DOMENICA 13 MARZO 2022
Si
parte ancora una volta dall’aeroporto di Orio al Serio alla scoperta
dell’ultima delle maggiori isole Canarie (Gran Canaria) su cui atterriamo dopo
un volo di 4 ore e 30 con Ryan air operato da Malta air, 245 euro andata
e ritorno per due persone. Le procedure di sbarco sono agevolate dall’utilizzo
del tubo e quelle di accesso, nonostante la mannaia del covid ancora sospesa
sulle nostre povere teste innocenti, sono molto sbrigative: è sufficiente
mostrare il QR code dell’apposito modulo dichiarativo di immigrazione; quindi
in breve tempo raggiungiamo l’ufficio di Auto Reisen, in fondo al corridoio
degli arrivi nazionali, dove abbiamo prenotato una Citroen C3 per sette giorni
al prezzo di 173 euro, compresa la assicurazione super confort plus.
Uscendo
dall’aeroporto imbocchiamo la scorrevole autostrada (gratuita) a tre corsie per
senso di marcia, verso sud, per recarci nella zona di Maspalomas e precisamente
a St. Agustin dove si trovano gli appartamenti Tarahal. Il nostro monolocale
costa 504 euro per sette notti ed è inserito in una struttura un po’ datata, ma
ben tenuta, e abbastanza particolare, come tutte quelle che sfruttano i
dislivelli presenti sull’isola: risultiamo essere al sesto piano, ma guardando
la strada di fronte siamo al massimo al secondo; dal terrazzino si vede il mare
sullo sfondo e la bella piscinetta in primo piano.
Avevamo valutato di spostarci in altre zone dell'isola, ma dopo varie ricerche abbiamo deciso di pernottare tutta la settimana nella zona sud e muoverci in giornata; la soluzione si è rivelata vincente perchè è l'unica zona che ha sempre un clima clemente, piuttosto caldo e prevalentemente sereno, mentre nel resto dell'isola il clima è stato variabilissimo e con temperature decisamente inferiori.
Siamo un po’ stanchini (come
diceva Forrest Gump) perciò, per la prima sera, decidiamo di mangiare nelle
vicinanze; la ragazza della reception ci consiglia di andare al centro
commerciale (a pochi passi) dove, effettivamente, si trova una notevole varietà
di soluzioni, per quanto, comunque, inserita in un contesto un po’ decadente.
Scegliamo la Bodega La Riojana, l’unica taperia nostrana per calarci in un’esperienza spagnola
anziché bavarese (che non sembra proprio il caso).
LUNEDI’ 14 MARZO 2022
Dalla struttura Tarahal scendiamo a piedi sul bel lungomare dove molte persone si allenano correndo e facendo fitness (se c’è un luogo al mondo dove ti puoi sentire giovane, avendo superato la soglia dei cinquanta, quello è Gran Canaria). Camminando verso Maspalomas si incontra la spiaggia di Burras. Potremo continuare per i cinque kilometri che ci separano dalle dune, ma preferiamo risparmiare un po’ di energia per il resto della giornata e ci andiamo in macchina. Parcheggiamo nei pressi del Riu hotel e ci avventuriamo su queste favolose dune artificiali che generano un ambiente molto suggestivo, che ben si presta a set fotografici spregiudicati. In realtà non si potrebbe camminare sulle dune, infatti non vi sono molti accessi “facili” e consentiti, ma, laddove si riesce, al massimo c’è un cartello malconsiderato e nessuno che controlli, perciò la gente entra liberamente. Il vento è molto forte e ti spruzza in faccia la sabbia, ma, trovando un angolo un po’ riparato, ci si può godere questo luogo dall’approccio singolare.
Maspalomas
Raggiungiamo l’oceano che è abbastanza arrabbiato, allora gli voltiamo le spalle risentite e torniamo indietro. Per pranzo ci concediamo le raffinate tapas del caratteristico locale che ospita la taverna El Picoteo. Dopo mangiato valutiamo il clima ad occhio e, considerando che sembra più sereno l’interno rispetto alla costa, prendiamo per Fataga e subito ci rendiamo conto di aver fatto la scelta giusta perché i paesaggi si fanno poetici e, in alcuni tratti, mozzafiato: al Mirador astronomico de la degollada de las Yeguas lo sguardo appaga la sua fame di immagini sorprendenti. Il mirador è il posto ideale per ammirare le stelle la sera. Purtroppo il cielo spesso non limpido ci ha impedito di fare questa esperienza. Continuando si incontrano canyon, oasi con palmeti ed orti, valli sconfinate e picchi rocciosi, cardones e piante coriacee…
Mirador astronomico de la degollada de las Yeguas
Fataga è un piccolo pueblo blanco che sembra uscito da un romanzo ben scitto o da un set cinematografico di un film in cui ogni cosa vuole andare al posto giusto, grazie ad una sceneggiatura dolce e spensierata, ma mai melensa o scontata. Le case hanno la classica connotazione a pietra e intonaco immacolato, riportano il nome dei proprietari con pittoreschi cartelli appesi sopra le porte, i vicoli si intrecciano e, sullo sfondo, la maestosità delle montagne, dure, nel contrasto con la delicatezza delle rifiniture e delle decorazioni ornamentali, con particolare attenzione per le piante grasse ed i vasi di fiori, per gli alberi da frutto ed i rampicanti odorosi.
Ora la vegetazione cambia, ci sono pini e persino eucalipti, ma la roccia è ancora dura ed incombente, come i massicci che sovrastano la presa de la Sorrueda e che si specchiano nelle sue verdi acque, o la Fortaleza de Ansite, un tempo teatro di atroci e cruente battaglie ed ora robusto occhiolino delle montagne ad una pianura che attende per accogliere.
Al centro commerciale di St. Agustin c’è un supermercato Spar dove facciamo un po’ di spesa, anche se, considerando le dimensioni del centro, speravamo di trovare un negozio più grande e con un’offerta alimentare un po’ più variegata. Ceniamo proprio sotto casa, cioè al Time, un locale sofisticato gestito con sapienza da personale italiano, che offre un buon ventaglio di piatti con un’accettabile rapporto qualità/prezzo, nel senso che le pietanze non sono super economiche, ma sono ben cucinate ed i sapori sono magistralmente armonizzati. Ottimo l’arancello di produzione propria offertoci a fine pasto.
MARTEDI’ 15 MARZO 2022
Anche oggi dedichiamo parte della mattinata al versante costiero, in particolare lanciamo un’occhiata veloce alla spiaggia de Las Meloneras che non ci affascina per nulla, mentre ci lasciamo sedurre dalla docile bellezza di Pasito Blanco.
Pasito Blanco
Qui c’è una zona residenziale con tanto di porto turistico da ricconi e garitta
con guardia e sbarra che s’alza per i residenti e, volendo, anche per i
visitatori, ma non garbandoci l’idea di mischiare il nostro essere con umanità
simile (pare che i porti turistici di tutto il mondo siano pieni di barche di
lusso, evidentemente non tutte appartenenti ad oligarchi russi, il che ci fa
esclamare: “Ma quanti cazzo di ricchi ci sono sulla faccia di questa terra
ingiusta!?!”), parcheggiamo l’auto in strada ad una certa distanza, anche per evitare
la rimozione forzata minacciata dai segnali, ed entriamo a piedi e con aria
furbescamente fiera. La spiaggia di sabbia scura si trova in una bella
insenatura al limitar del residence. L’acqua è trasparente ed un po’ mossa, ma
ci si può tuffare, nonostante la temperatura non sia delle più invoglianti. Ci
pensa la nuvola fantozziana a dirimere ogni dubbio, portando con sé gocce di
pioggia che fanno chiudere tutte le possibilità, libri, baracca e burattini.
Appena finito di impacchettare tutto, smette di piovere: la variabilità è di
casa a Gran Canaria…
Andiamo a smanettare qualche acquisto al Hiper Dino di El
Tablero che è un bell’ipermercato moderno con un ottimo spettro di scelta e
prezzi convenienti, anche per le sigarette che si vendono a stecche a poco più della metà rispetto
alle nostre tabaccherie e, in alcuni casi di offerte speciali, anche a meno
(lucky strike a 25 euro). Qui bisognerebbe aprire una parentesi, anche se ne è
appena stata chiusa una, socio-economica/politica sui prezzi dei beni di prima
necessità, o quasi, su cui gli stati, ed altri schifosi parassiti, mettono le
loro zampacce sporche ed imposizioni determinanti al fine del prezzo al
consumo, perché non è possibile che, nello stesso momento storico e nello
stesso continente, su cui sembra che piombi il ricatto della guerra e l’incubo
funesto per l’avanzata delle armate russe, in Italia il gas e i derivati, il
petrolio e gli affini abbiano raggiunto prezzi da oreficeria, mentre in Spagna
un litro di senza piombo 95 ottani costi ancora 1.40 euro… Ma chi ne ha voglia
di aprire parentesi socio-economiche in ferie?!? Perciò andiamo a riporre la
spesa nella dispensa e stavolta facciamo la gattata di andare a pranzo in uno
dei paesi dell’entroterra e precisamente ad Aguimes e, più specificatamente
ancora, al ristorante Atis Tirma, dove il menù si compone di accattivanti ed
ottimi piatti a prezzi possibili per tutte le tasche. Noi ci spariamo stufato
di ceci e polipo e sardine alla griglia. Buono anche il pane servito con
trittico di olii aromatizzati, anche se quello al sale himalaiano a lungo andare scassa un po’perché sa di uovo sodo, chissà perché poi?!? Dopo
pranzo, al coperto, durante il quale non è scesa una goccia di pioggia, ci
rimettiamo all’aperto per visitare la cittadina e naturalmente si riaprono i
rubinetti.
Con particolare attenzione ci dedichiamo al casco historico che riserva un sacco di sorprese ad ogni angolo, nei vicoli su cui si affacciano le case colorate, nella piazza principale con la chiesa grande e gli alberi a proteggere le panchine su cui, ora, siedono solamente le statue del lettore e i suoi amici, nelle installazioni artistiche sparse qua e là.
Approfittiamo di una
breve schiarita per intrufolarci nel barranco de Guayadeque ed anche se, quando
arriviamo nel punto più bello, le nuvole si sono ricompattate, non possiamo
fare a meno di ammirarne lo struggente magnetismo e convincerci che lo
sceneggiatore de “La valle incantata” avesse in mente questo paesaggio per
svilupparne la trama. Giunti al ristorante Vega, costrutito nella roccia, in posizione panoramica, il barranco finisce e la strada si inerpica. Ritorniamo sui nostri passi ad Aguimes per imboccare un’altra strada molto scenica, questa volta dalle caratteristiche più ruvide, in un panorama arido e
roccioso che accompagna la via tortuosa per Temisas. In teoria dovremmo visitare anche il Barranco de Las Vacas (che richiama l'Antylope Canyon negli USA), dall'incerto posizionamento sulla mappa. Individuiamo il luogo da cui raggiungerlo qualche kilometro prima di
Temisas dove notiamo alcune auto parcheggiate sulla carreggiata, in maniera anche
un po’ azzardata, e gruppetti di persone percorrerla a piedi,
altrettanto pericolosamente, per raggiungere l’inizio della camminata
all’interno del barranco. Fa freddo e piove e, siccome abbiamo già visto l'Antylope, decidiamo di soprassedere.
MERCOLEDI’ 16 MARZO 2022
Dedichiamo la giornata al periplo dell’isola partendo da St. Agustin verso ovest, sfruttando la GC1 che, poco prima di Puerto Rico, si tempesta di gallerie e d’improvviso si trasforma in strada normale di montagna, salendo verso Mogàn, nei pressi del quale si trova un bel mirador con possibilità di cammino e vista sul canyon.
Mirador de Mogàn
Proseguendo la strada si fa sempre più affascinante e ci si lascia ipnotizzare da Los Azulejos de Veneguera una piccola quebrada colorada in stile andino, in cui i minerali ed i metalli contenuti nella spaccatura rocciosa generano un’iride sorridente sulla dorsale.
Los Azulejos de Veneguera
Non c’è alcuna fretta
quindi ci godiamo la piacevolezza di questo itinerario panoramico, superando
Aldea de San Nicolas, con una breve sosta al puerto de la Aldea, piccolo pueblo con numerosi ristoranti di pesce, ai tavolini dei quali, con altro clima, ci saremmo certamente seduti.
Puerto de la Aldea
Da qui imbocchiamo la GC200 verso Anden Verde, ma dopo el mirador del balcon, ci accorgiamo che il cartello segnaletico che indica “strada senza uscita” non è affatto uno scherzo urbanistico, ma un’affermazione vera e propria, infatti dopo poco la strada è sbarrata e non si può raggiungere Anden Verde, perciò facciamo inversione di marcia e torniamo al bivio obbligatorio che, tramite la GC2, porta a nord, passando per Risco, tornando sulla costa con immagini incantevoli su una carreggiata (così dicono le indicazioni) praticabile solo in assenza di precipitazioni … ma di quale intensità? Pioggerella primaverile va bene?
Mirador del BalcònLa discesa al Puerto de Las Nieves è un’esperienza unica: sembra di percorrere un corridoio sinuoso ed intimo, in fondo al quale si palesa il villaggio delle fiabe. Pranziamo da Languete dove ci uniamo a turisti e lavoratori in pausa pranzo approfittando del buon menù del giorno a 10 euro. Il porto e la spiaggia sono inseriti in un contesto naturale poderoso e, camminando sul lungomare, dove cavalloni furiosi s’infrangono con schiumate fragorose, raggiungiamo la zona delle saline che hanno ingenerato le piscine naturali che, però, con queste condizioni di marosi, sono indistinguibili, ma dev’essere un bijoux di posto quando la marea è placida.
Puerto de las nievesPuerto de las nieves
Puerto de las nieves
Puerto de las nieves
Agaete viene descritto come un paese interessante con le sue strade movimentate dai balconi di legno, ma a noi non dice molto. Preferiamo approfondire la conoscenza di Galdar, ma c’è troppo casino e difficoltà di parcheggio, quindi sgommiamo in autostrada verso il ritorno. Vicino a Las Palmas il traffico è molto intenso, ma si scorre comunque agevolmente. Quando arriviamo a destinazione siamo un po’ stufi di stare seduti e decidiamo di fare una bella passeggiata sul lungomare che unisce San Agustin con Maspalomas. Ci fermiamo dopo 3 chilometri a Playa del Inglès.
GIOVEDI’ 17 MARZO 2022
Il clima non è il massimo, visto
che è giunta una fastidiosa calima (il vento che porta la sabbia dal
Sahara e che due anni fa è durato una settimana causando la chiusura
dell'aeroporto) che
ottunde l’atmosfera, vela ogni orizzonte di lattiginosa foschia ed
omogeneizza
la giornata, rendendo le ore tutte uguali, con una cappa incombente.
Ci spostiamo quindi verso nord nella vana speranza che il cielo sia più sereno e precisamente a Teror che, a dispetto del nome, è un
delicato paese in posizione suggestiva, al vertice di una valle dalla
vegetazione rigogliosa. Le sue vie ariose si percorrono piacevolmente, alzando
spesso il naso per ammirare la maestria di chi ha saputo ornare le facciate
delle abitazioni con balconi di legno dalle mille fatture e intarsiature
differenti. Vi è anche una bella chiesa e svariati cortili costeggiati di
piante singolari.
A marzo si tiene la famosa sagra del formaggio ed è un
peccato scoprire che si sia conclusa qualche giorno fa. Per rifarci della
piccola delusione gastronomica ci fiondiamo sulla via del ritorno, anche perchè il clima non promette nulla di buono e i paesaggi montani sono oscurati dalle nuvole, facendo una
deviazione a Vencidario per assaggiare il menù del giorno del ristorante El Sitio
Iberico che soddisfa pienamente le nostre aspettative.
Dobbiamo fare un po’ di
spesa; chiunque altro avrebbe approfittato del più grande centro commerciale
delle Canarie, l’Atlantico, che si trova proprio qui ed ingloba un gigantesco
Carrefour, ma noi preferiamo l’atmosfera più genuina e familiare del Mercadona
(persone oltre le cose…)
Nel pomeriggio ci spostiamo sul versante sud occidentale
per cercare un po’ di sole. Facciamo
un’ottima scelta perché a Puerto de Mogàn le cose vanno molto meglio: il cielo
non è proprio terso, ma se ne percepisce l’azzurro ed il sole splende con
rinvigorita schiettezza. Le descrizioni di questo luogo sono, forse,
leggermente sopra le righe: qualsiasi affermazione risulta un po’ ridicola
quando ci si inerpica in paragoni azzardati con la buona e vecchia città di
Venezia, ma, effettivamente, Puerto de Mogàn ha il suo fascino, nonostante degli idioti patentati con licenza allo sfacelo edilizio si
siano lanciati nella costruzione di mostruosità alberghiere che hanno attentato
alla poetica propensione dell’abitato originario, abbarbicato in prossimità del
porto, e degli altri edifici bianco-colorati a cornice situati nella parte
bassa, con piccoli ponticelli adornati di fiori vari e buganvillee fantasiose.
Quasi esagerata, in questo nucleo, è la presenza di ristoranti e bar, uno
appiccicato all’altro, dove i soggetti attivi (o passivi, dipende dal punto di
vista e di osservazione filosofica del fenomeno) si danno pure un sacco di arie
da viveur navigati o da numeri uno di chissà quale gara dei pieni di merda…
Puerto de Mogàn
Puerto de Mogàn
Una scalinata di poco più di 250 pannelli conduce al mirador che permette di scattare splendide fotografie paesaggistiche dalla vastità ottica e della parte sottostante con l’originale agglomerato e la spiaggetta rinchiusa a conchiglia.
E’ giunta l’ora del tramonto quindi, speranzosi, ma anche un po’ realisticamente rassegnati, ci rechiamo in zona del faro di Maspalomas (molto interessante) e infatti non si vede un bel niente a causa della nuvolosità offuscante, in compenso dalla parte opposta si staglia nel cielo una ridente luna piena che sovrasta le dune e quando il pirla indica la luna gli altri lo guardano e se la ridono…
VENERDI’ 18 MARZO 2022
La costa è ancora avvolta dalla calima, perciò ci ributtiamo nell’entroterra rischiando molto, perché potrebbe essere anche più nuvoloso; in effetti la prima parte di tragitto, salendo da Ingenio, fino alla Caldera de los Marteles, dove ci sono circa sei gradi sopra lo zero, è condizionata da una visibilità assai ridotta e da una mega attenzione alla guida su queste strade avviluppate.
Poi, però, arrivati ad una certa quota (sopra i mille metri) il cielo si apre e ci mostra finalmente il suo azzurro più intenso e, quando si giunge al Pico de Las Nieves (1960 m. slm) ci si riempie gli occhi di paesaggi assoluti: le valli, i massicci, i picchi e gli speroni, i boschi eterni ed i pinnacoli parlano una lingua necessaria, che ha il suono dell’appagamento e della serenità.
Pico de Las NievesPico de Las Nieves
Sentiero per Roque Nublo
Sentiero per Roque Nublo
Si arriva quindi a 1732 m. slm quando, sull’ultimo falsopiano, si gode della vista ravvicinata della roccia, che ora si scopre essere spaccata in due. Il panorama intorno è incredibile e se ci si vuol far rappresentare da una carrellata di orizzonti diversi, a perdita d’occhio, questo è il posto adatto.
Roque NubloAnche scendendo verso Tejeda attraversiamo boschi meravigliosi che odorano ancora di bosco autentico e fanno amare questa natura poderosa, tanto che, raccontata così, potrebbe sembrare che si voglia ripiegare sulle gite nell’interno solo perché il versante costiero sta facendo i capricci a livello climatico, in realtà quest’isola ha molteplici aspetti interessanti, ma le sorprese che riserva l’entroterra sono sicuramente le più eclatanti, anche per quelli, come noi, che non si possono definire frequentatori abituali della montagna.
Tejeda
Tejeda
A Tejeda
rivediamo, più o meno, tutte le stesse facce incontrate sul percorso di Nublo e
tutte, più o meno, stremate dalla fatica: c’è chi proviene da escursioni molto
più lunghe, chi ci arriva a piedi direttamente o in sella ad una bicicletta… in
ogni caso tutte molto affamate, quindi anche persone del nord Europa,
notoriamente sedute a pranzo alle undici e un quarto, qui si adattano agli
orari spagnoli e divorano un capretto alle 14.30/15.00. Noi scegliamo il
restaurante asador grill El Almendro che, come si intuisce facilmente dalla
presentazione onomatopeica, è specializzato in carne alla griglia con un bel
banco di macelleria, dove si può apprezzare la freschezza del prodotto, e
prezzi medio bassi. Tutte le strade che si dipartono da Tejeda sono abbastanza
“movimentate”, quindi è consigliabile fare una passeggiata in questo borgo,
inserito nei più belli di Spagna, per agevolare la digestione, prima di
mettersi in macchina.
Il programma della gita prevederebbe la visita di Artenara e del Roque Bentayga (entrambi raggiungibili in 15 minuti di auto), ma, tanto per cambiare, il cielo si è rannuvolato e rientriamo alla base.
Scegliamo la strada che scende verso Maspalomas girando
attorno al Roque Bentayga, prima, e saltando di barranco in vallone, poi, uno
più bello dell’altro e con il pieno sole ci sarebbe da fermarsi ad ogni curva
sorpassata per scattare foto memorabili o solamente per riempirsi gli occhi di
questi regali della natura. Quando raggiungiamo San Bartolomé de Tirajana
scopriamo questo bel paese con un clima leggermente migliore rispetto alla
volta precedente; da qui in poi percorriamo la stessa strada, che passa da
Fataga e dal mirador astronomico, ma nonostante ciò la troviamo ancora ricca di
sorprese e nuovi anfratti.
SABATO
19 MARZO 2022
Giornata
indolente girovagando tra le spiagge del sud-ovest, tra cui Triana,
Arguineguin, Puerto Rico, Patalavaca e Amadores, solo l’ultima delle quali
merita una menzione per l’equilibrata armonia di colori: la sabbia è un po’ più
chiara, quindi l’acqua diventa smeraldina. Ma, in generale, l’eccessiva
esuberanza edilizia ha letteralmente violentato la zona; è vero che in un mese
sbarcano sull’isola circa 250.000 visitatori, e in qualche posto bisogna pur
mandarli a dormire, ma c’è modo e modo, per la puttana…
Ottimo pranzo alla Tasquita Gallega a El Tablero, frequentatissimo dalla gente del posto, a base di alcune mezze porzioni di pesce che, se si può fare un’osservazione, non necessiterebbe di una mano così pesante sulle scorte di aglio.
DOMENICA 20 MARZO 2022
Una sorpresa positiva è rappresentata dalla visita al pueblo di Arucas il cui centro storico è molto invitante e non solo per l’imponente cattedrale in stile gotico-moderno che si trova proprio all’inizio dell’abitato; vi sono anche un gradevolissimo parco municipale ed altri edifici interessanti nelle vie articolate dove, in questa splendida domenica soleggiata di marzo, molti musicisti si esibiscono in veri e propri concerti (non si tratta di dilettanti artisti da strada allo sbaraglio ma, in alcuni casi, di orchestre complete, anche di ottoni, e musica folkloristica) che rendono l’atmosfera ancora più emozionante. Si può anche, volendo, accedere alla locale fabbrica di rum per un tour indottrinante.
Arucas
Arucas
Arucas
Ci spostiamo nel casco historico di Las Palmas, nei quartirei di Vegueta e Triana, e rimaniamo colpiti per raffinatezza ed espansione poetica del luogo: impressionante la cattedrale di Santa Ana nell’omonima ariosa piazza. Molti sono i rimandi a Cristoforo Colombo che qui prese fiato, prima di intraprendere la parte più impegnativa del suo lungo viaggio per le Indie e poi scoprì l’America, oppure era semplicemente sbarcato pensando di essere già arrivato in India… Beh, tutto qua?!? Pranziamo in uno dei mille ristorantini allocati nella parte più centrale di calle Reyes catolicos. Spesso questa città viene sottovalutata da chi arriva sull’isola e si deve dire proprio A TORTO! Perché vi sono innumerevoli possibilità d’incanto e di svago.
Las Palmas
Las Palmas
Las Palmas
Las Palmas
Las Palmas
Come ultima esperienza canaria optiamo per il giardino botanico di Tafira Alta, ma lo troviamo chiuso a causa del maltempo (mah?!?). Ce ne partiamo con la lieve malinconica considerazione che se il clima fosse stato più gentile avremmo apprezzato ancor di più i panorami incredibili che questa destinazione, nota ai più per le impacchettature turistiche massive, sa riservare anche ai viaggiatori più esperti ed avvezzi alla bellezza, ma anche con la consapevolezza di essere stati assai bene, accolti con affetto e di aver trovato una notevole quantità di gemme inaspettate, ed il pensiero, un po’ logorante, che, mentre noi pesiamo sofismi estetici sulla bilancia equiparante del viaggio, in ogni angolo di mondo, ed anche assai vicino alle porte delle nostre case, ci sono persone che, su quella bilancia delle possibilità, stanno mettendo le loro stesse vite… Una lezione per tutti, di umiltà, di umanità, anche per quelli di noi che si sentivano invincibili, anche per quelli di noi che pianificavano il futuro. Una lezione che avremmo potuto imparare senza arrivare a tanto. Una lezione che avremmo dovuto imparare ad imparare. E così rimaniamo, con la luce che si attenua nel tramonto delle idee, su un frammento d'Africa regalato all'oceano, che, per quanto paghi l'abominio di un passato di sfruttamento commerciale, sul versante costiero, ha poesia da sussurrarci all'orecchio, con strofe di cardones y barrancos, di montagna assoluta e pueblos blancos, di case con il nome degli abitanti su un piccolo cartello di legno colorato, di nuvole nere e pioggia spruzzata sulle gambe e sulla faccia e di un sole che sbuca all'improvviso, dietro a un tornante e disegna un arco nel cielo con i colori della pace e di tutti gli esseri umani, nella loro meravigliosa unicità... Ecco, se fosse possibile ipotizzare ancora un domani, non ci dispiacerebbe vivere in un posto in cui il cielo ci regala un colorato pro memoria sulle cose veramente importanti.