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giovedì 7 luglio 2011

Norvegia

Agosto 2009

Dopo aver preparato accuratamente il giro da fare utilizzando la Lonely Planet e l’utilissimo sito dell’ufficio del turismo norvegese http://www.visitnorway.com/it (qui si posso scaricare anche delle guide delle varie zone http://katalog.visitnorge.dk/default.asp?primsprog=it&sprogkode=9&kategoriid=71), partiamo il 7 agosto con volo www.rayanir.it da Bergamo (circa 100 euro a testa) e noleggio auto prenotato con www.autoeurope.it, per l’esorbitante cifra di 440 euro, perché,  si sa, la Norvegia è cara, ma non sappiamo ancora quanto!
Ritiriamo l’auto e partiamo seguendo la raccomandazione di non superare mai i limiti di velocità perché i controlli sono severissimi. E’ anche vero che, giustamente, le multe sono calcolate in modo proporzionale al reddito e quindi in Norvegia saremmo considerati praticamente nullatenenti, in relazione ai loro redditi altissimi.
Prima della partenza ci siamo iscritti all’Associazione italiana alberghi della gioventù, che è membro dell’International Youth Hostel Federation http://www.aighostels.com/istituzionale.asp?idLink=29. La tessera costa tre euro a persona e consente di avere sconti sui pernottamenti in tutti gli ostelli affiliati. In Norvegia ve ne sono praticamente ovunque e sono un’ottima soluzione, perché gli hotel sono mostruosamente cari. In realtà anche gli ostelli sono mostruosamente cari, calcolando che il costo medio per una camera doppia a notte con colazione è di 75 euro, ovviamente portandosi lenzuola e asciugamani da casa, che altrimenti vanno noleggiati in loco.
E’ fondamentale prenotare gli ostelli da casa perché si riempiono facilmente e le reception hanno orari strani, per cui si rischia di arrivare sul posto e non trovare nessuno a cui chiedere informazioni.

1° giorno

La prima tappa è Tønsberg, una cittadina sul mare molto popolare tra i norvegesi, a circa 100km da Oslo e a soli 20 minuti da Sandefjord Airport Torp. La simpatica particolarità di questo paese è che si paga l’ingresso. Cioè non paghiamo fisicamente, ma a quanto pare la nostra auto è dotata di un dispositivo che fa sì che ogni volta che oltrepassiamo questa linea gotica ci venga scalato del denaro  dalla carta di credito (alla fine saranno 15 euro circa). Mi chiedo come funzioni tutto ciò con delle auto italiane. Mandano la fattura a casa??

Dormiamo al Tønsberg Hostel http://www.hihostels.com/dba/hostel042106.en.htm, in un bell’edificio di legno con parcheggio adiacente. Fatichiamo a trovarlo e chiediamo informazioni a dei norvegesi gentili che parlano perfettamente l’italiano. Spendiamo 616 kr (73 euro).
Il paese non è brutto, con una passeggiata lungomare e molti locali e ristoranti, tutti carissimi. Mangiamo squallidamente su una panchina dei panini comprati al Seven Eleven.

2° giorno
Da Tonsberg, molto pacatamente, ci dirigiamo verso Drammen. Qui imbocchiamo la strada E134 in direzione ovest. Dovremmo attraversare una regione particolarmente interessante, ma non ce ne accorgiamo. Quando incontriamo la 13 ci dirigiamo verso nord e nei pressi di Odda risaliamo il ramo secondario dell’Hardanger Fjord. La strada è piacevole. Ci sono molti banchetti dove comprare fragole, ciliegie, prugne e mele (la zona è famosa per gli alberi da frutta) senza il venditore. Si prende ciò che si vuole e si lasciano i soldi in una cassettina.



Abbiamo prenotato all’Hostel Hardanger http://www.hihostels.com/dba/hostel042075.en.htm a Lofthus.
L’edificio è in  posizione sopraelevata, con uno splendido giardino da cui si gode una vista meravigliosa sul fiordo. Arriviamo con la pioggia e scopriamo che la reception apre solo alle ore 17.00. Ci propongono una stanza in un piccolo edificio vicino. La camera è bruttina e i bagni sono in comune con porte tipo far west e si gela. Fortunatamente c’è una stanza libera in un altro edificio, molto più carina e calda con bagno in camera. Paghiamo 660.00 NOK (75.00 EUR).
In zona c’è un solo ristorante in cui mangiare, raggiungibile solo in auto. Siamo stanchi e demoralizzati dal clima  e mangiamo della frutta in stanza. Fortunatamente la colazione è abbondante e gustosa.

3° giorno
La mattina partiamo presto e percorriamo la strada costiera in direzione Eidfjord, giungiamo sino al vertice del fiordo e ne ammiriamo la dolcezza, aiutati nell’impresa da un vago sentore di bel tempo.

 




Prendiamo il primo traghetto per attraversare l’Hardanger Fjord (Brimnes-Bruraviki) al costo di 107 KR (due passeggeri + l’auto). La traversata non è molto lunga, ma è molto pittoresca; si possono ammirare le pareti di roccia da cui piovono cascate altissime e si vorrebbero percorrere tutte le ramificazioni.
Utilizzando la strada numero 13 si continua in direzione nord sino a raggiungere il Nærøyfjord, che è stato inserito nel patrimonio dell’Unesco. Il nome suscita grandi ispirazioni per chi conosce la musica prodotta da queste parti; purtroppo per apprezzarlo a fondo bisognerebbe avere più tempo e percorrerlo in barca. Il Nærøyfjord è un braccio del Sognefjord, che è il più lungo dei fiordi norvegesi, come lo è anche l’Aurlandsfjord, dove si trova la cittadina di Flam.
Abbiamo la malaugurata idea (infinocchiati anche dalla solita Lonely Planet, che tutte le volte diciamo “basta non la utilizzeremo più”) di decidere di fare un giro sul famoso trenino di Flam. Il percorso è di circa 20 km e non si vede nulla di interessante, tranne una cascata vicino alla quale degli uomini vestiti da fate improvvisano uno spettacolino bucolico. E’ una pattonata turistica ed il costo è spropositato: 660 kr (39 euro) a testa.




L’ostello di Flam è strapieno e non ci sono molti alloggi in zona, così ripercorriamo una simpatica galleria di qualche km e torniamo verso Aurland. Pernottiamo al Lunde Camping http://www.lunde-camping.no/ dove paghiamo ad un addetto poco amichevole 550 kr (64 euro) per un bungalow senza bagno e cucina malfornita. I bagni sono a un km in linea d’aria. Spira un vento gelido, che i norvegesi sembrano non sentire, visto che mangiano all’aperto sul lungo fiume.
Non troviamo un buco in cui cenare, o meglio un buco ci sarebbe, ma ha l’aspetto di una tavola calda sporca e mangiamo noodles e patatine nel nostro bungalow.

4° giorno
Da Aurland, per proseguire verso nord, andando ad “abbracciare” il corpo del Sognefjord, è possibile optare per due soluzioni molto diverse tra loro, ma entrambe interessanti. La prima consiste nell’attraversamento del tunnel di Laerdal, che, essendo lungo 24 km e mezzo, al momento della sua inaugurazione è diventato ufficialmente il più lungo del mondo, strappando il primato al San Gottardo.
A questo proposito è necessario aprire una parentesi ingegneristica in quanto in Norvegia sono state realizzate opere uniche al mondo, in materia di ponti e gallerie sia per le dimensioni fuori dal comune sia per quanto riguarda la progettazione avveniristica di tunnel a spirale, che meritano una considerazione speciale anche da chi soffre di claustrofobia e, mentre si percorrono, è possibile valutarne la singolarità, anche se a volte è comprensibile capire la difficoltà di accettare di trovarsi non solo sotto il livello del mare, ma proprio sotto il mare.
Dopo tutti questi elogi alle capacità realizzative degli ingegneri civili norvegesi, chiaramente decidiamo di andare controcorrente e di preferire la seconda possibilità, l’opposta, quella che ci porta su un’arzigogolata stradina di montagna detta Aurlandsvegen (Fv 243) o strada della neve (aperta solo in estate, da giugno ad ottobre), che, arrampicandosi subito, offre delle visuali incantevoli sul fiordo e sugli articolati paesaggi circostanti. Sono state anche predisposte delle piattaforme in punti strategici dotate di parcheggio e bagni.
Questo percorso raggiunge la massima altitudine intorno ai 1300 metri e sull’altopiano, dove i ghiacci e le nevi si sciolgono per il “tepore” del sole estivo generando laghi e corsi d’acqua, tutto si fa movimento in un’apparente stasi granitica. Poi si ridiscende verso Laerdal, spernacchiando la galleria più lunga del mondo. Le nevi più resistenti creano un contrasto di bianchezza nitida e pura sulle verdezze dei muschi, i grigi delle rocce e le striate d’azzurro vivo a tagliare nuvole minacciose.


Col traghetto Laerdal-Manneller (88 kr per due passeggeri più auto), passiamo Kaupanger e, prima di arrivare a Sogndal, dove decidiamo di fermarci, c’è un ponte che oltrepassa un restringimento drastico delle acque. Dopo averlo attraversato, prendendo a destra, la strada 55 costeggia poeticamente questa estremità, offrendo un’occasione per un’escursione molto piacevole.



Anche qui l’ostello apre dopo le 17.00. Siamo stanchi e cerchiamo un’altra sistemazione. Optiamo per il Hofslund Hotel in un edificio storico in posizione stupenda sul fiordo http://www.hofslund-hotel.no/.
La stanza è cara (1095 kr, 126 euro con lo sconto), per le dimensioni ridotte ed il bagno in plastica, ma ha un balconcino con una vista eccezionale. E’ spuntato il sole e la vacanza ci sorride per un po’. Assistiamo anche al bagno nelle gelide acque del fiordo di una signora vichinga che nuota placidamente.
La colazione è abbondante e ancora una volta sarà l’unico pasto decente che faremo nel corso dell’intera giornata.

5° giorno
Riprendiamo il cammino verso nord utilizzando la strada 5. Vi è un tratto di autostrada a pagamento (180 kr).
Dopo essersi allontanati un poco ci si ripresenta il Sognefjord, in una delle sue estensioni settentrionali.








Salutandolo definitivamente si entra in zona Jostedal, dove si può ammirare il più grande ghiacciaio d’Europa. Noi siamo molto sfortunati perché quando lo raggiungiamo le nubi sono talmente basse da compromettere brutalmente l’osservazione. Riusciamo comunque a posizionarci all’estremità di una lingua e ad apprezzarne almeno qualche papilla. Per gli appassionati la zona richiederebbe una sosta prolungata, quantomeno per dare la possibilità alla pazienza di attendere una giornata con una buona visibilità e per effettuare escursioni a piedi nel vastissimo parco (più di 1300 km quadrati), per raggiungere anche  il Jolstravatnet.



La E39 porta fino al Nordfjord, che ricorda la navata di un’antica cattedrale dalle colonne altissime e scoperchiata dai bombardamenti. Peccato che, a causa del clima osceno, oltre ad ipotizzare l’assenza di tetto, si possono solo immaginare i capitelli e si scorgono a malapena le basi. Il fiordo si attraversa con il traghetto Lote-Anda ( 88 kr) e si sta in macchina, sia perché la traversata è brevissima sia perché non c’è uno stimolo da ponte.
Nei pressi di Nordfjordeid si prende la strada 15 per andare a visitare l’Hornindalsvatnet, che è il lago più profondo d’Europa (con così tanti primati continentali il viaggio dovrebbe schizzare ai vertici delle classifiche dei viaggi più belli, ed effettivamente con un clima diverso lo farebbe, ma c’è un clima diverso???).


La 15 si trasforma in 60 per andare a costeggiare il Geirangerfjord sul versante occidentale con bellissime panoramiche.


Facciamo un bella tirata fino ad Alesund. L’ostello è pieno e fa un freddo tremendo. Non c’è un giro un cane e sembra di trovarsi in un paese italiano un lunedì sera di gennaio. Ci fermiamo al Thon Hotel http://www.thonhotels.com/hotels/countrys/norway/alesund/thon-hotel-alesund/, caro, anche se il prezzo è scontato perché è bassa stagione: 1095 kr (127 euro). Quando sarà l’alta stagione??
Almeno la stanza è confortevole, il letto comodo e la colazione buona. Thon è una catena di hotel, economici per gli standard norvegesi, diffusa in tutta la nazione.


La cittadina ha un centro storico molto apprezzabile in stile art nouveau,  è molto caratteristico con le case colorate, le torrette ed il gioco delle acque con l’insediamento (si trova su due isole), ma la visita è breve perché il freddo è pungente e, dopo aver visto prezzi e menu dei pochi ristoranti del centro, optiamo per una triste cena da McDonald: 2 cheeseburger per la modica cifra di 11 euro.
In questa zona si prendono traghetti in continuazione a causa della morfologia del territorio, costano tutti 88 kr.

6° giorno
Molto bella è la strada 136 che corre sulle frastagliate coste bagnate dal Mar di Norvegia. Qui si incontrano saltuariamente dei piccoli paesi, dove è possibile noleggiare una delle vecchie casette di pescatori, per passare la notte in un ambiente assurdo: nasce immediata la considerazione sulla costanza dell’uomo nel tentativo di strappare anche ad una natura arcigna un poco di dignità e sui diversi gusti nella scelta del luogo in cui andare a vivere. Comunque la gita è veramente piacevole.


Ci fermiamo al Vandrerhjem Hostel ad Andalsnes http://www.hihostels.no/english/Hostels/Fjord_Norway/Andalsnes/. La struttura dell’ostello è caratteristica con il tetto ricoperto di erba. Dormiamo in un edificio adiacente in una stanza con bagno in comune per 604 kr (72 euro).
Il paese non è brutto. E’ adagiato sulle rive del Romsdalsfjord e dalla piazzetta si vede un bel panorama, anche se un po’ buio. Cerchiamo invano un posto in cui mangiare, ma sembra che l’unico cibo disponibile siano delle pizze a prezzi esorbitanti, dai 20 euro in su, e non abbiamo tutta questa smania di provare la pizza norvegese e quindi si mangia per l’ennesima volta in stanza, tacos e tacos.



7° giorno
Questa è forse la giornata più attesa per gli amanti dei Finntroll, perché ci si appresta a vedere l’imponente Trollstigen (la scala dei troll), una strada inerpicata con tornanti ripidissimi, circondata da montagne poderose, come la Dronningen, e spruzzata di vitalità vibrante dalla Stigfossen, la cascata sotto cui i troll si facevano la doccia. Ed infatti si supplicano gli dei di Azeroth affinché ci sia cielo di spazio ad appagare l’occhio nella ricerca in valle di una traccia di passaggio dei Drakkari e invece… niente.
Percorriamo la Scala senza vedere praticamente nulla; le nuvole sono talmente basse da farsi nebbia fittissima e la cascata altro non è se non ulteriore spruzzo d’acqua confuso con quella che piove dal cielo. Quasi non se ne vede neppure la base, ma in compenso fa morire dal ridere la quantità industriale di turisti giapponesi che scattano tonnellate di fotografie, come se si capisse qualcosa del soggetto inquadrato… 



Con le ghiande e le pive nel sacco riscendiamo ai piani bassi e prendiamo la strada verso sud, ma non la 136, sarebbe troppo comodo. Preferiamo la 63 per tornare a vedere il Geirangerfjord dal punto di vista orientale.



Il paese di Geiranger è il classico luogo per turisti, da cui partono e a cui arrivano le crociere sul fiordo. Naturalmente appena parcheggiamo si mette a piovere. Abbiamo fame e decidiamo di provare la cucina norvegese da Naustkroa http://www.visitalesund-geiranger.com/en/Product/?TLp=381506. Ordiniamo salmone bollito con patate. Il salmone è gelato e le patate bollenti. Chiediamo lumi alla cameriera, che ci spiega che questo è il modo tipico di cucinare il salmone della zona. Viene preparato anche qualche giorno prima e lasciato in frigorifero, poi viene servito bello freddo. E’ una schifezza!!! 2 salmoni, una birra e un’acqua 306 kr (36 euro).
Vorremmo fermarci a dormire in una guesthouse del paese (pare ce ne siano diverse), ma non sono segnalate sulla strada e non abbiamo voglia di addentrarci nelle viette e poi, se vuoi affittare una stanza metti un cavolo di cartello in evidenza, come in Irlanda!
Proseguiamo sulla 15 sino a raggiungere il paesino di Lom. Questa regione è considerata il paradiso per gli appassionati di sci in Norvegia, infatti è la porta del Jotunheim, il parco nazionale con le vette più alte del Paese e ci sono in giro un sacco di auto con i portasci sul tetto.
Visitiamo Lom e facciamo due passi sul lungo fiume, che ha un bel colore di limo glaciale. 

 

L’edificio che ospita l’ente del turismo è storico e c’è una bella chiesa in legno e qualche altro edificio d’epoca tra cui delle assurde costruzioni in legno scuro utilizzate come granai e magazzini. C’è l’atmosfera di un paesino di montagna.

 
A proposito delle chiese di legno si deve aprire una parentesi per esaltarne la bellezza e considerarle forse l’unica attrattiva turistica dal punto di vista architettonico, se si escludono alcuni sporadici episodi in città d’arte come Bergen e Alesund. Sembra che da un momento all’altro possano sradicarsi dal suolo e trasformarsi in navi vichinghe per le strane decorazioni sulle facciate e sui tetti e poi il legno stimola certe riflessioni fantasiose, ah, beh, certo, il legno stimola anche le fantasie piromani di alcuni black metallers locali che, comandati da Satana in persona, qualche anno fa decisero di darle alle fiamme.
Dormiamo al campeggio http://www.lomcamping.no/. La stanza non è brutta, ma il letto è sporchissimo.

8° giorno
Tappa di trasferimento per ritornare a sud, nella zona di Oslo. La prima parte della strada E5 è abbastanza bella e ci sono degli scorci paesaggistici d’interesse, soprattutto quando le ondulazioni s’alternano ai corsi d’acqua; poi ci si annoia un po’. L’idea è di fermarsi a  dormire dopo Lillehammer, e precisamente ad Hamar, ma c’è una gara ciclistica e i corridori hanno occupato tutte le stanze del paese. Chiamiamo gli ostelli di Oslo che non hanno un buco libero e ci fermiamo vicino all’aeroporto nel Thon Hotel di Jesshein-Gardemoen http://www.thonhotels.com/hoteller/land/norge/gardermoen/thon-hotel-gardermoen/ per le solite 1095 kr.  Il parcheggio è a pagamento e la sbarra non funziona, o meglio, funziona quando non dovrebbe. Anche questo albergo è pieno di sportivi, in questo caso di varie nazionalità, tra cui anche dei bifolchissimi italiani…

9° giorno
Ci dirigiamo ancora verso sud, passando per Oslo. Attraversando la città percorriamo un tratto a pagamento, sempre con il solito sistema digitalizzato; c’è un traffico notevole, soprattutto in prossimità delle grandi arterie che collegano la Norvegia al resto dell’Europa. Il programma sarebbe quello di visitare i paesini del basso fiordo di Oslo e in particolare Friedrikstad, ma diluvia e rinunciamo. Torniamo a Tonsberg e dormiamo al solito ostello http://www.hihostels.com/dba/hostel042106.en.htm.
La vacanza è finalmente conclusa e, senza nessuna nostalgia, salutiamo la Norvegia, la sua popolazione un po’ scorbutica e il suo clima di merda. Abbiamo imparato che non si deve mai andare in Norvegia in agosto perché piove in continuazione. Pare che il mese ideale sia luglio, ma resteremo con il dubbio per sempre.

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