Dicembre 2010
Voliamo da Salta a Iguazu con la comodissima andesair (www.andesonline.com). Appena atterrati ci rendiamo conto che il turismo è arrivato in massa e i prezzi si sono adeguati. Un taxi per il centro costa infatti 100 pesos.
Ci facciamo ingannare dalla Lonely Planet (che nella parte relativa a Iguaçu è stata aggiornata probabilmente 5 anni fa) e prendiamo un taxi, mentre appena fuori dalla sala degli arrivi c’è un banchetto che vende i biglietti per il bus a 20 pesos a testa.
Pernottiamo da Si mi Capitan http://www.simicapitan-iguazu.com.ar/ (prenotato tramite booking) per 70 euro a notte. Non è economico, ma per Puerto Iguazu nemmeno caro. Abbiamo un bungalow molto bello e la sera ci portano un’ottima cena in camera. Anche la colazione è molto buona, forse la migliore della vacanza. Il proprietario è gentile e ci dà molte indicazioni indispensabili relative alla visita alle cascate.
Il modo più economico, e anche comodo, per raggiungere il parco argentino è il bus che parte dalla stazione e fa varie tappe nel paese. Costa 10 pesos ar se acquistato sull’autobus. Alla stazione cercheranno di vendervelo prima di salire, ma vi costerà 5 pesos in più. La parte argentina (ingresso 90 pesos) merita un’intera giornata di visita. Ci sono molti percorsi e si vedono le cascate da vicino, in alcuni casi addirittura da sopra. Manca il colpo d’occhio spettacolare che si ha dalla parte brasiliana, ma la visita è più piacevole. C’è gente, ma non si è intruppati. Vi sono molti sentieri e un trenino che porta alla stazione centrale da cui partono i sentieri e alla stazione della Garganta del Diablo. Meglio lasciare la visita a quest’ultima alla fine. Dalla stazione alla garganta vi è un percorso si passerelle sull’acqua di circa mezz’ora.
Oltre a varie attività a pagamento si può prendere gratuitamente una barca che vi porta sull’Isla San Martin per ammirare le cascate da un’altra angolazione. Calcolate almeno un’ora di tempo per questa deviazione.
Il giorno successivo ci accordiamo con un taxi per visitare il parco brasiliano e per essere portati subito dopo all’aeroporto. Per il servizio paghiamo 220 pesos, non poco. Arrivati al confine con il Brasile ci rendiamo conto di avere un problema. A differenza di quanto indicato dalla Lonely Planet, cioè che per la visita in giornata alle cascate non verranno fatti controlli, i controlli ci sono e sono molto lunghi. Si deve infatti scendere dal veicolo e mettersi in coda per farsi timbrare il passaporto in un ufficietto. La trafila porta via più di un’ora di tempo. E ci aspetta la stessa solfa all’uscita dal brasile.
Finalmente al parco ci troviamo davanti a una coda chilometrica, in termini di tempo direi almeno due ore. Il nostro tassista conosce qualcuno e ci fa saltare la coda. Altrimenti saremmo dovuti tornare indietro senza entrare perché avremmo perso l’aereo. L’ingresso è più caro di quello argentino, circa 100 pesos a testa.
Si è obbligati a prendere un pullman insieme ad una marea di persone (quasi tutti brasiliani dei viaggi organizzati, evviva!) che in 20 minuti arriva all’inizio del sentiero (l’unico esistente nel parco che si può percorrere senza guida) che costeggia le cascate. Il percorso richiede non più di 45 minuti, la vista ripaga dallo stress di stare in mezzo a un miliardo di persone vocianti. Ultima tappa del giro è la piattaforma sotto la Garganta del Diablo, impressionante. Evitiamo l’ennesima coda per salire sull’ascensore panoramico e ci avviamo all’uscita.
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