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martedì 5 luglio 2011

Andalusia


Maggio 2006

Voliamo con Easyjet www.easyjet.it da Malpensa su Malaga con partenza il 30 aprile e ritorno il 7 maggio. Noleggiamo tramite Easyjet anche l’auto, che ritiriamo al banco Europcar, per un costo totale di volo e noleggio di 383 euro.
Decidiamo di non visitare Malaga, che è la meno interessante tra le città della regione e partiamo subito alla volta di  Antequera, a 50 km a nord di Malaga. La cittadina è stupenda ed ha la struttura e l’insolito assolato mistero di alcuni paesi siciliani. Il centro storico si trova sotto una collina sulla quale si erge l’Alcazaba, dalla cui sommità il paese appare come un ondeggio di case bianche con i tetti a coppi rossi. 

Qualche muro avrebbe bisogno di un po’ di intonaco nuovo, ma forse un po’ di fascino deriva anche da qualche piccola trascuratezza. Siamo fortunati perché è in atto il concorso che premia l’esposizione della miglior croce di fiori (che si tiene ogni anno in corrispondenza del primo maggio) ed è molto suggestivo. 
Ci sono anche le comunioni dei bambini e osserviamo le famigliole composte da un centinaio di parenti con i vestiti della festa coccolare un ottenne sovrappeso dalla faccia annoiata ed i capelli appiattiti da un’improvvisa pioggia di meduse morte.
Pranziamo seduti all’ombra con un panino acquistato in salumeria, dopo aver cercato inutilmente un posto dove mangiare, perché i pochi bar aperti hanno ancora l’approccio spagnolo di qualche anno fa, con i vecchi avventori un po’ scorbutici e lo sporco di una settimana sul pavimento, con una scelta enogastronomica alquanto limitata.



L’idea è di fermarsi a dormire a Ronda, un paese storico in splendida posizione su una roccia, ma è in atto la festa del patrono e non riusciamo neanche a parcheggiare. Ci fermiamo in un hotel lungo la strada per Algodonales. Fa un po’ freddo perché siamo leggermente in montagna. Siamo affamati ma dobbiamo attendere le 22 per cenare in hotel, perché qui nessun essere umano degno di questo nome si nutre prima di quell’ora.
Al mattino partiamo sulla ruta dei pueblos blancos.


Lungo la strada il verde dei prati viene spinto verso l’inverosimile da una fioritura giallo fosforescente e dalla spruzzata rossa di qualche papavero sopravvissuto alle brucate di tori drogati.


Vediamo Algodonales, Olvera, in cima a una rupe, Zahara de la Sierra, Villamartìn e Bornos, tutti caratterizzati dal bianco abbagliante delle facciate delle case. Ai paesi dedichiamo una visita veloce perché ciò che merita veramente sono i paesaggi che si ammirano lungo la strada.

Ad Arcos de la Frontera parcheggiamo nei pressi della stazione degli autobus e percorriamo 1,5 km in salita per raggiungere il centro, che si trova in posizione elevata e scenografica. Sembra un arcobaleno permanente spiaccicato sulla collina. La città vecchia è ricca di begli edifici medievali e la visita è affascinante. Passeggiando tra patios e balconi fioriti si ammirano scorci del paesaggio circostante, fino a giungere in Plaza del Cabildo, da cui si gode di una bella veduta sulla campagna.
Vejer de la Frontera è un’altra cittadina molto suggestiva in cima ad un’altura. Ci perdiamo nei vicoli di case bianche ed ammiriamo uno splendido panorama dai bastioni del castello.


La strada è molto piacevole e vi sono cicogne che nidificano sui pali della luce che corrono lungo la carreggiata. I nidi non passano inosservati perché hanno le dimensioni della cabina di un camion e le cicogne in volo hanno grande eleganza.




Dormiamo sulla costa a Los Canos de Meca, consigliato dalla LP. E’ un posto hippie con una lunga spiaggia dorata e niente di più. Ci godiamo comunque un bel tramonto sulla spiaggia ed un’ottima cena a base di pesce.
La mattina visitiamo Gibilterra. Parcheggiamo in un quartiere residenziale a La Linea de la Conception, situata sulla frontiera appena prima della dogana e attraversiamo a piedi la pista dell’aeroporto.  E’ troppo turistico, anche se è originale la presenza inglese così forte in una parte della Spagna così marcatamente mediterranea.
Ci fermiamo solo un paio d’ore e proseguiamo per Cadiz. Il centro storico è un labirinto di stradine che si aprono su piccole piazze e gli edifici sono un po’ sgarrupati. Facciamo una piacevole camminata lungo la cinta muraria che corre sul mare come un malecon dimenticato.


Ci rimettiamo in marcia verso Siviglia. È necessario aprire una parentesi sullo stato di manutenzione delle strade spagnole, sempre in perfette condizioni, pulite e ben pavimentate.
L’ingresso a Siviglia è caotico. La città ha 700.000 abitanti ed è ora di punta. Avendo la possibilità sarebbe meglio arrivarci in treno, anche perché i parcheggi degli hotel sono costosi.
Disperati ci fermiamo in un hotel di cui abbiamo voluto scordare il nome perchè spendiamo un patrimonio: 140 euro al giorno la stanza incluso il parcheggio senza colazione. La stanza è bella ma l’hotel è estremamente rumoroso.
L’hotel Europa vicino al nostro sembra altrettanto bello e i prezzi sono nettamente più economici http://www.hoteleuropasevilla.com/index_IT.php. Lo terremo presente se dovessimo ritornare.
Mangiamo in calle Castelar, al Mesòn cinco jotas http://www.mesoncincojotas.com/index_english.htm che ha un ristorante elegante e un bar con ottime tapas.
Il centro storico è visitabile in un pomeriggio.


Tra i principali monumenti della città vi sono la cattedrale, una delle più grandi del mondo e la Giralda (alta 90 metri) che costituiva il minareto dell’antica moschea. Purtroppo ci sono lavori in corso e non si riesce ad apprezzare pienamente la bellezza dell’insieme.
Il must della città è però l’Alcazar http://www.patronato-alcazarsevilla.es/, un complesso affascinante, grazie anche ai vari rimaneggiamenti succedutisi nella storia e agli splendidi giardini. La visita dell’Alcazar occupa circa tre ore.



Caratteristico il barrio de Santa Cruz, il quartiere ebraico con pittoresche stradine e piazzette e bella la Plaza de San Francisco su cui si affaccia il palazzo dell’ayuntamiento e da cui parte Calle Sierpes, la via dello shopping.




Interessante anche il lungo fiume dove si trovano la plaza de toros e la torre del oro.
Lungo la strada per Cordoba, a circa 40 km da Siviglia, facciamo una breve deviazione per Carmona. Purtroppo la visita, che meriterebbe più attenzione, è rovinata dalla pioggia insistente che crea un’atmosfera autunnale. Fortunatamente non mancano i ristoranti economici e ci sbafiamo una specie di pranzo della domenica insieme ad un gruppo di pensionati del posto.
Arriviamo a Cordoba sotto il diluvio. In realtà maggio sarebbe il mese consigliato per venire in questa città, preferibile alla piena estate in cui il caldo è torrido, ma sarebbero sicuramente meglio 40° rispetto ad una continua pioggia che ci rovina la visita.
Chiediamo se c’è una stanza libera all’hostal El antiguo convento http://www.antiguoconventocordoba.com/. Non hanno posto, ma ci offrono un appartamento mansardato molto bello, che dà sulla Piazza de los Abades, una piccola piazza su cui si affaccia la Ermita della Concepcion.
L’attrazione principale è la Mezquita http://www.mezquitadecordoba.org/, una meraviglia architettonica. E’ un edificio religioso veramente assurdo nella sua bellezza struggente e mistica. E’ stata moschea ed è stata cattedrale e gli stili architettonici si sono sovrapposti, mischiati ed inglobati e, tralasciando le vicende storiche che si sono susseguite per arrivare ad un simile risultato, si può godere di esso e sperare che possa essere un simbolo “nuovo” e reale su cui costruire una ripartenza, la rinascita di un’idea di coesistenza non solo architettonica, ma anche culturale e religiosa, il sogno di un luogo in cui andare a pregare o a cantare un Dio o un altro e scambiarsi veramente un segno di pace insieme ad una parte di sé. Ecco cosa si prova percorrendo le navate impalpabili disseminate di archi bianchi e rossi, in un’ariosità semioscura che invece illumina nelle nicchie e negli altari.


La città vecchia è un susseguirsi di begli edifici e patios. Il quartiere medievale della Juderia è un suggestivo dedalo di stradine e piazzette con case bianche. Purtroppo il ponte romano sul fiume è in fase di restauro.
A Granada dopo aver girato a vuoto per le impervie vie del centro storico ci fermiamo per la notte all’hotel Las Yucas http://www.lasyucas.com/esp/index.asp?secc=/apartados/el_hotel/el_hotel, fuori dalla città sulla strada verso Cordoba, a Atarfe a 10 minuti dalla città. L’hotel è due stelle ma la stanza è tranquillamente da tre, anche perché le stelle spagnole hanno un valore  un po’ diverso dalle nostre. C’è anche un ristorante rinomato molto elegante e un po’ costoso, ma vi è anche la possibilità di mangiare a prezzo fisso in una sala più modesta comunque buon cibo e buon vino spendendo pochissimo (6 euro). La colazione è inclusa ma è la tipica spagnola con pane e pomodoro o se proprio si vuole trasgredire pane e marmellata.
La soluzione è ottima infatti la mattina ci spostiamo in città e lasciamo l’auto al parcheggio a pagamento dell’Alhambra. Da qui si può scendere in centro per una bella e ripida strada alberata.


Il centro storico di Granada è ricco di edifici storici, piazze e caffè. E’ necessario dedicare almeno un giorno alla sua visita, includendo una bella camminata lungo il fiume sotto l’Alhambra ed una passeggiata nelle strette vie dell’Albayzin, il quartiere musulmano, ricco di negozietti in tema arabo.
Mangiamo bene in una taperia consigliata da LP non lontano dalla maestosa cattedrale, la Bodegas Castanedas in Calle Almireceros, 1-3, strapieno di gente del posto in pausa pranzo.
Il motivo principale per cui si giunge a Granada è però la visita all’Alhambra. Scopriamo solo al nostro arrivo che le code all’ingresso sono chilometriche e i biglietti limitati e corriamo il rischio di non entrare. Ce la facciamo dopo due ore di coda al freddo ma al ritorno consiglieremo a tutti gli amici di acquistare il biglietto sul sito internet http://www.alhambradegranada.org/it/ . Al momento dell’acquisto si deve scegliere se si vuole entrare al palazzo del Generalife (che ha ingresso limitato) prima o dopo le 14.00, e viene rilasciato un ticket che riporta la fascia oraria di mezz’ora nella quale si può entrare al Generalife appunto.


Nell’Alahambra tocchi il cielo con la lingua perché tutto è finezza e potenza, armonia e intensità.
E’ una gemma unica: le robuste fortificazioni hanno preservato se stesse e la gentilezza delle architetture più interne. Le decorazioni delle facciate sono preziose in ogni dettaglio e la plasticità degli elementi ha trovato un’equilibrata fusione con l’ambiente naturale e con i giardini creati ad arte.


Ogni piscina diventa specchio per regalare al visitatore una bellezza duplicata. Si potrebbero passare ore ad ammirare gli intarsi nel legno di una porta e le sorprendenti lavorazioni su volte e soffitti che sembrano realizzati all’uncinetto in lino e zucchero.





Noi italiani siamo spesso un po’ snob per quanto concerne l’architettura, disponendo di un patrimonio unico, ma l’Alhambra lascia a bocca aperta anche il più sofista ed autocelebrativo connazionale ed è uno sprone ad organizzare un nuovo viaggio perché anche dal punto di vista artistico il mondo ha tanti regali da fare a chiunque abbia voglia di ricevere.

1 commento:

  1. E' come far leggere uno dei canti dell'esperienza ad un balbuziente, come leggere un giornale italiano e sperare di trovare completezza di informazione, come far guidare una Lamborghini a Montalbano... mi dimetto :) No, dai, nonostante i tagli su elementi fondamentali è venuto bene... BRAVA!!! Rick'n'Roll

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