17-20 Marzo 2013
Prenotiamo un volo Air France alla non modica cifra di 800
euro, ma è una soluzione comoda, con scalo breve a Parigi.
La destinazione è Saint Martin o Sankt Maarten, come
scrivono gli olandesi, dato che l’isola è suddivisa in una zona francese e una olandese. I cittadini francesi non
necessitano di passaporto per l’entrata,
ma è sufficiente loro la carta d’identità. Il confine franco-olandese non è segnato
da una vera dogana, ma da un semplice cartello in località Oyster Pond. La
differenza tra le due zone è notevole:
quella olandese è troppo costruita e ricca di casinò, resort, catene di
fastfood e complessi in multiproprietà, quella francese è più tranquilla e
campagnola. I prezzi sono espressi generalmente in euro nella parte francese e
in fiorini olandesi/dollari americani in quella olandese. In realtà vengono accettati
indifferentemente sia usd sia euro e la soluzioni migliore è pagare in dollari
americani, anche perché molti locali praticano la conversione 1 euro=1 dollaro,
decisamente sfavorevole a chi paga in euro.
Una differenza fondamentale sta nella maggiore rigidità della
gendarmerie rispetto alla polizia del lato olandese e quindi bisogna ricordarsi di allacciare le cinture di sicurezza
appena si passa nella parte francese.
L’aeroporto internazionale, il Juliana Airport (zona
olandese), è situato in una posizione unica e l’arrivo è suggestivo. L’aereo
smutanda letteralmente i bagnanti di Maho Beach, che vivono l’esperienza con
sadomasochistica giocosità.
Le operazioni doganali sono rapide. La Best Deal, presso cui
abbiamo prenotato l’auto divide il banchetto in aeroporto con Europcar e l’ufficio
si trova a qualche km. Abbiamo prenotato tramite il sito http://www.sxmhotelguide.com/cars.php
e pagato un acconto di 14 usd, su un totale ingannevole di 90 usd; infatti
assicurazione e tasse sono escluse ed il totale per 3 giorni di noleggio
risulta più caro che in Norvegia: 180 usd.
Il noleggiatore è scrupolosissimo e un po’ antipatico e ci
affida una Hyundai i10 come si ci mettesse in mano il volante di una Rolls
della famiglia reale e scatta delle fotografie per dimostrare la condizione
perfetta (!) dell’auto.
Il traffico a volte è molto intenso e in alcuni momenti si
procede a passo d’uomo, in particolare durante l’attraversamento di Marigot.
Guarda se uno deve rimpiangere la scorrevolezza non scorrevole delle strade
della Lombardia…
L’hotel Esperance si trova in zona di Phillisburg, la città principale dell’isola, bruttina e un
po’ incasinata con i suoi 18.000 abitanti, ed è molto economico per gli
standard locali (95 usd per la camera doppia tasse incluse). Le stanze sono spaziose, pulite, con cucina e salottino
e gli spazi comuni sono molto piacevoli, la terrazza accogliente e la piscina
molto carina. Ci sono posti auto privati davanti all’ingresso con tanto di guardiano notturno.
Cominciamo la visita delle spiagge da Great Bay, insieme a
Little Bay la più vicina a Phillispburg. L’impatto non è dei migliori: è il
tardo pomeriggio di una domenica indolente, quasi tutti i locali sono chiusi e
nella baia hanno approdato tre mostruose navi da crociera, che lentamente
riprendono il mare, dai colori non proprio caraibici. La via parallela alla spiaggia è un
susseguirsi di negozi duty free di ogni tipo, per la gioia dei crocieristi
americani, un vero squallore.
Little Bay si trova proprio dietro Great Bay, ed è più
tranquilla e panoramica. Per raggiungerla è necessario parcheggiare nei pressi
del Divi Little Bay Beach Resort, il grande hotel che occupa l’intera spiaggia.
La sabbia è scura e i clienti dell’hotel ci osservano dai balconi. Non proprio un’atmosfera
idilliaca..
Little Bay
Visitiamo le spiagge adiacenti all’aeroporto iniziando dalla
poco significativa Simpson Bay.
Simpson Bay
Maho beach è fotografata sempre con gli aerei
in arrivo sullo sfondo; è carina, ma piccola, adiacente alla strada e molto
frequentata; qui si trova il Sunset Beach Bar,
gettonatissimo all’ora dell’aperitivo.
Mullet bay, si trova nei pressi del campo da golf con un
largo spiazzo per parcheggiare. E’ una bella spiaggia, abbastanza frequentata, ma si riesce a leggere in
tranquillità.
Mullet Bay
Nella zona denominata Terres Basses ci sono tre spiagge e
molte ville private. Per raggiungerle bisogna farsi aprire la sbarra dalla
guardia di questa simil proprietà privata.
Baie Prunes e Baie Longue (che si trovano lungo la medesima
strada) sono molto belle e più remote delle altre, con sabbia dorata, ma il
mare è un po’ agitato e non ci fermiamo molto. Questa zona è stata edificata a
schifio con ville spropositate ai cui proprietari vanno i nostri sinceri
vaffanculo.
Baie Prunes
Baie Longue
Cupecoy si trova
davanti al Blue Mall; per raggiungerla si entra in una sterratina e poi si
lascia l’auto e si scende da una scaletta. E’ una spiaggia principalmente
frequentata dai nudisti, costituita da piccole insenature protette da
scogliere. Al tramonto è risicata per via della marea.
Cupecoy
La Baie Rouge è più proletaria e frequentata con una
quantità industriale di lettini e ombrelloni. Ci sono un paio di baretti e
scegliamo per il pranzo il Gus Beach Bar.
Il cibo non è male e la Carib rinfrescante un toccasana.
Baie Rouge
La Baie Nettle ha grandissime potenzialità in quanto a
location, posizionata sulla striscia di terra lunga e sottile che si estende a
ovest di Marigot, ma è piuttosto desolante.
Baie Nettle
Friar’s Bay si trova a nord di Marigot. Peccato per la
sabbia scura stile Liguria che, oltre a smorzare le vivide rifrangenze, ad ogni
folata frusta e s’appiccica ad ogni superficie corporea e si insinua in
qualsiasi orifizio possibile.
Friar's Bay
Sostiamo a Grand Case, località famosa per la ristorazione;
qui ce n’è per tutti i gusti, dai ristoranti ricercati ai lolos, i baracchini
economici sulla spiaggia. Scegliamo il Lolo n. 6, dove mangiamo delle buone
ribbs (costine grigliate). I piatti al BBQ sono buoni ed i prezzi bassi. Tra
l’altro sono espressi in euro, ma con la conversione euro = dollaro, e
naturalmente pensiamo bene di pagare in dollari.
La spiaggia viene snobbata dalla LP, ma ci piace di più di
altre decantate. Sì gli edifici potevano risparmiare un po’ di battigia, ma di
spazio ce n’è assai in lunghezza e l’acqua è molto tranquilla.
Gran Case
Baie orientale è invece descritta dalla guida come una delle
più belle e forse lo sarà anche per i fan della riviera romagnola; facciamo un
paio di foto giusto per documentare la mediocrità e ce ne andiamo.
Baie Orientale
Coralita invece merita, con i suoi svarioni mareggianti, ma
soprattutto l’incantevole Le Galion, raggiungibile costeggiando l’ètang aux
poissons (è parco naturale). Il merdone cementizio non ha avuto il sopravvento e l'unico edificio presente è il Tropical wave, un bar con annesso stabilimento balneare. C’è
parecchio spazio libero e ci sono alcuni alberi che offrono un po’ di ristoro
ombreggiante. L’acqua è invitante, tiepida e tranquilla, cosa si può chiedere
di più al mare quando si ha voglia di bagnavisi? Ah sì! Che abbia questi
colori.
Le Galion
Dawn Beach, che dovrebbe essere la spiaggia ispiratrice di ogni
giornata aperta sull’isola, in realtà, grazie alla sapiente idiozia dei
costruttori di resort, si è trasformata in una vera cloaca all’americana. Per raggiungerla è necessario entrare nel Westin Dawn Beach Resort & Spa, che la occupa completamente.
Tre giorni sono più che sufficienti per visitare la caotica Saint Martin e ce ne andiamo felici verso Anguilla.
Tre giorni sono più che sufficienti per visitare la caotica Saint Martin e ce ne andiamo felici verso Anguilla.
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