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domenica 15 maggio 2011

Filippine: Isole Visayas


Dicembre 2009

Volo impegnativo come al solito, all’insegna del risparmio.
Abbiamo infatti trovato un offerta molto vantaggiosa di Emirates http://www.emirates.com/it/italian/ su Hong Kong (con scalo obbligatorio a Dubai).
A Hong Kong ritiriamo i bagagli e seguiamo tutte le procedure di immigrazione, per fare poi il check in con la compagnia filippina Cebu Pacific http://www.cebupacificair.com/.
Arriviamo a Cebu e cambiamo all’aeroporto 500 euro in pesos filippini, perché i contanti sono fondamentali (il cambio oscillerà molto nelle 3 settimane successive, con un rialzo esagerato prima di Natale, che ci spiegano essere la normalità prima di periodi di festa in cui le banche sono chiuse per qualche giorno). Siamo già piuttosto stanchi, ma il viaggio non è ancora finito. Ci attende infatti un taxista inviato dal St. Bernard Beach Resort di Bantayan, la prima tappa della nostra vacanza filippina, che ci porta in 2 ore e 30 nella notte filippina (dove l’abitudine è guidare a fari spenti) al porto di Hagnaya. Il costo è di 2200 pesos fino a 5 passeggeri.


Da qui prendiamo un traghetto piuttosto sgarrupato, ma una cosa lussuosa rispetto al porto di Hagnaya, per Bantayan (170 php a cranio) di circa un’ora e all’arrivo ci attendono ancora 20 minuti di tricycle vero (a pedali) per il nostro “resort”.
Arriviamo stremati al St. Bernard Beach Resort www.bantayan.dk. Abbiamo prenotato il cottage beachfront per 1700 pesos a note con colazione. E’ il cottage più caro, ve ne sono altri carini a 900 php. Non c’è l’aria condizionata, ma sarebbe inutile. Spira infatti una brezza continua, a volte addirittura fastidiosa,  essendo il resort situato nella parte più ventosa dell’isola. La spiaggia è abbastanza brutta.
I cottage sono molto pittoreschi, tutti rotondi e diversi l’uno dall’altro e lo staff molto gentile e disponibile. Purtroppo non c’è un cuoco e sono le stesse cameriere a cucinare, con risultati piuttosto scarsi, ma a volte capita di non soffermarsi troppo sulla qualità del cibo se qualcuno ti porta in tavola un piatto accompagnato da un sorriso talmente ingenuo e sincero da essere già pietanza prelibata.
Noleggiamo uno scooter tramite le ragazze del resort, che ci viene consegnato in loco. Paghiamo 300 php per 24 ore.
Le spiagge dell’isola non sono eccezionali. L’unica veramente degna di nota è Paradise beach, con acqua limpida, bassa e caldissima, i colori sono quelli magici dei paradisi tropicali immortalati nei dipinti e nelle fotografie scattate e tenute gelosamente nel proprio album di ricordi. Per entrare si paga una tassa di circa 50 php a persona: ne vale la pena perché la spiaggia è tenuta molto bene, la sabbia è bianchissima, ci sono delle fantastiche palme ombreggianti e non si trova un mozzicone di sigaretta neanche a cercare bene.


Facciamo un giro dei villaggi dell’isola in motorino. La gente che incontriamo è povera ma allegra. Tutti, soprattutto i bambini, ci salutano. Addirittura, mentre attraversiamo un piccolo paese dell’entroterra, incontriamo al ciglio della strada principale buona parte degli abitanti riuniti a festeggiare organizzando un misero, ma pittoresco pranzo della domenica, ci invitano a fermarci con loro: è sorprendente trovare tanta generosità ed ospitalità in popolazioni così povere, mentre noi, capricciosi nipotini del benessere entriamo in crisi se dobbiamo offrire una scodella di vino ad un infreddolito…


Un luogo che merita una visita è pure l’Og tong cave beach resort perché pagando un ticket di ingresso di 90 php è possibile visitare la grotta e nuotarvi mentre i pipistrelli tentano di farvi lo scalpo, utilizzare le attrezzature dell’hotel e scendere alla spiaggia.


Dopo 4 giorni (forse troppi per l’isola, ne basterebbero 3, ma un giorno è passato dormendo per recuperare la stanchezza del viaggio) torniamo al porto di Hagnaya con il traghetto (145 php a persona), da lì ci aspetta un taxi (1200 php) per Maya prenotato tramite il Tepanee Resort, la nostra sistemazione in Malapascua, dove prenderemo la bangka per quest’isola (50 pesos).
In dicembre è sconsigliato il viaggio diretto da Bantayan a Malapascua con bangka. Alcuni ragazzi hanno tentato di farlo e hanno dovuto attraccare a metà strada perchè il mare era troppo mosso. E' più opportuno andare con il traghetto al porto di Hagnaya, andare al porto di Maya via terra e qui prendere la bangka per Malapascua. Questo è anche il metodo di gran lunga più economico. Se il porto di Hagnaya merita di essere ricordato per il suo commovente squallore, tanto da voler acquistare una maglietta da calcio di un portuale tutta unta di grasso, con la scritta Hagnaya al posto del nome, il porto di Maya è costituito da un frangiflutti di pietra dove attraccano le piccole barche che trasportano passeggeri, zaini e merci, anche infiammabili, nello stesso spazio (mi siedo su una bombola di butano e lancio lo zaino su una pila di cassette di Sprite). C’è una minuscola baracca che funge da biglietteria, ma, come in quasi tutti i porti, non si capisce ugualmente un cazzo di che barca si prenderà finché non ci si sale, ed a volte finché non s’arriva a destinazione.  
A Malapascua scegliamo di pernottare al Tepanee Resort http://www.tepanee.com/, gestito da una coppia di italiani, in un cottage con ventilatore (vi è anche l’aria condizionata, ma in questo periodo è sufficiente una pala sul soffitto) per due persone al prezzo di 40 euro a notte (godiamo di uno sconto del 10% perché siamo ancora in bassa stagione).
Il gestore si chiama Andrea e viene da Bologna e si capisce subito, osservando la struttura del resort, che ha maturato una certa esperienza nell’ambito dell’edilizia in Italia, infatti i bungalows sono molto fini, rispettano l’ambiente e mischiano con equilibrio le tradizioni locali ed un po’ di gusto architettonico italiano, c’è un’attenzione particolare alla pulizia ed eleganti sono i vialetti che attraversano l’insediamento e che conducono ad una spiaggia privata che in alcuni momenti della giornata mozza il fiato per la bellezza; infatti quando il sole getta i suoi raggi sulle acque esse prendono tutte le tonalità dello smeraldo e dell’azzurro ed invogliano al tutto pacificante. La notte ci s’addormenta con la ninna nanna dei geki e la mattina il gallo canta la sua sveglia gentile.


L’isola è piuttosto piccola, ma molto affascinante, vi è un’atmosfera assai rilassata che non viene turbata affatto dalla presenza di viaggiatori piuttosto discreti, che vengono qui soprattutto per le immersioni. Il giro a piedi impegna una mezza giornata, ma tutto dipende dal tempo che ci si ferma a giocare con i bambini che si incontrano, insegnando loro nuovi stili di tuffo o fantasiose mosse di arti marziali inventate sul momento e a chiacchierare con le persone, che sono alquanto socievoli. Non vi sono praticamente mezzi di trasporto a motore che circolano sulle strade di terra e sabbia, ad eccezione di qualche motorino, per il resto è tutto a spinta umana o animale, e qualche volta tutte e due insieme.


Si incontrano anche alcuni pescatori che tentano di vendere le perle, ne hanno di diverse qualità, ma sono quasi tutte vere ed hanno prezzi veramente eccezionali, poi dipende anche dalla conoscenza e dalla capacità di negoziazione dell’acquirente. In ogni caso si porta a casa un regalo di grande ritorno emozionale, a meno che si decida di regalarle ad una sposa, che quella al massimo ti ritorna un’ostia (in spagnolo “schiaffone”) perché si dice che portino sfiga al matrimonio. Se non si è sicurissimi della qualità è meglio chiedere ad una persona fidata, o quantomeno evitare di tirar fuori una cifra impegnativa, anche se è difficile che un filippino tenti di fare troppo il furbo sulla provenienza o sul prezzo.
Ceniamo sempre da Angelina's presso il Tepanee resort. E’ gestito da un’italiana che sa cucinare e si sente. Si mangia molto bene, anche se i prezzi sono più alti della media filippina, ma lo è anche la qualità con pasta e pane fatti in casa.
A pranzo invece ci affezioniamo a Gin Gin dove i prezzi e la qualità sono decisamente più bassi.
Dopo 4 giorni di assoluto relax a Malapascua torniamo sull’isola di Cebu con una bangka (c’è una specie di biglietteria, ma si paga direttamente al barcaiolo (75 php a persona).
All’arrivo al porto di Maya ci attende un taxista mandato da Andrea del Tepanee che ci porta a Cebu City (1400 php che dividiamo con una coppia barcellonamburghese molto simpatica), dove ci fermeremo una notte al Marriott http://www.marriott.com/hotels/travel/cebph-cebu-city-marriott-hotel/, che ci possiamo permettere per via della tariffa filippina (70 euro per la camera doppia). Decidiamo che la città non merita una visita e passiamo il pomeriggio all’adiacente megacentro commerciale Ayala. Veniamo controllati con il metal detector ogni volta che rientriamo in albergo e ci sono controlli anche all’ingresso del centro commerciale.
La mattina seguente andiamo in taxi (70 php) al porto di Cebu e ci imbarchiamo su un ferry veloce per Tagbilaran, sull’isola di Bohol. Ci sono diverse linee di ferry sulla stessa rotta, ma noi scegliamo la supercat http://www.supercat.com.ph/index.asp.
 Acquistiamo i biglietti sul posto (610 php a testa). Sono preoccupata per la traversata, che dura 1 ora e 45, ma la barca è ben bilanciata e anche se il mare è un po’ mosso dormo tutto il tempo.
A Bohol con un minivan (500 php, al ritorno prenderemo un tuk tuk, più conveniente 300php) andiamo al Panglao Regents Park Resort, prenotato tramite internet http://www.regentsparkresort.com/. L’hotel è nuovissimo. La nostra stanza (deluxe) è pulita e ben arredata, con una doccia gigante. La maggior parte delle stanze si affacciano sulla piscina che è fantastica. Le cameriere sono gentili e il cibo è buono, ma un po’ caro e con poca scelta.


Scopriamo con piacere che Panglao è più economica di quanto indicato dalla Lonely Planet. Un esempio: abbiamo affittato il motorino a 300 php al giorno, mentre la guida parla di 500 php non trattabili, ma sicuramente dipende dal fatto che non siamo proprio in piena stagione, anche se non ci aspettavamo di trovare così tanti turisti del nordeuropa, che probabilmente non vedono le Filippine come una meta avventurosa, mentre in Italia è diffusa la tendenza a considerarle punto d’approdo per gli impavidi viaggiatori.
Giriamo l’isola in lungo e in largo,  assistiamo anche ad un allenamento di galli da combattimento in mezzo alla strada.
La spiaggia principale di Panglao, Alona beach, sarebbe bella se non fosse quasi completamente occupata da bar,ristoranti e negozi. La zona all’estrema sinistra è ancora libera, ma ci sono comunque troppe barche pronte per le escursioni.
Preferiamo quindi passare i pomeriggi alla spiaggia del Bohol Beach Club http://www.boholbeachclub.com.ph/. Si paga l’ingresso: nei giorni feriali 250 php (150 spedibili in consumazioni) e nei week end 350 php (250 spendibili). C’è poca gente, quasi esclusivamente turisti coreani. Anche su questa spiaggia bianchissima, conservata con attenzione, ornata di palme dal lungo fusto, su cui spesso è annodata l’estremità di un’amaca, ci si rilassa alla grande osservando un mare che sussurra in ogni ricciolo placido d’onda la sua dolcezza avvolgente.
Prenotiamo una gita con autista al baracchino della cooperativa degli autisti di Panglao. Si trova sulla strada che scende ad Alona beach sulla destra ed ha prezzi onesti (1600 php in due). La gita è un classico: Chocolate Hills, fiume, tarsiers, farfalle, chiese, monumento a Magellano, artigianato.


Una piccola parentesi di interesse si deve aprire sulle Chocolate Hills che sono delle formazioni assolutamente uniche e meravigliose e sui tarsiers, i più piccoli primati al mondo, che vivono nascosti tra le foglie degli alberi e quando vengono scovati guardano sto spione curiosone con i loro giganteschi occhi umidi in un’espressione di sorpresa ed allo stesso tempo di richiesta di tranquillità, si arpionano con sicurezza al rametto con le ventosine e vien subito da scattare una foto veloce per non disturbare ulteriormente. Ci troviamo al tarsiers sanctuary http://www.tarsierfoundation.org/the-tarsier-sanctuary, un istituto dedicato alla protezione ed alla ricerca relativa a questi animali, ed unico posto a Bohol dove venire ad osservarli. Da evitare gli altri posti che si incontrano sull’isola dove i tarsiers vengono sfruttati e tenuti in cattività all’interno di gabbie minuscole.


Con la stessa cooperativa prenotiamo il trasporto per la tappa successiva: Anda Beach. Si trova a circa 2 ore di strada da Alona beach, in un posto sperduto (spendiamo 1600 php). L’Anda White Beach Resort http://www.andabeachresort.com/about.php è un po’ caro per gli standard filippini, 70 euro la camera doppia, ma li vale tutti, in particolare per la piscina vista mare (cioè non si capisce dove finisce la piscina e dove inizia l’acqua salata). Non c’è niente da fare, se non passeggiare sulla spiaggia bianca e poltrire in piscina. Si mangia benissimo.


Lo stesso tizio che ci ha portato qui ci viene a prendere dopo due giorni e, per 3500 php, ci conduce al porto dove partono le bangka per Cabilao, un’isoletta a 10 minuti (in un canale con mare estremamente mosso) da qui. Gli unici mezzi di trasporto sono le moto taxi, delle normali moto che possono trasportare anche 4 o 5 passeggeri. Noi saliamo ognuno su una moto con i bagagli (costo di bangka + passaggio in moto 135 php).
La Lonely Planet trae in inganno in quanto dice che quest’isola è il luogo ideale per chi ama la spiaggia tranquilla. Niente di più falso. Non c'è spiaggia decente e ci sono esclusivamente divers, perché l’unico motivo per venire qui sono le immersioni. Ci pentiamo anche della scelta della sistemazione per passare la notte, l'Estrella beach resort http://www.laestrella.ph/. Sempre la LP lo descrive come un’oasi di pace in cui viene tolta l’elettricità alle 11.30 p.m. Falso anche questo. Hanno un generatore autonomo che funziona fino alle 5 di mattina, che consente ai divers tedeschi ubriachi di ascoltare musica techno fino alle due di notte.
Disdiciamo immediatamente la prenotazione e dopo una sola notte decidiamo di tornare a Panglao per passare gli ultimi due giorni alla piscina del Panglao Regents Park Resort.
Rientriamo con volo Cebu Pacific su Manila da cui prendiamo il volo Emirates per Hong Kng. Ci sono delle tasse di espatrio da pagare all’aeroporto, 20 php a testa per partire da Bohol e 750 php per lasciare il paese.
Oltre alle perle, è possibile acquistare qualche prodotto di artigianato in legno o paglia intrecciata; non può mancare nella bisaccia al ritorno anche qualche bottiglia di Rum (meno pregiato di quello caraibico, ma assai gradevole da ingerire insieme al chinotto) ed i prodotti della Beefarm di Panglao http://www.boholbeefarm.com/.
Scopriamo di essere stati fortunati per quanto riguarda il clima, perché nelle isole Visayas la vera stagione secca sono i mesi di febbraio e marzo. La LP indica invece genericamente come stagione secca (e quindi consigliata per la visita) il periodo da dicembre ad aprile. Questo è fuorviante in quanto in dicembre può piovere moltissimo con forte vento.

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