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martedì 15 novembre 2011

Lanzarote


Febbraio 2010 - week end lungo a Lanzarote

Purtroppo non ci sono voli di linea diretti su Lanzarote e quindi prenotiamo con la poco amata Iberia www.iberia.it un volo da Linate con scalo a Madrid per 140 euro a testa. Il prezzo non è alto ma c’è da considerare l’esosità dei parcheggi in zona Linate. Scegliamo il più economico www.parktofly.it  (45 euro per 5 giorni).
L’appartamento prenotato con www.alpharooms.com  invece ha un prezzo stracciato, 80 euro per 4 giorni. Si trova presso gli Aparthotel Lanzarote Paradise a Costa Teguise. L’appartamento è carino e pulito e c’è una bella piscina, che non utilizzeremo mai per via del clima pessimo.
Sempre con www.alpharooms.com prenotiamo un’auto ka a 80 euro per i 4/5 giorni con la compagnia Hertz Faycan Canaries presente all’aeroporto.
Costa Teguise si trova a 15 km dall’aeroporto e a 9 km dalla capitale Arrecife. La zona è leggermente meno turistica di altre, tipo Puerto del Carmen, e la posizione è strategica per la visita dell’isola.

Al nostro arrivo veniamo accolti da un sole caldo e passiamo il pomeriggio alla Playa de Las Cucharas, che si incontra sul lungomare di Costa Teguise, caratterizzato da belle calette, tra cui la Playa de Los Charcos riparata e con acqua bassa e calda. Nei bar sul lungomare la birra media (jarra) è in offerta a un euro (per via di una happy hour che sembra durare tutto il giorno!) e non ci possiamo esimere.
Ceniamo da Kernan La Picada http://ociolanzarote.com/de-tapas/kerman-la-pikada-costa-teguise/ (aperto tutti i giorni dalle 13 fino a sera) e mangiamo i migliori pinchos della storia a 1,20 euro l’uno. Ci sono anche piatti cucinati dall’aspetto gustoso. Il locale è molto carino e frequentato soprattutto da gente del posto. Dopo aver fatto un giro di visita dei ristoranti della zona sceglieremo di cenare qui tutte le sere.
A pranzo invece facciamo l’abbonamento al ristorante El Campesino, che  si trova a San Bartolomé, vicino al "Monumento al Campesino" nella medesima struttura del Museo del Campesino http://www.centrosturisticos.com/centros/CENTROS/published_it/DEFAULT/node_2029_2418.html, costituito da laboratori artigianali a ingresso libero.

La struttura è molto caratteristica, bianca e verde e l’interno è di atmosfera. Il ristorante è aperto per il pranzo a partire dalle 13.30, ma anche fuori orario si possono gustare ottime tapas (soprattutto il pulpo a la gallega) con un buon vino della casa. 

Visitiamo Arrecife, che non ha nulla di particolare da offrire, se non il Museo Internacional de Arte Contemporaneo all’interno del Castillo de San Josè, situato in bella posizione sul mare aperto dove si trova anche un bar piuttosto elegante.
Decisamente più interessante è Teguise, 12 km a nord di Arrecife, ricca di palazzi storici e chiese, tra cui il Palazzo Spinoza, la Iglesia de la Virgen de Guadalupe, il convento de Miraflores e de Santo Domingo e il Palacio de Herrera y Rojas. C’è anche una piazza moderna, dove si tiene il mercato domenicale, molto rinomato tra i turisti.
 

Il Parco Nazionale di Timanfaya occupa una vasta superficie e si caratterizza per il paesaggio lunare, percorrendo la strada che lo attraversa è possibile fermarsi ad ammirare scenari unici: il suolo è una grande distesa di cornflakes al cacao e sullo sfondo si alzano colline che prendono mille colori dall’esposizione solare.

Ci facciamo infinocchiare dalla guida ed acquistiamo i biglietti per visitare la ruta de los vulcanes, un percorso di 14 km in bus (da cui è vietato scendere) attraverso una zona lavica poco interessante, con commenti registrati in varie lingue a palla. Costa pure 8 euro a cranio. L’unica immagine veramente suggestiva è quella del cratere del vulcano, in cui il verde digrada nei rossi ed il nero sprofonda nel marrone.

 

Percorrendo la costa dell’isola da Costa Teguise verso Orzola incontriamo Arrieta, un tranquillo paesino di campagna.  Scegliamo di non visitare il Jardin de Cactus, creato dal solito Cesàr Manrique, ai piedi del vecchio mulino a vento di Guatiza, perché di cactus se ne vedono in abbondanza ovunque. 

 

Di Manrique non vediamo nemmeno la Cueva de los verdes ed i Jamesos del agua, vivamente consigliati dalla guida, perché diluvia e la visita si svolge all’aperto.

Giungiamo a Orzola, da cui parte il bel panorama di calanchi dei Malpaìs de la Corona.

Al Mirador del Rio ci sono parecchi bus turistici, ma la visuale è molto bella su Isla Graciosa. Le nuvole si aprono leggermente ed il sole sembra voler evidenziare caldamente la gradevolezza del paesaggio e soprattutto la Graciosa e dietro la nipotina Isla Montana Clara. 


 

Andiamo al punto panoramico che si trova sulla strada tortuosa molto bella dopo il parco tropicale. Si costeggiano i poderosi cliffs e ovunque si volga lo sguardo si viene catturati dalla potenza della natura e le curve della strada stretta sono nuovi sipari verso la scoperta: da una parte la multiforme solidità della roccia e davanti un orizzonte placido di mare e di isole gentili che sembrano voler rassicurare il navigante per una partenza senza pensieri.

Haria è un villaggio tipico in cui si respira un’atmosfera alquanto esotica per la presenza della famosa valle delle 1000 palme, che può ricordare un’oasi nel deserto.

La Caleta de Famara è una spiaggia lunga e ventosa adatta al surf. Famara è un modesto villaggio, che ha mantenuto un profilo più basso rispetto ad altre località costiere che si sono sviluppate eccessivamente. Sulla strada principale ci sono alcuni brutti bar frequentati da hippies attempati.

Sempre sotto la pioggia visitiamo El Golfo, un villaggio sul mare con suggestive spiagge nere, tra cui spicca quella originalissima con il charco de los clicos, che si raggiunge con una breve camminata dal paesino di El Golfo. Dall’alto mostra il forte contrasto dei colori tra il denso grigio vulcanico della sabbia e il verde spiccante dello stagno, il charco de los clicos appunto, ed il blu del mare. 



Anche qui il vento ha eseguito la sua opera artistica con lo scalpello paziente e le martellate costanti del tempo e le facciate rocciose diventano dorsi di alligatori o millefoglie di matrimonio, vele di lino di navi fantasmi o cataste d’ossa in un film di Tim Burton.

A Los Hervideros vi è un parcheggio dove è possibile lasciare il mezzo, mentre si svolge la bella passeggiata, letteralmente avvolti dalla morfologia di questo territorio affascinante e particolarissimo: con l’erosione degli agenti atmosferici e della forza del mare si sono formati archi, avvallamenti, balconi, corridoi, finestre, il tutto di colorazioni assurde e consistenze varie. A volte le pareti sono levigate, ma nella maggior parte dei casi sembra di trovarsi di fronte ad articolate sculture di cioccolato cristallizzato; ecco è un luogo surreale creato da un bambino molto fantasioso utilizzando il cioccolato di Modica.

Ci si può rinfrescare guardando in uno dei buchi dai quali spruzzan le onde ad ogni ricarica di energia.

 

Las Salinas del Janubio non sono particolarmente interessanti, ma si gode una bella visuale costiera.

 

A Playa Blanca si riesce a malapena a trovare un parcheggio. Questa parte dell’isola dovrebbe essere teoricamente più esposta al sole… quando ci capitiamo noi piove.

La Geria è una zona vinicola, che offre paesaggi unici al mondo. Le viti crescono in buche scavate nella terra vulcanica nera e spesso sono circondate da muretti a secco che le proteggono dal vento.

 

Buona parte della decisione di venire a visitare Lanzarote è stata consolidata nella visione (e grande apprezzamento) del film di Pedro Almodovar che, da gran maestro, effettua una ripresa aerea di questa incredibile regione agricola attraversata da una strada su cui corre il protagonista. La sensazione visiva ricreata dal regista è molto poetica, ma anche rimirare dal vivo quel paesaggio non è niente male.