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11 Agosto 2012
Arriva
la solita settimana di ferie forzate di ferragosto e non sappiamo più dove
sbattere la testa per fuggire alla pazza folla. Stavolta scegliamo la Bulgaria,
paese poco conosciuto dal turismo internazionale se non per la zona del Mar
Nero, che eviteremo accuratamente.
Acquisto
il volo con Wizzair da Bergamo a Sofia per 150 euro a cranio (è la migliore offerta da Bergamo), dopo
essermi iscritta al Wizz Club con una spesa di 29 euro (che consente di avere tariffe scontate per un anno e
soprattutto rende conveniente l’acquisto di questi biglietti) e prenoto l’auto come
al solito su www.autoeurope.it per 156
euro dal 13 al 19 agosto con la ditta National.
Scegliamo
infatti di noleggiarla in aeroporto, ma solo dopo avere trascorso i primi due
giorni a Sofia, evitando in questo modo di guidare nel traffico di una città di
1.300.000 abitanti.
Il
sito dell’ente del turismo bulgaro http://bulgariatravel.org/
non è molto utile e lo stesso discorso vale per gli atri siti di info
turistiche locali.
Arriviamo al
Terminal 1, un po’ squallido, dove ci sono un paio di banche, un ATM, qualche
car rentals (ma non tutti) e un ufficietto del turismo con una tipa che pare
morta. Ritiriamo all'ATM con il bancomat VPay che viene accettato quasi ovunque. Anche la carta di credito è molto diffusa e la utilizziamo per pagare gli hotel e alcuni ristoranti.
Per spostarsi
dall’aeroporto di Sofia al centro (che si trova a circa 10 km) il mezzo più
economico pare sia l’autobus cittadino linea 84. C’è anche un banchetto del
city shuttle per il centro a 3 euro a persona.
Noi possiamo
affrontare la spesa del taxi e ci rivolgiamo al banchetto della compagnia OK Supertrans
tel: +359 2 973 2121 http://www.oktaxi.net
del terminal 1 dove ci danno un foglietto con il numero del taxi che viene avvisato.
Numerose fonti individuano questa ditta di taxi come l’unica raccomandabile, in
quanto gli altri taxisti tenderebbero a fregare gli stranieri. Non c’è la
tariffa fissa di 10 lev come pensavamo, ma viene utilizzato il tassametro. La
cifra è comunque bassa: 12 lev (6 euro).
Il
nostro hotel prenotato tramite www.booking.com
è l’hotel Diter http://www.diterhotel.com/ situato in un bell’edificio blu in una via
centrale abbastanza sgarrupata. Scopriremo presto che il resto della città non
sta molto meglio. Qui, come per gli altri hotel bulgari, non conviene prenotare
tramite booking o siti simili. Il prezzo che viene proposto è infatti lo stesso
praticato dall’hotel, contattando direttamente il quale si possono avere in
alcuni casi delle migliori offerte. Ma ormai è fatta. Lo staff è molto gentile,
la camera bella, luminosa e il bagno con doccia idromassaggio. C’è anche la TV
sat fondamentale per vedere la finalina di pallavolo Italia-Bulgaria. La
colazione è la migliore che faremo, anche se non eccezionale, perché nel paese
non hanno proprio idea di cosa sia una colazione decente. Per 55 euro è
regalato, anche se laggiù i prezzi sono veramente molto bassi, degni della
Grecia di qualche anno fa.
Anche
il ristorante non è male, ma al numero civico successivo c’è uno dei ristoranti
migliori di Sofia, il Manastirska Magernica http://www.magernitsa.com/?q=en.
E’
consigliato dalla Lonely Planet e quindi frequentato anche dai turisti. Il cortiletto è accogliente e di
atmosfera, ci sono in menu 161 piatti, dalle numerose insalate preparate con massiccio utilizzo di pomodori, cetrioli e yogurtalle alle carni, soprattutto maiale e pollo
(buonissime al BBQ). Non mancano i piatti molto diffusi nel paese con le parti più “strane” del maiale, lingua (al burro o
impanata), trippa, fegato e cuore cucinati in vari modi. La birra è fatta in casa e costa uno
sproposito rispetto al resto del paese, ma comunque una bazzecola per noi
italiani abituati a spendere almeno il doppio: 4,90 lev (2,50 euro) mezzo
litro. A pranzo ci sono menu fissi costituiti da un piatto principale, nel
nostro caso moussaka vegetariana, il pane e il dolce per 4 lev (2 euro). A cena
i prezzi sono più alti ma sempre ridicoli.
Proviamo
anche il tarator, la tipica zuppa fredda con yogurt e cetrioli, uno tsatsiki
liquido insomma, che non è male, ma una volta basta.
Nei
ristoranti e bar il conto viene spesso arrotondato ai 0,50 lev. Non sapendo come
comportarci per quanto riguarda la mancia (visto che la LP dice che di solito
c’è un servizio del 10%, cosa che non ci succede mai, e altrimenti si aspettano
una piccola mancia) lasciamo il 10% di mancia, anche se non ci è sembrato sia
un’abitudine consolidata.
Sofia
è abbastanza brutta. Il tourist office è chiuso la domenica, ma cartine della
città si trovano in aeroporto e negli hotel. Sono scritte in caratteri latini e
anche i nomi della maggior parte delle vie sui cartelli stradali sono scritti nei
caratteri a noi comprensibili. Ci siamo portati comunque un foglio con
l’alfabeto latino e il corrispettivo cirillico.
Vicino
all’hotel visitiamo la chiesa di Sveti Sedmochislenitsi all’interno di un piccolo parco con qualche
baretto.
Il centro è piccolo e seguiamo l'itinerario a piedi consigliato dalla Lonely Planet che si
porta a termine in circa due ore. Si parte dalla Cattedrale di Sveta Nadaleya fino alla Moschea Banya Bashi, che ci sembra bruttina. Vicino ci sono le terme, con lavori in corso, e le fontanelle di acqua potabile che la guida scema segnala come attrattiva... Da qui si prosegue lungo Serdika fino alla Presidenza della Repubblica, dove si può assistere al cambio della guardia e visitare il museo archeologico di fronte. Nal cortile tra l'hotel Sheraton e la Presidenza della Repubblica si trova la Rotonda di Sveti Georgi risalente al IV secolo. Il viale Tsar Osvoboditel è particolare con il suo acciottolato giallo e conduce al Palazzo Reale, sede della Galleria d'arte nazionale.
Facciamo una pausa nel bel parco Gradska Gradina, con aiuole e e chioschi in stile art nouveau.
Dopo la Chiesa russa di Sveti Nikolai si raggiunge l'imponente cattedrale di Aleksander Nevski.
Facciamo una pausa nel bel parco Gradska Gradina, con aiuole e e chioschi in stile art nouveau.
Dopo la Chiesa russa di Sveti Nikolai si raggiunge l'imponente cattedrale di Aleksander Nevski.
Questa è l’unica immagine di Sofia che in varie prospettive
e momenti della giornata e dell’anno si trova googleando Sofia immagini.
Attraversando bul Vasil Levski e continuando su ul Oborishte si raggiunge l'ombreggiato parco dei Medici. Da qui si procede lungo ul Krakra fino al monumento all'armata rossae da qui all'immenso parco Borisova Gradina.
Attraversando bul Vasil Levski e continuando su ul Oborishte si raggiunge l'ombreggiato parco dei Medici. Da qui si procede lungo ul Krakra fino al monumento all'armata rossae da qui all'immenso parco Borisova Gradina.
Dopo due notti a Sofia (troppe) ritorniamo
all’aeroporto con un taxi chiamato dall’hotel. Non è della OK supertrans, ma
paghiamo 2 lev in meno che all’arrivo. Chiediamo di portarci al terminal dove
si trova l’ufficio della National per ritirare l’auto e ci porta al terminal 1.
Ovviamente qui ci sono gli uffici di Hertz, Europcar, Budget e Choice, ma non
National che si trova al terminal 2, a 3 km da qui. Pigliamo un altro taxi
sempre passando al banchetto della Ok trans per non avere sorprese e infatti ci
chiede 5 lev (2,50 euro). Non vogliamo discutere e paghiamo.
Il personale della National è molto professionale.
Mai visto un controllo così accurato dell’auto: a volte ti danno le chiavi e
buonasera! Non ci sono mappe in dotazione e ci affidiamo al GPS del nostro
smartphone nokia con mappe appena scaricate. Funziona e troviamo facilmente
l’autostrada per Plovdiv. Bisogna tenere in dovuta considerazione i limiti di
velocità perché sono frequenti i controlli radar e vediamo gli altri
automobilisti essere molto cauti in alcuni tratti. La strada è scorrevole e in
un’ora e mezza siamo a Plovdiv.
Lungo
le strade a scorrimento veloce si incontrano diversi cretini che sorpassano
prima delle curve, sulle strade secondarie il viaggio è più piacevole e si
superano alcuni carretti trainati da asini.
Abbiamo
prenotato al Plovdiv Bright House http://www.brighthouse-pl.com/index_en.htm
sempre con booking. Parcheggiamo in un posteggio riservato davanti all’hotel.
L’appartamento
è molto spazioso e luminoso, pulito, con due televisioni. Camera e bagno sono
un po’ piccoli rispetto al resto, ma vanno benone e c’è una bella terrazza. La
colazione è un po’ scarsa.
Seguiamo
il solito itinerario a piedi della LP nella città vecchia (anche se non c’è
bisogno di particolari indicazioni, perché basta farsi un giro) che si
esaurisce in un paio d’ore, se ci si aggiungono alcune divagazioni. Ci sono dei
baretti molto carini in posizioni suggestive.
La fortezza tracia non ha grande
fascino ma si può osservare buona parte della città sottostante.
Più
interessanti sono le case museo e la chiesa Kostantin Elena.
Per il pranzo
optiamo per lo chiccoso ristorante dell’Hebros Hotel e spendiamo l’esorbitante
cifra di 9 euro a testa con tanto di servizio posate in argento.
Carina
una passeggiata sul viale dello shopping Aleksandar I che parte dalla piazza
Dzumaja con la moschea e le rovine dello stadio romano e giunge alla bella
piazza centrale da cui si accede a Tsar Simeonova Gradina un parco cittadino
dove si ritrovano i giocatori di scacchi.
Ci
facciamo la solita birra a un euro al bar l’Arena sulla piazza Dzumaja. Il cibo
non è particolarmente buono ma il cameriere simpatico.
Da
Plovdiv prendiamo l’autostrada in direzione Burgas, che, a sentire il gps e le
mappe cartacee, ad un certo punto si interrompe in uno svincolo che
teoricamente conduce a Veliko Tarnovo, e che invece prosegue, bella e asfaltata
di fresco. Il problema è che non ci sono più uscite; ce ne sta una che indica
Nova Zagora, ma chi si fida a svoltare qui? Allora si prosegue e qui non s’esce
fino alla fine effettiva della strada, che fortunatamente non è Burgas ma
Sliven, un paese orrendo che però è segnato sulle mappe (questo è il suo unico
pregio) e da qui si percorrono strade secondarie per ritornare al punto in cui
era meglio svoltare ad una rotonda immaginaria, ma che avrebbe risparmiato km
inutili al volante. Ritrovando un certo approccio filosofico al viaggio ci si
pacifica con il paesaggio. Arriviamo a Veliko Tarnovo che attraversiamo
velocemente per raggiungere dopo 4 km Arbanasi, dove abbiamo scelto un hotel con piscina
piuttosto che in città a Veliko Tarnovo e prenotiamo con il sito dell’hotel,
più conveniente rispetto a Booking e che non richiede nessun pagamento
anticipato http://rachevarbanasi.com/location/?lang=en
(75 lev al giorno per la camera doppia luxury, 38 euro).
Il
villaggio di Arbanasi è molto rilassante e si possono fare piacevoli
passeggiate tra gli edifici storici e nei dintorni. Pare ci siano numerose chiese dichiarate monumento nazionale. Ne riusciamo a vedere solo un paio perchè le altre paiono irraggiungibili. Ci sono numerosi ristoranti orientati alle comitive turistiche viaggianti in pullman. Ci lasciamo tentare dall'invitante cortile del Bulgarka http://www.hotelbulgarka.com/en/about_hotel_bulgarka_arbanasi_veliko_tarnovo/ per un pasto senza infamia e senza lode.
Veliko Tarnovo è definita
una perla del patrimonio culturale bulgaro. La fama è decisamente esagerata, ma
è comunque interessante soprattutto per il clima gradevolissimo che ci
accoglie. Parcheggiamo l’auto in uno spiazzo sterrato di fronte alla bella
Chiesa dei 40 martiri nel quartiere di Assenova Mahala proprio in riva la fiume
Yantra. L’alternativa è parcheggiare in centro dove si paga un lev all’ora agli
appositi parcheggiatori, che si riconoscono per i giubbetti gialli. L’opuscolo
turistico della città avverte che in caso di mancato pagamento le auto vengono
bloccate con ganasce.
Da
qui risaliamo costeggiando le mura della fortezza di Tsaverets e raggiungiamo
l’ingresso principale (6 lev a testa, tariffa fissa per tutte le attrazioni
della città). La visita non è entusiasmante, ma si fanno delle scarpinate
tonificanti e si godono belle vedute sulle vallate e sulla cittadina.
Uscendo
dalla fortezza imbocchiamo Mitropalska, la strada che conduce direttamente al
centro di Veliko Tarnovo. Degna di nota solo la via Rakovski, dove si trovano
le botteghe degli artigiani e qualche edificio storico. Ci piace il Hadji
NIkoli Inn http://www.hanhadjinikoli.com/history_EN.php, un ristorante/galleria
d’arte che offre piatti eccellenti e un servizio curato a prezzi esilaranti.
Percorriamo la via Stambolov e raggiungiamo dopo un giro un po’ contorto il
monumento agli Assens, vicino all’imponente Art Gallery. Non sono niente di
particolare né l’uno né l’altra, ma si vede la città da un’altra prospettiva.
Si vede anche un bruttissimo edificio di cemento sul fiume.
L’ufficio
turistico non possiede cartine della zona in caratteri latini, ma l’addetto è
gentile e ci spiega la strada per Tryavna.
Il
paese è più carino di quanto visto finora, ma ci sono 1000 paesi di montagna
italiani più caratteristici. Comunque c’è una bella via in acciottolato che
conduce a una piazza con torre dell’orologio sul fiume. Ci sono diversi
ristoranti e posti per dormire in case in pietra e legno molto carine.
Facciamo
tappa a Troyan, una cittadina insignificante, per visitare l’omonimo monastero,
che si trova a 8 km nel paese di Oreshak. Lungo la strada notiamo che l'attività
principale della zona è fare legna per l’inverno.
Dormiamo al Troyan Plaza Hotel http://www.troyanplaza.com/, un quattro
stelle con i soliti prezzi bulgari (52 euro per la doppia luxury), in una
camera gigante, pulita e ben arredata. Peccato che la Wifi non dia segni di
vita. Sarebbe meglio dormire a Oreshak, dove ci sono numerosi hotel, alcuni con
piscina, e ristoranti. Al monastero le scritte sono in bulgaro. Evidentemente
non si vedono molti turisti stranieri. Ci sono numerosi bulgari giunti qui in pellegrinaggio.
Il monastero è ben affrescato, anche se l’interno mostra segni di muffa sulla
pareti. E' vietato scattare foto anche all'esterno.
La
strada da Troyan a Koprivstica si alza parecchio, con belle viste sulla valle e
sul manto boscoso. La strada percorsa nella parte vicina a Sofia è pianeggiante
e noiosa simile a qualsiasi campagna, mentre qui si attraversano zone boscose
incontaminate, il che ci fa pensare che tutto sommato la Bulgaria a qualcuno
potrebbe piacere molto, agli amanti delle passeggiate nei boschi.
Koprivistica
è il primo paese che si può definire turistico. C’è anche un pullman di
giapponesi, tutti a fotografare gli edifici storici e a comprare il miele ai
banchetti in legno di prodotti locali.
A
noi non dice molto. Sembra però un buon posto in cui soggiornare per fare
passeggiate nei dintorni boscosi.
I
ristoranti sono molto frequentati. Scegliamo il Melana 20 aprile consigliato
dalla LP e ce ne pentiamo. Per la prima volta il servizio è scarso, segno della
presenza del turismo.
Rientrati
a Sofia pernottiamo al Hotel Family Kabu o Hotel Kabu (bah) http://hotelkabu.com/index_en a 10
minuti dall’areoporto. L’hotel merita,
il ristorante merita solo l’uccisione del cuoco.
In conclusione...Ed anche se i turchi ogni volta ripassavano a
distruggere i tentativi di rinascita del bello,
ci s’è provato; ed anche se la Bulgaria vista da
noi non ha picchi di bellezza folgorante, è un
insieme di tiepida armonia, tra le docili
accoglienze della natura (ideali per chi ama
calarvisi, con piacere di scoperta, su sentieri
rilassanti in boschi di incontaminata serenità),
le spiccate abilità della ristorazione ed i
prezzi assolutamente convenienti e qualche
edificio storico di pregevole architettura.
Ecco perché diviene una meta inconsueta a cui rivolgersi, soprattutto quando i grandi flussi turistici si muovono e non s’ha voglia di farsi contaminare dalle massificazioni.
Ecco perché diviene una meta inconsueta a cui rivolgersi, soprattutto quando i grandi flussi turistici si muovono e non s’ha voglia di farsi contaminare dalle massificazioni.
Vedi l'itinerario completo sulla mappa.
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