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martedì 18 aprile 2017

Thailandia (Koh Samui e Koh Phangan)

11 Marzo 2017
Sempre maledicendo l’elettorato statunitense che ha permesso ad un guerrafondaio imperialista, razzista e maschilista di condizionare, anche solo psicologicamente, la propensione di transito negli USA, abbandoniamo l’idea di una bella vacanza caraibica, optando per la più ospitale ed economica Thailandia.
Con poco più di 600 euro a persona entriamo in possesso dei biglietti aerei della Singapore Airlines, una compagnia dagli standard qualitativi piuttosto elevati. Lo si capisce subito dalla possibilità di portare a termine il check-in online senza la consueta necessità di invocare e scomodare la quasi totalità dei santi del calendario. Partendo dall’Italia anche il livello della ristorazione a bordo è buono; dalle città asiatiche un po’ meno, ma l’offerta ad ampio ventaglio di cibi e bevande e la cordialità del personale compensano anche questo lieve calo. L’intrattenimento offerto dal sistema video è uno dei più completi mai visti e la seduta dei posti è molto comoda, sia in larghezza, sia in profondità. Lo scalo a Singapore è molto breve (meno di un’ora), ma ce la caviamo in scioltezza, anche se bisogna specificare che il tempo di percorrenza dal terminal intercontinentale al T2, dal quale parte il volo per Koh Samui, impiega almeno trenta minuti, molto di più di quanto indicato in altri siti un po’ troppo ottimistici.

12 Marzo 2017
Cambiamo un pacco di Euro (si fa per dire) al money Exchange dell’aeroporto di Samui, perché già sappiamo che la carta di credito è un po’ “questa sconosciuta” o, se qualcuno la riconosce, la tratta come una squaldrina su cui far maturare fantasiose commissioni. Quindi è sempre consigliabile disporre di denaro contante. Appuriamo successivamente che i cambi più vantaggiosi vengono praticati dagli sportelli bancari presenti nei centri abitati.
Prendiamo un taxi privato all'apposito banchetto che per 500 bath ci porta al Samui Family, dove trascorreremo le prime quattro notti sull’isola. L’albergo dispone di camere assai confortevoli e di una zona giorno costituita da tre piscine, di cui una gigantesca, molto accogliente e piacevole, anche se basterebbe qualche piccolo accorgimento di manutenzione per elevarne gli standard al massimo della richiesta.
Bophut è una zona comoda come base per visitare le spiagge più interessanti dell'isola, inoltre è a soli 6 km dall'aeroporto e a 4 km dal porto di Bangrak dove partono i traghetti per Koh Phangan e Koh Tao ed ha una zona pedonale ricca di ristoranti per la cena, il Fisherman's Village.
Alla reception chiediamo una mappa dell’isola e la possibilità di avere uno scooter, che ci procurano prontamente al prezzo di 250 bath al giorno. In sella allo scattoso motorino ci buttiamo nel traffico incongruo delle strade di Bophut. Chi non avesse dimestichezza con lo stile di guida pittoresco degli amici del sudest asiatico, potrebbe trovarsi in difficoltà.
Noi siamo abbastanza rodati ed in breve tempo raggiungiamo la spiaggia di Ban Tai.
Ban Tai fa da collegamento tra le lunghe baie di Mae Nam e di Bang Por (con la quale viene a volte confusa).
Si trova a 8 km da Bophut e si raggiunge dalla strada principale (ring road) che collega Bophut a Nathon, svoltando in direzione dell'hotel Mimosa.
Questa spiaggia offre diverse tipologie di approccio: da quello frikkettone e disincantato a quello più raffinato e fighetto, da quello di compagnia più numerosa (senza però sfociare in affollamento) a quello di totale solitudine, magari con una palma che preservi le facoltà cognitive nelle ore più calde, ed un mare invitante per colori cangianti e temperature da vasca da bagno termale.

 Ban Tai
Ban Tai
 
E' una delle spiagge migliori dell'isola, l'unica oltre a Chaweng e a Chaweng Noi con l'acqua trasparente; è poco frequentata e perfetta per godersi il tramonto.
 Ban Tai
 Ban Tai

L'adiacente spiaggia di Bang Por è assai lunga, va bene per le passeggiate, ma non invita particolarmente alla sosta.
Bang Por
Per la cena optiamo per il ristorante The Address al Fisherman's Village e, considerando che non abbiamo mangiato altro in tutto il giorno, ci concediamo una grigliata mista di pesce, anche se il risultano non è all’altezza delle aspettative e del prezzo.

13 Marzo 2017
La rinomata spiaggia di Chaweng dista da Bophut 7 km, che si percorrono in circa 20 minuti lungo una strada trafficatissima, specialmente nelle ore centrali della giornata.

 Chaweng

E' una lunga distesa di sabbia chiara con acqua dai colori pastello. Sarebbe molto bella se non avessero esagerato con gli abusi edilizi; gli alberghi fronte mare appoggiano i loro piedoni di cemento armato quasi sul bagnasciuga ed infatti alcuni portano i segni della rivolta delle onde alla loro invadenza, lasciando in alcuni casi anche una sensazione di deprimente decadenza, nonostante la presenza d’allegre orde di villeggianti paganti, in prevalenza russi, che evidentemente hanno il gusto dell’orrido, o non gliene frega niente se non di bere longdrinks, possibilmente in piscina o di farsi un bel giro sull’acquascooter dei dementi… Ecco come squartare un potenziale paradiso litoraneo. La cosa odiosa è che alcuni di questi obbrobri architettonici ed i loro gestori impediscono anche il pubblico accesso al mare, che, invece, è particolarmente agevole dall’abitato.
Molto più discreta è stata la mano dell’uomo alla spiaggia successiva, Chaweng Noi, che si raggiunge dalla strada principale, dopo Chaweng in direzione sud, svoltando all’indicazione del Beach bar (il cartello è gigantesco), che offre una vasta area di parcheggio per motorini e persino per automobili.
Qui i resort, più sofisticati rispetto a Chaweng, sono stati costruiti più indietro e sfruttando modelli architettonici adeguati alla location che è assolutamente meritevole di un servizio fotografico ad effetto; in special modo, la parte di spiaggia situata oltre le rocce levigate ha tutte le migliori caratteristiche richieste ad un set da cartolina, con l’aggiunta, non da poco, della temperatura dell’acqua e della liberazione quasi totale da interdetti propensi agli sport acquatici.

 Chaweng Noi
 Chaweng Noi
 Chaweng Noi

I ristoranti sulla spiaggia sono cari, tranne il Seaside beach bar, dove sorseggiamo un mango shake a 60 bath al tavolino direttamente nella sabbia ombreggiata.
Ceniamo al ristorantino tipico The Hut Cafe, che si trova sul lato meno battuto e commerciale del Fisherman’s walk, ma che attira, grazie alle buone recensioni di tripadvisor, una notevole quantità di avventori, alcuni dei quali sono costretti ad orientarsi altrove, perché i tavoli sono pochi e spesso già riservati. Il rapporto qualità/prezzo è ottimo.

14 Marzo 2017
Poco sotto la spiaggia di Chaweng Noi, accessibile dal Thong Takian Resort, si trova la bellissima Haad Thong Ta Khian (detta Crystal o Silver beach) adagiata in un tratto costiero veramente suggestivo, per la vegetazione circostante e la presenza di formazioni rocciose che riportano alla mente quelle tipiche delle Seychelles.
 Silver Beach
 
  Silver Beach

L’aspetto negativo è la presenza eccessiva di turisti che, avendo a disposizione pochi spazi ombreggiati, si concentrano tutti a macchie, dando l’effetto d’un carnaio scomposto.
Molto più intima è la Coral Cove beach, anch’essa magistralmente posizionata, tra Chaweng Noi e Silver Beach. Parcheggiamo lungo la strada davanti al Coral Cove Chalet, dal quale si accede alla spiaggia.
 Coral Cove Beach
Coral Cove Beach
Il colore della sabbia è più scuro, quindi anche quello dell’acqua subisce una smorzata verso il classico verdone asiatico.
C’è un ristorantino molto invitante, il cui cuoco, però, deve aver seguito con troppa attenzione quelle orrende trasmissioni di cucina americane, in cui il primo passo per avventurarsi nella preparazione di qualsiasi pietanza, sembra essere una bella maciullatura d’aglio a piene mani.
Da visitare, possibilmente al pomeriggio, in attesa del tramonto, è sicuramente la Choeng Mon beach, che si trova sullo sperone nord orientale dell'isola (se fosse la Corsica, sul dito) e che raggiungiamo solo grazie al navigatore.
Guardando la cartina non sembrerebbe posizionata in modo favorevole per goder del tramontar del sole; in realtà la bella ansa, nel vertice in cui produce un istmo che si protende verso l’isolotto raggiungibile a piedi (ma anche con altri mezzi) durante la bassa marea, regala belle immagini e colorazioni pacificanti.

  Choeng Mon
 Choeng Mon
Verso sera i ristoranti sulla spiaggia accendono una miriade di lucine colorate, creando una calda atmosfera invogliante alla cena. Noi preferiamo, però, riportarci in zona Fisherman's Village e cenare al Red Moon, che offre una buona varietà di piatti con un equilibrato dosaggio di cucina thailandese ed europea (il gestore è una vecchia volpe nizzarda, che la sa lunga sull’intortamento del cliente).

15 Marzo 2017
Esplorando il lato occidentale dell’isola superiamo il capoluogo Nathon
 Nathon
 
e troviamo la bella baia di Lipa Noi.
 
 Lipa Noi
  Lipa Noi
La sabbia ha un aspetto argilloso e nell’acqua si nota un poco di torbidezza limacciosa che si sedimenta sui peli asciugandosi al sole, anche quelli minuscoli e solitamente invisibili, facendo assomigliare persino le signore più attente all’estetica a Michael J. Fox nella sua esilarante mutazione licantropa. In questa zona, anche sulla strada, si respira un po’ d’aria vacanziera (o basterebbe dire si respira?!?). Si circola con più serenità e ci si può guardare intorno senza il timore di essere stirati da un autoarticolato. Troviamo un buon ristorante per il pranzo, il Gulaytu, sulla strada principale, con una cucina curata a prezzi ottimi.
Nel rientrare al Fisherman’s village ci concediamo una tappa anche a Mae Nam, considerata da molti tranquilla e rilassante, evidentemente da troppi, visto che è abbastanza affollata. L’acqua è subito alta, quindi si presta meglio al nuotatore e c’è una quantità spropositata di palme a rinfrescare la rena.

 Mae Nam

Vediamo la spiaggia di Bophut solo all’imbrunire e consideriamo che probabilmente ha le sue cartucce da sparare anche in pieno sole.
Bophut
Al Billabong Surf Club, una specie di pub con gli sgabelli e ripiano d’appoggio rivolti a finestra sul mare, ci concediamo un’insolita seratina all’inglese a base di birra alla spina, hamburger e ali di pollo fritte. 

16 Marzo 2017
Per spostarci sull’isola di Koh Phangan ci rechiamo al porto di Bangrak con un certo anticipo. Facciamo il biglietto (300 bath a cranio) e ci sediamo in una “sala” d’attesa che, nonostante sia completamente aperta, puzza come il cesso di una stazione di una volta. Qualche mattacchione ha scritto da qualche parte che vengono utilizzate barche da trenta passeggeri… sulla nostra ce ne stanno come minimo trecento. La traversata è molto tranquilla e la durata è di circa trenta minuti, ma siamo partiti con un po’ di ritardo e c’è nuvoloso, quindi il pomeriggio non promette grandi scoperte.
Al porto di Bangrak abbiamo preso un libretto gratuito di info turistiche dell'isola molto utile, in particolare con indicazioni relative alle spiagge ed ai trasporti. Scopriamo così che i taxi hanno delle tariffe fisse.
Contrattiamo comunque il prezzo con i taxi scooter e spendiamo 200 bath invece di 300 per raggiungere la zona di Baan Tai, dove si trova il nostro hotel per le prossime 4 notti.
Il Divine Comedie Beach Resort è piuttosto caro, ma, prenotando tramite Booking a ridosso della partenza, risparmiamo parecchio e ce la caviamo con 4800 bath per tre notti (pagamento in contanti per evitare le onnipresenti commissioni sull'utilizzo della carta di credito). E' un bell’albergo composto da una struttura centrale e da svariati bungalow postmoderni che raggiungono il ristorante e la piscina, posizionata in maniera superba a guardare il mare e la spiaggia sottostante… Il ristorante invece non ci convince, anche perché la scelta musicale è adatta agli amanti del Full Moon Party e quindi ci fa schifo.
Noleggiamo uno scooter per i soliti 250 bath al giorno (praticamente tariffa fissa su tutta l'isola), che speriamo ci aprirà nuove avventure nei prossimi giorni.
17 Marzo 2017
La meta della prima gita è la zona costiera di Haad Than Sadet. Da Baan Tai si percorre la bella strada asfaltata verso nord con piacevoli saliscendi sulla dorsale per circa venti minuti; all’altezza di una rotonda (forse l’unica dell’isola) c’è l’indicazione e poco dopo una sbarra blocca l’accesso alla zona con i mezzi motorizzati ed una guardia forestale invita alla compilazione di un breve questionario. Dal parcheggio alla spiaggia il tragitto è breve ed anche la nostra permanenza su di essa, perché non è affatto brutta e soprattutto è molto tranquilla, aspetto non trascurabile dopo essere stati a Koh Samui,
 
 Haad Than Sadet

 
 Haad Than Sadet
 
ma, oltrepassando un ponticello improvvisato ed un insediamento di bungalow fantasma, raggiungiamo Haad Thong Reng, un piccolo gioiello di spensieratezza, colori e luminosità, incastonato nella vegetazione morbida da cui si stagliano altissime palme e nelle rocce sgretolate dalle maree e dai venti.
   

 

 Haad Thong Reng

 Haad Thong Reng


Un serpente di due metri non riesce a bloccarci la strada del ritorno verso la cena, che vorremmo consumare al Fisherman’s, ma con rammarico scopriamo che è necessaria la prenotazione, che effettuiamo per la sera successiva e ripieghiamo sul meno rinomato Islandia, che non si merita alcuna stella Michelin, ma non è nemmeno da buttar via.
18 Marzo 2017
Il tentativo di raggiungere Bottle Beach in motorino fallisce miseramente: la discesa è assai ripida ed il fondo stradale talmente sdrucciolevole, perché coperto di sabbia e ghiaino, che se si scende allegri ci si schianta di sicuro e se si va pianissimo ad un certo punto i freni bloccano le ruote, che derapano peggio che a lasciarle andare; chissà se un pilota di motocross ce l’avrebbe fatta?!? Raggiungiamo la vicina Ao Thong Nai Pan Noi, che è da poco tempo di facile accesso grazie ad una nuova strada asfaltata, e si trova nella più bella baia di Phangan, forse eccessivamente esposta alle correnti, ma nonostante il moto ondoso le acque mantengono una notevole trasparenza.
 Ao Thong Nai Pan Noi
 
Ao Thong Nai Pan Noi
 
Scopriamo che sul lato sinistro (guardando il mare) di Ao Thong Nai Pan Noi, raggiungibile con una brevissima camminata lungo un sentiero sugli scogli c’è una spiaggetta più piccola, purtroppo occupata da un resort piuttosto invadente, il Santhiya Koh Phangan Resort & Spa, che meriterebbe tutta la nostra attenzione per location e qualità dell’acqua.

Spiaggia del Santhiya Koh Phangan Resort & Spa

Poco oltre si trova la sorella Ao Thong Nai Pan Yai, anch’essa adagiata in un mirabile scenario naturale. Nonostante siano separate dal cordone ombelicale di un piccolo promontorio, hanno un approccio completamente diverso, soprattutto per il carattere del mare che qui si presenta docile e fin troppo calorosamente accogliente, nel senso che l’acqua è bassa e caldissima, ed essendoci un odore un po’ pungente nell’aria, par di fare il bagno in una brodaglia.

 Ao Thong Nai Pan Yai
 Ao Thong Nai Pan Yai
Le due spiagge si differenziano anche per il posizionamento rispetto al sole, di cui, in quest’ultima, si riesce a godere un po’ più a lungo.
La spiaggia di Baan Tai non è un granché, ma è abbastanza apprezzata per una passeggiata e quattro chiacchiere all’orario del tramonto.
 Baan Tai
 
La cena al Fisherman’s Restaurant, che si trova a pochi minuti a piedi dal nostro hotel, si rivela particolarmente sorprendente sia per la qualità dei piatti, sia per il prezzo meno elevato del previsto, in un ambiente raffinato con i piedi nella sabbia.
 
19 Marzo 2017
Una bella dose di dolce su e giù anche per raggiungere Haad Rin, la spiaggia del Full Moon Party, che si divide in Sunset e Sunrise, quest’ultima sicuramente più accattivante. Il villaggio di Haad Rin è un insieme di bar e caffè un po' caotico per i nostri gusti.
 Haad Rin Sunrise

 
 Haad Rin Sunset

Grazie all'indispensabile navigatore e a un po' di fiuto raggiungiamo Haad Lela che, con la sua atmosfera più rilassata, sembra essere tagliata fuori da quel mix assurdo di fighettismo e frikkettonismo pasticcoso che caratterizza quest’area, a nostro giudizio alquanto deprimente.
 Haad Lela
Haad Lela
 
Facciamo ritorno al Fisherman’s per la cena, perché, dopo una nuova delusione a pranzo, radichiamo la convinzione che sia meglio spendere qualcosa in più (e si parla di cifre irrisorie) per cambiare completamente la dimensione alimentare, da latrina immonda a ristorante extra lusso, anche se siamo perfettamente consapevoli che entrambi i vertici dell’iperbole di cui sopra siano paragoni insani.

20 Marzo 2017
Ci trasferiamo sul lato ovest dell’isola, a Hinkong e precisamente al Alcove Bungalow, dove abbiamo prenotato tre notti in bungalow al prezzo di 3300 bath. La sistemazione non è male, ma dopo il bungalow avveniristico del Divine Comedie in cui abbiamo dormito l’ultima notte, tutto ci sembra meno entusiasmante. Noleggiamo un motorino dal bike rental situato proprio a fianco e partiamo nuovamente in tromba; naturalmente dopo esserci fermati dal benzinaio a mettere un po’ di carburante (sta roba di svuotare i serbatoi degli scooter in uscita, per guadagnare sulla differenza di benzina in più riportata dal cliente, comincia a scartavetrare un poco la minchia, ma stavolta lo restituiremo vuoto, a costo di spingerlo).
La prima spiaggia su cui distendiamo il pareo e le membra è Haad Salad, che regala un bellissimo paesaggio e varie possibilità d'ombra, perché, nonostante le nubi incombenti, non abbiamo alcuna intenzione di cuocerci il cervello. L’acqua è bassissima e trasparente, così ci accorgiamo che sul fondo, apparentemente dormienti, stanno dei simil stronzi, che qualche spavaldo definisce black banana fish, in realtà si tratta di cetrioli di mare, la cui fittissima presenza è abbastanza inquietante.
 Haad Salad
Haad Salad
Da qui ci spostiamo alla più intima Haad Khom, che si trova ad un promontorio di distanza da Bottle Beach. La marea è bassa, quindi si perde un poco del fascino di questo luogo, ma il colore e la trasparenza dell'acqua sono caraibici. Anche qui è facile trovare l’ombra sotto le piante e ci sentiamo particolarmente a nostro agio.
 
Haad Khom
Haad Khom


Dopo una breve pausa pranzo con un ottimo mango shake (il migliore per consistenza ed intensità di sapore) ed uno scialbo piatto di riso d’ananas e gamberi al Belvedere ridiscendiamo verso Ao Chaloklum, nell'omonimo villaggio, frequentato soprattutto da spagnoli.
E' rinomata principalmente perché da qui parte il maggior numero di barche per Bottle Beach (150 bath a cranio sola andata). La sabbia è bianca e fine, ma l'acqua è veramente troppo bassa e l'impressione generale è di una laguna interna.
Ao Chaloklum 

Molto più movimentata è la spiaggia di Koh Ma (anche se non si direbbe dal nome) sia per la presenza di lavori di edilizia in pieno svolgimento (qui si che prendono alla lettera i consigli psichedelici di Flavio Briatore), sia per i molti turisti che sbarcano dalle escursioni per fare la passeggiata alla classica Mont Saint Michel dei poveri, cioè alla piccola isola collegata alla terraferma con una striscia di sabbia corallina. L'ambiente è un po' malsano e ce ne andiamo presto.
 
 Koh Ma
Koh Ma

Ceniamo a due metri dall'Alcove, al Romanzo Tropicale, un ristorante gestito da un ragazzo romano che lavora come uno stacanovista per soddisfare la propria clientela (altro che rilassarsi in spiaggia a guardare il tramonto, dopo aver insegnato alla manovalanza locale a mandare avanti la baracca in autonomia, come fanno in molti). Effettivamente molto buone la pasta con il pesce e la pizza (preparata nel forno a legno da uno dei due soci romani) e ottimo il rapporto qualità-prezzo.
 
21 Marzo 2017
Ci dedichiamo alle spiagge che vanno da Chao Phao verso Thong Sala e scopriamo dei tesori nascosti (o quasi) a cominciare proprio da Chao Phao.
  
 Chao Phao

 Chao Phao
Sbirciando oltre il Pirate's Bar veniamo attratti dal candore di Ao Niad che diventerà la più apprezzata della giornata, per il borotalco della sabbia e la striscia d’acqua bassa, con colori tipici dei più incantevoli paradisi balneabili. Si raggiunge svoltando nei pressi del centro culturale thailandese e si aggira la laguna interna con stradina sabbiosa che si conclude con una sbarra che demarca la proprietà degli Zen Bungalows, con un ristorante non male.

 Ao Niad

 Ao Niad

A malincuore abbandoniamo questa bellezza per fare un salto veloce sulla vicina Ao Srithano, più spartana ed un po’ meno accogliente,


Ao Srithano
ma soprattutto per fare un paio di commissioni veloci a Thong Sala, cioè cambiare altri 100 euro e comprare i biglietti per la barca di ritorno a Koh Samui, previsto per il 23 marzo, e meno male, visto che scopriamo che il ferry del pomeriggio è sospeso ad libitum.
Nel tornare in zona ci fermiamo ad Ao Plai Laem, che ha l’unico difetto della bassa marea, perché come scenario è favoloso, impreziosito dalle rocce arrotondate che fuorescono dal mare. La bassa marea ha comunque il pregio di creare un’atmosfera surreale e di mostrare la vitalità della vegetazione acquatica, che nasce dalla sabbia come un piccolo spuntone, per poi trovare l’unione che genera la forza, in radici che sosterranno un tronco centrale da cui si ramificherà la bellezza verso il cielo, avventura da cui gli esseri umani dovrebbero trarre insegnamento.


 
 Ao Plai Laem

 Ao Plai Laem

Grande accaldamento ci porta a rituffarci in acqua al più presto e per farlo scegliamo di ritornare ad Ao Niadi (la nostra preferita) e quella di molti altri evidentemente, che si sono dati appuntamento per festeggiare al tramonto. Infatti dopo un bagno lungo come una quaresima, ci stendiamo sulla rena ad asciugare al sole e per estraniarci dal “simpatico” incalzare dei bonghisti, ci spariamo nelle orecchie le cuffiette e ci mettiamo a leggere un buon libro, ma quando riprendiamo il contatto con la realtà, siamo circondati da una valanga di persone intente a fissare il sole calante, proprio come nel classico spot di film de vampiri… Noi si va controcorrente e, mentre molti giungono, andiamo via, a bere finalmente il cocktail di benvenuto al Alcove, il cui bar-ristorante il giorno precedente era chiuso. Pensavamo alla solita minchiata di succhino di frutta in piedi al bancone, invece l’ospitale gestrice francese, ci invita a sedere in una delle splendide postazioni allestite in riva al mare e ci fa portare un cocktail di prima categoria, che fa scattare di un gradino in su il livello di gradimento del posto.
 
Alcove Restaurant
 
22 Marzo 2017
Abbiamo deciso definitivamente di boicottare Bottle Beach e, come ultimo giorno a Koh Phangan, visioniamo le mancanti Had Son (che si trova dove c’è l’indicazione per Secret beach) e successivamente Had Yao, entrambe di medio livello, per cui facciamo i bis su quelle che ci hanno maggiormente impressionato su questo lato dell’isola, cioè Had Khom, dove oggi l’acqua è un po’ più alta e si possono fare dei bagni meravigliosi e degli incontri insoliti, infatti alcune scimmie si fanno spigliate, prendendosi anche delle confidenze con i turisti.
Had Son  
 
Had Yao
 
Dopo aver pranzato al carino (in tutti i sensi) ristorante sulla spiaggia denominato Ocean view, andiamo a trascorrere il pomeriggio ancora una volta ad Ao Niadi e anche oggi la vediamo popolarsi di innumerevoli frikkettoni all’ora del tramonto. Per chiudere la giornata revival ceniamo al Romanzo Tropicale, in assoluto uno dei migliori.

23 Marzo 2017
La traversata per Samui è leggermente più tribolata per le onde truffaldine e l’andatura contro corrente, ma niente che possa compromettere l’appetito. Sbarchiamo e saliamo su un taxi che per 550 bath ci porta all’albergo che abbiamo prenotato per l’ultima notte thailandese; si tratta dell'Impiana, un bellissimo resort situato sulla spiaggia di Chaweng Noi, che da noi sarebbe a cinque stelle, la cui camera sciccosa ci costa come un letto in un ostello norvegese (67 euro). Degna di nota anche la colazione (compresa nel prezzo) del mattino seguente sulla splendida terrazza vista mare. Siamo pronti per il trasferimento, acquistato presso l’albergo a 250 bath a persona, all’aeroporto che se difetta di un vero e proprio duty free, è dotato di moltissimi spazi all’aperto e aree fumatori con panche artistiche.
Lo scalo a Singapore questa volta è molto più lungo (circa otto ore) e decidiamo di aderire al free tour di Singapore proposto dalla Singapore Airlines. Purtroppo però i posti disponibili sono esauriti e dobbiamo rinunciare, non troppo amareggiati, perché l’aeroporto è talmente grande ed attrezzato con tutte le comodità e le attività di intrattenimento (cinema, sport, tv, videogames, negozi, ristoranti, bar, lounges, giardini tropicali etc.) che le ore trascorrono con una certa nonchalance.
Portiamo a casa il ricordo di due isole molto diverse tra loro, con piccole delusioni rispetto ad alcune aspettative generate da esperienze precedenti in questo Paese (soprattutto di natura alimentare: la qualità è decisamente peggiorata) e con moltissime sorprese positive che ci regalano la consapevolezza di aver vissuto un altro piccolo pezzo di vita in un nuovo incantevole pezzo di mondo.   













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