Come fare a buttar via 2 giorni della propria vita?
Le alternative sono due: andare a lavorare o prendere un aereo per l’Asia con
uno stop over di 5 ore a Dubai: la prima opzione è un investimento a fondo
perduto, la seconda invece dà il suo rendimento nell’immediato ed è questo
l’unico tipo di finanza che ci interessa.
Giovedì 8 dicembre 2011
La destinazione principale del viaggio è il
Myanmar, ma, visto che abbiamo trovato un volo Emirates (http://www.emirates.com/it/italian/)
Milano-Kuala Lumpur a prezzo stracciato (420 euro a testa) e che esistono i
voli low cost di Airasia facciamo la bella pensata di passare qualche giorno al
mare in Thailandia prima di tutto il resto.
Il check in online di Emirates si rivela una
genialata, perché c’è una coda da morirci di vecchiaia, mentre in un paio di
minuti ci togliamo l’incombenza. Il volo con stop a Dubai è piacevole grazie al
miglior programma di intrattenimento in cielo possibile.
L’aeroporto di Kuala Lumpur è gigantesco e prima
del ritiro bagagli abbiamo già fatto mezza maratona e preso un treno. La
pratica di immigrazione è molto veloce, nonostante impronte digitali e roba
simile; sarà l’efficienza degli addetti o semplicemente qui non si cerca di
scoraggiare i flussi di viaggiatori, prendendoli per sfinimento (leggi
USA). Prima dell’uscita dalla zona arrivi
acquistiamo un voucher per il taxi all’apposito banchetto con tariffe fisse (splendida
invenzione che evita di venire fregati o perdere tempo in contrattazioni).
Spendiamo 42 Ringitt (RM) per il trasporto al Tune Hotel nei pressi
dell’aeroporto KLIA-LCCT (Low Cost Carrier Terminal) che dista meno di 20 km (ci
arriviamo in circa 20 minuti).
Il Tune hotel www.tunehotels.com
ha l’unico pregio di trovarsi vicino all’aeroporto KLIA-LCCT da cui partono tutti i voli di
AirAsia www.airasia.com visto che il
nostro volo per Langkawi è praticamente all’alba. Per il resto, le camere sono
piccolissime senza un qualsiasi appoggio e molto rumorose (diciamo che
l’ingegnere che l’ha progettato non s’è buttato giù le ossa a studiare acustica
applicata!), non tanto per il rombo degli aerei in decollo quanto per il fatto
che i malesi fanno sembrare i napoletani dei morigerati dilettanti in quanto a
utilizzo di clacson.
Da qui l’aeroporto si può raggiungere a piedi in un
quarto d’ora, oppure si può utilizzare il pulmino dell’hotel che parte ogni 15
minuti e costa 1,5 RM a cranio.
Sabato 10 dicembre 2011
In aeroporto sembra tutto molto confuso, ma scopriamo
che il caos ha un suo senso e sbrighiamo le formalità di check in in pochissimo
tempo, anche perché abbiamo utilizzato anche stavolta il sistema del check in
online, più veloce ed economico rispetto a quello tradizionale. Airasia ha diversi
voli al giorno per l’isola malesiana di Langkawi, che è molto turistica. Noi ci
andiamo solo perché da qui partono da fine ottobre a fine aprile le barche per
l’isola tailandese di Koh Lipe, altrimenti raggiungibile da Koh Lanta o Pak
Bara in Thailandia in tempi decisamente più lunghi.
Giunti in aeroporto acquistiamo un voucher per il
taxi (al solito banchetto con i prezzi fissi, 24 RM) per il porticciolo Telaga
Harbour da cui partono i cosiddetti ferry per Koh Lipe. Abbiamo prenotato
tramite il sito http://telagaterminal.rezgo.com/
(andata e ritorno per 248 RM a testa). La prenotazione è fondamentale perché il
ferry è in realtà una speed boat con una trentina di posti.
Alla fine scopriamo che c’è anche un reale ferry
che impiega due ore invece che una e che parte dal Kuah Jetty invece che dal
Telaga Harbour e costa 1100 bath invece che 1200 bath a testa e si può
prenotare qui http://www.kohlipethailand.com/book_ferry_tickets.php.
Essendo Langkawi in Malesia e Koh Lipe in Tailandia
ci sono operazioni doganali, in questo caso piuttosto buffe: consegniamo i
passaporti alla bigliettaia che ci dice li rivedremo sull’isola. Il ferry è un
motoscafo super moderno che taglia le onde con destrezza, ma il mare è sempre
mare e quando è brutto fa gli scherzi e la traversata è tutt’altro che
tranquilla. A Lipe non c’è pontile e il cruiser si ferma per farci salire su
una long tail boat per raggiungere la rena (bagagli e passaporti arrivano in
seguito, ma c’è fiducia). Le pratiche doganali si svolgono in un baracchino
sulla spiaggia. Da qui a piedi in circa 10 minuti raggiungiamo il Lipe Power
Beach Resort, fermandoci per cambiare i soldi in bath, sulla stradina
principale dell’isola trapuntata di esercizi commerciali, denominata walking
street (con tanto di insegna).
L’isola non è troppo turistica. Oltre alla walking
street, ci sono solo alcune stradine sterrate, da percorrere a piedi o
eventualmente con i pochi “taxi”, costituiti da motorini con carrello (una
corsa 50 bath a persona). Anche i numerosi taxi boat hanno lo stesso prezzo. La
gente dell’isola si sposta anche in scooter (ce ne sono un po’ troppi) e non se
ne comprende la necessità visto che l’isola si percorre da parte a parte a
piedi in 20 minuti. Qui la mappa http://www.kohlipethailand.com/maps.php.
Lo stesso sito consente di prenotare molte delle sistemazioni sull’isola e fornisce
informazioni utili.
Noi abbiamo prenotato il Lipe Power Beach Resort tramite
www.agoda.it, per 208 euro per 5 notti con
colazione inclusa. E’ un’ottima offerta, considerando la qualità della
struttura e i prezzi di Lipe, che sono più alti rispetto ad altri posti della
Thailandia. Sull’isola si può anche spendere più del doppio nelle poche strutture
di lusso, ma anche molto meno (solo 400 bath - 10 euro per un bungalow senza
bagno). Il nostro resort è costituito da bungalows con verandine, ben arredati e
con letti grandi e confortevoli. C’è anche una piccola piscina, inutile visto
il mare. Lo staff è estremamente gentile ed il ristorante è piuttosto buono. Ci
piacerebbe cenare sempre qui ma il vento la sera è molto forte, i piatti si
raffreddano subito e il brodo vola.
Lipe Power Beach Resort
La spiaggia su cui ci troviamo, Sunrise beach, è
molto bella: la sabbia è bianchissima, il colore del mare incantevole e i due
isolotti di fronte (Kra e Usen) danno un tocco paradisiaco-tropicale. Se non
fosse per le tante long-tail boats sarebbe proprio uno scenario mozzafiato. Si
rivelerà comunque la scelta ideale su un’isola che ha tre spiagge principali:
Pattaya, la più frequentata e rumorosa per il via vai di barche con un rumore
di sottofondo che pare di essere al Motorock; Sunset Beach, carina, ma spesso
ventosa e lontana dal resto dell’isola e Sunrise appunto, meno costruita e
incasinata di Pattaya, con alcune zone assolutamente isolate. La spiaggetta di
Sanom è un’altra bella alternativa tranquilla, con un solo resort.
Un altro aspetto negativo di Pattaya beach, che la
mattina ha un mare splendido, è l’abbassamento della marea nel pomeriggio, con
presenza di un natante che scarica camionate di terra per i lavori di edilizia in
corso un po’ ovunque.
Pranziamo al Gipsy, poco distante dal nostro resort
sulla spiaggia; il pad thai non sarebbe male se non fosse freddo ed è
confortante sapere di poter avere un pasto con birra a meno di 5 dollari.
L’acqua turchese è molto invitante e ci concediamo
un bagno rilassante. L’unica nota negativa è rappresentata da alcune medusine,
che si presenteranno anche in altri momenti, soprattutto nella parte centrale
di Sunrise. Non provocano forti ustioni, ma sono un po’ noiose.
Il giorno successivo è nuvoloso e ne approfittiamo
per camminare ed effettuare la visita completa dell’isola. L’interno ha una
vegetazione lussureggiante. Per arrivare
a Sunset beach seguiamo i cartelli per il Porn resort… ogni tanto si incontrano
baretti e bungolaws dall’approccio freak (questa è sicuramente la parte dell’isola
dei moon party). Sunset beach è piccola e ombreggiata e vi si affacciano tre
resort piuttosto spartani. Il mare è bello, nonostante le nubi, ma c’è poco
spazio per sistemarsi.
Sunset Beach
Riprendendo il cammino principale verso ovest si
incontra la spiaggetta, dove si è insediato il Mia Luna (scendere solo se si
vuole sentire la musica techno anche al mattino), mentre oltre si trova la
bella spiaggetta di Billa dove si sentono le cicale e l’acqua del mare ha un
colore spaziale. C’è anche un baretto con le sdraio e i tavolini sulla sabbia,
che si possono occupare anche se non si consuma niente.
Da qui con un breve cammino si riscende a Pattaya.
Non ha alcun senso andare a mangiare al Daya se non si è autolesionisti. Molto
meglio un panino o un pancake al Coffe House, un posticino garbato con l’arredamento
colorato e buona cucina economica, appena fuori da walking street verso Sunrise
Beach.
Notiamo con piacere che non c’è traccia di immondizia,
problema che è stato segnalato da molti negli anni scorsi e che è evidentemente
stato risolto e c’è anche una “centrale energetica” con pannelli solari.
La mattina seguente riusciamo a stare abbastanza
tranquilli su Pattaya (il colore del mare è incredibile) e poi ci spostiamo sulla
meravigliosa Sanom beach, che si raggiunge dall’estremità ovest di Pattaya con
una passerella in legno sugli scogli.
Pattaya Beach
C’è un solo resort, il Sanom appunto, e sembra
di fare il bagno in un lattementa tiepido.
Sanom Beach
Dopo aver incamerato in memoria
cerebrale (purtroppo labile) ed in quella digitale (speriamo più affidabile)
immagini strepitose di questo luogo incantato andiamo a pranzo all’elegante Lipe
Resort, su Pattaya. Le porzioni sono un po’scarse, ma la birra costa meno che
nelle bettole; c’è un tipo che in un’ora accumula una quindicina di lattine
vuote e non si stacca mai dal notebook. Qui infatti, come in molti altri posti
su Lipe, c’è free WiFi. E’ anche possibile collegarsi a internet in alcuni
posti lungo walking street per 3 bath al minuto.
Nel pomeriggio scopriamo la punta nord dell’isola
dove si trovano l’Andaman ed il Mountain Resort, quest’ultimo in posizione
galattica. Qui i colori al tramonto si fanno caldi e sinuosi e il canale che
separa Lipe da Adang, con le sue profondità diversificate, ipnotizza gli
osservatori.
Sunrise Beach
Dal Mountain Resort, camminando nell’acqua costeggiando
gli scogli, si può raggiungere una bella spiaggetta molto isolata (in realtà c’è
una bar ma in questo momento non sembra funzionante). La stessa spiaggia si può
raggiungere in modo più impegnativo tramite una stradina polverosa (con discesa
finale ardua) che si imbocca appena prima di Jack’s Jungle (sembra che vada un
po’ in collina ma poi ridiscende al mare).
Spiaggia dietro gli scogli del Mountain Resort
Ceniamo da Smile, un ristorante su walking street, con
tavolini e sedie nella sabbia, e mangiamo senza infamia e senza lode a poco
prezzo, come al solito. I ristoranti propongono piatti simili a prezzi simili e
quasi tutti permettono di scegliere il pesce che si vuole cucinato sul BBQ.
Si sta talmente bene su Lipe che non sentiamo la
necessità di fare uscite in barca alle altre isole del parco, nonostante le ottime
offerte di gite giornaliere con snorkelling e pasti inclusi a 550-650 bath.
Passiamo gli ultimi 2 giorni spaparanzati sulla
sabbia, nel luogo più incantevole dell’isola, la parte est di Sunrise beach nei
pressi dell’Andaman resort, in assoluta tranquillità.
Sunrise Beach
15 dicembre 2011
Il check in per la speed boat alle ore 9.00 è molto
agile. Veniamo riconvocati per le 10.00 e partiamo con le longtail per la
piattaforma, dove è ormeggiato un motoscafo più piccolo di quello dell’andata,
ma con tre motori Honda che danno l’idea di metterci un gran poco. Il mare è
molto più calmo e sembra di volare e in un attimo Lipe è solo un ricordo che si
fa sempre più lontano. Le operazioni doganali a Langkawi non sono più elaborate,
ma stiamo più di un’ora ad aspettare i passaporti. Prendiamo un taxi a tariffa
fissa 24RM per l’aeroporto e torniamo a Kuala Lumpur dove il giorno successivo
ci aspetta il volo per Yangon.
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