Translate

mercoledì 11 giugno 2014

Aruba

5 Aprile 2014


La meta della nostra gita è Aruba, un'isola delle Antille Olandesi, situata poco a nord del Venezuela.
L'alta stagione, come nel resto dei Caraibi, va da metà dicembre a metà aprile, periodo in cui è necessario prenotare le sistemazioni per tempo. In realtà è sempre molto frequentata, anche perchè non piove mai molto e gli uragani sono rari. 
Sicuramente da giugno a settembre il clima è più caldo e umido rispetto ad aprile, quando abbiamo trovato un clima praticamente perfetto, con minima di 23°, massima di 28°, sempre ventilato, senza la necessità di accendere il condizionatore.
Le lingue ufficiali sono l'olandese è il papiamento, un misto di olandese e spagnolo. L'inglese è parlato ovunque e lo spagnolo è molto diffuso.
Partiamo con volo KLM da Malpensa al costo di 560 euro. 
Dopo varie ricerche tra le agenzie di noleggio locali (autoeurope in questo caso non è conveniente) abbiamo noleggiato l'auto da  Aruba Royal che ha un ufficio noleggio a 500 metri dall'areoporto. Per 11 giorni spendiamo 260 USD  a cui va aggiunta la CDW a 8 USD al giorno. Il pagamento in contanti ci consente un risparmio del 5% sul totale, così come per l'affitto dell'appartamento. Per questo motivo abbiamo portato dollari in abbondanza, ma non ci sono problemi a ritirare dollari americani o fiorini di Aruba dai numerosi ATM e a pagare con la carta di credito, accettata ovunque. 
L'auto è fondamentale per muoversi agevolmente e vedere tutte le spiagge; l'isola è grande e per percorrerla interamente in lunghezza ci vuole circa un'ora. 
L'auto a noleggio è il mezzo più diffuso tra i visitatori; qualcuno si muove in taxi o con i bus, che consentono di raggiungere la maggior parte delle spiagge. 
Le strade sono piuttosto trafficate soprattutto nei pressi della capitale Oranjstead. Nella zona di S. Nicolas, l'unico altro centro abitato di una certa dimensione, la situazione è più tranquilla.
Il nostro appartamento si trova nel Cunucu resort in zona Noord, non lontano dalla zona degli albergoni (High Rise Hotel Area, che si contrappone alla Low Rise Hotel Area, sempre molto urbanizzata, ma caratterizzata da edifici di dimensioni più contenute), ma in un quartiere tranquillo con belle ville. Il prezzo è onestissimo (le sistemazioni sono infatti generalmente molto care) di 860 USD per 11 giorni, con un versamento anticipato di 200 USD e il saldo all'arrivo in contanti. 
La sistemazione ci piace molto. L'appartamento è grande e ben arredato con cucina completa, che può ospitare tranquillamente quattro persone. Ha un ingresso sull'accogliente zona piscina, ideale nelle giornate troppo ventose. Le pulizie vengono fatte ogni due giorni e i teli mare sono gratuiti. 
Per cucinare si può acquistare tutto nei numerosi supermercati dell'isola, che vanno dai negozietti a gestione obbligatoriamente cinese ai market superforniti, il migliore dei quali è senza dubbio SUPERFOOD dove troviamo prodotti provenienti da tutto il mondo e ottima carne.  Il pesce è assente perchè presupponiamo si compri direttamente al porto o al mercato..  
Per chi vuole uscire a mangiare non c'è che l'imbarazzo della scelta, soprattutto nella zona più turistica di Low Rise e High Rise Hotel Area, dai fast food ai ristoranti etnici alla cucina locale.
Il motivo principale (per non dire unico) per venire fin qui è naturalmente il mare. 
La costa est dell'isola è sempre battuta da vento forte e caratterizzata da mare molto mosso, a tratti pericoloso. Le spiagge frequentabili a scopi balneari si trovano tutte lungo il versante ovest.
Partendo da nord, la prima che si apre allo sguardo, srotolando un tapeto di borotalco bianchissimo, prima di declinare nel classico verde caraibico del mare è Arashi. E' lunga un km ed al mattino presto è un vero gioiello. Poi  purtroppo comincia a riempirsi di gente che ha la buona educazione di chiedervi il permesso di sdraiarsi quasi sul vostro pareo... Ritorna ad essere frequentabile nel tardo pomeriggio, quando ci si può godere in relativa tranquillità il tramonto. 
Ci sono un comodo parcheggio, un noleggiatore di lettini non troppo invadente, e un baracchino che vende gelati e bibite.  
Molto apprezzata dagli amanti dello snorkelling è anche Boca Catalina (chiamata anche Malmok Beach), costituita da alcune calette. Anche qui purtroppo la situazione è tutt'altro che selvaggia, con il rumore dei lavori di un edificio in costruzione proprio a ridosso della sabbia. Il miglior momento per sostarvi è il tramonto, quando la maggior parte degli snorkelisti se n'è andata, sempre che non si venga disturbati da una delle tante crocierine apertivo che partono da Palm Beach... 
Dopo una breve parentesi rocciosa la costa procede nella sabbiosità più candida, anche se violata dall'abuso edilizio dei casermoni orrendi, rappresentanti lo sfarzo dell'ambizione turistica americana (tutto grande, vistoso e fuori luogo). Prima di giungere a questo scempio però c'è la possibilità di prendere fiato per andare in apnea ad Hadicurari, vicino all'Holiday Inn. 
Qui l'acqua è bassissima e dai colori spettacolari, la sabbia fin troppo sottile. Riusciamo a ritagliarci un posticino nonostante la presenza di alcune scuole di kite surfing. Anche qui c'è un parcheggio. Praticamente le spiagge dell'isola sono tutte raggiungibili in auto (molte anche in autobus) e non si fa nessuna fatica ad accedervi. Anche questo ne spiega la popolosità. 
Palm beach è per la maggior parte inavvicinabile per chi non abbia gettoni del casinò nelle tasche ed un hot dog infilato nel naso. Ma proprio dove si trova la stazione di polizia (e il solito comodo parcheggio) è possibile immaginare come sarebbe bello anche questo tratto di costa senza i casermoni. Il mare è infatti il più spettacolare di tutta l'isola, con effetto piscina incorporato. La presenza di alcuni alberi frondosi inoltre la rende una valida soluzione se pur vicina al caos.

Vicino alla stazione della polizia il Divi Aruba Phoenix Beach Resort si affaccia su due calette splendide con acqua bassissima, la prima affollata all'inverosimile, la seconda tranquilla e con un paio di palme di cui sfruttare l'ombra. Non c'è gente e nessuno si formalizza se si utilizzano gli ombrelloni fissi dell'hotel.

In quanto ad abuso edilizio la situazione migliora rispetto a Palm Beach ad Eagle Beach, ma solo perchè è talmente lunga da diluire la mediocrità di un approccio invadente e volgare.

La spiaggia è lunga 2 km e la camminata controvento è sfiancante, ma è ripagata da frangenti di assoluta solitudine.

All'estremità di Eagle si trovano la vastissima Manchebo Beach di fronte al Manchebo Beach Resort (dove pare che le autorità chiudano un occhio di fronte a un eventuale topless, anche se non ne vediamo) e oltre il promontorio,  Druiff Beach (spesso vengono entrambe indicate con il nome di Manchebo). In questa zona il mare è sempre piuttosto mosso.

In zona areoporto una piacevole sorpresa è la poco frequentata Surfside Beach, che colpisce per intensità di colori.

Mangel Alto, adatta principalmente allo snorkelling, si raggiunge dalla zona dove partono i ferry per Palm Island.

Non c'è una vera spiaggia (o meglio ce n'è una, un po' triste, nascosta tra le mangrovie) e per entrare in acqua si utilizzano apposite scalette che scendono dalla costa rocciosa.

Le spiagge di Savaneta e Salto Alto non entrano nel catalogo delle più apprezzate del mondo.

E' necessario fare un salto nel profondo sud a cercare a Serao Colorado quelle che vengono rappresentate come le spiagge più selvagge dell'isola: Baby beach e Rodgers beach.

Per raggiungerle si prosegue dopo Serao Colorado fino alla gigantesca ancora rossa, che segna l'estremo sud dell'isola e si gira a destra.

La prima è veramente incantevole per ambientazione e colori riverberanti, ma è molto frequentata, soprattutto nel fine settimana. C'è un bar ristorante molto attivo, il Big Mama, che noleggia anche sdraio e ombrelloni. Noi sfruttiamo l'ombra dei gazebo.

Sul lato opposto rispetto al Big Mama, rovina la visuale un brutto edificio in ristrutturazione che contiene un altro ristorante e un diving center. Non deve stupire la presenza di numerosi turisti in quanto la spiaggia è ben segnalata, raggiungibile da una strada asfaltata e con un grande parcheggio. Il vento può essere molto fastidioso.

Rodgers è praticamente adiacente a Baby beach, ma è ancora abbastanza pura, se non fosse per la visuale surreale che offre l'orizzonte occidentale: una raffineria di petrolio.

Dall'ancora rossa girando a sinistra si imbocca una strada costiera sterrata su cui si incontra subito Bachelor's beach, che, data la grinta di vento e onde, si presta ai kiters più ardimentosi.

Poco oltre si scorge il carcere che torreggia sul resto di questo inospitale litorale. Oltre alle spiagge ad Aruba non c'è molto da vedere. La zona più interessante è nella punta nord dell'isola; è molto suggestiva infatti l'area intorno al faro California, costruito da un architetto francese nel 1910, che svetta sulle dune bianche e sul mare mosso. C'è sempre gente che si tiene in forma con la bici e con il corri corri, ovviamente con risultati non omogenei, nonostante il vento che, se possibile, in questo punto sembra soffiare più potente che nel resto dell'isola.

Per noi il massimo è inoltrarsi tra le dune e godersi lo spettacolo della natura al tramonto.

Da qui parte una strada sterrata praticabile con un mezzo 2x4 che costeggia la parte selvaggia dell'isola (con il mare costantemente in agitazione e il vento perennemente presente) e giunge in un'ora circra sino al natural bridge, raggiungibile anche per via più breve dal centro dell'isola.

Sono considerate attrazioni anche Ayo e Casibari Rock, formazioni rocciose tondeggianti che ricordano un paesaggio del sud-est asiatico, ma meno imponente. L'ingresso è gratuito e l'interesse scarso.

  Arashi

Boca Catalina (Malmok Beach)


 Hadicurari

 Palm Beach (c/o stazione polizia)

Palm beach

Eagle Beach

 Eagle Beach

Manchebo Beach

Surfside Beach

Mangel Alto

 Savaneta 

 Salto Alto

 Baby Beach
 
  Baby Beach

 Rodgers Beach

  Rodgers Beach

 Bachelor's beach

Ayo e Casibari Rock

 Monte Hooiberg
 

Il Monte Hooiberg è così chiamato per la sua forma (Hooiberg significa pagliaio in olandese) con i suoi 562 scalini che possono essere saliti per avere una vista su Oranjestad e, nei giorni limpidi, sulla costa del Venezuela. Un'attrazione molto pubblicizzata è Alto Vista Chapel, un'insignificante chiesetta in posizione isolata, raggiungibile sia dalla strada sterrata che gira intorno all'estremità nord dell'isola sia da una strada asfaltata indicata dal centro dell'isola. Il 20% della superficie totale dell'isola è coperta dall'Arikok National Park, dove si possono osservare flora e fauna locali. Si può percorrere solo con un mezzo 4x4 e sono numerosissime le escursioni che vi giungono, organizzate dalle agenzie turistiche del luogo. Dopo aver visto la flora dell'Asia e la fauna dell'Africa non riteniamo di rilevante importanza la visita del parco e infatti la saltiamo a piedi uniti. Dopo 11 giorni di svacco totale e ricarica di energie partiamo per Atlanta all'inseguimento del tour di Springsteen con il terrore di perdere la coincidenza del volo che ci porterà a Nashville per il primo concerto. Fortunatamente all'areoporto (dove è fondamentale recarsi con tre ore di anticipo) vengono fatti anche i controlli doganali statunitensi evitandoci la stessa trafila in territorio americano.