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28 dicembre 2014
Partiamo da Malpensa per Johannesburg
con volo Saudia airlines. La scelta della compagnia è stata dettata da motivi
economici. Il volo costa infatti 610 euro, molto meno rispetto alle altre
compagnie che fanno scalo in aeroporti conosciuti ed ospitali. Ma chi avrebbe
potuto pensare che una compagnia che propone voli internazionali con stop di 11
ore utilizzasse come scalo l'aeroporto più brutto del mondo? L'esperienza a
Jeddah è drammatica. Il terminal consiste in una stanzona vecchia e poco pulita,
con sedie insufficienti per tutti i passeggeri. O forse sarebbero sufficienti
se a un certo punto della notte i passeggeri non venissero cacciati da una zona
che viene lasciata vuota per il resto della notte... Tipica ospitalità saudita?
All'arrivo ci viene dato un voucher per la cena che consiste in un pesce
malfritto con riso, mela, pane e pepsi (menu di andata e ritorno uguale,
probabilmente stesso olio di frittura del pesce). Esiste anche un lounge
piuttosto carino che si discosta dal resto del luogo, dove si possono avere tè,
caffè e muffin gratis in un ambiente abbastanza silenzioso. E' destinato ai
passeggeri con scalo superiore alle 10 ore ma purtroppo è quasi sempre pieno
essendo costituito da una ventina di posti....
Il lounge della business class
non è invece accessibile ai passeggeri di economy (fino all'anno scorso lo era
a pagamento, ma perchè dare la possibilità a un passeggero di stare meglio??).
Il controllo del bagaglio a mano è diviso per maschi e femmine. Le femmine non
passano sotto il metal detector , ma vengono scannerizzate a mano in uno
stanzino che sembra la bidelleria di una scuola italiana degli anni 50. Il militare
svaccato al controllo bagagli meriterebbe almeno 1000 frustate solo per la
ghigna che si ritrova.. La compagnia non si dimostra malvagia all'andata. Il
volo corto di 4.30 non ha intrattenimento individuale, ma il cibo è meglio del
solito e danno il settino da volo con spazzolino e dentifricio. Al ritorno sul
volo Johannesburg-Jeddah invece l'elettricità se ne va per ben due volte,
lasciandoci al buio, a metà visione film e un po' preoccupati per la presenza
di un eventuale danno più serio. Nessuno si preoccupa di scusarsi per
l'inconveniente o dare spiegazioni di qualsiasi tipo. Compagnia e areoporto
quindi bocciati. Non ci vedono più neanche pitturati (come si dice dalle nostre
parti).
Ritiriamo l'auto da Avis
prenotata col solito www.autoeurope.it, per circa 180 euro per 15 giorni. Il personale è professionale
e il posto molto ben organizzato. L'addetta ci chiede se preferiamo una Spark o
una I10 e ci dà una Polo… (il modello Vivo, che è fuori produzione in Italia da
5 anni, ma in Africa è ancora attuale). L'auto è dotata di un congegno tipo
telepass con cui si pagano automaticamente le strade a pagamento intorno a Johannesburg.
Dopo 11 ore di scalo in quel
bijoux di aeroporto non è il caso di sbattersi in strada per centinaia di km e
optiamo per una tappa di tutto riposo, fermandoci a Vereeniging a circa 100 km
da Johannesburg in un bell’albergo il Three Rivers Lodge prenotato tramite www.hotels.com. Il clima è fantastico, il sole splendente e la temperatura
ideale di 26 gradi. Il ristorante dell’hotel, segnalato come vincitore di premi
nella ristorazione, è un po’ sopravvalutato ma economico, come usa in Sudafrica,
mentre la stanza è un po’ cara (1072 rand con colazione).
30 dicembre 2014
Dopo 250 km sulla R54 e poi
sulla N3 (dove paghiamo un pedaggio di 52 rand) raggiungiamo l’anonima
cittadina di Harrismith. All'arrivo ci spariamo subito una buona qualità e quantità
di carnazza allo Spur il nostro family restaurant preferito. I
prezzi ci sorprendono come sempre per l'esiguità. Con meno di 20 euro si mangia
ottima carne e si bevono buone birre, in due ovviamente. Prendiamo possesso
dell'originale bungalow con tetto di paglia nella stupenda tenuta della LalanathiCountry Guest House , con tanto di cappella per le cerimonie,
piscina, e animali in libertà. Abbiamo prenotato tramite www.booking.com ad un prezzo
ridicolo, 650 rand (43 euro). La cena è discreta anche, se abituati alla cucina
del Capo, ci aspettavamo più scelta e qualità, ma siamo in una parte di Sudafrica
evidentemente meno attenta alla gastronomia.
Partiamo per un sopralluogo
alla Sterkfontein Dam Nature Reserve
un lago artificiale in posizione suggestiva. La strada che vi giunge, la R74, non è
mai stata completata, il fondo stradale è pessimo e spesso si viaggia su una
sola corsia per entrambi i sensi di marcia.
31 dicembre 2014
Da Harrismith imbocchiamo la
R712 per dirigerci verso il Drakensberg settentrionale, una strada panoramica
che attraversa il Golden Gate Highlands National Park , che protegge
lo spettacolare paesaggio delle pendici dei monti Maluti.
Golden Gate Highlands NP
La strada è pubblica e non
c’è quindi un vero ingresso al parco, ma un semplice check point non sempre
presidiato, in cui si limitano a chiedere dove si va, in quanti si è e ad
augurare buona visita.
Si può anche abbandonare la
strada principale per percorrere due loop laterali (che sono aperti solo fino
al tramonto) che portano in altre zone del parco, per percorrere i quali è
necessario essere dotati di un permesso (anche se non capiamo dove si acquista
e non c’è nessun tipo di controllo).
I campi del parco si trovano
in posizioni molto suggestive. Il primo che incontriamo è il Basotho Cultural
Village, costituito da bungalow rotondi con tetto di paglia (rondawel) molto
invitanti. Il campo che ci piace di più è il Glenn Reenen Rest Camp posizionato
all’ombra di rocce multicolori.
Golden Gate Highlands NP
Il parco dà il meglio di sè
in prossimità di Clarens, offrendo visuali estasianti sulle sand stones e le
meravigliose architetture naturali da esse generate.
Clarens (che si trova a 20 km
dall’ingresso occidentale del Golden Gate NP), è una cittadina in posizione
splendida, molto vivace, con gallerie d'arte e negozi di artigianato, vari
ristoranti e pub tra cui spicca la Clarens Brewery proprio nel centro dell'abitato
(dove è d’obbligo gustare la autoprodotta english ale, dopo aver concesso il
beneficio del dubbio anche alle altre facendosi offrire un free tasting
dell'intera produzione). Ci deludono gli altri locali che frequentiamo,
l’Artist’s Cafè e la birreria tedesca Roter Hahn.
Clarens è anche l'unico paese
carino di questa zona, in cui viene voglia di stare all'aperto e fare
passeggiate (segnalate da frecce colorate) intorno all'abitato. Nonostante sia
parecchio turistico anche qui alle 8 di sera si palesa il deserto.
Dormiamo 2 notti al RiverwalkBed and Breakfast , un bellissimo BB con poche stanze, ampie e ben
arredate e splendida vista per 950 rand a notte con buona colazione inclusa.
1 gennaio 2015
Percorriamo la R711, una strada
panoramica praticamente deserta (è la mattina del primo dell’anno) che da Clarens
porta a Ficksburg, a un passo dal Lesotho, passando per Fouriesburg. Le due cittadine
sono insignificanti e torniamo a Clarens, per una bella camminata dei dintorni.
Il clima è splendido, caldo secco di giorno e freschino la sera.
2 gennaio 2015
Torniamo verso Harrismith,
ripercorrendo il Golden Gate Highlands National Park, al termine del quale
imbocchiamo la R74 in direzione Bergville, con il solito fondo stradale
accidentato, che costringe gli automobilisti a vere e proprie gincane e velocità
limitata. Entriamo nel Royal Natal National Park dopo
aver pagato un ingresso di 35 Rand a persona. Capiamo subito che il parco è l’ideale
per gli amanti del trekking e non per dei pigri come noi. Diciamo che non è una
tappa imperdibile anche se ci sono belle viste sulla famosa formazione rocciosa
dell'anfiteatro e c’è un laghetto ideale per delle foto e un pic nic.
Royal Natal NP
Non c’è nessuna strada che
attraversa il parco e quindi dobbiamo ritornare sui nostri passi ripercorrendo
la R74 e imboccando la R616 verso Bergville per raggiungere Ladysmith, una cittadina dinamica, ma priva di
attrattive, dove ci fermeremo per la notte al Bullers Rest Lodge, prenotato tramite booking, una bella proprietà
in posizione panoramicissima, come dicono gli agenti immobiliari. La stanza ci
piace e c’è molto spazio all’aperto, ma purtroppo la piscina è sporca e dobbiamo
abbandonare la nostra intenzione di relax pomeridiano sotto il sole, il quale
spacca le pietre e consente una resistenza all’asciutto di un minuto e 40
secondi. Il prezzo non è economicissimo (970 rand) e la colazione potrebbe
andare meglio.
3 gennaio 2015
La giornata è inutile.
Percorriamo 250 km da Ladysmith a Piet Retief. Non succede nulla, non si vede
nulla tranne foreste artificiali di conifere e piove a dirotto. Ecco l’unico
avvenimento interessante è il tanto nominato dalla LP vero temporale del
Mpumalanga, con pioggia a cascata e lampi spaventosi.
Piet Retief viene definita dalla
guida cittadina storica; in realtà fa abbastanza schifo. Ci rifugiamo nel
nostro chalet presso l’African Flair Country Lodge (60 euro colazione inclusa). La stanza
non è male, posizionata in un bel giardino, e la colazione viene servita in
camera. La wifi funziona solo in zona reception, una stanza strana, come i
gestori, odorosa di cani e gatti. Ai ristoranti tipici consigliati nel centro
della cittadina preferiamo uno Spur
vicino al nostro lodge, che non ci delude.
4 gennaio 2015
Partiamo in direzione Swaziland e sbagliamo subito strada, nel senso che grazie al navigatore e a una passante poco ferrata sulla topografia imbocchiamo uno sterrato di 20 km invece della strada asfaltata fino alla stazione di confine di Ezulwini.
Altra vista spettacolare si gode dal Lowveld Viewsite (gratuito).
4 gennaio 2015
Partiamo in direzione Swaziland e sbagliamo subito strada, nel senso che grazie al navigatore e a una passante poco ferrata sulla topografia imbocchiamo uno sterrato di 20 km invece della strada asfaltata fino alla stazione di confine di Ezulwini.
Una volta arrivati si lascia
l'auto, si entra nell’ufficietto dove degli addetti, che definire scontrosi è
un eufemismo, controllano i passaporti e fanno le pratiche di uscita.
Poi si passa il confine e ci
si ferma nell'ufficio di immigrazione dello Swaziland e di colpo sono tutti
gentili. L’addetta ci fornisce opuscolo turistico e cartina del paese e le
paghiamo 50 rand per il permesso di transito in auto. Il cesto di preservativi
sul bancone ci fa capire la gravità del problema AIDS da queste parti.
Non è necessario cambiare la
valuta perché la moneta locale, il lilangeni è equiparata al rand sudafricano, che
si può utilizzare ovunque. Basta evitare di farsi dare il resto in lilangeni, che
fuori di qui non valgono nulla.
Percorriamo la MR4, una strada
veloce e ben tenuta lungo la quale vediamo un sacco di gente vestita da
“cerimonia”; le donne indossano una specie di camice verde da addetto del
supermercato e gli uomini una specie di camice blu.
Facciamo una sosta lungo la
M103 (che attraversa la Ezulwini Valley) per pranzo e compere al Malandela’s Homestead, un posto veramente strano, con un BB, un ristorante, un cultural
centre, qualche negozio di artigianato e delle strane architetture alla Gaudì.
Mangiamo bene, spendendo meno che in Sudafrica e facciamo spese da Gone Rural,
un’associazione che riunisce 750 donne che producono oggetti di artigianato con
metodi tradizionali e design moderno.
Malandela's Homesetad
Percorriamo strade (molto
panoramiche secondo gli autori di Lonely Planet..), e passiamo attraverso la Ezulwini
Valley, considerata la perla dello Swaziland. Delusione su tutta la linea. La
strada è carina e niente di più e il paesaggio è costituito principalmente dai
soliti boschi artificiali, probabilmente piantati per far fronte alla mostruosa
domanda di legna per il braai. Anche la deviazione per la Maguga Dam è
deludente.
Visto lo scarso interesse
destato in noi dal tragitto arriviamo prima del previsto a Piggs Peak, decisamente
troppo presto. Il paese fa abbastanza schifo e il BB Sunset View è una
delusione, abituati ormai alle sistemazioni sudafricane. Mannaggia a me e alla
mia ansia da prenotazione (messa dalla solita guida a causa delle vacanze natalizie)!
Non era affatto necessario pianificare il viaggio come abbiamo fatto,
prenotando anche tutti i posti per dormire, tranne forse a Clarens.
E per finire in bellezza la
giornata mangiamo in un locale a dir poco penoso. Insomma state lontani da
Piggs Peak! E magari anche dallo Swaziland…
5 gennaio – 9 gennaio 2015
Ci spruzziamo di repellente antizanzare visto che stiamo per entrare in zona malarica e partiamo
presto per poterci godere l’intera giornata nel Kruger National Park, che si
trova a sole 2 ore da Piggs Peak.
Attraversiamo il confine a Jepper’s
Reef ed entriamo nel Kruger dalla Malelane Gate.
Il sito ufficiale http://www.sanparks.org/parks/kruger/ contiene valide informazioni sul parco e sui
campi. In particolare si sono rivelate vincenti le indicazioni sulla presenza
degli animali nelle zone circostanti i vari campi.
Da tale sito si possono anche
effettuare le prenotazioni per i pernottamenti all’interno del parco (in caso
non funzionasse il modulo di pagamento online si può procedere contattando un
operatore tramite email o telefono).
All’ingresso ci viene
rilasciato un permesso che ci verrà richiesto alla reception dei campi e
all’uscita dal parco. Acquistiamo anche il fondamentale opuscolo con mappa
dettagliata per 40 Rand.
Nel parco, che ha la stessa estensione del Galles, si snodano 2000
km di strade. Le principali sono asfaltate, dalle quali si dipartono deviazioni
sterrate. La velocità massima consentita è di 50 km all'ora sull’asfalto e 40 sullo
sterrato.
Non si può abbandonare il
veicolo se non all’interno dei campi e nelle aree indicate, alcune delle quali
hanno zone pic-nic, bagni e magari un negozio.
Le strade sono ben indicate,
ma scopriamo, con dispiacere, che alcune sterrate sono chiuse e senza che vi
sia alcuna indicazione della chiusura all’ingresso della strada stessa. Quindi
ci ritroviamo dopo 20 km di sterrato a dover fare marcia indietro. Dopo aver
ripetuto 3 volte l’esperienza decidiamo di mantenerci sulla strada asfaltata.
Inoltre la maggior parte
delle pozze indicate è stata chiusa (la mappa le indica in rosso). Si tratta di
pozze artificiali create negli anni 60 dalle autorità del parco in seguito
all’inaridimento della zona. Questa trovata ha determinato grossi problemi ecologici, tra
cui il rischio di estinzione di alcuni erbivori, e quindi da 10 anni a questa
parte è stata adottata una politica di chiusura di queste pozze artificiali,
che vengono sostituite, dove possibile, da pozze naturali.
Nel parco ci sono 13 campi principali dove pernottare, tutti dotati di negozio, benzinaio e ristorante (tranne Crocodile e
Orpen) e una piscina (tranne Crocodile e Olifants).
Noi pernottiamo due notti al
Crocodile Bridge Rest Camp (che proprio per l’assenza di ristorante e piscina dà un senso di “selvaggio” che manca negli altri campi) e due notti al Satara
Rest Camp.
Alla reception del primo
campo paghiamo le fees d’ingresso, 264 Rand al giorno a testa (se si pernotta nel
campo conta il numero delle notti). Pagando sul web c'è uno sconto, ma il sistema di pagamento con carta di credito ha grossa crisi...
Dopo averne visitati parecchi, decidiamo che il nostro campo preferito è il Lower Sabie,
con vista spettacolare sul fiume dalla terrazza dell’ottimo Muggs and Bean (decisamente
i ristoranti migliori del parco, aperti tutto il giorno).
Per l'avvistamento degli animali la
zona migliore è a sud, tra Crocodile e Lower Sabie e intorno al Satara; più ci si allontana a nord verso
Olifants e più si riducono gli incontri.
Per gli amanti degli animali entrare con
la propria auto al Kruger è come navigare lentamente verso il valhalla per un
vecchio vichingo, convinto di aver ormai visto tutto durante la sua vita
avventurosa, e capace di sorprendersi magicamente in questa nuova poetica
esperienza. Bisogna rispettare le regole previste dalla gestione del parco, per
il resto ci si può calare in un’atmosfera di totale libertà in cui convivere
rispettosamente e pacificamente con tutti gli esseri viventi che popolano
questo ambiente. Non è sicuramente facile contenere l’entusiasmo quando si
fanno i primi avvistamenti: quando una famiglia di giraffe, con la loro
flemmatica eleganza, attraversa la strada per andare a cercare nuove altre
fronde da alleggerire, quando un branco di elefanti si mostra nella possente
vitalità delle normali attività quotidiane, tra cui sboazzare ovunque o
rinfrescarsi con una fragorosa sbroffata di proboscide. Come fare a rimanere
impassibili di fronte alle meravigliose varietà delle antilopi? O alle
innumerevoli specie di volatili? Tutto è gioia nell’incontro con esseri viventi
che più s’osservano e più si capiscono, e più si capiscono e più si apprezzano,
e se si paragonano all’essere umano, anche nelle più crude delle espressioni
della sopravvivenza, risulteranno sempre vincenti, perché non v’è nulla di architettato
e crudele, non v’è traccia di violenza gratuita, non vi sono maligni disegni di
interesse… c’è solo la natura a dettare i comportamenti. A volte potrà sembrare
spietata, ma è solamente logica azione di conservazione. Non vi sono parole
abbastanza capienti per avvolgere l’emozione di un incontro ravvicinato con un
branco di leoni; maschi e femmine sotto i rami d’alberi che in un certo momento
del mattino smettono di generare ombra rinfrescante e costringono gli animali
ad un lento risveglio, accompagnato da un dolcissimo rito di familiarità nelle
azioni della pulizia del corpo, e poi finalmente la rimessa in circolo vera e
propria della giornata, con falcate decise e contemporaneamente ovattate e
sguscianti. Ed anche noi ci si rimette in marcia per cercare e cercare, magari
sui rami meno alti la presenza di un leopardo (sulla via del crocodile ce ne
sta uno sempre fisso e addormentato nella stessa posizione, a qualcuno è venuto
pure il dubbio che sia solo una pelle buttata là per fare un po’ di scena e
poter far dire ai visitatori “ho visto un leopardo!!!”) e trovare invece a
cinque metri di distanza dal ciglio della strada di percorrenza principale
l’incredibile corazzato rinoceronte che, a dispetto della sua apparente
minacciosità, ci regala attimi di pacifica brucatura. E come se seguissero il
nostro trasmigrare da un campo all’altro, un’enorme mandria di bufali ci
conferma polverosamente la necessità di muoversi… Dopo cinque giorni
stupendamente calati in un mondo incredibile, perché possibile, ci lasciamo
alle spalle e nello specchietto retrovisore la porta e la statua di Kruger che
ci ha permesso di avere un accesso così privilegiato ad un’esperienza
irripetibile.
9 gennaio 2015
Lasciamo il Kruger
soddisfatti dagli avvistamenti e partiamo per l’ultima tappa del viaggio, la BlydeRiver Canyon Nature Reserve (che si trova nella zona del Mpumalanga chiamata Klein
Drakesberg, piccolo Drakesberg). Prendiamo possesso della stanza presso il
Daan’s Place un bed and breakfast accogliente ed economico (610 Rand a notte per la camera doppia con cucinino) in quel di Graskop, un paese bruttino, con qualche galleria d'arte, negozi di artigianato e parecchi ristoranti. Scegliamo di cenare al Canimambo Restaurant, un ristorante portoghese mozambicano aperto
tutti i giorni con orario continuato. Buoni i gamberi e le sarde annaffiati da
un discreto vino sudafricano, meno la zuppa di pesce e i fegatini di pollo al
peri peri che è veramente trooooppoo piccante.
10 gennaio 2015
La riserva del Blyde River Canyon si snoda da Graskop
verso nord per circa 60 km (il canyon vero e proprio è lungo 30 km ed è considerato
una delle meraviglie naturali del Sudafrica), per percorrere i quali ci vogliono
solo 45 minuti, che però diventano 4 ore includendo le soste nei numerosi punti
di interesse, tutti ben segnalati.
Daan, il gestore del BB ci consiglia,
in caso di brutto tempo la mattina presto, di non partire subito per la visita della riserva, ma
di scendere prima lungo la strada R 532 e imboccare la R 523 per Pilghrim'sRest, una cittadina fondata nel 1837 in seguito alla scoperta di miniere d'oro
e che, nel 1972, quando l'oro si esaurì, fu venduta al governo che la rese
museo vivente. All'arrivo numerosi parcheggiatori improvvisati cercano di attirare
la nostra attenzione. Ci infastidiamo subito e facciamo solo un breve giro in auto. Ci
sono alcuni edifici storici e qualche negozio di artigianato, di scarso
interesse.
Migliore è la visita delle Mac Mac falls lungo la R 532 verso Sabie
(ingresso 10 Rand a testa); peccato non si possa raggiungere la base della
cascata e scattiamo solo una foto veloce dall'alto.
Pilghrim's Rest
Mac Mac Falls
Torniamo a Graskop dove imbocchiamo la R 532 nord verso il Canyon e facciamo subito
una deviazione per un breve loop lungo la R 534. Qui si trovano the Pinnacle,
interessante formazione rocciosa a pinnacolo, e God's Window e Wonder View, che
dovrebbero essere punti di vista spettacolari sulla vallata. In realtà ci sono
nubi basse e non si vede assolutamente nulla.
Le "attrazioni" lungo
la strada sono quasi tutte a pagamento e la tariffa più diffusa è di 10 Rand
per veicolo. Agli ingressi ci sono numerosi venditori di articoli di
artigianato più o meno interessanti. Un cartello avvisa che sono banchi di
vendita di prodotti delle comunità locali. Anche noi facciamo degli acquisti
dato che i prezzi sono buoni anche senza contrattare troppo.
Ricongiungendosi
alla principale R532 si incontra il Voertrekker Monument, dove non ci fermiamo,
per la fame che ci attanaglia e ci spinge a raggiungere in tempo utile il ForeverResort, il cui ristorante chiude alle 14 e ci è stato consigliato da Daan. Il
resort si trova al limite nord della riserva in posizione splendida, anche se
dalla piacevole terrazza del ristorante non si gode di una vista particolare.
Per entrare è necessario annunciarsi alla reception ed è possibile accedervi
anche per effettuare alcune camminate. I prezzi sono bassi e il cibo buono.
Peccato abbiano finito il pane per l'hamburger e ci propongano l'alternativa
del pane in cassetta, che i nostri vicini inglesi incoscienti paiono
apprezzare.
Tornando verso Graskop ci
fermiamo al Three Rondavel viewsite, ad osservare il panorama splendido, nel
quale svettano tre caratteristiche rocce cilindriche con la sommità a cupola
che stimolano lo scatto fotografico.
Three Rondavel
Altra vista spettacolare si gode dal Lowveld Viewsite (gratuito).
Lowveld Viewsite
La successiva tappa segnalata da Daan e da tutte
le guide è la Bourke's Luck Potholes
(citando la LP "bizzarre buche cilindriche scavate nella roccia dal
fiume"). L'ingresso stavolta è un po' caro, 50 Rand a testa; ci rinunciamo.
Ci fermiamo invece alle
cascate Berlin (diciamo che non sono le cascate di Iguazu..) e saltiamo le
Lisbon, l'ultima tappa del percorso.
11 gennaio 2015
Si torna a Johannesburg. La
LP consiglia la strada che da Sabie porta a Lydenburg, descrivendola come
spettacolare, ma il solito Daan ci dice che la strada è molto rovinata e ci consiglia
un percorso alternativo, molto valido, con sosta alle Lonecreek falls (segnalate
sulla destra in Sabie, vicino al ponte), raggiungibili con uno sterrato di circa 7 km. Il detour merita
perchè finalmente ci troviamo sotto una cascata con un bel salto e la
possibilità di fare il bagno, (pagando i soliti 10 Rand per auto).
Lonecreek Falls
In centro a Sabie prendiamo
per Lydenburg ma, prima di raggiungerla, deviamo per Nelspruit e raggiungiamo
la N4, che non è subito un'autostrada, come pensavamo, ma la prima parte del tragitto
è curvoso e con una sola corsia per senso di marcia.
Dopo circa 2 ore e 30 ci
fermiamo alla Alzu Petrol Station (a 35 km sia da Belfast sia da Middleburg) una specie di grande autogrill con numerosi locali per mangiare tra i nostri
preferiti, tra cui Spur e Muggs and Bean, con terrazza che si affaccia su una piccola riserva di animali, compresi i rinoceronti, che uno ha
tanto faticato ad incontrare al Kruger.
A Johannesburg dormiamo al
Aeroguest Lodge, in zona Kempton Park a 4 km dall'areoporto. La zona è
abbastanza brutta e di certo non invoglia ad uscire per una passeggiata, ma
l'hotel è veramente confortevole, con la prima vera piscina della vacanza
all'interno di un tranquillo giardino. L'arredamento delle stanze e degli spazi
esterni è di estremo buon gusto. Ci sono te e caffè a diposizione degli ospiti
24 ore su 24 e un self service bar dove ognuno segna quello che beve (in Italia
dovrebbe dichiarare fallimento dopo un mese). L’unica pecca è il cibo, non
eccezionale. Ma chi se ne frega, è l’unica cosa buona che siamo sicuri di
trovare in Italia.
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