanuele è comunque assai coinvolgente. Molto belle sono le scalinate e le vie perpendicolari che congiungono il camminamento principale alla via Cavour. Tutte le piazze ed i giardini sono luogo di incontro per le persone residenti. Si respira un’aria di serena comunione, in modo particolare nella piazza del municipio, dove si trovano il Duomo ed il palazzo Ducezio (appunto sede del comune), dietro il quale si trova il bar/pasticceria Costanzo dove si possono gustare ottimi specialità tipiche, tra cui i cannoli siciliani, a prezzi convenienti. Per la notte scegliamo il B&B Rooms Villa Ambra
www.roomsambra.com situato a pochi passi dal centro in una bella palazzina (55 euro la doppia).
 Noto

A Palazzolo Acreide (che si trova a 57 km da Noto) vi è la bellissima piazza del Popolo, con il municipio e la chiesa di San Sebastiano con una ripida scalinata. I palazzi del centro storico hanno balconi con ringhiere in ferro battuto. La zona archeologica è molto visitata e vi è un teatro greco con ingresso gratuito dalle 9.00 alle 17.00. Non abbiamo potuto raggiungere i Santoni (sculture rupestri), in quanto il custode era momentaneamente altrove. Poco prima di giungere alla zona archeologica vi è una strada panoramica molto suggestiva che gira intorno al colle ed offre all’occhio paesaggi gradevoli.
Da Palazzolo a Caltagirone si calca la statale 124, un po’ tortuosa, ma molto affascinante, tra colline gentili e vallate aperte.
Caltagirone regala all’arrivo un’immagine di sé alquanto pittoresca per la sua posizione arroccata su tre colli. E’ possibile lasciare l’auto in un comodo parcheggio nella parte alta della città e scendere al centro dalla rinomata scalinata, ornata da coloratissime alzate in maiolica policroma. Lungo questa scalinata si trovano molte botteghe di artigiani ceramisti, presso cui è possibile acquistare souvenirs. Nella corte capitaniale vi è la mostra mercato permanente dell’associazione ceramisti. Pranziamo a “La Piazzetta” http://www.ristorantelapiazzetta.eu/index2.htm in via vespri 20/a (12 euro a cranio). E’ ai piedi della scalinata e si consiglia di non esagerare con gli antipasti calatini per non schiattare durante la risalita, ma sono troppo invitanti… molto buoni anche i ravioli ed il vino bianco sfuso locale.
Caltagirone

Da Caltagirone a Piazza Armerina si continua sulla 124 con i paesaggi che mantengono intatta la loro bellezza.
La visita alla Villa romana del Casale è d’obbligo se si passa da Piazza Armerina. Il biglietto costa 4,50 euro e l’orario di apertura è 8.00 – 19.30 anche se i lavori in atto finanziati dal MURST (bei tempi in cui il MURST poteva finanziare lavori di restauro) non consentono l’illuminazione, quindi si scheggia un’ora prima del tramonto. Le aree mosaicali della villa sono state completamente coperte da una struttura di metallo e vetro, per evitare l’usura da parte degli agenti atmosferici e soprattutto dei vandali, e per favorire le lavorazioni di ripristino di questo importantissimo patrimonio del III – IV secolo d.C. Vi sono alcune colonne perfettamente conservate e uno stupendo cortile porticato con fontana centrale. Il parcheggio in marzo è gratuito.

 Villa del Casale Piazza Armerina
Per la notte scegliamo l’agriturismo Savoca http://www.agrisavoca.com/(la doppia con colazione 60 euro, ma se ci si ferma 2 notti il prezzo scende a 54 e per più notti 50). E’ placidamente adagiato tra le colline e vi sono molti animali da fattoria, tra cui dei vivacissimi pavoni canterini. La struttura è in pietra di un solo piano, sotto la piscina, poi ci sono altre stanze nel casale vicino. La nostra stanza è un po’ umida a causa della piscina, il bagno sarebbe da sistemare e la luce viene e va, poi ci sono dei lavori in corso per approntare una tettoia. L’arredamento è in arte povera. La colazione è un po’ scarsa e disorganizzata, con la tv appalla. Sintonizzata su canale 5 (pensa un po’).
Il trasferimento da Piazza Armerina ad Agrigento ci porterebbe a visitare Enna, ma la pioggia non dà tregua e siamo costretti a rinunciare, ma la strada 117 attraversa verdissime ondulazioni e arrampicamenti rocciosi di grande impatto e ci si consola. Con la fioritura primaverile i prati assumono colori cangianti, peccato per il cielo completamente coperto!
Entrare in centro ad Agrigento è un’operazione ardua: sembra d’approssimarsi ad una megalopoli, mentre è una città di circa 60.000 abitanti, ci ridirigiamo verso San Leone dove stabiliamo il punto di partenza per la visita alla vicinissima Valle dei Templi. Dormiamo al B&B Villa Amico web.tiscali.it/amicogiuse (50 euro in bassa stagione 70 euro in alta) vivamente consigliato, dove il simpatico gestore vi accoglierà con un sorriso ed una gentilezza amichevole. Le stanze sono perfettamente ristrutturate, pulite ed ordinate; la piccola palazzina si trova in un quartiere tranquillo del paese e c’è un cortile interno in cui parcheggiare il proprio veicolo.
La Valle dei Templi si apre allo sguardo in modo prodigioso; provenendo da San Leone si avvistano, rialzati sul colle da cui sembrano voler dominare ogni cosa circostante, gli imponenti templi della Concordia (perfettamente conservato) e di Giunone. Per poter entrare e visitare l’intero complesso è necessario parcheggiare in uno spiazzo sterrato vicino al bar, nei pressi della biglietteria. Il parcheggio sarebbe teoricamente gratuito, ma si fa d’appresso un personaggio a cui è meglio dare almeno un euro se si vogliono ritrovare le ruote al ritorno. L’ingresso costa 4,50 euro, probabilmente i prezzi dei biglietti sono stati uniformati dalla sovraintendenza ai beni culturali (si paga sempre 4,50 che sia la Valle dei Templi o due dolmen del cazzo), ma in questo caso ne vale veramente la pena: i precedentemente citati templi della Concordia e di Giunone, quello di Ercole, quello di Giove, la necropoli paleocristiana, le mura di cinta, il tempio di Castore e Polluce: uno spettacolo unico al mondo!!!
 Valle dei Templi
Se si vuole visitare anche il museo archeologico il prezzo del biglietto sale a 6 euro.
Abbandonando Agrigento, sulla statale 115 verso ovest (Trapani) è possibile effettuare una prima sosta ad Eraclea Minoa (sito archeologico con teatro greco ed abitato) ma non è fondamentale, in quanto il costo del biglietto (2 euro a persona) seppur basso rispetto agli altri, non merita di essere pagato per visitare questi resti completamente imbragati da bruttissime strutture metallo-plastificate, anche se la posizione è suggestiva (mare davanti e vallate alle spalle) e si può fare una piacevole passeggiata nel verde. Di ben altro interesse è la visita alle rovine di Selinunte (4,50 euro) dove si trova un tempio ben conservato e altri due abbattuti dalla storia ma di concreta curiosità per la sondabile tecnica di costruzione. I blocchi costituenti le colonne sono distesi al suolo, ma ancora in ottimo stato di conservazione, vi sono capitelli piantati nel terreno come fossero basi. Anche l’acropoli con altro tempio semi abbattuto, è interessante. Mentre la prima osservazione dei templi è effettuabile a piedi partendo dalla biglietteria, è possibile raggiungere l’acropoli con il proprio veicolo lasciandolo poi in un parcheggio gratuito nei pressi del camminamento che porta al secondo itinerario. I gestori di B&B e ristoranti hanno l’abitudine di lasciare volantini pubblicizzanti le loro attività sui parabrezza, ma non sempre sono aperti, soprattutto a pranzo ed in bassa stagione. Si mangia bene alla trattoria Athena http://www.campingathenaselinunte.it/Ristorante.aspx  che serve buoni piatti a prezzi economici, vi sono anche menù turistici a 9 euro.
Da Selinunte si decide di tagliare verso nord prendendo l’autostrada (gratuita) sino a Castellamare del golfo che si trova in una bellissima posizione, ma che in questa stagione e soprattutto con la pioggia torrenziale risulta alquanto desolante, inoltre difficile è trovare una sistemazione in B&B o pensione, conviene quindi proseguire verso Scopello dovei invece si scoprono sistemazioni a prezzo basso. Noi ci s’orienta verso il Bernardo B&B http://www.bernardos.it/ che dispone di camere accoglienti e pulite, è situato in una splendida posizione e vi è un cane gigantesco, ma buonissimo, di nome Argo, con cui è subito facile fare amicizia. Abbiamo pagato 40 euro ma il prezzo standard oscilla tra i 55 e i 75 euro. A Scopello vi sono i faraglioni e la tonnara che rappresentano un angolo suggestivo sulla costa. Da qui si può partire per l’escursione alla riserva naturale dello zingaro: 6 km e più di intensa passeggiata immersi in una natura incontaminata nei pressi della costa. E’ possibile raggiungere alcune splendide calette prendendo le indicate deviazioni; qui il mare si fa docile di tonalità meravigliose. In marzo il tuffo è un po’ azzardato, ma quando la temperatura si orienta verso i parametri estivi è sicuramente un piacere fare una nuotata. Si specifica che l’ingresso non è gratuito, si pagano 3 euro a persona e si consiglia di portare con sé acqua e cappello.
Partendo da Scopello bisogna assolutamente fermarsi a Erice, una meravigliosa cittadina medievale raggiungibile con una strada tortuosa che s’arrampica, con vedute mozzafiato dietro ogni tornante, sino alla sommità del colle su cui è situato l’abitato. Il paese è tranquillo e si sentono pochissimi rumori a turbare la pace del luogo. Molte sono le cose da vedere, le più degne di nota sono: il castello da cui si gode un panorama superbo, la piazza del municipio ed i vicoli convergenti, la chiesa matrice di cui si sottolinea la prodigiosa fattura del portale e del campanile ed infine la trattoria “la pentolaccia” in cui il rapporto qualità-prezzo è decisamente incoraggiante. 

 Erice
Anche Monreale costituisce una tappa obbligata soprattutto per la sua chiesa principale. Si parcheggia a pagamento e si sale una scalinata ed un vicolo con botteghe di mosaicisti sino alla piazza. La vera bellezza del Duomo si dispiega all’interno, dove una serie impressionante di mosaici lascia l’osservatore a bocca aperta, in modo particolare le scene dal vecchio testamento, ma soprattutto il Cristo che domina l’abside (fattura originale in calcare e lava). Nonostante Palermo chiami a gran voce la nostra sosta, vantando tesori da scoprire, si preferisce saltare il giro della città per evitare di stressarsi troppo nel traffico e lasciare più tempo per le realtà più provinciali, ma altrettanto attraenti. Riprendendo la strada che costeggia il versante nord della regione, sempre verso est, si arriva a Cefalù, adagiata con dolcezza e, scattando una fotografia dalla strada che scende al centro, si può conservare un ricordo di poetica espressività, pare d’osservare un quadro ad olio generato dalla mente fantasiosa di un genio. L’abitato s’accosta alla roccia spiovente in un’armonica fusione. La cattedrale vincola il visitatore per quanto concerne l’orario, con chiusura al pubblico dalle 12.00 alle 15.30, ma anche qui l’interno merita un’accurata analisi. La facciata affiancata ai palazzi della bella piazza con scalinata ha un fascino particolarissimo. Il paese, in generale, è piuttosto vivace, vi sono vicoli animati che offrono molte possibilità per lo shopping, parecchi edifici di richiamo e camminate da non perdere, come quella che conduce al tempio di Diana. Per rinfrancare lo stomaco si consiglia ci rechiamo all’osteria “La brace” http://www.ristorantelabrace.com/labrace/intro.asp, in un vicolo discendente dalla piazza del Duomo, via XXV novembre, 10 t, dove, in un locale veramente intimo e lussuoso  (anche andare al bagno è un piacere) è possibile gustare specialità tipiche spendendo una cifra modesta. Il ristorante è conosciuto anche con il nomignolo “l’olandese” per la provenienza del gestore (sembra paradossale mangiare bene a casa di un olandese, però…). Il pane ed il coperto sono inclusi nel prezzo. 
Cefalù

Cefalù in questo periodo non ha una grandissima ricettività turistica perciò decidiamo di spingerci ulteriormente ad est. Si precisa che l’autostrada Palermo-Messina è in fase di costruzione, quindi per buona parte del tragitto non si paga il pedaggio, ma alcuni tratti sono a pagamento: noi abbiamo pagato a Cefalù e successivamente all’uscita di Capo d’Orlando dove abbiamo deciso di passare la notte.
Questo paese non offre molto fuori stagione, incentrando la sua attività su un’ospitalità tipica del periodo estivo e riferita prettamente al settore del mare, ma a pochi km di distanza vi sono i monti Nebrodi che regalano fantastici paesaggi. All’albergo “Amato” http://www.hotelamato.it/ si può usufruire di una buona mezza pensione con servizio professionale a 35 euro a persone (altrimenti 50 euro la doppia in bassa stagione e 92 euro in alta).
Piuttosto che percorrere la costa sino a Tindari, la cui gita conosciamo già bene grazie al Maestro, preferiamo tagliare l’interno tra le montagne, passando da Randazzo (bella posizione) Castiglione di Sicilia, Francavilla per giungere come meta finale a Taormina. Si consiglia di percorrere questa strada con le condizioni climatiche migliori sia per poter gustare la fragranza delle panoramiche sia per la sicurezza (pericoli di frane, scarsa visibilità a causa della nebbia e delle piogge che rendono, inoltre, il fondo stradale sdrucciolevole).
Anche Taormina meriterebbe un clima migliore di quello che troviamo, in quanto si tratta di una città veramente affascinante sia dal punto di vista architettonico sia per quanto concerne la fusione con l’ambiente; alle pendici del colle su cui s’arrampica Taormina si apre un golfo spettacolare, sicuramente unico, al centro del quale galleggia la famosa Isola Bella. Per chi arriva fin qui in auto e desidera parcheggiarla “al sicuro” si consiglia di orientarsi verso località limitrofe.
Per dormire scegliamo l’hotel “La riva” http://www.hotellariva.com/ sul lungomare di Giardini Naxos: un albergo in stile spagnoleggiante dotato di un seppur piccolo garage a pagamento (5 euro al giorno). Le tariffe ufficiali prevedono un prezzo massimo di 55 euro + 10 euro per la colazione, noi paghiamo 55 euro di tutto. Chi volesse provare un pranzo come Dio comanda farebbe bene ad entrare al ristorante “Al feudo” www.tao.it/feudo.
a Giardini Naxos; inserito all’interno di un’azienda agrituristica, si viene ricevuti in modo decisamente cordiale e si possono assaporare le delizie della casa: gli antipasti sono ottimi ed abbondanti e ritagliano la profumata essenza della Sicilia e la sciolgono libidinosamente sulla lingua di chi si addentra in questa esperienza esaltante. Ci sono anche dei favolosi primi piatti. Solo i più voraci, a questo punto, saranno in grado di proseguire con il secondo (forse Obelix?!?). Il ristorante è consigliato dal volume “Osterie d’Italia” e di conseguenza dispone di una buona cantina, ma anche il vino rosso della casa, servito in bottiglia, ha un suo carattere deciso e autoritario. Il prezzo complessivo del pasto, costituito da antipasto, 2 primi, 1 bottiglia di rosso e 1 caffè è 25 euro.
Bisogna aprire una piccola parentesi sui ristoranti siciliani: in generale sono eccezionali, per la qualità dei prodotti enogastronomici somministrati e per l’ospitalità che li contraddistingue. Soprattutto in bassa stagione, oltre ad usufruire di un servizio professionale e cortese, capiterà di godere di sconti simpatia, gli arrotondamenti del conto (anche di due o tre euro) vengono effettuati sempre per difetto. Un turista non è mai un cliente abituale, quindi non si tratta sicuramente di un premio fedeltà, ma porterà a casa con sé l’atmosfera di familiarità godibile all’interno dei locali e probabilmente ne parlerà ai suoi amici che vorranno verificare personalmente, ma nonostante questa riflessione che potrebbe sottendere una strategia di marketing (e cosa ci sarebbe di male se se facessero così anche i piani di investimento?!?) si vive sempre questa spontaneità sincera con piacevole soddisfazione. Ciò a testimonianza del fatto che le generalizzazioni ed i luoghi comuni, soprattutto quelli negativi, hanno sempre l’occasione di essere smentiti ed è molto meglio valutare le singolarità.
Taormina ha il grande problema dei parcheggi per la sua conformazione di serpente avvinghiato ad un ramo e a chi non avesse tempo da dedicare alla salita ed alla visita del centro si consiglia comunque di percorrere la strada che sale per godere del paesaggio sottostante e di continuare sino a Castelnola facendo anche una tappa intermedia al castello da cui si ammirano altre vedute della baia e delle valli attorno.
Sulla strada che unisce Taormina a Catania vi sono alcune località costiere che devono essere menzionate (Acitrezza e Acicastello). La prima viene da noi individuata come base per trascorrere la notte per poi recarci all’aeroporto il giorno successivo (hotel “I Ciclopi” http://www.acitrezzaciclopihotel.com/, 70 euro la doppia con colazione). Mangiamo al “Il moro di Trezza” http://www.ilmoroditrezza.com/, nei pressi del molo sul lungomare, che offre pesce freschissimo a prezzo invitante. E di una merenda a base di cannoli siciliani e granite al caffè con panna o alla mandorla, che si può pensare? Che ci si può fiondare direttamente al bar pasticceria gelateria Eden http://it-it.facebook.com/pages/Eden-Bar-Acitrezza/198558643512788 per avere gusto e ricordo eternamente grati della scelta (granite semplici 1,80 euro, con panna 2,10 euro).
Da Acitrezza, la mattina presto di un giorno festivo, conviene prendere la statale ed arrivati a Catania seguire le indicazioni per il lungomare/porto e successivamente per Fontana Rossa/Aeroporto. Mentre nei giorni feriali sarebbe preferibile ritornare ad Acireale e prendere l’autostrada per evitare di rimanere bloccati nel traffico e rischiare di perdere l’aereo.
Una volta giunti all’aeroporto è necessario ci rivolgiamo al banchetto della Hertz per la consegna dell’auto. A proposito di ciò si potrebbe aprire una parentesi sui contratti di noleggio; alcune agenzie propongono il kilometraggio limitato (tipo 800 km) con l’aggiunta di centesimi extra per ogni km in +. Per coloro che percorrono parecchia strada questa soluzione non è molto conveniente, ma non è l’unica, anche se magari verrà proposta come tale. Vi è la possibilità di orientarsi verso la formula del kilometraggio illimitato, ma è necessario chiedere con una certa decisione. Noi abbiamo la prima opzione in quanto all’oscuro di un’apertura sulla seconda, alla partenza abbiamo controllato la carrozzeria nei minimi particolari, ma non abbiamo controllato la corrispondenza tra l’effettivo kilometraggio di partenza e quello indicato sul contratto (nettamente inferiore). Si è trattato sicuramente di un errore in buona fede, ciò testimoniato dal fatto che l’impiegata della società (molto disponibile, professionale e compassionevole) ha applicato, anticipatamente, senza che nulla chiedessimo, la tariffa della soluzione kilometraggio illimitato, facendoci risparmiare una cifra considerevole rispetto a quella che avremmo dovuto sborsare a causa dell’errore di registrazione suddetto e della nostra “leggerezza” nel controllo e nella lettura delle clausole contrattuali (ma anche rispetto a quella che avremmo dovuto pagare giustamente per la strada extra effettivamente percorsa). Anche in questo caso sono emersi valori positivi della persona che ha trovato questa soluzione per noi soddisfacente, nonostante ciò si consiglia di prestare parecchia attenzione a questi dettagli che, inizialmente, possono apparire come insignificanti e fastidiosi cavilli, ma che, alla chiusa di un viaggio, possono costituire una macchia di negatività.



 


domenica 23 ottobre 2011

Tobago

Dicembre 2005
Non c’è nessun buon motivo per andare a Tobago. Abbiamo la pessima idea di andarci dopo aver visitato questo forum http://www.mytobago.info/forum/, che è frequentato da gente un po’ strana, che consiglia spassionatamente la visita di quest’isola.
Prima di tutto a Tobago piove sempre e avremmo dovuto saperlo visto che ce lo dice Manuel Vazquez Montalban ne “La rosa di Alessandria” e che se si guardano le immagini online c’è sempre qualche nuvola grigia che incombe all’orizzonte, non importa la stagione.
Comunque prenotiamo un volo www.britishairways.com da Bologna (pure!) perché gli unici voli che vanno a Tobago da Milano richiedono un pernottamento a Londra, che alzerebbe ulteriormente il budget della vacanza, già piuttosto alto.
Fortunatamente vicino all’aeroporto c’è una zona in cui si può parcheggiare liberamente e ne approfittiamo. Facciamo qualche centinaio metri nella notte su una strada un po’ pericolosa per la mancanza di illuminazione e per la guida dei piloti intordoniti; arriviamo al terminal illesi.
Abbiamo prenotato l’alloggio al Bananaquit http://www.bananaquit.com/ a Crown Point, che è il paese dell’aeroporto, per la non modica cifra di 70 USD a notte. All’arrivo ci accolgono in modo freddino e ci assegnano una stanza diversa da quella prenotata, con aria condizionata rumorosa che non ci fa dormire. Il giorno successivo ci spostiamo nella loft bedroom, più bella, ma ci accorgiamo che non l’hanno pulita dopo l’uscita degli ospiti precedenti e non lo faranno per altri due giorni. Il tutto senza un accenno di scusa e con una strana altezzosità, che non si capisce da cosa sia generata, cioè non è che puoi pensare di essere un figo e vivere a Tobago!
Affittiamo una specie di jeep per un giorno, un cesso a pedali, decisamente cara, 45 USD per fare il giro dell’isola e vedere le spiagge che meritano di più. Facciamo una coda infinita per fare benzina, come accade spesso ai caraibi. Capiamo in breve che non c’è niente che meriti la nostra presenza. Carina la vista dall’alto di Englishman’s Bay, una baia dalla sabbia dorata circondata da foresta (l’immagine più fotografata dell’isola) e deludente la visita ai villaggi di pescatori, piuttosto sporchi. Forse la parte più interessante dell’isola è l’interno, con una vegetazione lussureggiante ed una fauna ornitologica che attira amanti del genere da tutto il mondo. Noi vediamo solo un picchio che ha scambiato un palo di metallo per un albero e tenta di bucarlo a becchettate.

Delusi, passeremo il resto della vacanza a Pigeon Point, considerata una delle migliori spiagge dei Caraibi. E’ vero, non è male, ma 15 giorni nella stessa spiaggia!!
Pigeon Point si trova a circa 30 minuti di cammino dal nostro appartamento e la camminata nella seconda parte è piacevole, lungo il mare, ma attenzione a non indugiare all’ombra degli alberi, alcuni dei quali sono velenosi, con tanto di cartelli di pericolo, di cui ci accorgiamo solo dopo essere stati allertati da dei passanti.
A Pigeon Point si paga un ingresso di 3 USD al giorno, ma c’è la possibilità di risparmiare facendo un abbonamento per 6 giorni. La spiaggia è lunga e scenica, di sabbia bianca, ma il mare è sempre un po’ mosso. Ci sono dei chioschi che preparano degli ottimi panini al pesce che non si mangiano solitamente, tipo il panino allo squalo.

La spiaggia è bianca e il mare limpido anche a Coconut Bay, a cui si accede a pagamento dal Coco Reef Resort, ma è tristemente artificiale, con una barriera in cemento costruita per proteggere la costa dai flutti.
Un giorno andiamo a Store Bay, praticamente la spiaggia del paese di Crown Point, che pullula di ombrelloni e attività organizzate; la cosa più interessante sono i chioschi che preparano buoni piatti locali, soprattutto crab and dumpling, la specialità di Tobago.
Prenotiamo con un tipo una gita non proprio economica,  35 USD a testa, a Buccoo Reef (ci sono varie barche che ci vanno e forniscono l’attrezzatura per lo snorkeling), che viene descritto come una fantastica laguna per praticare lo snorkelling. L’acqua è cristallina, ma il mare è mosso ed i coralli sono secchi.

Insomma la conclusione è che se sei stufo del freddo che attanaglia l’Europa, non sei interessato a visitare posti diversi nella stessa vacanza, ti va bene stare sempre sulla stessa spiaggia e ti accontenti di andarci quando le piogge torrenziali ti concedono una tregua, puoi pure andare a Tobago…o forse dovresti essere uno scrittore specializzato in quel genere di detective stories ambientate in località accavallate all’equatore e il cui protagonista assomiglia a Woody Harrelson e va in giro con buffissime camicie colorate ed un costante panama in tesa, un sigarillo tra le dita ingiallite ed un bicchiere di rum annacquato da mezza dozzina di cubetti di ghiaccio prontamente disciolti, una Cadillac scrostata dall’umidità e dalla salsedine, a fare domande alla gente del posto che conosce quasi nella sua totalità, tentando di far luce su un caso di omicidio che si rivelerà più complesso del previsto, sviluppando congiure internazionali. Ecco, visto che non c’era niente da scrivere su Tobago, almeno c’è la recensione di un romanzo, anche questo dozzinale e scarsamente interessante.

lunedì 10 ottobre 2011

Creta occidentale


Settembre-Ottobre 2011
Lunedì 26 settembre
Partiamo da Bergamo con volo Ryanir per Chania. Dopo avere contattato vari noleggi auto trovati a questo link http://www.rentacar-guide.gr/links.asp?category=4 abbiamo noleggiato l’auto ancora con www.autoeurope.it dalla National, che non ha un banco in aeroporto (la maggior parte delle compagnie manda degli incaricati), e infatti c’è un tipo allampanato che ci attende (senza cartello, lo scoviamo sulle seggioline). Il costo del noleggio, di 154 euro per una settimana, aumenta istantaneamente di 26 euro, la tariffa della tassa amministrativa per la consegna dopo le ore 21.00. In effetti sono le 21.05 e la clausola stava sulla prenotazione. Va be! Abbiamo fretta.
L’appartamento prenotato per la prima notte si trova a Kissamos, che ci risulta trovarsi a 45 minuti di una specie di superstrada (la numero 90), ma siamo consapevoli di trovarci in Grecia al buio e sappiamo che le indicazioni stradali fanno schifo. Riusciamo miracolosamente a trovare la via per Kissamos, ma non la suddetta superstrada e impieghiamo 2 ore di strade tortuose per arrivare alla meta. L’ hotel è chiuso e deserto, anche se abbiamo una prenotazione e ci siamo accordati per l’arrivo tardo. Al telefono risponde un tipo che capisce solo il greco. Fortunatamente nei pressi c’è un altro complesso con un numero di telefono sulla porta di un certo Dimitri. Il tipo è gentilissimo e si offre di chiamare il gestore del nostro hotel, il quale, dopo il sollecito del suo compaesano arriva e si scusa, ma non abbastanza, anche perché fatica a trovare le parole in inglese. Comunque il Mesogios http://www.mesogios.info/ (prenotato con www.venere.com per 35 euro al giorno) è carino e in una bella posizione sulla spiaggia, decisamente troppo ventosa. La piscina è la parte migliore, ma qui è sempre nuvoloso e non ce la godiamo. Proveremo invece il ristorante, che merita per il cibo gustoso e curato.
Martedì 27 settembre
Programma della giornata: scansare le nuvole orrende che sembrano voler opprimere l’orizzonte. Scopo raggiunto abbastanza agevolmente dopo pochi chilometri in direzione Balos, che si trova sulla penisola di Gramvousa, all’interno di un parco naturale. Per raggiungerla si deve prendere uno sterrato di circa mezz’ora che inizia nel villaggio di Kalyviani. Si paga un euro a testa per l’ingresso al parco e si lascia l’auto in un parcheggio da cui partono numerosi sentieri percorribili a piedi.
 strada per Balos - capre

Ci vogliono circa 40 minuti per arrivare al capo e la ricompensa è favolosa. E’ uno dei panorami costieri più suggestivi del pianeta. Il mare gioca con il bianco della sabbia, con le vivacità di luce alternate per il passaggio di qualche nuvola veloce e la roccia e la vegetazione e, là dove le acque si fanno basse, si crea una specie di scenario impensabile, che sorprende estasiando. Il vento è molto forte e fastidioso e quindi riusciamo a goderci per poco tempo questo piccolo paradiso.
 Balos

C’è parecchia gente e arriva anche un traghetto che fa il giro delle spiagge della zona. Riprendiamo la strada del ritorno che è anche più faticosa. Davanti a noi c’è un russo che si fa tutta la scarpinata con il figlio in braccio… altro che palestra!
Andiamo a vedere la spiaggia di Falasarna (per raggiungerla bisogna evitare i cartelli che indicano la big beach che è una spiaggia lunga e aperta) dove è tutto assai diverso. Innanzitutto si arriva in spiaggia parcheggiando a pochi metri e non c’è vento. La spiaggia è costituita da varie calette. L’unica pecca è che ci sono un po’ di residence e lettini e ombrelloni che la rendono meno affascinante di come sarebbe naturalmente. L’acqua è bassa e abbastanza calda e ci sono numerose famiglie con bambini piccoli.
 Falasarna

Mercoledì 28 settembre
La strada che da Kissamos porta ad Elafonissi è lunga 43 km (un’ora circa), per buona parte sinuosa e offre belle panoramiche montane. Gli ultimi 10 km sono più scorrevoli. L’arrivo al parcheggio della spiaggia è un po’ inquietante per la presenza di numerosi bus e auto (siamo in bassa stagione!?), ma l’avvistamento della spiaggia è esaltante.
Elafonissi

Certo hanno tentato di trasfigurare il paesaggio piazzando degli ignobili stabilimenti balneari, ma il luogo è comunque talmente bello da vincere anche questo tipo di attentato. Come a Balos, la marea ha danzato con le strisce di sabbia, creando una laguna interna con acqua bassa e sempre calda e colori sorprendenti. Riuscendo a escludere dal guardo ombrelloni e panzoni russi, l’ambientazione circostante è molto piacevole; vi è anche un lembo di terra, un piccolo habitat di dune ridotte preservato mediante cordoni off limits, oltre il quale, con apposito sentierino si arriva ad altra spiaggia più tranquilla.
La guida LP indica anche un’altra spiaggia nelle vicinanza altrettanto bella e meno turistica, Kedrodasos. Non ci sono indicazioni e quindi chiediamo a una ragazza del posto. Pare che sia raggiungibile a piedi in 20 minuti con un sentiero che parte dalla fine del parcheggio indicato con il cartello  E4 oppure tramite un’altra strada in auto, ma percorribile solo in 4x4.
Ormai è tardi e non riusciamo a raggiungere la spiaggia. Sarebbe bello fermarsi per la notte in zona per riprovarci la mattina seguente, ma abbiamo lasciato i bagagli al nord e ci siamo fatti fregare dalla solita LP che diceva che non c’erano alloggi in zona e invece ci sono un paio di domatia con annessi ristoranti.
Ceniamo in un ristorante a Kissamos sul lungo mare Te Kellari (The cellar) http://www.kissamoshotels.com/Overview.aspx?id=26&lang=en. E’ pieno di turisti e infatti scopriamo poi che è indicato dalla LP. Nonostante la fama la taverna ha mantenuto il suo approccio tradizionale. Il gestore ci spiega che in questa parte dell’isola i turisti sono per lo più viaggiatori indipendenti, rispettosi della cultura e delle tradizioni locali, a differenza dei turisti che prendono d’assalto altre zone piene di resort (soprattutto intorno ad Iraklion) che in questo momento della stagione sono soprattutto russi, che amano il lusso  e che pare abbiamo tutti due settimane di ferie proprio a cavallo tra settembre e ottobre.
Il cibo è buono. Assaggiamo anche la tipica zuppa di pesce del posto, la kakavia. Non è male ma il brodetto è meglio. Anche qui come in tutti gli altri ristoranti, a fine pasto ci offrono il raki (la grappa locale) e della frutta.
Giovedì 29 settembre
Partiamo verso est sfruttando la strada n. 90 (o New National Road, quella che ci siamo cuccati all’arrivo è la Old National Road), che è molto comoda. Ci sono quasi due corsie per senso di marcia.
La meta di oggi è Hora Sfakion. Il clima non promette bene, ma abbiamo capito presto che le condizioni climatiche possono cambiare da un versante all’altro. Lasciamo la 90 nei pressi di Vrisses e ci addentriamo in un clima da trentino autunnale. Del paesaggio montano fatto di gole e canyon non si vide picca e nenti, ma improvvisamente le nuvole si diradano e la strada che scende ripida al litorale è molto suggestiva, ma bisogna procedere con cautela e non farsi ipnotizzare dal paesaggio incontaminato.
 Hora Sfakion

Hora Sfakion è un villaggio di pescatori, che si è adattato alle visite di pullman di turisti che vengono in giornata per prendere le barchette per la spiaggia di acqua dolce e per Loutro. Ci fermiamo alla spiaggia del paese, dopo aver mangiato da Three brothers. I gestori sono simpatici come una famiglia di vespe infilate nel casco mentre guidi in tangenziale, ma la terrazza ha una vista eccezionale sulla spiaggia.
Per la notte non ci sono moltissime opportunità, gli Studios stravrios, qualche domatia che affitta sul lungomare sopra i ristorantini e un unico hotel, lo  Xenia http://www.xeniacrete.com/ a cui ci rivolgiamo per la posizione che più sul mare non si può. Ci offre una stanza vista mare a 35 euro. I bagni non sono il top della modernità, come dice la LP, ma la stanza è carina e la posizione è un bijoux.
 Hotel Xenia

E’ una vera goduria bagnarsi nella spiaggia di ciottoli in un mare smeraldo con l’acqua misto dolce, mentre le ultime luci del giorno sfiocano dolcemente sui lettini sulla terrazza rocciosa dell’hotel.
La cena al Lefka Ori è deludente e lo tzatziki è cattivo. Sarebbe come mangiare spaghetti scotti in un ristorante a Napoli!
Venerdì 30 settembre
Con un po’ di dispiacere salutiamo la bella terrazzina sul mare, anche perché il gestore dello Xenia ci informa che a Plakias ci sarà vento forte almeno fino a domenica, anzi più precisamente ci dice che il vento inizierà dopo il distributore di benzina. Vero! Ci eravamo illusi di non trovare vento in questo periodo dell’anno, perché le guide ne parlano come vento estivo e proprio estate non è.
Ci fermiamo a Frangokastelo, dove si trova un castello ben conservato a ridosso della spiaggia, ma c’è solo il tempo per qualche scatto e poi il vento diventa insopportabile, soprattutto perché ti scaraventa addosso mitragliate di sabbia grattugiosa e grigia.
 Frangokastelo
Proseguendo sugli stretti e ripidi tornanti si aprono vedute sul paesaggio montano che a tratti ricorda la maestosità di alcuni scenari del Sudafrica. Ridiscendendo verso il mare facciamo sosta con bagno nella spiaggia di Souda, che è la meno ventosa della zona. Anche qui sarebbe stato meglio non piantare gli ombrelloni, che fanno parte di due stabilimenti balneari, quello più a est interamente occupato da nudisti.
 Souda
Il luogo meno ventoso in assoluto per fare il bagno si trova sulla strada che da Souda porta a Plakias, in una spiaggetta di ciottoli su una curva. Non è segnalata ma si vedono degli scalini in cemento che vi conducono.
Plakias è abbastanza turistica, con qualche ristorante e caffè sul lungomare. La spiaggia è grande e in bella posizione, ma il vento è insopportabile.
Il nostro studio si trova fuori paese sulla strada che porta a Lefkogia. La struttura dei Labirinth studios http://www.labyrinth-studios.gr/ è molto discreta e carina. La stanza è pulita e il prezzo basso (80 euro per 3 notti). Il gestore è molto gentile, ci fa trovare in camera una bottiglietta di raki (che a quanto pare va via come il pane da queste parti) e l’ultimo giorno anche del pane e un patè d’olive fatto in casa.
Sul davanti c’è una bella piscina e il retro si affaccia sulla campagna, con begli uliveti e  le montagne poco distanti. Sembra di essere in agriturismo e ci viene voglia di mangiare “di terra”, quindi a cena ci proviamo alla taverna Sofia sul lungomare, che propone piatti tipici cretesi. Il risultato è deludente: il vino sembra marsala e la carne di agnello forse è lesso di manzo. Capiamo che il locale è pieno solo perché il gestore ci sa fare come PR e a volte questa prerogativa attira più del buon cibo. Noi avremmo preferito un muto ai tavoli e un vero cuoco in cucina. Però 2 cene scarse di fila in Grecia no eh?! Cioè nello Utah si può tollerare ma qui no!
Sabato 1 ottobre 2011
Raggiungiamo il Monastero Moni Preveli a 14 km da Plakias, ma decidiamo di non visitare l’interno per lo sbattimento del vestirsi in lungo e il divieto di scattare le foto.
 Moni Preveli
Poco distante dal monastero c’è la spiaggia di Limni Preveli, detta anche palm beach per via di una foresta di palme cresciute sulle rive del fiume, che arriva fino alla spiaggia, facendosi strada nella gola. Il parcheggio è a pagamento (1 euro le moto e 2 le auto) e apre alle 10.00. Arriviamo alle 10.20 e non c’è nessun addetto. Parcheggiamo free. All’uscita il tipo del parcheggio è arrivato ma non ci chiede nulla. Bene.
La discesa alla spiaggia richiede un po’ di impegno (circa 15 minuti su scalini rocciosi), ma la fatica è ampiamente ricompensata dalla particolarità del luogo.
 Limni Preveli
Non c’è il supervento di Plakias ( a proposito c’è un antico detto cretese che dice “quando il vento si Plakias si Souda; deve averlo inventato un vero cretino!). Purtroppo pioviggina ed il sole è coperto dall’unica nuvola nera che ha avuto il coraggio di mettere la testa fuori dalle montagne. Sulla spiaggia c’è un bar, ma fa frescolino  e preferiamo andiamo a mangiare in un posto che più si confa al clima.
A Spili, un paesino di montagna con diversi negozietti di artigianato, all’interno sulla strada per Agios Pavlos pranziamo alla taverna Yannis, dove troviamo la calda ospitalità greca e soprattutto la giusta relazione tra la qualità dei piatti e il conto finale (coniglio con patate e restina 16 euro + raki al mirto free).
La strada per Agios Pavlos si fa sempre più bella ad ogni curva.
 Agios Pavlos


La spiaggia di Agios Pavlos si trova in un’insenatura incantevole; saliamo gli scalini sul lato ovest e, superato il promontorio, ammiriamo belle vedute di altre insenature sabbiose che hanno la particolarità di sembrare tappeti grigi srotolati dalla parete rocciosa. Da qui si vedono le tre pietre che caratterizzano la zona di Triopetra.
 Agios Pavlos
Domenica 2 ottobre
Giornata all’insegna del “se sei un pippacarotole cerchi invano di fuggire le nuvole”. Infatti tentiamo prima con Souda, poi con Amoudi (spiaggia riservata, carina con clima favorevole), infine con Rodakino (spiaggia di sabbia marrone piuttosto aperta e non molto bella), dove per qualche minuto ci inteporiamo al sole. La cosa fastidiosa è che come ti svacchi in un posto questo misteriosamente si abbruttisce e quello da cui sei fuggito 10 minuti prima sembra mutare le condizioni positivamente. Avrà a che fare con Murphy o Filini questo fatto?
Con le pive nel sacco decidiamo di andare a ritirare il premio di consoalzione, un bel pranzo della domenica con la gente del posto (e tanti turisti) alla Taverna Plateia di Mirthos. Qui il cibo ed il servizio sono più curati che negli altri posti visitati e la vista dalla terrazza è splendida. Mangiamo moussaka e bekri mezes (una specie di stufato di maiale con verdure) molto buoni. Dopo pranzo, quando siamo ormai rassegnati ad andare in stanza a vedere la finale degli europei di volley femminili, ricompare il sole obbligando al lucertolaggio in piena fase digestiva (eh ma allora ditelo…) e poi è meglio così: chi avrebbe potuto tollerare di vedere una finale con una squadra di antisportivi e l’altra allenata da un italiano??
 Damnoni
Ci godiamo il tramonto a Damnoni, a poco più di un km dagli studios, una spiaggia bella e frequentata, oltre la quale si trova la one-rock beach, più riparata, occupata da nudisti.
Lunedì 3 ottobre 2011
Come spesso accade l’ultimo giorno è quello con il sole più splendente. In cielo non c’è una nuvola e verrebbe voglia di fermarsi in zona ancora qualche giorno. Partiamo con l’idea di visitare Rethimno; entriamo nel traffico e seguiamo l’indicazione Old Town, ma non ci arriveremo mai e, dopo aver osservato sghignazzando un paio di galli cedroni del quartiere ce ne andiamo, sperando che Chania abbia di meglio da offrire. Effettivamente la città è interessante e, a parte qualche esagerazione turistica, si respira una bella atmosfera.
Chania

Pranziamo al Portes, strana commistione tra la tipicità cretese e la gestione irlandese. I tavolini si trovano in un vicolo molto intimo e mangiamo decisamente bene (anche i fiori di zucca ripieni).