DOMENICA 25 DICEMBRE 2022
Il volo easyjet per Barcellona parte da Malpensa e dopo un’ora e mezza dal decollo si atterra al terminal 2C, fuori dal quale si trova l’area di sosta delle navette degli alberghi e dei car rental. Il nostro è Centauro che ci ha riservato una FIAT Cinquecento ibrida nuova di zecca (291 euro per sette giorni con assicurazione completa, visti i prezzi che girano per le vacanze di Natale un buon affare), con la quale partiamo subito in direzione Castelldefels e in un quarto d'ora raggiungiamo l'hotel Ibis dove alloggeremo. La colazione, evitabilissima, ed il parcheggio si pagano a parte; fiduciosi nel prossimo e sostenuti dall’assicurazione totale del veicolo, parcheggiamo in un posto pubblico, gratuito, poco distante.
LUNEDI’ 26 DICEMBRE 2022
Ci mettiamo in marcia
abbastanza presto, quindi la temperatura è piuttosto bassa (circa 7 gradi) e
non c’è in giro un’anima viva: effettivamente anche nelle precedenti visite
dell’area catalana ci eravamo resi conto che le 8.00 di mattina equivalgono
all’alba dei morti viventi, figuriamoci il giorno di Santo Stefano.
La prima
meta della nostra gita è Vic che raggiungiamo in poco più di
un’ora, percorrendo una strada che, anche nelle prime frange tangenti la
grande città, è piacevole e generosa d’alberi e scorci panoramici, fino a
diventare incantevole approssimandosi a Vic. Lasciamo l’auto in un posteggio
libero, poco fuori dal centro storico, che ci apprestiamo a visitare in
relativamente breve tempo, soffermandoci in particolar modo sulla cattedrale
dall’interno completamente affrescato in uno stile un po’ tetro, ma assai
particolare, sulla plaza major e le belle vie e vicoli che si diramano in un
percorso anarchico; purtroppo il teatro romano è chiuso al lunedì e non
possiamo entrarvi, ma andiamo a riprendere l’auto soddisfatti del nostro
giretto.
Ci spostiamo a Besalù e troviamo un paese medievale perfettamente conservato, in cui il ponte fortificato dell’undicesimo secolo la fa da padrone in termini di simbolismo storico e fotogenia turistica, ma anche il resto dell’agglomerato si presenta nel suo sorprendente splendore ed affascina chiunque vi si fermi.
Dopo aver apprezzato questa piccola bomboniera dall’anima in pietra di fortezza, abbiamo un po’ di timore nel farci largo tra le pieghe di Girona di cui conserviamo un flebile ricordo appannato, di una fugace capatina, probabilmente periferica, ai tempi dei due concerti di Springsteen al Camp Nou de Barcelò, che effettivamente avevano fatto sbiadire qualsiasi altra cosa intorno; troviamo, invece, con piacere, una città molto accogliente: parcheggiamo senza alcun problema, gratuitamente, sotto il ponte ferroviario, il personale del Best Price Hotel, dove abbiamo prenotato una stanza per 55 euro, è gentile ed espansivo, poi quando hai passato i cinquanta e qualcuno ti chiama ancora chico, anche se sai che è un intercalar/modo di dire, fa sempre un gran piacere.
Percorrendo a piedi le strade, i vicoli, le salite, i passaggi, le scalinate del casco vecchio, che si trova oltre il fiume disseminato di ponti, tra cui quello di pietra e quello di ferro rosso di Eiffel.
Il nucleo storico è molto affascinante e vi spiccano alcuni edifici religiosi, quali la cattedrale, sita in cima ad una romantica scalinata, dalla cui base si gode di tutta l’imponenza del complesso, elevato nei suoi slanci gotici e nella torre di Carlo Magno, di stampo romanico, la chiesa di Sant Pere de Galligants e quella di Sant Feliu, ed altri civili, tra cui le colorate cases de l’Onyar che si specchiano nel fiume ed i bagni arabi, dietro la cattedrale, dove si può percorrere il paseo archeologico che costeggia le mura, o il giro di ronda sulle mura stesse, a cui si accede dai giardini della Francesa, in un saliscendi di scalini, su torrioni e bastioni, o ponticelli, fino a scollinare, quasi stanchi, a plaza de general Marvà, o viceversa, a piacimento, e poi il suggestivo carrer del ciutadans, o Forca, dove si snoda il quartiere ebraico, el Call, e scavalcando ancora il fiume con il ponte Sant Agustì ci si ritrova a plaza Indipendencia, con i suoi molti locali enogastronomici per soddisfare qualsiasi esigenza.
MARTEDI’ 27 DICEMBRE 2022
Lasciamo Girona in direzione del parco naturale di Cap de Creus e ci fermiamo a visitare lo stupendo monastero di Sant Pere de Rodes. Siamo molto fortunati perché l’ultimo martedì del mese l’ingresso è gratuito. Ci godiamo le atmosfere mistiche di questo luogo dalle architetture raffinate ed allo stesso tempo poderose, si potrebbe definirlo metà edificio di culto e metà castello/roccaforte, anche per la sua posizione dominante la vallata, con una vista mozzafiato sulla baia sottostante di Port de la Selva, e su un orizzonte ottico marino molto poetico.
A pochi passi si trova l’incantevole chiesa di Santa Creu de Rode, anch’essa situata in posizione privilegiata e circondata dai resti archeologici di quello che un tempo era un piccolo borgo fortificato, che si sviluppava attorno alla chiesa.
L’aria frizzante e pulita di montagna e le scarpinate su e giù cominciano a
stimolare l’appetito, perciò ci rechiamo a Cadaques, un raffinato villaggio
dalle casette bianche, dolcemente adagiato in un golfo magico. Non siamo gli
unici ad aver avuto l’idea del pranzo in riva al mare, infatti c’è un viavai
simile a quello che si trova in costiera amalfitana durante i weekend dal clima
favorevole: anche il paese ci ricorda la Minori di Sal De Riso, ma più in
bello. Ci sediamo ai tavolini del Toc de Mar che propone un ottimo menù a base
di pesce a 19,50 euro, ed altri piatti alla carta, tra cui la tipica zuppa del
luogo, denominata suquet. Il sole risplende sul lido e riscalda la passeggiata
post prandiale, assai piacevole; molti sono gli scorci accattivanti per i
fotografi dalle varie abilità, ma il posto è talmente bello che può riuscire
bene anche al più negato.
Risaliamo in macchina per andare alla scoperta del luogo più orientale della Catalunya, cioè il faro di Cap de Creus: qui la roccia è stata scolpita dal vento, anche se oggi non ne tira un alito, e gli scogli dalle onde impetuose, che non si palesano, infatti il Mediterraneo è più piatto di una tavola lisciata; si addomesticano i sogni perdendosi in questo contesto di anfratti e gole, d’insenature e fiordi, di crepe lunari, altezze sublimi e rapide discese, peccato che la luce calante del pomeriggio inoltrato ci impedisca di immortalare ogni angolo di questa pace da fine terra. Per la notte troviamo una sistemazione nel vecchio albergo quattro stelle un po’ decaduto, ma con un suo intatto savoir-faire, che risponde al nome di SercotelPresident (una bella stanza con ottima colazione a 56 euro), in prossimità del centro di Figueres, che esploriamo in pochi minuti senza venir colpiti da nulla in particolare, se non dal teatro museo Salvador Dalì: abbastanza fuori di testa.
MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE 2022
Dopo la sontuosa colazione a buffet del Sercotel andiamo a cercare l’auto nel parcheggio in un quartiere poco lontano, in cui l’avevamo lasciata la sera precedente e con grande sorpresa la ritroviamo tutta intera, ruote comprese… Pieni di entusiasmo ci spostiamo verso Castelò D’Empuries in cui si trova una bella basilica, ma non molto di più da giustificare una sosta, anche breve.
Dopo la mediocrità di Figueres e la mezza depressione di Castelò, ammantato da una bruma inquietante, ci ritroviamo in un altro universo, varcando i confini di Empuriabrava: una località assurda costruita su una rete di canali paralleli, che sembra uscita da una Florida concepita per pieni di soldi in pensione o in villeggiatura, in cui gli esercizi commerciali si sono specializzati in vendita di immobili e di imbarcazioni di lusso; infatti ognuna delle magioni con tanto di torretta e bovindi fronte acqua ha, ormeggiato davanti al cancelletto, un motoscafo d’altura che probabilmente, a dir tanto, uscirà un paio di volte all’anno dal canale. In ogni caso si tratta di un insediamento molto particolare.
Sant Martì D’Empuries fa più al caso nostro, infatti si tratta di un minuscolo borgo medievale in riva al mediterraneo, con una serie di spiagge accattivanti che si possono percorrere a piedi, una dietro l’altra, sia direttamente sulla rena, sia su apposita passeggiata che conduce fino a L’Escalà. L'acqua è fredda ma molto invitante e c'è qualcuno che fa il bagno.
A pochi minuti di auto si trova Begur che attrae molti visitatori, soprattutto per la sua splendida posizione collinare, con una ramificata varietà di sentieri che conducono al mare, ma anche per l’armonico centro storico che si lascia scoprire piacevolmente; quasi inutile e trascurabile, quindi, a meno che non s’abbia voglia d’attività fisica, è la salita al castello che non dice un granché e non offre nemmeno viste panoramiche che non si possano avere dall’abitato. Dopo pranzo ci viene voglia di sole caldo vicino all’acqua, per cui scendiamo alla spiaggia di Aiguablava che è molto “riservata” e a quella di Tamariù che è, invece, adiacente all’omonimo villaggio (carino) e quindi un po’ più incasinata, ma nessuna delle due soddisfa le nostre esigenze, perché tira un venticello tramontano che scassa un po’ la minchia.
L’ultima tappa della giornata è Pals. Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio del Hostal Barriz (senza infamia e senza lode, ma comodo per visitare il paese) e fatto il check-in, ci lanciamo a piedi alla scoperta di questo meraviglioso borgo medievale perfettamente conservato, in cui ogni angolo di vicolo regala un’emozione, con i picchi della chiesa, della torre delle ore, della cinta muraria, ma ciò che stupisce maggiormente è l’omogeneità d’insieme: tutti gli edifici sono in pietra (non ce n’è uno intonacato), come la pavimentazione stradale, ci sono lampioni antichi e torce, portoni di legno con borchie di ferro… insomma se un regista volesse ambientare il suo film in un paese del 1300 potrebbe farlo qui senza bisogno di coprire alcunché o facendo inquadrature parziali, anzi, si potrebbe sbizzarrire in panoramiche totali.
Ceniamo nell'unico ristorante aperto con un ottimo rapporto qualità-prezzo, La Villa, dove mangiamo uno squisito riso nero con frutti di mare.
GIOVEDI’ 29 DICEMBRE 2022
Una splendida giornata all’insegna dei paesini medievali non può che iniziare con una visita di Palau Sator che non ha bisogno di alcuna descrizione perché è sufficiente lasciare l’auto nel parcheggio gratuito sterrato adiacente al centro e lasciarsi guidare dall’istinto, partendo dalla fonte comunale e dal lavatoio, passando sotto la torre delle ore che funge da porta del nucleo e svicolando a destra e a mancina, senza mai dimenticare di farsi sorprendere, ed esclamare ogni tanto: “Eh, ma che bel!!!”
Altrettanto bello, anche se meno armonico, è il successivo Ullastret che merita comunque un’esplorazione, leggermente meno approfondita ed entusiasmante.
Bisogna mantenere un po’ di lucidità e senso della misura, considerando che la tappa successiva, Peratallada, ha le carte in regola per risolleticare il sensazionalismo… Ogni cosa è al posto giusto, ogni pietra d’arco, le mura, i vicoli, le piazzette, la torre su cui salire da una scala a chiocciola ed espandere la visuale a tutti i tetti dell’abitato, la chiesetta lasciata fuori ad aspettare tempi di religiosità più assidua, insomma un altro gioiellino da incastonare in questa corona di gita quasi perfetta.
Persino il clima gioca a nostro favore, infatti dopo un pranzetto gustoso a Palafruguell, ci spostiamo alla sua succursale costiera, l’affascinante Calella de Palafruguell dove possiamo godere di un sole primaverile pienamente appagante (i più avvezzi si lanciano addirittura in una nuotata a tutte braccia) e, successivamente, sperimentare le bellissime interazioni podistiche tra i paesini costieri, percorrendo i sentieri che li uniscono: raggiungiamo Llafranc in una ventina di minuti di cammino (circa un kilometro di su e giù fra pini marittimi, iodio e salsedine, alla faccia di chi sostiene che l’attività fisica fa bene in ogni caso… col piffero, c’è una bella differenza tra qui ed una amorfa pista ciclabile della bassa bresciana infestata da smog e gessi di defecazione…).
Il paragone tra i borghi della Costa Brava e quelli della costiera amalfitana nasce spontaneo: simili sono le ambientazioni, le bellezze paesaggistiche, la sapienza culinaria e l’ospitalità della gente; per molti la seconda, assai più rinomata, vincerebbe a mani basse, perché ci si troverebbe un fascino storico e poetico più intenso, ma noi ci sentiamo di ribaltare il pronostico, dando una vittoria in trasferta alla compagine catalana che, dalla sua, mette in campo un paio di fuoriclasse che chiudono l’incontro, infatti i paesi sono oggettivamente più belli ed armoniosi, meglio conservati, più omogenei e d’atmosfera, più facilmente raggiungibili via strada e meglio collegati tra loro, appunto, con questi sentierini tutti da scoprire. Il paese successivo è un altro capitolo, a sé stante, Tossa de Mar, quasi già inglobato nella massiva impronta turistica di Lloret de Mar, presenta delle caratteristiche votate in questa direzione, ma vi è un angolo magico, in fondo alla spiaggia comunale da cui si propaga l’istmo sul quale si inerpica la cittadella fortificata: un vero capolavoro di edifici, torri e ponti in pietra perfettamente integri, con tanto di giro delle mura sul percorso di ronda, con scorci favolosi del centro storico, da una parte, e del mare aperto, dall’altra…
Beati quelli che possono venir quaggiù in un momento dell’anno in cui godere di tutta questa bellezza, senza la calca della stagione calda, il nervosismo ed i prezzi conseguenti, avendo un piccolo ritaglio di paradiso artificiale a portata di mano e cuore, senza pagare neanche un euro di parcheggio… Beati noi, viaggiatori delle ipotesi, visitatori contro corrente! Avvicinandosi a Barcellona superiamo l’assurda Lloret e ci fermiamo a Calella: un’altra Rimini in miniatura, meno sborona e più identitaria, che ci offre un buen retiro per la notte con una camera strabella al Dwo Palmeres per 50 euro ed una cena in salumeria da Los Extremenos, dove la qualità di prosciutti, formaggi, olive ed altri piatti è indiscussa ed anche vino e birra s’apprezzano assai, soprattutto dalla gente del posto che ne occupa i tavolini a qualsiasi ora.
VENERDI’ 30 DICEMBRE 2022
In mattinata facciamo una buona colazione da Reiera, liberiamo la camera e facciamo un giro in centro e poi sul bel lungomare fino al faro ed oltre, torniamo alla vettura e ci mettiamo in marcia. Dopo aver scavallato il traffico intorno a Barcellona, con i suoi mille cambi d’autostrada, finalmente arriviamo a Vilanova i Geltru che non si presenta benissimo al primo impatto, ma ha un centro pedonale mediamente interessante in cui, però, ciò che ci impressiona maggiormente è il ristorante basco Bartoxco, dove ci sollazziamo con un menù di lavoro composto da varie portate, tra cui una saporita zuppa di pesce, un roastbeef molto gustoso, la famosa fideua e la torta di mele al prezzo di 14 euro per persona.
Essendoci rianimati gagliardamente ripartiamo in direzione di Sitges, la principale meta della giornata. Abbiamo prenotato una stanza al suggestivo Port Sitges Hotel per 60 euro, con splendida vista dal balconcino sul porto turistico, quindi lasciamo l’auto lungo la strada fuori dalla zona (chiusa al traffico) e ci incamminiamo. Dopo aver preso possesso della camera ed aver goduto di una mezz’ora di sole caldo, passeggiamo sul fantastico lungomare che si estende per più di tre kilometri sulla pittoresca costa che ospita questa località molto affascinante, soprattutto nei pressi della basilica dove si sviluppa, verso l’interno, il centro storico della cittadina, ma anche il resto del cammino presenta scorci degni di nota.
Non c’è più molto da fare né da aggiungere se non aspettare con mestizia il momento del ritorno all’inverno/inferno padano, perché ancora una volta abbiamo collezionato ricordi bellissimi di un Paese che non delude mai e regala un benessere indelebile che, solo in parte, si riesce a trasmettere con parole ed immagini.