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venerdì 27 settembre 2024

Normandia

 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2024

Dopo aver vissuto una delle estati più calde ed afose della storia sembra buona l’occasione per visitare uno di quei luoghi da sempre ambiti, ma accantonati per la situazione climatica notoriamente avversa: il nord della Francia ed in particolare la Normandia. Perciò acquistiamo un volo da Bergamo a Paris Beauvais alla tariffa super vantaggiosa di 57 euro a testa, ottima per compensare il prezzo esoso degli autonoleggi della zona… Il meglio che riusciamo a trovare è Dollar a 400 euro per una settimana con assicurazione completa. Ci mettiamo in strada con l’accompagnamento di una pioggia battente, ma nell’avvicinarci a Rouen il cielo si rasserena magicamente e la temperatura si alza un po’, sfiorando addirittura i 18 gradi. Abbiamo prenotato una stanza all’Ibis budget Rouen centre rive gauche (77 euro con colazione inclusa), parcheggiamo in zona con una lieve preoccupazione perché si vedono qua e là tracce evidenti di cristalli frantumati sul marciapiede… Incrociamo le dita e facciamo il check-in, dopodiché ci incamminiamo (circa tre kilometri) per raggiungere il centro. Scopriamo che la strada migliore prevede di seguire il vialone dritto fino al fiume e seguirne la riva girando a destra sino a giungere finalmente al centro storico che risulta vagamente disarmonico, se non per il quartiere di Saint Maclou che è una perfetta bomboniera di case a graticcio ed altri palazzi suggestivi a coronare la splendida omonima chiesa. Qui si trova anche l’antico ossario restaurato in veste di chiostro dall’atmosfera particolare. Le altre attrattive principali della città sono la meravigliosa cattedrale di Notre Dame, in stile gotico, dipinta una trentina di volte da Monet in diverse stagioni ed esposizioni di luce (certo che quando si fissava con una cosa ce ne voleva a fargli cambiare registro…) visitabile gratuitamente anche all’interno, il palazzo di giustizia e l’aggraziato Gros Horloge, nei pressi del quale si trova un bellissimo pub con 25 tipi di birra alla spina.




SABATO 14 SETTEMBRE 2024

L’auto ha superato la notte indenne, senza effrazione alcuna, quindi possiamo partire in direzione Caen attraversando il parco naturale regionale des Boucles de la Seine che nei pressi di Fountaine ci sorprende con una strana nebbia un po’ spettrale, ma alquanto scenografica insieme alle pareti rocciose bianche dall’altra parte, che fanno da spalla alle case del villaggio, spesso utilizzate come rimessaggio, avendoci scavato nicchie, anche di grandi dimensioni. Il paesaggio è molto suggestivo anche attraversando i bei paesi di Duclair e Le Nouveau Trait, dove si trova un originalissimo gazebo botanico in un pubblico giardino; in questa zona si trova il borgo di Jumieges con la sua splendida abbazia scoperchiata visitabile con ingresso a pagamento (7 euro). 

 



Si guida con grande tranquillità su queste strade ben tenute, scorrevoli e poco trafficate e sempre con un bel panorama circostante; attraversiamo la foresta di Brotonne e l’omonimo ponte. Facciamo una breve sosta nel piccolo villaggio di Beaumont en Auge che ci riserva scorci incantevoli di architetture particolari, avvolte da una fresca natura odorosa attorno, grazie anche alla magnanimità del meteo che sfodera una giornata meravigliosa con un cielo blu quasi commovente. 




Beauvron en Auge ne è la versione amplificata. Sembra uscito da un romanzo di Caroline Graham con protagonista l’ispettore capo Barnaby. 





Arriviamo a Caen nel pomeriggio, prendiamo possesso della stanza prenotata al Brit Hotel Caen Nord (50 euro) e ci rechiamo a piedi al Memorial Cité des Memoire: si paga poco meno di 20 euro a persona per immergersi in questa devastante, ma assai formativa esperienza sugli orrori delle guerre, in particolare della seconda, con un ampio spazio riservato allo sbarco degli alleati surre spiagge della Normandia.



 

DOMENICA 15 SETTEMBRE 2024

Prima di lasciare Caen ne visitiamo il castello che purtroppo è in fase di ristrutturazione, specialmente nel settore pavimentale del parco interno, quindi vi è una limitazione parziale. 




Da qui ci spostiamo sulla costa e la prima tappa è il cimitero militare americano di Colleville sur mer che si trova in un’ambientazione naturale bellissima e sarebbe proprio un posto incantevole, soprattutto in una giornata come questa, con il sole glorioso ed il cielo terso, se la coscienza non fosse morsicata ad ogni piè sospinto camminando tra le innumerevoli croci bianche di ragazzi di vent’anni spediti al di là dell’oceano a morire per una causa non loro, almeno direttamente, anche se in realtà combattere il nazismo dovrebbe essere una causa comune. Tra i pini marittimi si apre la visuale sulla lunghissima Omaha beach, che oggi sembra quasi una normalissima spiaggia su cui passeggiare tranquillamente, e può esserlo solamente grazie al sacrificio dei soldati di cui sopra. Quando gli uomini riusciranno ad imparare dai loro errori sarà troppo tardi!?! 


Dopo una discreta pausa pranzo a base di crepes e galette, più birra d’abbazia alla creperie de Formigny ci rituffiamo in un altro luogo della memoria, alla tristemente nota Utah beach

 

Ma la Normandia costiera non è famosa solo per queste vicende storiche importanti, lo è anche per i suoi borghi caratteristici: qui scompare completamente il graticcio e le case sono quasi interamente in pietra con una omogenea distribuzione urbanistica ed armonia cromatica. Srotoliamo il resto del pomeriggio tra Saint Vaast la Hougue e la sorella maggiore Barfleur


Come base per la notte abbiamo scelto Cherbourg che non è una perla di bellezza, in particolar modo la domenica sera quando buona parte dei locali e dei ristoranti si risparmia l’apertura della saracinesca (ma il senso degli affari?!?). Nonostante ciò troviamo un’ottima sistemazione al Hotel le Louvre (61 euro la camera, senza colazione, ma c’è la macchinetta del caffè con le cialde) e, partendo dalla Basilica della Santa Trinità, percorriamo il lungo mare, oltrepassiamo il ponte mobile e ci ritroviamo alla citè de la mer ed il suo gigantesco acquario dietro il quale riposa un poderoso sottomarino nero. Ritornando nelle vie quasi deserte riusciamo a trovare un tavolo al ristorante libanese Le Comptoir Libanais dove gustiamo una cenetta alternativa con buon rapporto qualità/prezzo.

 

LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024

Nella periferia di Cherbourg si trova l’affascinante castello des Ravalet, un edificio del sedicesimo secolo perfettamente conservato e circondato da un parco mantenuto con cura maniacale, quasi paragonabile ad un giardino botanico di prima categoria per varietà di piante presenti. Vi è anche uno stagno con tanto di uccellame connesso, cioè trampolieri, anatre e cigni neri. 

 

 




Scendiamo verso sud sulla strada che ci condurrà a Mont St. Michel e facciamo una prima tappa nel paese di Saint Sauxeur le Vicomte dove si trova l’omonimo castello, privo di visitatori, ma piuttosto interessante. 


Poi una breve sosta all’abbazia di Lessay ed una pausa pranzo a Coutances nella brasserie la Taverne du Parvis molto originale che si trova proprio davanti alla cattedrale; siccome sulla lavagna troneggiano le scritte: Menù du jour! E Les Moules sono tornate!!! Prendiamo entrambe le direzioni. Nella stessa piazza si trova il palazzo del comune con una facciata a dir poco singolare, ed imboccando la discesa per uscire dall’abitato si incontra un’altra chiesa degna di nota. 


 


Certo è che arrivando a Mont St. Michel ogni descrizione entusiastica di luoghi visitati in precedenza sembra quasi tingersi di ridicolo. La maggior parte della gente è convinta di poter arrivare qui a nuoto, con l’alta marea, o in auto, con la bassa: nessuna delle due opzioni è plausibile, perché si giunge a piedi o con un bus navetta dai parcheggi a pagamento situati in zona. Siccome è una giornata stupenda decidiamo di lasciare l’auto nel paesino prima (evitando quindi di pagare il parcheggio) e di camminare sull’argine del canale, con l’immagine del monte all’orizzonte, che si fa sempre più raggiungibile. Al ponte con le chiuse, però, siccome c’è una fermata della navetta saliamo a bordo e facciamo l’ultimo tratto su gomma. Più ci si avvicina più si comprende la maestosità e lo splendore del sito, assolutamente impareggiabile. 





La marea è al minimo perciò d’intorno par esserci un’enorme spiaggia; i bastioni sono poderosi e l’abbazia si staglia altissima contro un cielo blu spaziale. Nel mezzo si apprezzano la cinta muraria (percorribile) su vari livelli, ed un accavallarsi di edifici storici uno più bello dell’altro, in stili, a volte diversi, ma perfettamente compatibili in un amalgama omogeneo talmente puro da aver meritato, senza il benché minimo ripensamento, l’onorificenza di patrimonio dell’umanità. Ridiscendiamo verso il livello del mare proprio mentre questo comincia ad alzarsi e di tutta quella sabbia chiara di prima ne rimane asciutta ben poca, in uno spazio temporale impressionantemente breve. Il tragitto al contrario prevede un pezzo a bordo della navetta (fino al solito ponte) ed i restanti tre kilometri a piedi. 



Rimontiamo in auto e, dopo aver guidato per una ventina di minuti, in campagna, con una luce oceanica esplosiva che colpisce i pascoli, ravvivando l’erba, avidamente ruminata da bovini enormi di tutte le fogge e colori, attraversiamo il pittoresco paesello di Ducey, prima di giungere al Chateau d’Isigny dove abbiamo prenotato una stanza per la notte con prima colazione al prezzo scontato di 72 euro. L’esperienza è decisamente insolita, perché non sarà propriamente un castello, ma è certamente una sfarzosa residenza in cui si fa un piacevolissimo salto nel passato, con scale e pavimenti di legno scricchiolante, mobili antichi, caloriferi a radiatore regolabile a leva, camino nella stanza da letto, dove ci dicono essere nati tredici bambini (… tra i pavimenti scricchiolanti, il vero buio di campagna, sir, ed il racconto dei tredici bambini si dormirà con un occhio solo…) e la lussuosa vasca in mezzo alla stanza da bagno: super!!!


MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2024

Dopo una notte imprevedibilmente serena ed una perfetta colazione francese con l’atmosfera di un caminetto acceso a riscaldare e profumare il salone, partiamo alla volta di Bayeaux; troviamo abbastanza agevolmente un posteggio libero in una strada adiacente alla cattedrale. Ci spieghiamo finalmente il motivo per il quale le chiamano tutte “de Notre Dame”, perché uno quando ci arriva davanti esclama: “Ella Madonna!!!” in questo caso poi con ancor più entusiasmo. Il suo impatto visivo è già poderoso dalla rotonda che conduce al centro storico. La piazza su cui si offre la facciata principale non è molto vasta, quindi da questo punto di vista è un poco sacrificata, ma la fiancata destra ed il retro impressionano per mole e raffinatezza. L’interno è pregevole, in particolar modo il coro e l’organo, ma tutta la struttura a tre navate è slanciata ed armoniosa; il settore più alto si articola a finestroni, racchiusi tra archi e colonne, talmente grandi da rendere superflua l’illuminazione artificiale. Il centro pedonale della cittadina è molto bello ed omogeneo, vi si trovano anche ponticelli e mulini ad acqua. Pranziamo alla creperia di Luis, dove gustiamo ottime galette a cui abbiniamo svariate paole di sidro ad un prezzo contenuto. 





Da Bayeaux ci spostiamo ancora sulle rive della manica e precisamente ad Arromances dove sviluppiamo altre occasioni di riflessione per la presenza di un memoriale/museo relativo allo sbarco che ha lasciato tracce fisiche anche sulla spiaggia antistante. Molto meno intrisa di ricordi, pur essendo l’ottantesimo anniversario, è la visita di Cabourg dove ci concediamo una passeggiata sulla lunghissima e sofisticata promenade Marcel Proust. Prima di arrivare a Honfleur attraversiamo la cittadina di Pont d’Eveque di cui ignoravamo l’esistenza, ma che risulta essere deliziosamente attraente. Per la notte a Honfleur abbiamo scelto il B&B hotel (64 euro) che si trova in zona periferica, comodo per il parcheggio notturno dell’auto, che comunque poi utilizziamo per gli spostamenti; come prima cosa la cena al vicino “Uccelli del mare” che rappresenta un’esperienza pittoresca, non tanto per la qualità del cibo, facilmente dimenticabile, quanto per la frequentazione: è come stare in una puntata di camionisti in trattoria senza Rubio. Come seconda cosa un giro serale che ci dà un assaggio dell’approccio fiabesco di questo paese.


MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE 2024

Se le luci della notte donavano un’atmosfera magica alle stradine ed al fronte porto di Honfleur, con il sorgere del sole subentra un altro tipo di poetica, perché tutto si fa più nitido e l’approfondita conoscenza del luogo è frizzantemente coinvolgente. Ogni direzione che si decida di intraprendere, partendo dal Vieux Bassin, difeso dalla Lieutenance, riserva sorprese gradevolissime, in particolare il quartiere di Santa Caterina, con l’omonima chiesa ed il campanile da essa separato. Molto affascinante è anche la visita al giardino delle personalità. 





La strada che da Honfleur conduce a Villerville è semplicemente stupenda sia dal punto di vista naturalistico, sia da quello delle architetture elegantemente sparate qua e là tra gli alberi.
Deauville e Trouville sono due paesi gemelli ancora uniti da un cordone ombelicale: il fiume Touques delle cui sponde fanno sfoggio entrambi ed è una gara a primeggiare in sfarzo ed altezzosità. Qui c’è pieno di fighetti e barche di lusso nel porto condiviso. 



Molti ristoranti propongono le solite quattro minchiate di trenta kilometri prima, ma le fanno pagare il doppio… Insomma sono due belle località in cui fare una sosta nel viaggio per prendere un po’ di sole al tavolino di un bar, ma dopo si scheggia via in direzione di Etretat dopo aver cavalcato il ponte di Normandia, che in sé è già una bella esperienza. Anche ad Etretat l’essere umano si è impegnato abbastanza per dare noia, cospargendo la zona di divieti di sosta e parcheggi a pagamento a cui ci tocca cedere perché siamo già un po’ stanchi quando arriviamo ed abbiamo davanti a noi altri kilometri di scarpinate su e giù per le scogliere. Fortunatamente la natura compensa l’avidità umana, distribuendo generosamente l’incanto di cui è capace: le falesie, gli archi scavati nella roccia, i faraglioni, lo strapiombo, la forza del vento ed il mare roboante, il tappeto verde dell’erba che giunge coraggiosa al limitare, una camminata imperdibile incorniciata in un ricordo indelebile. 

 


Per la notte abbiamo optato per un'ottima soluzione, il Birgit Hotel di Le Havre (54.70 euro più tassa di soggiorno), dove approfittiamo anche del ristorante con apprezzabili risultati culinari.

GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE 2024

Lasciamo Le Havre e ci spostiamo a Louviers dove possiamo ammirare la graziosa cattedrale con fin troppo gugliame gotico. L’altra particolarità del paese è il chiostro costruito sull’acqua e sarebbe anche molto suggestivo se qualche demente non avesse deciso di sovrapporci un edificio moderno orripilante, in cui oggi c’è una scuola di musica. Facciamo una fermata ulteriore a Gaillon dove, purtroppo, il bel castello, in questo momento, è oggetto di ristrutturazione, prima di raggiungere Vernon dove rimaniamo colpiti dalla classica immagine da cartolina dell’antico mulino di fronte al castello perfettamente conservato.







La visita di Giverny si limita al villaggio, alla chiesetta con cimitero in cui si trova la tomba di Monet ed ai giardini, nella parte accessibile gratuitamente; per quanto concerne la casa museo ed i giardini privati c’è una coda mostruosa alla biglietteria e non ce la sentiamo di morirci di vecchiaia aspettando il nostro turno per entrare. 



Perciò risaliamo in auto e ci spostiamo nella bellissima cittadina di Les Andalys situata sulla sponda del fiume e dominata dalla rupe da cui si sporge all’orizzonte il castello di Gaillard. Per l’ultima notte abbiamo scelto una sistemazione assai originale nel borgo storico di Gerberoy dove ogni edificio rimanda ad un tempo lontano fatto di case semplici ed al contempo affascinanti. La campagna intorno è un tappeto di vergine meraviglia, con morbide colline e prati a pascolo. Nel tardo pomeriggio il villaggio saluta i visitatori quotidiani per cui si trasforma in un mortorio silenzioso, poetico, ma anche un po’ deludente, soprattutto se per la cena si pensava di poter fare affidamento su uno dei quattro ristoranti presenti che però rimangono desolatamente chiusi e non c’è nemmeno un negozietto di alimentari, quindi l’unica soluzione è riprendere il proprio veicolo e spostarsi di circa tre kilometri, raggiungendo Songeons che, pur essendo un bugigattolo, in confronto a Gerberoy è una metropoli dalla spassosa vita notturna e dalla variegata offerta enogastronomica. Dormiamo al Chambre d’hotes Logis de Gerberoy, prenotato con Expedia che, grazie ai punti accumulati, ci fa un’offerta vantaggiosa (89 euro con colazione inclusa). 



 

VENERDÌ 20 SETTEMBRE 2024

Ed ecco giunto il momento di percorrere gli ultimi kilometri sulle gradevolissime strade della Normandia verso lo spartano aeroporto di Beauvais dove riconsegniamo la vettura a noleggio e riprendiamo l’aereo per l’Italia con un nuovo bagaglio di esperienze formative ed illuminanti, un poco di malinconia nel salutare una regione coccolante di dolcezza e incanto, e l’impaziente desiderio di ritornare a godere di una gastronomia con un buon rapporto qualità/prezzo (la nostra!)

venerdì 19 luglio 2024

Sporadi (Skiathos e Skopelos)

GIOVEDÌ 06 GIUGNO 2024
Dopo aver prenotato il volo con Aegean, la stessa ne ha modificato l’operatività, per cui la nostra formula con scalo ad Atene, non era più esistente, di conseguenza abbiamo ottenuto il rimborso completo e nel frattempo Ryanair ha istituito un volo diretto da Bergamo per Skiathos ad un prezzo decisamente più vantaggioso (e questo è culo). Quindi partiamo in orario ed arriviamo in circa due ore e un quarto con un atterraggio piuttosto rude che non si capisce se sia colpa della pista breve o del pilota un po’ naif. La vera figata è poter raggiungere il paese a piedi dall’aeroporto senza menate di autobus o taxi esosi. Per recarci al Grecos Art (con stanze nuove e molto centrali), dove abbiamo una prenotazione per due notti a 84 euro in totale, infatti, ci sono un paio di kilometri di cammino, su una strada praticamente priva di traffico (esattamente come a Mykonos ahahahah…) Arriviamo a destinazione un po’ stanchini, accaldati e con una voglia matta della classica cenetta greco-isolana a base di taramosalada, hummus e sardine, ma soprattutto di una birrona fresca alla spina, che proviamo a soddisfare alla taverna Hellikion, in centro, con qualche piccolo difetto.

VENERDÌ 07 GIUGNO 2024
Prendiamo dimestichezza con la cittadina e ci inoltriamo nelle sue viette traditrici alla ricerca del miglior noleggiatore di motorini. Quando ci sembrava d’aver trovato quello che faceva al caso nostro, praticando le tariffe migliori con sconto ulteriore per pagamento in contanti (e conseguente evasione fiscale da parte sua) e periodo prolungato, tutto è franato in un misero: “Eh, ma son rimasto senza”… “Eh, ma va a ciapà i rat, fai il noleggiatore di motorini o il pasticciere?!?” Perciò ci siamo rivolti al più serio e professionale Rent Scooter Skiathos, che ti dice una sola parola ed un solo prezzo (anche se poi, alla fine ci farà uno sconto di 2 euro al giorno sui periodi successivi), ma almeno non ti fai illusioni, anche se a dirla tutta, 20 euro al giorno per un 125 fanno girare vagamente i maroni, ma suvvia, tanto ormai non c’è più l’inflazione e possiamo scialarcela alla grande! In sella al nostro destriero ci lanciamo alla scoperta dell’isola, della sua bella conformazione compatta ed articolata, della sua vegetazione rigogliosa (qui piove spesso, siam mica alle Cicladi) e delle sue spiagge, cominciando dalla popolarissima, ma non per questo screditata ai nostri occhi, Agia Paraskevi, che condivide la baia con Platania (praticamente sono lo stesso litorale) e poco oltre un piccolo promontorio con Kolios a est e Poros a ovest. 


Qui la sabbia è piuttosto grezza (anche se molti recensori l’hanno definita “fine”, mah?!?), quasi rossa e, nonostante ciò, l’acqua del mare ha una trasparenza assoluta ed assume tonalità cangianti, dal turchese allo smeraldo anche in funzione dell’esposizione solare e del condizionamento prodigioso dell’entroterra, come detto, assai ricco di varietà arboree. Vorremmo poter scendere in tutte le calette, guardare tutti i villaggi e fare una ricognizione di tutti gli affittacamere dell’area, ma la giornata ha il suo limite temporale e per farci un’idea nostra su quale possa essere la prossima meta del viaggio, dobbiamo sbrigarci, saltare ed improvvisare, per cui facciamo una tappa a Koukounaries, o meglio due, perché ci sono due ingressi e ci facciamo fregare dal secondo, pensando di aver percorso chissà quanta strada e di essere giunti a chissà quale nuova spiaggia, invece è sempre lei, in tutta la sua lunghezza, coronata da ombreggianti piante. 


Qui sì che la sabbia è più fine ed anche più chiara, perciò i colori si fanno vicini a quelli dei tropici o della cara Sardegna (anche l’affollamento, però, s’avvicina a quello della nostra regina mediterranea). Nonostante la presenza di stabilimenti balneari anche molto frequentati non c’è un casino bestiale, soprattutto nella parte centrale; invece i due estremi per un motivo da una parte (porticciolo con sbarco crocieristico) e per un altro da quella opposta (beach bar e acquasport), sono decisamente evitabili, se si preferisce la tranquillità o quantomeno si è infastiditi dal painismo dilagante. Le due “Banana”, Banana e Mikri Banana sono tutta un’altra faccenda, perché la sbarra che blocca la strada ai veicoli dei non residenti e la conseguente camminata in saliscendi, probabilmente tarpano le ali alle orde dei barbari; e nonostante abbiano tentato di sabotarle piazzando su entrambe ombrelloni e lettini di stile e fattura sciccosa, mantengono un fascino sibillino ed un approccio pacificante. 

Ispezioniamo alcune case/studios ed alla fine optiamo per Golden Evelyn (50 euro a notte per una stanza super con balcone vista mare).
Ora che ci siamo tolti il pensiero possiamo andarci a godere una cenetta in riva al mare e sotto al mulino della taverna Milos, dove mangiamo bene, spendiamo poco, ma non accettano la carta di credito.

SABATO 08 GIUGNO 2024
Dovendo liberare la stanza del Grecos Art alle 11.00 abbiamo tutto il tempo per andare a fare un bel bagno alla spiaggia di Xanemos che, a primo impatto, non fa innamorare perché il fondo misto sabbia grigia, ghiaia e sassolini (a riva) ne penalizza l’impatto visivo, ma accomodandosi, magari sul lato nord, dove la spalla rocciosa è più brulla, tipica delle isole greche che maggiormente amiamo, e dove si può ammirare un masso avente le sembianze del profilo di una testa di leone, magari sul presto la mattina, quando la maggior parte della gente ancora dorme, ci si trova in pace assoluta: un bel silenzio accarezzato da un ricciolo d’acqua sul bagnasciuga, poi squarciato d’improvviso da un aereo che decolla proprio sopra la testa, a distanza di braccio, ad assordanza di suono. Il versante sud della spiaggia, invece, è costituito da un promontorio (esplorabile) ricoperto di fitta vegetazione, erba e fiori gialli, che ricorda un paesaggio scozzese o della costa basca; tutto è molto suggestivo, ma la sensazione più coinvolgente è data dall’abbraccio delle acque fresche e di trasparenza commovente che se non fossi morto di fatica non vorresti più smettere di nuotare e di esplorare i fondali visibili perfettamente ad occhio nudo per la folgorante illuminazione di un sole travolgente. 

Dopo aver prelevato lo zaino dallo studio abbiamo ancora un ritaglio di tempo prima di pranzo e di prender poi possesso della nuova stanza da Evelyn, perciò decidiamo di inerpicarci sulla penisola di Bourtzi, con la fantastica spiaggia, sconosciuta ai più, di Psarochoma che dall’alto mostra di sé la lunga distesa di sassolini e turchesi limpidezze. Ci accorgiamo che più avanti se ne intravede un’altra, ma per raggiungerla è meglio essere più “alleggeriti” rispetto alla nostra zavorra momentanea, quindi proseguiamo di qualche centinaio di metri e, senza sapere come o perché, ci ritroviamo a Xanemos, che adesso è molto più frequentata e, di conseguenza, meno affascinante.


Ci gustiamo la più classica delle esperienze alimentari locali: gyropita con mythos alla spina in bicchiere ghiacciato da Gyronimo e nel frattempo arriva l’orario per il check-in fissato da Golden Evelyn. I proprietari ci accolgono calorosamente con un baclava e la stanza è talmente bella con il suo terrazzino all’ultimo piano vista mare e collina che ne approfittiamo per un caffè (dolcegusto) ed un pisolino rigenerante. Dedichiamo il pomeriggio ad una visita veloce di Agia Eleni, l’ultima spiaggia raggiungibile agevolmente con strada asfaltata e parcheggio adiacente, per questo motivo alquanto affollata e, pertanto, non certo la nostra preferita.



Tutt’altro discorso per la meravigliosa Krifi Ammos, la prima che si incontra andando verso nord sulla strada sterrata dopo circa 700 metri. Si lascia il mezzo e si scende su un sentiero abbastanza ripido, facendo attenzione a non scivolare. L’ambientazione è spettacolare con la sua forma a bomboniera, di rocce e scogli, folta vegetazione ed angolini appartati ed un mare pulitissimo in cui sguazzare per ore con buone possibilità di snorkeling. La taverna in posizione leggermente sopraelevata propina la sua colonna sonora dapprima assai piacevole, con le canzoni dei cantautori greci, poi, verso l’ora dell’aperitivo, un po’ meno, con le versioni campionate di grandi successi internazionali, fino a sfociare in un chill-out leggermente patetico, ma tutto sommato sopportabile.


DOMENICA 09 GIUGNO 2024
Riprendiamo quella che ormai abbiamo capito essere la nostra strada prediletta: la sterrata che da Agia Eleni sale verso Kastro; oltre ad essere piacevolissimo percorrerla, in quanto si snoda tra boschi odorosi, scavallamenti e point of view di tutto rispetto, offre numerose possibilità di discesa a mare su spiagge poco frequentate e bellissime. Di Krifi Ammos s’è già parlato quindi viene il turno della successiva Mandraki e da onomatopea è subito magia! La deviazione è ben segnalata sulla strada e non si può sbagliare, si imbocca un sentiero tra gli alberi percorribile per un pezzo con lo scooter, poi è meglio lasciarlo perché il fondo diventa sabbioso, ma non avendo voglia di fare neanche 100 metri a piedi è possibile arrivare fino in spiaggia, ma a sto punto che cazzo lo fai a fare l’abbonamento in palestra se non ti va di fare neanche quattro passi in mezzo al bosco?!? Mandraki ricorda vagamente alcune cale di Cefalonia perché vi si trova una parete posteriore a pinnacoli di argilla sotto la quale rimane l’ombra per le prime ore della mattinata. Poi il sole l’aggredisce per intero e non resta che fiondarsi in mare per una mega nuotata rinfrancante e una volta dentro non si uscirebbe più, avvolti da tanta scintillante purezza che, riflettendo il verde della vegetazione attorno, s’ammanta del classico blu mediterraneo e di uno smeraldino asiatico: caro Mandrake hai fatto qui il tuo trucco di prestigio più riuscito, bravissimo!!! 


Come nel salto in alto si conoscono limiti e possibilità, ma evidentemente l’asticella della bellezza si può sempre alzare, così accade quando, spinti da un certo languorino, imbocchiamo la deviazione per Paralia Agistros, dove sappiamo trovarsi una taverna che offre buoni piatti a prezzi leggermente più alti del solito, ma giustificati dalla splendida vista e pranzare con tutto questo splendore negli occhi appaga tutti i sensi. 

Dal parcheggio in alto si possono ammirare le due spiagge: da una parte, appunto, Aggistro (il nome cambia ogni volta in funzione della cartina che si va a consultare) e dall’altra la super fantasticosa Elia che, se possibile, è ancora più incantevole, ricordando una delle spiagge del sud della Sardegna, anche se qui c’è sicuramente meno gente e ciò la rende ancora più apprezzabile. 


Nel pomeriggio raggiungiamo agevolmente, con strada asfaltata, la tranquilla baia di Megalos Aselinos che, se perde qualche colpo rispetto alle precedenti, per purezza dell’acqua (un vago deposito a riva, ma basta andare avanti per pochi metri per ritrovare la piena trasparenza) e qualità della sabbia, guadagna punti in ripresa per la pace assoluta in cui il silenzio è lambito dal lieve fruscio della placida risacca e dal canto di grilli e cicale.



 

LUNEDÌ 10 GIUGNO 2024
La giornata è meno esplosiva: il cielo è leggermente velato e decidiamo di tornare appositamente ad Elia per vederla con un’altra esposizione luminosa e, ad onor del vero, la troviamo meno appariscente, anche a causa della bassa marea e di una stasi totale del moto ondoso, ma questa è una considerazione che vale per tutti i luoghi del mondo che possono mutare il loro approccio in funzione delle condizioni climatiche, d’altronde anche Piscina Rei non esprime il suo potenziale multicolore quando viene afflitta dalla calima e se non fosse così persino la Norvegia sarebbe sempre stupenda. Elia è comunque una spiaggia favolosa anche perché molto tranquilla e silenziosa.
Rivalutiamo Agia Eleni che a mezzogiorno offre possibilità d’ombra sotto gli alberi con una brezza carezzevole ed un’acqua più mossa (relativamente) e limpidissima per un bagno rinfrescante. Ci riforniamo di vettovaglie al supermercato Masoutis, il migliore di Skiathos, con due filiali, che ha prodotti di prima qualità (ottime le ciliegie) a prezzi “normali”, acquistiamo anche squisiti articoli di forneria da Ariston (quello fuori dal centro) e poi andiamo dal noleggiatore di scooter a ribadire il contratto per ulteriori due giorni, usufruendo così dello sconto di 4 euro. Anche da Golden Evelyn prolunghiamo il nostro soggiorno di due notti, perché la zona merita sicuramente una visita più approfondita. Nel pomeriggio ci rechiamo a Micri Aselinos; lo sterrato che inizia dopo il monastero è leggermente più impegnativo di quello che conduce ad Elia perché il manto stradale a volte è sabbioso e spesso ci sono sassi sparsi, ma guidando con prudenza si arriva dappertutto. La spiaggia sarebbe bellissima, perché l’ambientazione è ultra selvaggia, non c’è quasi nessuno, nonostante ciò sono riusciti a piazzare una taverna che probabilmente si rifornisce via mare, visto il sentiero un po’ impervio che vi giunge, lettini ed ombrelloni. Anche qui c’è una cappa nuvolosa ed il mare è talmente fermo da sembrare uno stagno, con un deposito d’impurità a riva che scompare una volta al largo. Nuotando verso le rocce di occidente si incontrano correnti fredde e, nascosta dietro lo sperone, un’ulteriore caletta. Sarebbe anche bello fermarsi per il tramonto, ma ci sono quattro italiani che, come tutti quelli che non hanno molto da dire di interessante, non smettono mai di blaterare ad un volume di voce megafonico, pensando di essere fighi a far sentire a tutti le loro puttanate senza senso… Ce ne andiamo a Banana dove ci godiamo tutta un’altra atmosfera di pace e sole che scende dolcemente, dolcemente. Ottima cena da Pork’n’Roll con splendida colonna sonora.

MARTEDÌ 11 GIUGNO 2024
Per raggiungere le spiagge di Kechria e Ligaries imbocchiamo nei pressi di Achladies una strada asfaltata in direzione Kastro. Arrivati a Panagia Anastasa si svolta su una sterrata praticabile con cautela, soprattutto nei tratti di ripida discesa. Kechria è piuttosto infighettata, in quanto hanno piazzato lettini ed ombrelloni su un pianoro con erba curatissima in stile resort di lusso, ma la spiaggia in sé non è un gran che con il fondo a ghiaia; giusto il tempo di perfezionare la prenotazione di un alloggio a Skopelos per i prossimi giorni e di osservare le evoluzioni acrobatiche di stormi di centinaia di gabbiani che si alzano in volo tutti insieme alla ricerca di chissà cosa: misterioso è il mondo degli uccelli! 

Ci trasferiamo sull’adiacente, dove si trova l’omonima taverna, a quanto pare, molto apprezzata. Ligaries rientra maggiormente nei nostri standard per conformazione geologica ed approccio ruspante, ma anche in questo caso la sosta è abbastanza breve. 


Decidiamo di non ritornare sui nostri passi per spingerci fino a Kastro, ma di proseguire sullo sterrato (in questo tratto più affascinante per lo snodo tra boschi e ruscelli e più rilassante dal punto di vista della guida), fino a ridiscendere nell’urbanizzazione ad Achladies. Qui la spiaggia è molto gettonata e, nonostante ciò, molto tranquilla; ne approfittiamo per un lungo bagno nelle sue belle acque dai colori cangianti. 



Risaliamo in sella per apprezzare le spiagge di Skithri e Nostos che comunque non ci invogliano allo svacco, cosa che riesce a fare, invece, la quieta Kanapitsa, dove riusciamo a trovare (sul versante nord) una piccola insenatura a misura d’uomo con l’ombra di un pino marittimo che si sporge al mare dalle rocce di spalla. L’acqua è talmente trasparente da mostrare ogni sassolino, riccio, mollusco ed altri organismi viventi che s’adagiano sul fondale ed è così fresca ed invitante che non ci si può esimere da un altro bel bagno. 

 


Riprendiamo il periplo del promontorio e siamo tentati dalla discesa alla spiaggia di Diamanti, ma per oggi di sterrati pendenti abbiamo già fatto il pieno, quindi optiamo per una più serena Vromolimnos dove hanno veramente esagerato con l’insediamento a lettini, anche perché si tratta di una lingua di sabbia poco profonda, ma la qualità dell’acqua è eccezionale e non ci si può sottrarre ad un’altra pucciatina liberatoria. 

Con tutta questa attività frenetica lo stomaco reclama sostanza ed energia, perciò ci rechiamo alla taverna Sorokos che dispone di una privilegiata terrazza abbalconata sulla spiaggia di Vasilias di sabbia grezza e scura, ma il riposino post prandiale all’ombra di un grosso albero frondoso, cullati dal suono delle onde e dal canto delle cicale è garantito e soddisfacente. Inoltre il mare, nonostante sia un po’ più aperto rispetto ad altre calette più intime, non ha certo timore di farsi ammirare. 


Nel pomeriggio ci rechiamo in paese e precisamente nella zona del porto e la scopriamo molto interessante e più bella di quanto avessimo immaginato. Ne approfittiamo per acquistare i biglietti per il Seajet Superstar che giovedì ci condurrà sull’isola di Skopelos. Concludiamo la giornata con la temperatura meravigliosa di un sole calante all’orizzonte sulla romantica Banana beach, dove, infatti, una coppia ha pensato bene di convolare a nozze.



MERCOLEDÌ 12 GIUGNO 2024
Torniamo alla stupenda Mandraki dove sappiamo poter trovare una grande bellezza ed un po’ d’ombra frivola anche perché oggi il termometro segnala un ulteriore aumento di gradi e c’è anche una lieve cappa nuvolosa. Visto che siamo in zona facciamo ancora un salto ad Elias/Agistros, ma a causa della velatura e della bassa pressione/marea le troviamo nuovamente sotto il loro livello di splendore, perciò ci rifugiamo al porto sicuro di Agia Eleni, che ai nostri occhi risulta ogni volta sempre meglio. Dopo un pranzo super a base di calamaro ripieno dagli ormai amici di Sorokos, ci fiondiamo come trottole sulle strade dell’isola, anche per sentire un poco di aria fresca sulla faccia. Nel tardo pomeriggio andiamo a vedere la spiaggia del Mistique. Per arrivarci bisogna entrare in una strada chiusa da sbarra (ma a piedi si può passare) vicino a quella che conduce a Banana beach, ma sul versante opposto, infatti è già afflitta dall’ombra della collina che si trova alle sue spalle, inoltre è completamente invasa da lettini ed ombrelloni, quindi ritorniamo sui nostri passi e chiudiamo la giornata su quella che ormai è diventata una delle nostre preferite: Banana, appunto.

GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2024
Prima di restituire il Symphony (alle 10.00) trascorriamo un’oretta di pace assoluta (è troppo presto per la massa) a Paraskevi, poi ci rechiamo da Rent Scooter Skiathos e prendiamo un mezzo accordo per quando torneremo sull’isola, il 19 giugno, per noleggiare ancora da loro al prezzo scontato di 18 euro al giorno.
Il traghetto per Skopelos porta ritardo, inoltre va come una lumaca azzoppata, quindi arriviamo sull’isola un’ora dopo il previsto. La simpatica amica di Motor Center by Nicolas, con la quale avevamo preso contatto con whatsapp, ci aspetta al porto e ci consegna un altro Symphony 125 al prezzo di 50 euro per tre giorni, con il quale sfrecciamo ad occupare la stanza prenotata con booking da Nepheles (130 euro per tre notti in monolocale con vista sul mare da posizione panoramica). Purtroppo ci viene assegnata una sistemazione al piano basso e la vista sarebbe stata sicuramente più eclatante dal balconcino del piano superiore, comunque non ci si può certo lamentare. Ottimo è il consiglio del gestore sulle taverne dove andare a mangiare, infatti scheggiamo immediatamente da Dimitraki, che peraltro avevamo già adocchiato pure noi, e che ci soddisfa pienamente con i suoi piatti della tradizione greca ed il vino della casa che scende vellutato e fresco nel gargarozzo, privo di solfiti e conciliante con una bella terrazza affacciata sulla spiaggia del paese. Siccome abbiamo una leggera bolla al naso (tipo Ippotommaso) da digestione, decidiamo di recarci alla vicina spiaggia di Glyfoneri dove troviamo due elementi fondamentali per questo particolare momento e stato d’animo: un po’ sabbia e l’ombra di un paio di alberi generosi, anche se ad un certo punto sono i nuvoloni grigi ad oscurare il cielo e ad ammantar l’intorno d’un velo malinconico, che però, in un certo senso, rende la visuale ancora più romantica e misteriosa, infatti la baia che è già abbastanza chiusa, sbarra l’orizzonte ottico con le montagne in lontananza dell’isola di Alonissos, generando l’illusione quasi tangibile di un lago magico della Scozia. La temperatura e soprattutto la cappa ci riportano a queste latitudini, quindi urge bagno immediato. 

Fortunatamente, ma soprattutto con un po’ di analisi logica delle recensioni negative della spiaggia di Glysteri in merito alla musica assordante del beach bar presente che consideriamo relative al periodo di alta stagione, in cui probabilmente c’è davvero un bel bordello, ci andiamo. Innanzitutto la strada che ci arriva è molto suggestiva, snodandosi in un contesto di vallate, boschi ed uliveti, e una volta raggiunta la destinazione ci si ritrova in una caletta semichiusa con una bella spiaggia a sassolini che contribuiscono alla super trasparenza dell’acqua. Il cielo è un po’ nuvoloso e la vegetazione attorno conferiscono al mare un verdone intenso al largo, sempre più chiaro vicino a riva, insomma un bijoux! Certo, quelli del bar si sono un po’ allargati con lettini e sdraio, ma vi è comunque spazio libero alle due estremità, di cui noi ovviamente approfittiamo stendendo il pareo sui sassolini che creano una superficie morbida, ma chi volesse sentirsi più figaccione che hippie, può usufruire della tariffa che, almeno in questo periodo, è veramente vantaggiosa (a Laigueglia te li affittano per dieci minuti a questo prezzo). Il capitolo musica alta, poi, è da affrontare così: dipende tutto dal momento, dal genere musicale e da cosa si intende per “alta”, oggi, ad esempio, c’erano delle canzoni di cantautori greci, spagnoli e sudamericani, ed altri pezzi strumentali d’atmosfera abbastanza rilassante, il volume era perfetto, quindi per noi giudizio positivo, nonostante non si amino molto i beach bar in generale, se poi ad agosto si trasformi nel Papete che si può dire?!? Un po’ egoisticamente si potrebbe rispondere: “Sticazzi, impari ad evitare le spiagge con i lettini, gli ombrelloni ed i beach bar”, ma siccome non siamo così crudeli ci fermiamo a “Sticazzi”.


 

VENERDÌ 14 GIUGNO 2024
Il gestore del Nepheles si/ci domanda come mai gli italiani amino così tanto la spiaggia di Limnonari. Eh, caro mio, perché gli italiani, per quanti altri difetti possano avere, soprattutto in materia di scelta dei propri idoli, essendo cresciuti con il bello a portata di occhi, hanno sviluppato buon gusto a livello estetico… e questa spiaggia di sabbia chiara e sassolini arrotondati, incastonata in una splendida baia incontaminata e fulgida di vegetazione e rocce robuste, con un mare che più pulito e cristallino non si può, merita ampiamente tutto il plauso dell’italiano dal palato fino. In più, conoscendo i nostri polli, siamo certi che lo stabilimento balneare da fighetti, con bar sofisticato, ombrelloni di paglia, di stoffa ecru e di rete a maglia di tenda, i lettini da relax di classe (ci sono persino due letti a baldacchino con zanzariera d’organza), unica dimostrazione di presenza umana sul posto, contribuisca a creare un ambiente attraente. Come sempre noi, invece, preferiremmo che non ci fosse nulla di simile, ma non siamo, per questo lieve sgarro, particolarmente offesi, scandalizzati o scoraggiati dal fermarci a godere di questo paradiso e ci posizioniamo in una delle tre aree libere (una al centro e due alle estremità), quella più a destra, guardando il mare. Dalla prima mattina rimaniamo soli fin dopo le 10.00, a parte la compagnia (un po’ invadente) di una coppia di api che sono evidentemente desiderose di fare amicizia, ed anche quando comincia ad arrivare qualcuno non si tratta sicuramente della calata degli unni (contiamo al massimo una decina di persone nel momento in cui ci congediamo). Nuotare qui è un’esperienza rigenerante ed ogni tanto bisogna fermarsi a riprendere fiato e a farsi incantare dalla bellezza intorno e sotto di sé: quando il sole irradia i suoi raggi gloriosi i colori dell’acqua marina riverberano d’azzurri vivi e turchesi lucidissimi, migliaia di specchietti luminosi danzano sulle crestine in superficie ed anche dove la profondità si fa più lontana la trasparenza assoluta consente visioni complete e sorprendenti, come accade in pochi posti al mondo (viene alla mente Anse Lazio a Pralin).


Risalendo la costa ovest dopo Alikia s’incontra l’insediamento di Panormos circondato da colline ricoperte di bosco; qui è l’omonima spiaggia di ciottoli e sassolini comodissimi su cui adagiarsi. Il sole splende e tira un bel venticello che ci riporta ad un minimo sindacale di sensazione da isola greca. Anche le onde si caricano di energia, nonostante ciò il mare conserva trasparenze, colori e piacevolezza d’incontro. 


Lo stomaco chiama, quindi saltiamo a piè pari le seguenti calette e facciamo il nostro ingresso trionfante e speranzoso nella Bakery di Elios/Neoklima e dopo esserci rifocillati troviamo un posto all’ombra delle tamerici, con un poco di sabbia, sulla bella spiaggia di sassi del paese, divisa in due parti da un molo d’attracco. Dal versante sud si vede e si può arrivare alla rinomata Hovolos beach, ma bisognerebbe intraprendere un percorso leggermente impegnativo con camminata su pietroni sommersi dal mare che però oggi è troppo mosso e ci toglie la scarsa voglia che abbiamo in questo momento di lanciarci in questa impresa. Come non detto!!! Dopo dieci minuti di siesta si parte!!! E, ad onor del vero, è meno arduo del previsto: con un po’ di agilità e di ammirazione nei confronti dell’uomo ragno, si può anche evitare di bagnarsi (fatta a piedi nudi). La spiaggia che si srotola dopo l’ultimo scoglio è semplicemente fantastica, con le sue pareti bianche in stile Dover, super selvaggia e naturale, con un mare favoloso del color dell’acqua e menta, ed una spruzzatina di latte, per la presenza di sassolini bianchi sul fondo.

 

 



Rimontiamo in sella alla volta di Glossa che vorremmo osservare bene perché si sta radicando in noi l’idea di non andare più ad Alonissos, come avevamo pensato, e di fermarci altri due giorni qui, perché ci sta piacendo assai e obiettivamente tre giorni sono pochi per apprezzare a fondo l’isola che ha un sacco di cose belle da raccontare, per cui si potrebbe cambiare “residenza”, trasferendosi quassù. Glossa in prima analisi, però, ci sembra vagamente tagliata fuori dal mondo e scarsamente predisposta dal punto di vista logistico… Vedremo.
Con una serie di tornanti scendiamo anche a Loutraki dove si trova il porto d’attracco degli insetti scoppiettanti (aliscafi) che arrivano da Skiathos in 15 minuti. C’è una spiaggia piuttosto grezza con una taverna ed una chiesa gialla che espone la sua strana facciata proprio sul litorale. 


 

 

Nel riprendere la via di “casa” decidiamo di fare una tappa su una delle spiagge “saltate” in precedenza che si offrono geograficamente al sole calante. Proviamo con Kastani (molto bella) ma qui sì che il beach bar scassa veramente con la sua techno a manetta; magari ci torneremo in orario più consono (tipo al mattino presto, quando non c’è nessuno e se ci dovesse essere qualcuno probabilmente non avrebbe voglia di sorbirsi quella roba a tutto subwoofer). 


Optiamo quindi per la più pacifica Milia che è altrettanto estetica ed è praticamente una spiaggia libera essendo gli ombrelloni pochi e scarsamente invadenti data anche la lunghezza dell’arenile diviso in due tranche da quello che rinominiamo lo scoglio di Peppino. Ci sono fondamentalmente sassolini, alcuni talmente piccoli da sembrare chicchi di riso, con piacevolissima sensazione di coricamento soffice, l’ideale per godersi un tramonto caldo e ventilato in tutta agiatezza e silenzio, rotto solamente dalle onde del mare limpidissimo e dai colori cangianti (super!)



SABATO 15 GIUGNO 2024

Come volevasi dimostrare, partendo presto al mattino si riesce ad apprezzare meglio la bellezza della spiaggia di Kastani costituita da sabbia a granello grosso grigiastro. Alle spalle si sviluppa un barranco boscoso e scenografico, e davanti il mare passa dalla trasparenza increspata dall’onda, al turchese schiaffeggiato dal sole fino al blu profondo che avvolge l’isolotto dalle bianche scogliere e dal verde cappello. Insomma un posto delizioso per trascorrervi le prime ore del mattino, quando si trova anche l’ombra d’albero, provenendo la luce da dietro. Per chi si trovasse qui a piedi (c’è la fermata del pullman appena sopra) è possibile imboccare un sentiero che conduce a Milia (consigliato). Capiamo che è venuto il momento di levare le tende quando un barcone in stile Gianni Amelio violenta la battigia con il suo legno di prua e vomita centinaia di turisti desiderosi di contatto umano.

 

Ci spostiamo ad Armenopetra dove si scende con una stradina in cemento piuttosto ripida, ma non così drammatica come da descrizioni: gli unici pezzi sterrati sono in piano, quindi non si corre alcun pericolo. La spiaggia è molto selvaggia, c’è una certa quantità di alghe depositate ed il mare è vagamente agitato e schiumato sul versante sud. Molto fotogenica è la roccia degli armeni.


Passiamo oltre spingendoci all’estremo nord dove si trova la costa alta e frastagliata; tra Glossa e Perivolou c’è un point of view con paesaggi mozzafiato: mentre prendiamo qualche scatto ad effetto si ferma un’auto e ne scende una donna inglese che ci imita. Le chiediamo generosamente se voglia essere immortalata in questo bellissimo contesto, ma con tono irriverente e seccamente sgarbato ci risponde che lei si scatta da sola le sue foto. Ci pentiamo della nostra ingenuità e dell’offerta, magari abbiamo stimolato la sua suscettibilità, oppure abbiamo offeso la sua professionalità (che sia Annie Liebovitz?!?) Poi alla fine della frase cambia tono, diventando più malleabile ed aggiunge un “my dear” con un accento marcato di New Castle… MACCAZZO È BRENDA BLETHYN!!! Senza il cappello da pescatore, l’impermeabile e l’inseparabile defender chi avrebbe potuto riconoscerla?!? Ma neanche Joe… Ciao Vera, ci si vede in giro, cara.


Ed eccoci così approdare ad una delle spiagge più incantevoli di Skopelos: Perivolou, con la sua sabbia granulosa ed ustionante i piedi, le rocce scolpite dagli elementi, la bassa vegetazione più esposta e gli alberi più indietro, i pochissimi ombrelloni messi lì tanto per, le piccole rientranze in cui ci si può isolare ulteriormente (come se nella parte “lunga” ci fosse il pienone), nella prima delle quali troviamo l’ombra proiettata dalla parete pietrosa, per riposarci un attimo che dura ore, tant’è poetica l’atmosfera e poi il mare, QUESTO BELLISSIMO MAREEEEE!!! 





Nuotando oltre gli scogli si scopre un’altra cala raggiungibile con un sentiero che parte dal parcheggio del bar, in fondo a destra, ma è tutt’altro che un cesso… anche se in alcuni punti fa venire il philadelphia alle ginocchia e un accenno di cagarella, e l’ultimo pezzo (fortunatamente piccolo) è da free climber. Arrivati alla fine non si può che esultare (parzialmente per la bellezza del luogo, parzialmente per essere riusciti nell’impresa) e buttarsi in acqua dalla gioia che viene centuplicata perché da questo lato è più ferma, quindi viene ampliato il ventaglio delle tonalità cromatiche ed è persino più calda: una vera paradisola che si chiama Aggeletou


Riprendiamo il motorino e un kilometro a sud incontriamo la bellissima spiaggia di sassolini minuscoli che risponde al nome di Hodrogiorgis. Anche qui nel pomeriggio si può trovare ombreggiato vicino alla roccia di spalla. È l’ideale per chi voglia nuotare con maschera e boccaglio perché ci sono decine di scogli che affiorano, un promontorio nero ed un fondale, tutti da esplorare con viva curiosità.



DOMENICA 16 GIUGNO 2024
Facciamo una capatina a Ftelia per apprezzarla in un momento (mattina presto) in cui i lettini che hanno invaso quasi totalmente l’arenile, tranne un triangolino sul versante nord, non si sono ancora riempiti della clientela dell’omonimo beach bar e la domanda nasce spontanea: “Ma c’è già Kastani, così, c’era proprio bisogno?!?” Evidentemente sì… 

 

 

Tutt’altra faccenda risalendo verso nord: il mare a Neo Klima è piatto come una tavola e suscita quindi la necessità di rivedere Hovolo con questo nuovo approccio climatico ed estetico ed effettivamente è uno spettacolo della natura che si mostra agli uomini, indegni di tanta magnificenza. Come sempre il gusto dell’ignoto spinge alle scoperte, così in montagna si vuole appurare se, raggiunta quelle vetta, ce ne sia un’altra più elevata ad aspettarci, o dietro una curva o un promontorio ci sia qualcosa di nuovo e sorprendente, ecco che, nuotando verso ed oltre il vertice sud, col suo panettone imbiancato, si apre la visuale su ulteriori tre cale completamente deserte, che se già Hovolos t’illude d’essere un esploratore primordiale, qui hai la certezza che l’essere umano non sia ancora comparso sulla terra. Anche per questa nuotata è consigliato l’uso di maschera da sub. Avendo voglia (ma chi ce l’ha?!?) di rispolverare reminiscenze giovanili da alpino scalatore fuciliere assaltatore, ci si potrebbe arrampicare sulla roccia ed andare di là a piedi, portando con sé le proprie cose, ma così facendo, oltre a rischiare l’osso del collo, si perderebbe il piacere di un percorso marino assai più coinvolgente. Ci rilassiamo un attimo (come se prima ci fossimo stressati) al baretto Madalaki che si affaccia sulla spiaggia di Elios, con una bella media di Mythos ed è divertente pensare di essere un buon bevitore di birra e poi vedere che, nello stesso tempo, una coppia di ungheresi di mezza età se ne scola tre a testa… è vero che lui ha la pancia che sembra una cisterna e lei è la controfigura di Charlize Theron in monster, però… Umiliati ci asfaltiamo sulla strada ultra scenica che conduce all’altrettanto pittoresca chiesetta di Agios Joannis arroccata in cima all’imponente promontorio. La risalita dei più di cento scalini (alcuni piuttosto ripidi) non è certo roba da cardiopatici e nemmeno da gente che soffre di vertigini, perché nonostante sia stato fissato un robusto corrimano, guardando giù, specialmente quando si scende, potrebbe causare attacchi di panico paralizzanti. La spiaggetta a fianco, raggiungibile con una salita sterrata dall’altra parte del parcheggio e ridiscesa a scalini (stavolta senza corrimano, ma molto meno impegnativi) è alquanto suggestiva e quando ci andiamo noi non c’è quasi nessuno, ma probabilmente in mattinata ci avevano attraccato le barche che depositano i turisti in cerca del mood mammamiano, perché l’acqua, soprattutto a riva è vagamente oleosa e schiuma al primo battere di mano o di piede: peccato aver sabotato l’atmosfera di questo luogo così intimo con sta cazzata holliwoodiana… 

 


Visto che abbiamo ancora voglia di pace, di sole e di mare pulito ritorniamo ben volentieri a Hodrogiorgis che di tutto ciò dispensa a piene mani. Anche qui, come a Hovolo, con il mare più liscio rispetto a ieri (e quindi ancora più affascinante) la curiosità spinge ad andare nuotando oltre lo sperone nero settentrionale ed infatti ecco un’ulteriore insenatura che si chiama Pethameni, questa veramente difficile da raggiungere a pechino (camminando).
Che Skopelos sia un’isola dalla vegetazione lussureggiante ormai risulta assodato, ma percorrendo la strada interna che da Elios/Neoklima taglia verso il paese principale, si rimane ulteriormente sorpresi perché è tutto un bosco ricco di profumi, e aperture di vallate splendide, che sembra di essere nel Sudafrica di Knysna, insomma una di quelle che si possono inserire a pieno titolo nel volume delle scenic routes, ma che probabilmente una misera percentuale di turisti arrivati qui si è presa la briga di percorrere ed apprezzare.

LUNEDÌ 17 GIUGNO 2024  
Stafilos è una spiaggia lunga e stretta situata a pochi kilometri da Skopelos, raggiungibile con il proprio mezzo, ma anche con l’autobus, per questo motivo è piuttosto frequentata, ma assolutamente vivibile perché lo stabilimento balneare ha lasciato un bel pezzo di area libera su ambo i lati e su quello più a sinistra, guardando il mare, ci sono persino possibilità d’ombra al mattino. Con il sole splendente di oggi e l’assenza di vento l’Egeo è una tavola, nel senso che è proprio immobile, ed è anche una tavolozza di colori spaziali, con una limpidezza quasi incredibile: una delle acque migliori dell’isola in cui farsi delle lunghe nuotate. Per chi volesse fare un bagno leggermente “diverso”, possibilmente con pinne, boccaglio ed occhiali (il fucile lo ripudiamo anche in questo caso) è possibile avventurarsi sul versante occidentale, incuneando la bracciata tra la scogliera di costa ed una micro isoletta rocciosa su cui sono cresciuti due alberi, come se fosse una barca incagliata perché il capitano era rimasto ipnotizzato dallo sfavillio del sito. Passato questo varco d’argonauti ci si ritrova, praticamente soli con il proprio respiro, in un’aspra baia di pietra dove, se possibile, il mare è ancora più fresco e trasparente.




Il versante orientale di Stafilos è dominato da una penisola cicciotta a forma di tartarugona, con il culo in acqua e la testa a terra; passandole sul collo, cioè con una piccola salita in sentiero ed una discesa a gradoni ci si approccia all’adiacente spiaggia di Velanio che è più aperta della sua sorellastra e più esposta al vento (da qui il nome, perché ci si può navigare a vela). Qui l’Egeo è meno placido, ma qualche increspatura non lo rende certo meno invitante. Nella prima parte c’è un baretto di modeste ambizioni e qualche ombrellone, se si prosegue, superando le colonne delle convenzioni (due grossi massi grigi che rappresentano la porta alla “sezione nudisti”, c’è persino un cartello che lo dice esplicitamente, vietando foto o video, come se dopo tutto quello che di strano abbiam visto nella vita, ci potessimo far stupire da quattro turisti nordeuropei sovrappeso ed antiestetici e ci venisse pure il bizzarro desiderio d’immortalarli in reperti audiovisivi… mah…) si snoda il resto del litorale decisamente selvaggio anche per la presenza al suolo di svariati tronchi d’alberi morti, levigati e sbiancati dagli elementi, e questi sì che ci vien voglia di fotografare, perché sono veramente coreografici. Quando ormai pare d’esser giunti al limitar della pilaja, si svolta l’angolo e se ne scopre un’appendice, altrettanto naturale e solitaria. 




Per chi risiedesse nel paese di Skopelos e non disponesse di un mezzo di trasporto, di un biglietto dell’autobus e/o di un pollice opponibile, sarebbe comunque possibile godersi il mare in una delle numerose spiagge “cittadine” situate su entrambe le sponde della baia tagliata a metà dal porto; le più interessanti sono certamente le due che s’adagiano all’ombra del castello veneziano, ma si può affermare, senza scandalo d’esagerazione, che anche quelle dalla parte della taverna Dimitrakis meritino qualche ora di svago, anche perché qui le correnti sono sempre inesistenti.



MARTEDÌ 18 GIUGNO 2024
Agnodas è un villaggio tranquillo disteso in una conca pianeggiante poco dopo il cape amarandos sulla strada costiera che va da Skopelos a Panormos, circondato dalla natura verdeggiante, che non si fa in tempo a scendere da una collina ricoperta di bosco che si sta già risalendo sulla successiva. Per fermarcisi, infatti, bisogna proprio volerlo, attratti da una delle tre taverne fronte mare, di cui la più consigliata pare essere Korali, o dalla spiaggetta di sassolini che al mattino concede un poco d’ombra sotto le fronde arboree, lasciando il proprio mezzo di locomozione in un parcheggio sterrato alle spalle. C’è un porticciolo con l’attracco di barche di piccole dimensioni, ma il molo in cemento è evidentemente sproporzionato, poi ci spieghiamo la ragione quando vi approda un traghetto Seajet. Nonostante ciò l’acqua è pulitissima e non è mai agitata, ideale per lunghissimi bagni in pieno relax (due signore greche passano tutta la mattina a mollo chiacchierando fittamente dei fatti loro e riuscendo a battere il record europeo di ciancia finora detenuto da due pensionate di Valencia), o di rinvigorenti nuotate da sponda a sponda. Quando i nuovi arrivati stendono le loro salviette a cinque centimetri dai nostri parei capiamo che è giunto il momento dei saluti. 


Nel pomeriggio torniamo a Velanio e, a dispetto del fatto che il viottolo che si imbocca per scendere sia invaso da automobili e scooter parcheggiati, e l’antecedente Stafilos piena di bagnanti, la troviamo praticamente deserta, priva di vento e con il mare calmissimo e dai colori eccezionali, vi sono anche diversi punti d’ombra che si fa sempre più lunga col passare delle ore ed il calar del sole: magica armonia!
Ceniamo alla taverna Stafilos che scopriamo essere del fratello del proprietario del Nepheles, con mega vista dalla terrazza superiore sulla baia ed i suoi faraglioni; cosa da non trascurare è anche la qualità del cibo: gustosissimo il calamaro stufato al forno con pomodoro e risoni e freschissima l’orata alla griglia con contorno di insalata.

MERCOLEDÌ 19 GIUGNO 2024
Avendo acquistato i biglietti del ferry per Skiathos delle 14.30 ed essendo il check-out della stanza del Nepheles previsto per le 12.00 decidiamo di goderci un’altra fantastica mattinata da baronetti della mediterraneità sulla spiaggia che abbiamo eletto “la preferita della zona”: Velanio, trofeo che le è stato attribuito palesemente solo da noi, perché fino alle 11.00 non si vede passare anima criata e ciò ci inorgoglisce ulteriormente.
Facciamo anche un'ultima passeggiata nella splendida Chora.

 

 

Skopelos ha un solo pregio: non ha difetti!!! Per questo motivo ci dispiace essere già arrivati all’ultimo giorno di permanenza, ce ne vorrebbero ancora almeno due o tre… di anni però!!! Scherzi a parte, spesso s’è ragionato su tutti i posti del mondo che abbiamo visitato e quali di questi avremmo potuto scegliere per andarci a vivere; raramente (forse mai) ci si è sbilanciati nel dire: “Ecco, ci siamo!” (come se il luogo in cui abitiamo fosse talmente bello ed accogliente da determinare una cernita così approfondita ed una decision sì ardua…) ebbene a Skopelos il desiderio di affermarlo con entusiasmo è tutt’altro che un’ipotesi… Dolcissima isola dei pensieri più affettuosi, speriamo che tu possa rimaner sempre te stessa e forse un giorno ci rivedremo…
Alle 14.30 prendiamo il traghetto per Skiathos e ripercorriamo lentamente (assai lentamente) con gli occhi e la memoria il versante est della costa skopeliana fino al faro, poi dritti nel canale al porto di destinazione in una luce vivissima che esalta il paesaggio di traversata. Sbarchiamo velocemente recandoci immediatamente da Rent scooter Skiathos, dove ormai siamo clienti affezionati; ritiriamo un motorino nuovissimo. Un salto al Fiosal dove abbiamo prenotato una stanza per l’ultima notte sporadica a 51.50 euro. La struttura è moderna ed accogliente e dotata di vari comfort tra cui bollitore, moka e macchinetta del caffè dolcegusto e dei prodotti necessari per la preparazione di bevande calde per la colazione. La doccia invece è un disastro perché lava tutto il bagno tranne la persona che si deve effettivamente detergere, quindi si deve utilizzare il vecchio metodo dell’insapona e sciacqua col doccino in mano … basterebbe pulire con l’anticalcare il cipollone o eventualmente sostituirlo…
Sulla strada notiamo subito un aumento di traffico, infatti le auto parcheggiate nei pressi delle spiagge si sono raddoppiate rispetto alla settimana scorsa, ma tutto sommato la situazione è ancora accettabile, soprattutto sulla lunga spiaggia di Mandraki in cui le persone si sono assembrate sui lettini e gli spazi liberi sono quasi vuoti. Il sole è ancora caldo anche se sta lentamente calando sul mare che è liscio e trasparente come nella più iconica delle cartoline; un paio di bagni rinfrescanti e la colonna sonora di Robert Jon & the Wreck sembrano l’ideale per farsi incantare ancora una volta dalla bella Skiathos. Buono il kountosouvli di maiale da Kokiakas, ma troppo casino nella via in cui hanno disposto i tavolini. 


GIOVEDÌ 20 GIUGNO 2024
Bello è scoprire cose nuove, ma altrettanto bello è far ritorno nei posti che ci sono piaciuti di più, perciò dopo colazione puntiamo direttamente il muso dello scooter verso la nostra mattonella preferita: Mandraki, dove trascorriamo l’intera mattinata immersi in una tranquillità assoluta e in una totale pienezza d’occhi che fa tanto bene al cuore. Anche per l’ultimo pasto ci rifugiamo in un accomodante e gradito revival: la taverna Sorokos sulla spiaggia di Vasilias con pennichella d’ordinanza sotto l’albero. Recarsi all’aeroporto a piedi è una gran figata, ma in fase di digestione, con il sole a picco e quaranta gradi la rende un’attività fisica divertente, ma anche lievemente impegnativa, ma stringiamo i denti e portiamo a casa il risultato, insieme ad un baule di magnifiche emozioni e ricordi indelebili: grazie ancora vecchia Grecia per la tua generosa elargizione di carezze. E così, come un altro traghetto lascia il porto e prende il mare, anche l’aereo decolla dalla pista corta, si guarda giù per un poco, si ricaccia una lacrima di malinconia e sorride la speranza che non sarà mai l'ultima partenza.