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lunedì 23 maggio 2011

New York

Maggio 2010
Al ritorno dalle Bahamas rimaniamo bloccati a New York a causa delle ceneri del vulcano islandese.
L’American Airlines si dimostra una compagnia che da tempo ha scordato il volto umano dell’azienda che invece andrebbe conservato, se non altro perché ha relazioni dirette con i clienti. Notiamo inoltre una grande disorganizzazione: a gestire una situazione d’emergenza di questa entità sono rimaste solo poche operatrici, che s’impegnano anche, ma si formano comunque code modello messicano. Ci si domanda che fine abbiano fatto gli altri addetti ai check-in, forse li avranno licenziati perché queste “operazioni di ripiego” non garantiscono un utile, non ci preoccupiamo più di tanto per loro, perché questo è il Paese delle grandi opportunità, o no?!? Non solo non forniscono voucher di sconto per hotel o pasti, ma neanche il minimo servizio di informazioni. Oltre all’A.A. bisogna specificare che tutto il terminal sembra impreparato a gestire l’ospitalità di persone bloccate qui per parecchi giorni (e non è proprio una situazione gradevole, nonostante Tom Hanks ci abbia trovato del bello…). Noi troviamo già qualcosa predisposto dalla Croce Rossa, ma alcuni francesi e belgi, che hanno radicata in loro l’esigenza di un’equità di trattamento, ci raccontano che se non fosse per loro, che hanno iniziato le rivendicazioni qualche giorno prima, resistendo anche al tentativo di sgombero da parte della polizia, non ci sarebbe neanche quel banchetto. Altri aeroporti del mondo, anche meno “evoluto”, di cui abbiamo notizia, si sono comportati con ben altro approccio, perciò sedimenta maggiormente in noi l’idea che negli USA, e forse particolarmente a NY, se crepi sul marciapiede la gente non fa altro che allungare il passo per scavalcarti meglio. Ma tralasciando il cinismo è opportuno puntualizzare che non tutti hanno la possibilità di andare a spendere degli stipendi negli hotel della città, se, magari, già hanno fatto grandi sacrifici per comprarsi il biglietto aereo per andare a trovare i parenti dall’altra parte del mondo ed, in ogni caso, mi sembra che sia il minimo dell’umanità distribuire bottiglie d’acqua e un pedazo de pan a persone vincolate in un luogo in attesa snervante.
Al ritorno scriviamo una mail di lamentele ad American Airlines e ci mandano un buono sconto di 300 usd da utilizzare entro un anno. Non ci sfiora neanche il pensiero.
Ci indirizzano al banchetto di prenotazione degli hotel (specifico che si tratta del terminal 8 perché non in tutti i terminal gli addetti sono così maleducati!) dove alla richiesta di prenotarci un motel economico in zona aeroporto ci danno la brochure di un motel, dicendoci di andare ad attendere lo shuttle gratuito nella zona dove passano i pulmini degli hotel.
Fortunatamente al nostro arrivo hanno ancora delle camere libere e, visto che sono le 5 p.m. passate, ci fanno anche lo sconto (paghiamo 120 usd). Il motel è il JFK Inn Motel http://www.jfkinn.com/. Non è il massimo, ma per una notte va più che bene. Ceniamo al vicino Marriott abbastanza bene e a prezzo basso (circa 20 $ a testa). La zona è piuttosto squallida.
Il giorno successivo, dopo aver fatto l’ennesima coda per farci imbarcare su un volo per Milano, decidiamo di fermarci a New York qualche giorno (e crepi l’avarizia!).
Dopo avere scoperto che se si vuole dormire in pieno centro, si deve stare tra la 42 sima e la 48 sima avenue, chiamo il numero verde del Best Western per prenotare una stanza al BW President vicino a Times Square. Le tariffe sono altissime, 200usd a notte più le tasse e non me la sento di prenotare. Dopo un’ora richiamo e mi propongono delle tariffe decisamente più basse 160 usd a notte. Prenoto http://bestwesternnewyork.com/hotels/best-western-plus-president-hotel-at-times-square.
Scegliamo malauguratamente di acquistare due biglietti per il centro con il New York Airport Service Express Bus. Pubblicizzano il fatto di portare la gente in qualsiasi hotel di downtown NY, ma non è così. Ti lasciano alla Grand Central Station dove si deve aspettare un altro piccolo shuttle che porta finalmente all’hotel. Nessuno sembra sapere a che ora arriverà lo shuttle e ci fanno aspettare nel mezzo del marciapiede sotto la pioggia. I guidatori inoltre sono estremamente maleducati ed il biglietto non è così economico 15 usd. Molto meglio utilizzare un’altra compagnia di shuttle tipo www.supershuttle.com.
Il modo migliore per spostarsi dall’aeroporto JFK è utilizzare l’AirTrain che collega l’aeroporto con Jamaica Station e con Howard Beach Station. A queste due stazioni ci sono degli addetti gentili in giacca rossa, che danno indicazioni. Da qui si prende la metropolitana per il centro. Il viaggio dura in totale un’ora e il costo è di 7,75 usd (che include il biglietto della metro e quello dell’airtrain che costa 5 usd). Per fare il percorso inverso dal centro, si prende la metro a Penn station. http://www.panynj.gov/airports/pdf/jfk-airtrain-brochure-italian.pdf
E’ economico e veloce, soprattutto nelle ore di punta in cui anche i taxi sono bloccati nel traffico, anche se sulla metro ad un certo punto entra uno che, dalla faccia, sembra voler tirar fuori un UZI e realizzare il suo personale “giorno di ordinaria follia”.
Arriviamo all’hotel stremati. Fortunatamente la stanza è molto bella, anche se un po’ piccola e la colazione non è inclusa e costa uno sproposito. Approfitteremo dello Starbucks all’angolo.
Da provare la Poseidon Bakery per specialità greche al 629 Ninth Aveneu, W 44th St.
La mattina seguente partiamo alla scoperta della città. C’è qualcosa di interessante da vedere in ogni quartiere. E’ molto facile orientarsi ed è un piacere girare a piedi, anche se le distanze sono lunghe.
Le attrazioni principali si trovano in Midtown, dove c’è il Madison Square Garden, e la Fifth Avenue, la principale arteria commerciale della città, Times Square circondata da teatri il Rockefeller Centre, il Radio City Music Hall, immensa sala per spettacoli e concerti, e il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.


Anche Downtown è raggiungibile a piedi, se si ha voglia di camminare un po’. Qui si trova il Battery Park, dove rilassarsi su una panchina guardando la statua della Libertà e da qui partono i traghetti per raggiungerla, il Museo di Ellis Island, celebre ricordo dei tanti immigrati in America.

Risalendo lungo Broadway si giunge al Financial District, e Ground Zero.
A vedere Hell’s kitchen oggi ci si domanda come doveva essere qualche anno fa, quando i ragazzini giocavano in mezzo alla strada e in estate aprivano gli idranti per spruzzarsi e rinfrescarsi.
Andiamo a mangiare pesce in un caratteristico locale al South street seaport con il pier 17 Porto http://www.southstreetseaport.com/ e facciamo una passeggiata sul ponte di Broooklyn.


Ci fermiamo più volte a Bryant Park http://www.bryantpark.org/, un polmone di tranquillità giardiniera in mezzo ai grattacieli. Qui, all’ora di pranzo, si ritrovano, clima permettendo, centinaia di lavoratori degli uffici finanziari della zona: gli uomini con addosso dei completi di una taglia sbagliata e le donne che impersonano nel look una strana commistione tra una testimone di Geova e Lady Gaga. Tutti prendono posto ai tavolini o sulle panchine, i più naturisti sull’erba, e mangiano insalate ed altre chiccherie alla francese per rimanere belli sani e magri (magari un po’ affamati), ma distaccati dal luogo comune dell’americano medio appesantito, e nella posizione ideale per poter criticare la cucina inglese e canadese.


Central Park è invece il grande polmone verde della città ed anche se molto meno raffinato, è un vero piacere farvi una passeggiata. Chi vuole lasciarsi trascinare dalla classica puttanata per turisti imbesuiti può fare un giro in carrozza, il cui monopolio sembra essere in mano agli irlandesi.


Interessante e ancora poco conosciuta è la High Line Southern Terminus http://www.thehighline.org che corre lungo il Lower West Side di Manhattan; sono vecchie rotaie sopraelevate trasformate in passeggio e parco. L’High Line Park va da Gansevoort Street, nel Meatpacking District, fino alla 20th Street.
Ci fermiamo a guardare i residenti che giocano a scacchi al Bowling Green Park, dove si trova la famosa statua di bronzo del toro.
Se i residenti a volte sembrano un po’ incazzosi (discorso a parte vale per gli amichevoli italo-americani) sono anche giustificabili dalla frenesia della città, ma vista con gli occhi del visitatore sembra offrire anche buone possibilità di interazione e distrazione e si ha la sensazione che se si vive nel quartiere giusto (non necessariamente quello più lussuoso), ci si può concedere tanti di quegli svaghi da divertirsi ogni giorno dell’anno con qualcosa di diverso ed avere anche una discreta qualità della vita.
Andiamo anche a vedere due musical, che ci piacciono molto:
La cage aux folles http://www.lacage.com/
Rock of ages http://www.rockofagesmusical.com/
C’è la possibilità di acquistare con lo sconto i biglietti invenduti il giorno stesso dello spettacolo in un botteghino in pieno Times Square http://www.nytix.com/Broadway/DiscountBroadwayTickets/TKTS/.
Noi andiamo direttamente al botteghino del teatro ed otteniamo comunque lo sconto senza fare la lunga coda.
NY è stata una piacevole sorpresa e dopo 4 giorni passati a scarpinare per la città, l'incazzatura nei confronti del vulcano islandese ci è un po' passata e ripartiamo (purtroppo sempre con volo American Airlines!) più sereni di come siamo atterrati.

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