Novembre-Dicembre 2006
Ci siamo preparati tramite il sito http://www.australia.com/it/index.aspx, che fornisce molte informazioni utili.
Andiamo in Australia con volo Qantas, con stopover di qualche giorno a Tokyo per il matrimonio giapponese.
Avendo solo due settimane a disposizione decidiamo di limitare la visita all’Australia del sud (New South Wales, Victoria e South Australia) ed a una parte del Western Australia, anche perché il periodo non è il più adatto per la visita del Queensland e del Northern Territory, che sono le zone che meritano di più.
Arriviamo a Sydney dopo circa 10 ore di volo da Tokyo. Il servizio a bordo è impeccabile e l’aereo mezzo vuoto, così possiamo dormire. Non so se è un bene perché ci sballiamo ulteriormente con il fuso.
Ritiriamo l’auto a noleggio prenotata con Budget Rent a Car tramite www.DriveNow.com.au, una Hyundai Getz 3 porte, il 27 novembre, la lasceremo l’8 dicembre ad Adelaide. Il costo totale del noleggio è di AUD 494.85, inclusa assicurazione, chilometraggio illimitato e soprattutto il costo del drop-off in località diversa dal ritiro.
La prima tappa per il pranzo è a Kiama http://www.kiama.com.au/ dove si trova “The largest Blowhole in the world”. Scopriamo così che gli australiani sono amanti dei superlativi e così durante il viaggio incontreremo il miglior ristorante del sud ovest del Western Australia e il paese più bello del nord-est del Victoria. Dopo aver ammirato lo spruzzo d’acqua facciamo una passeggiata sul lungo mare e mangiamo un’insalata da tre chili.
Ci accorgiamo subito, quindi, che le porzioni dei piatti sono direttamente proporzionali al fisico delle persone di cui l’altezza minima è 180 cm. (nel caso di esemplari femminili).
Proseguiamo sulla Princess Highway lungo la costa e ci fermiamo al Croajingolong NP http://www.parkweb.vic.gov.au/1park_display.cfm?park=99 dove facciamo un’altra passeggiata (fare camminate/passeggiate sarà l’attività caratterizzante l’intero viaggio).
Entriamo nel Lakes District del Gippsland dove ci sono tre laghi poco profondi collegati tra loro e separati dall’oceano da strisce di sabbia. Il centro della zona è Sale dove si trova il Sale Common Wildlife Refuge con una passerella che passa sopra l’acqua.
Altra sosta è la Ninety Mile Beach, una spiaggia incontaminata, parte del Lakes National Park, che va da Seaspray a Lakes Entrance, costituita da dune che separano vari laghi e lagune dall’oceano.
Ci sono coppie australiane di mezza età che bevono champagne osservando il tramonto ventoso.
Lungo la strada principale che attraversa il paese di Loch Sport veniamo attratti da uno strano spettacolo, almeno per noi europei, una decina di canguri che riposano placidamente all’ombra degli alberi sul campo da golf.
Raccogliamo materiale sulla zona al tourist office di Yarram, che si trova all’interno di un bell’edificio storico The old Court House e ci dirigiamo all’Wilson National Park http://www.parkweb.vic.gov.au/1park_display.cfm?park=217, uno dei più famosi del paese. C’è un’unica strada percorribile in auto che entra nel parco per qualche km e dalla quale partono varie possibilità di percorsi a piedi di diversa lunghezza. Facciamo anche noi una bella camminata sino alla spiaggia circondata da rocce levigate.
Andiamo a Phillip Island, famosa per il circuito di motociclismo. In effetti sembra sia l’unica attrazione di interesse. L’isola sembra in fase di abbandono e fatichiamo a trovare un ristorante decente in cui pranzare. E’ tutto un po’ squallido.
Carina la parte sud-ovest dell’isola con i noddies, gli scogli con la colonia di foche e interessante la visita al Koala Conservation Centre http://www.visitvictoria.com/displayobject.cfm/objectid.0AF53ABF-31CE-4C07-8300110AC6253205/, dove su passerelle di legno sopraelevate si possono vedere i koala da vicino.
Non è che abbiano proprio un’attività frenetica questi animali, per lo più se ne stanno abbracciati ai rami di eucalipto a sonnecchiare, d’altra parte avendo ingoiato chilate di foglie di questa pianta non si può fare più di tanto, ma il loro atteggiamento è veramente positivo, sono simpaticissimi nella loro indolenza e nelle loro caratteristiche fisiche.
Nel rientrare da Phillip Island facciamo la bella scoperta di vedere i koala liberi sulla strada, sì, perché gli animali sono sempre molto belli, ma la cosa migliore è poterli osservare nel loro habitat, cioè non che cambi molto dal precedente avvistamento, nel senso che sempre sui rami di eucalipto si trovano, ma l’approccio pare meno formale. Parcheggiando la macchina sulla strada che attraversa il bosco abbiamo la fortuna di assistere alla sveglia di un esemplare adulto, il quale, prendendosi tutto il tempo necessario, decide di scendere dall’albero e di intraprendere una camminata estenuante di circa 20 metri per riarrampicarsi su un altro albero, altro che gondrand, questo sì che è un trasloco in piena regola!
Attraversiamo Melbourne nel traffico (è l’ora di punta). E’ impressionante la distesa di villette ed il verde che si vede dalla strada.
Ci dirigiamo verso la Great Ocean Road, una delle strade costiere più spettacolari del mondo soprattutto nel tratto tra Angelsea e Apollo Bay. La parte migliore è il Port Campbell NP dove si trova il centro visitatori per i 12 Apostles, 12 impressionanti faraglioni, di cui solo 7 visibili dalla costa. La località ed il panorama sono famosi in tutto il mondo, tanto è vero che l’immagine degli apostoli è presente nell’immaginario collettivo come attrazione da non perdere in un viaggio in Australia. Bisogna ammettere che effettivamente la strada è superscenica e i faraglioni denotano una poderosa resistenza all’attacco dei venti e dei marosi violentissimi, non ci sono vie di mezzo né tinte tenui in Australia, la natura esplode in tutta la sua magnificenza e l’uomo può decidere se rimanere con la bocca aperta ad osservarla oppure cavalcarla con selvaggia spregiudicatezza. Qui ci sono molti turisti. http://www.visitvictoria.com/displayobject.cfm/objectid.000B0BDC-CFBC-1A5C-BC6180C476A90000/
A 2 minuti in auto dai 12 apostoli scendiamo i Gibson Steps, una scala che conduce ad una spiaggia e proseguendo incontriamo altre formazioni rocciose interessanti, London Arch e the Grotto.
Facciamo una deviazione dalla costa per raggiungere il Grampians NP dove facciamo (indovinate cosa?) due camminate facili, ma belle, la prima alle McKenzie Falls che si raggiungono in 5 minuti, e la seconda ancora più breve, lungo la quale incontriamo un’echidna, al Boroka lookout , da cui si gode una delle migliori visuali del Grampians, sulla campagna a nord, su Halls Gap a e il Lake Bellfield a sud.
Dal Grampians in 5 ore attraverso un paesaggio desolato raggiungiamo Red Cliffs, dove c’è uno strano monumento nazionale, il trattore Big Lizzie. Gli australiani sono privi di storia e quindi fanno diventare monumento storico qualsiasi cosa e ci costruiscono intorno un museo. Sempre meglio di chi ha Pompei e la lascia crollare senza battere ciglio.
Prima di giungere a Mildura c’è una specie di dogana per il controllo di frutta e verdura che non si può portare nell’area per evitare la diffusione del moscerino della frutta.
Ci fermiamo a dormire a MIldura http://www.visitmildura.com.au/, una cittadina sperduta in mezzo ai vigneti .
Il paese è rinomato per il buon mangiare e i ristoranti e bar si sprecano. Noi scegliamo la Mildura Brewery http://www.mildurabrewery.com.au/ che si trova nello storico Astor Theatre per assaggiare i 5 tipi di birra prodotti artigianalmente.
Facciamo una passeggiata sul river Murray che passa in paese ed è percorribile anche con battelli a pale, che ricreano un’atmosfera d’altri tempi. Nel vicino paese di Westworth si vede la confluenza del Murray River con il Darling River.
A 5 km da Wentworth ci sono le Perry Sand Dunes, dove ci sbizzarriamo a scattare foto, anche perchè le possibilità fotografiche nella zona sono scarse. L’ambientazione fotografica è suggestiva e gli scatti riescono a meraviglia grazie al colore della sabbia ricca di ferro e di un cielo terso con scarsi precedenti.
Facciamo una deviazione di 110 km verso l’interno per godere dei paesaggi del deserto australiano verso il Mungo National Park http://www.visitnsw.com/Mungo_National_Park_P629.aspx. Sarebbe bello se non ci fossero un miliardo di mosche. Incontriamo dei tizi più previdenti che girano con delle zanzariere attaccate ai cappelli. Vediamo diverse famigliole di canguri.
Oltre a non aver previsto nulla per ripararsi dall’attacco fastidiosissimo delle mosche, facciamo la pensata geniale di portarci il pranzo sotto forma di pollo allo spiedo, che siamo costretti a mangiare in macchina con le portiere sigillate, come se ci fosse un branco di babbuini assatanati appostato fuori. Comunque la velocissima visita ci regala l’atmosfera surreale di una desolazione desertica spaziale.
Da Mildura ad Adelaide sulla strada A20 ci vogliono 5 ore di auto. Facciamo una deviazione verso Strathalbyn, un paese molto carino a circa un’ora di auto di Adelaide, ricco di edifici storici, gallerie d’arte e caffè. Ci sono più di 30 edifici storici che si possono ammirare camminando lungo Albyn Terrace ed High Street. Piacevole fermarsi un po’ al Soldier's Memorial Gardens in compagnia di anatre e kakatua sul tranquilo Angas River http://www.southaustralianhistory.com.au/strathalbyn.htm.
Il Tourist office si trova in un bell’edificio all’ingresso del paese con davanti uno splendido albero fiorito di rosa. Gli addetti sono felicemente stupiti di vedere due italiani da quelle parti.
Dormiamo nello storico Victoria Hotel http://www.victoriahotelstrathalbyn.com.au/, molto bello e caratteristico, che ha anche un buon ristorante ed un piccolo casinò.
In zona Adelaide visitiamo la Fleurieu Peninsula, caratterizzata da dolci coline e fantastiche spiagge, soprattutto nella zona intorno a Gulf St. Vincent. A 10 minuti da Victor Harbour ci sono due belle spiagge per i surfisti, Middleton e Goolwa.
Passiamo l’ultima notte nell’area di Adelaide a Glenelg, un paese sul mare pieno di tipici australiani che fanno jogging sulla lunga spiaggia. L’area è piuttosto trafficata anche perché è venerdì e a quanto pare gli abitanti di Adelaide si riversano qui per il week end. Da Adelaide prendiamo un volo su Perth sempre della perfetta Qantas e ritiriamo l’auto prenotata con Europcar (ritiro 8 dicembre ritorno 12 dicembre) per AUD 184.49.
All’arrivo a Perth portiamo indietro gli orologi di un’ora e mezza! Un’altra stranezza australiana!
Perth è una città molto bella perché affianca la modernità degli edifici soprattutto del quartiere finanziario ad un’atmosfera rilassata ed informale, si possono trovare molti localini all’aperto e contemporaneamente ristoranti più pretenziosi (questo solo all’apparenza, perché molte possono essere le qualità positivi degli australiani, ma dietro i fornelli hanno ancora un bel po’ di strada da fare: un risotto ha misteriosamente assunto l’aspetto di una pappariso con i piselli). Nei baretti all’aperto, invece, va molto meglio, infatti questa è sicuramente la loro dimensione congeniale: bei boccali di birra e panini ai gamberi! Tralasciando le considerazioni culinarie si può affermare con certezza che Perth è una città molto vivibile e non sembra affatto di trovarsi in un centro con più di un milione e mezzo di abitanti (ti saluto, oh mia bela madunina).
Partiamo lungo la costa verso nord con meta il Nambung NP, un parco con 26 km di costa circondata da dune di sabbia di cui fa parte il Pinnacles Desert.
Il Pinnacles Desert si trova a tre ore di auto da Perth ed è costituito da una serie di misteriose formazioni calcaree che variano in forma e dimensione sparse tra vaste dune colorate. Possono raggiungere anche i 3,5 metri di altezza e creano ombre molto suggestive in particolare al tramonto.
C’è un’unica strada che lo attraversa, lunga 27 km e percorribile con un 2x4. Il Nambung NP è accessibile in auto mediante una strada in ottime condizioni, è previsto il pagamento di un pedaggio che si effettua lasciando il denaro in una cassettina, quando si arriva al deserto dei pinnacoli ci si accorge subito di essere in un luogo unico al mondo, in cui le sedimentazioni calcaree sono state scolpite dalle erosioni e dal deposito dei secoli su questa landa dalla morfologia assurda. L’ideale è recarcisi prima del tramonto, quando la luce è più morbida e le ombre giocano con la sabbia e le prospettive verticali.
Ogni pinnacolo meriterebbe un’attenta osservazione, vi sono gli affusolati e i tarchiatelli, i bambinetti e gli anziani, quelli che sembrano menhir ed altri che ricordano troni di sovrani regnanti su terre fantasiose, e vi è l’analisi di insieme che, da alcuni punti strategici, offre il quadro delle memorie che non si annebbiano mai. Soprattutto da una postazione è possibile guardare e fotografare la piana puntellata, con il biancore sullo sfondo delle dune di sabbia, che appaiono come improbabili ghiacciai alle soglie del deserto.
Dormiamo a Cervantes, uno sperduto villaggio di pescatori, al Pinnacles Beach Backpackers http://www.cervanteslodge.com.au/PBB.htm, gestito da un simpatico hippie. La stanza è nuova e pulita con vista sul Bush australiano. C’è una famiglia di canguri sotto la nostra finestra. Mangiamo benissimo al Ronsard Bay Tavern.
Torniamo a Perth per visitarne i dintorni. A 20 minuti a sud di Perth ci fermiamo a Freemantle cittadina tranquilla alla foce dello Swan river, con edifici storici del periodo della corsa all’oro fine 800 e numerosi ristoranti specializzati in pesce che si affacciano sul porto. Noi scegliamo saggiamente il Kailis fishmarket Cafe http://www.kailis.com/ dove ti scegli il pesce che vuoi farti cucinare al banco.
Più a sud visitiamo Cape leeuwin e Cape naturaliste e ci spostiamo all’interno per passare all’interno della foresta dei famosi karri vicino a Pemberton, dove si trova anche la Big Brook Dam http://www.australiassouthwest.com/en/Pages/Attraction.aspx?n=Big_Brook_Dam&pid=9001648
Passiamo l’ultima notte a Mandurah http://www.mandurah.wa.gov.au/ un postaccio sul mare che pare essere molto considerato dagli abitanti di Perth che lo raggiungono in massa nel fine settimana. Il finesettimana sta finendo e a noi sembra un po’ sporco e poco invitante. Tra l’altro dormiamo in una stanza minuscola del Foreshore Motel http://www.mandurahwa.info/ForeshoreMotel/ che ha come unica positività la presenza di una piccola piscina.
Questa è l’Australia che ci portiamo a casa, una piccola fetta di un Paese gigantesco e forse, nonostante alcuni picchi di bellezza struggente, la parte più “normale”, quella meno eclatante, ma un po’ lo sapevamo e non c’era alternativa stagionale per la contingenza, non c’è alcun rimpianto, ma una distanza simile da coprire effettivamente meriterebbe un risultato più memorabile, pensiero avvalorato dal fatto di aver impiegato non poche risorse cerebrali per la ricostruzione dell’itinerario e soprattutto della descrizione dei luoghi. Forse questa riflessione nasce anche dalla posizione sequenziale di questo viaggio, cioè se fosse stato tra i primi, antecedente a Namibia, Nuova Zelanda, Sudafrica ecc. probabilmente avrebbe generato altre sensazioni, più vibranti e sedimentate, non che ci si abitui alla bellezza, che ogni volta sconvolge sorprendendo, come, anche in questo caso, nell’avvistamento dei canguri o dei koala, o facendosi accompagnare sulla via del mare in un laico pellegrinaggio da apostoli di roccia, nascondendo le ombre in un deserto di ipotesi pietrificate o giocando a bocce coi meloni su dune di sabbia arancione, però…
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