La prima cosa da
fare prima di partire per la Giordania con l'intenzione di visitare Petra
(e perché mai uno vorrebbe andarci
altrimenti?) è l'acquisto del Jordan Pass a questo link https://www.jordanpass.jo/ che consente un risparmio notevolissimo per chi si ferma in Giordania per almeno tre notti, in quanto dà accesso a
praticamente tutti i luoghi di interesse
de paese ed evita il pagamento del visto.
Considerato che
per il visto (che per gli italiani viene rilasciato all’arrivo) sono 40 jod e
per la visita di Petra 50 per un giorno, 55 per due e 60 per tre, è subito
chiaro che il pass (che costa 70 jod, 75 o 80 jod in base ai giorni di visita di
Petra) è un vero affare. Noi scegliamo il pass Jordan Explorer, che consente due
giorni di accesso a Petra e spendiamo 75 jod.
E’ importante
sapere che il biglietto (o il pass) per la visita di Petra vale una giornata
solare e non 24 ore.
GIOVEDI’ 29
NOVEMBRE 2018
Partiamo da Orio
al Serio, uno dei pochi aeroporti europei ad avere un volo diretto verso Amman, alle 6.15 con Ryanair (costo totale del biglietto circa 150 euro a persona) ed atterriamo dopo meno di quattro ore.
L’aeroporto di Amman è
molto moderno; le procedure di immigrazione sono abbastanza agili, anche se
pensavamo di avere una corsia preferenziale avendo acquistato il Jordan Pass. Ci ritroviamo, quindi, in coda insieme a quei pochi (la maggior parte
ha fatto come noi) che devono pagare i 40 jod ed alcuni riscontrano difficoltà
nel farsi accettare la carta di credito.
Per convertire un po’ di
euro in jod ci siamo informati sui cambi applicati dalle varie banche e il migliore è quello applicato dalla Arab bank (tra l'altro senza commissioni), che ha un ufficio nella hall degli arrivi,
vicino alle compagnie di noleggio (uscendo sulla destra).
Dopo una
ricerca approfondita ma breve (le
compagnie di noleggio auto infatti non sono molte) abbiamo scelto
Montecarlo, che pare essere l’unica veramente affidabile. Teoricamente avremmo
dovuto riceverla in aeroporto, in realtà troviamo un impiegato che ci carica su
un minivan (dobbiamo pure pagare noi i due jod di parcheggio del mezzo, non
avrebbe fatto più bella figura a caricarceli sul prezzo iniziale di noleggio?!?
Strane strategie di marketing…) e ci porta agli uffici della compagnia di
autonoleggio che si trova sulla desert highway a circa cinque kilometri dal terminal. La macchina che avevamo scelto, come al solito la più
piccola, non è disponibile, perciò ci danno, allo stesso prezzo (160 jod per 6
giorni inclusa assicurazione kasko), una berlinona Chevrolet, pensando di farci
un grosso regalo con questo upgrade gratuito. Sinceramente non ce ne po’ fregà
de meno, anzi, ma tant’è… Dopo aver fatto benzina (il tipo più economici, cioè
90 ottani, a circa un euro al litro) partiamo in direzione della prima tappa
della nostra gita, cioè il Mar Morto, che si trova ad un’oretta di macchina dall’aeroporto.
Ci si può forse
impiegare anche meno, ma noi ce la prendiamo comoda, imboccando una strada
panoramica (secondo la Lonely Planet
denominata Dead Sea Parkway) che congiunge Madaba al Mar Morto, passando
per Hammamat Ma’in (inserire Ma’in nel navigatore come destinazione) anche se
sulla mappa ritirata all'ufficio turismo dell'aeroporto la strada finisce nel nulla.
Dalla descrizione del percorso sembrava dovesse prospettarsi un’esperienza idilliaca, ma non siamo particolarmente esaltati dalla scenicità della strada, che si inerpica su ruvide colline, complice anche una foschia flaccida che genera una luce pallida su uno sfondo desertico un po’ malinconico.
Pernottiamo all'Holiday Inn Dead Sea Resort al costo di 103 jod per la camera doppia con fantastica colazione; è caro come tutti quelli in zona, ma ci sembra quello col migliore rapporto qualità-prezzo. E’ una sboronata gigante, nel senso che l’ideatore ha voluto concepire una sorta di oasi metafisica dotata d’ogni tipologia di confort: ci sono spa, sale conferenze, business center, piscine riscaldate, alberi multiformi, bar, beach bar e ristoranti, fanghi in spiaggia etc. La cucina è ottima anche se un po’ cara, per non parlare della birra a 10 euro, ma questo è il prezzo degli alcolici in un paese dove la religione vieta l’alcol alla maggior parte della popolazione.
Dalla descrizione del percorso sembrava dovesse prospettarsi un’esperienza idilliaca, ma non siamo particolarmente esaltati dalla scenicità della strada, che si inerpica su ruvide colline, complice anche una foschia flaccida che genera una luce pallida su uno sfondo desertico un po’ malinconico.
Pernottiamo all'Holiday Inn Dead Sea Resort al costo di 103 jod per la camera doppia con fantastica colazione; è caro come tutti quelli in zona, ma ci sembra quello col migliore rapporto qualità-prezzo. E’ una sboronata gigante, nel senso che l’ideatore ha voluto concepire una sorta di oasi metafisica dotata d’ogni tipologia di confort: ci sono spa, sale conferenze, business center, piscine riscaldate, alberi multiformi, bar, beach bar e ristoranti, fanghi in spiaggia etc. La cucina è ottima anche se un po’ cara, per non parlare della birra a 10 euro, ma questo è il prezzo degli alcolici in un paese dove la religione vieta l’alcol alla maggior parte della popolazione.
L’esperienza del
bagno nel Mar Morto è sicuramente da provare; nemmeno la più determinata delle
Ophelie riuscirebbe ad annegare.
VENERDI’ 30
NOVEMBRE 2018
Costeggiamo il Mar Morto in direzione sud; ci sono scorci suggestivi e incontriamo l’ingresso al Wadi Mujib, che decidiamo però di non visitare sia
per lo scarso interesse sia per la stagione non proprio adatta.
Dopo Mazra’a tagliamo verso l’interno e saliamo di quota (ci vuol poco, perché
nonostante fossimo in riva al mare eravamo sotto il livello del mare) per raggiungere il
castello di Al Karak su una strada panoramica.
Il castello
è all'interno della cittadina e si può
parcheggiare in strada nelle vicinanze. Al Karak non fa venire nessuna voglia
di fermarsi a mangiare e tanto meno a pernottare. L’ingresso di 2 jod è incluso
nel Jordan Pass. Il castello è del tredicesimo secolo in bella posizione e
mantiene una buona parte della struttura in discrete condizioni.
Al Karak
Al Karak
Al Karak
Imbocchiamo la
famosa King's Highway (strada 35) lungo la quale si trovano tutti i luoghi di interesse della Giordania. Una
breve deviazione porta al villaggio di Dana arroccato in posizione scenica, del
quale molti edifici sono abbandonati e in decadenza, mentre altri sono stati
ristrutturati e utilizzati come abitazioni, piccoli hotel e ristoranti. Questa
è la base di partenza ideale per visitare a piedi i dintorni su sentieri di
montagna e vallate più aperte.
Dana
Dana
Da qui ci dirigiamo
verso il castello di Shobak che domina l’area circostante dalla sua posizione
privilegiata sulla collina.
Shobak
C’è un visitor center dove è possibile parcheggiare l’auto, per salire a piedi
alla fortezza. Tira un venticello fresco che s’amalgama al paesaggio dai colori
chiari. La costruzione originale è del 1100, ma sono stati fatti lavori di
valorizzazione, anche perché fino a qualche anno fa l’entrata era libera,
mentre oggi si paga 1 Jod. Il nostro Jordan Pass, però, ci da via libera ancora
una volta. La valle, intorno, è silenziosa e lattiginosa.
Shobak
Shobak
Dal castello di
Shobak riprendiamo la King’s Highway ed in circa trenta minuti
arriviamo a Wadi Musa, dove abbiamo prenotato una stanza all'Esperanza Petra,
che ci servirà da punto di partenza per andare a visitare Petra. La sistemazione non ci convince del tutto e il rapporto qualità prezzo non è dei migliori (60 euro la camera doppia con colazione). A Wadi Musa ci sono le più svariate possibilità di alloggio e ci pentiamo di non aver scelto diversamente.
In via puramente ipotetica avremmo chiesto la possibilità di cenare, ma il tipo della reception non sembra particolarmente entusiasta , o nutre scarsa fiducia nelle abilità dello chef, perciò riprendiamo l’auto e cerchiamo un ristorante in città, dove c’è un certo tipo di traffico, nonostante i soli trentamila abitanti, infatti ci sono molti pullman e auto di turisti che affollano gli alberghi della zona o che arrivano in gita da più lontano. Ci orientiamo verso il Beit Al – Barakah che ha votazioni altissime; noi ci sentiamo di abbassarne sensibilmente le quotazioni, anche se i prezzi sono buoni. Nel menù c’è anche la birra, ma quando cominci a pregustarne l’aroma ti confessano che è analcolica, quindi tanto vale non ordinare affatto questo obbrobrio contro natura e ripiegare su una squallida sprite.
In via puramente ipotetica avremmo chiesto la possibilità di cenare, ma il tipo della reception non sembra particolarmente entusiasta , o nutre scarsa fiducia nelle abilità dello chef, perciò riprendiamo l’auto e cerchiamo un ristorante in città, dove c’è un certo tipo di traffico, nonostante i soli trentamila abitanti, infatti ci sono molti pullman e auto di turisti che affollano gli alberghi della zona o che arrivano in gita da più lontano. Ci orientiamo verso il Beit Al – Barakah che ha votazioni altissime; noi ci sentiamo di abbassarne sensibilmente le quotazioni, anche se i prezzi sono buoni. Nel menù c’è anche la birra, ma quando cominci a pregustarne l’aroma ti confessano che è analcolica, quindi tanto vale non ordinare affatto questo obbrobrio contro natura e ripiegare su una squallida sprite.
Abbiamo scelto di
fermarci tre notti a Wadi Musa in modo tale da poter dedicare due intere
giornate alla visita di Petra (dopo aver scartato l’idea di un’escursione nel
Wadi Rum, a circa 1 ora e trenta di auto, di sicuro interesse per chi non ha
ancora conosciuto il deserto).
La scelta si
verifica azzeccata perché il sito di Petra è immenso e possiamo dedicare la
prima giornata alla visita canonica ed il secondo giorno ad una delle
escursioni segnalate sia sulla LP sia sulla mappa di Petra che ci consegnano
alla guest house. Sono tutte indicate su mappa con
guida obbligatoria, ma la maggior parte sono fattibili in autonomia e sconsigliate in caso di possibilità di piogge.
Poco prima della nostra partenza
infatti il sito di Petra era stato oggetto di una spaventosa alluvione, che
aveva determinato l’evacuazione di 4000 turisti e pensavamo fosse un caso
eccezionale. In realtà al nostro ritorno
in Italia scopriremo di essere stati molto fortunati visto che due giorni dopo la nostra visita il sito verrà chiuso
per un’intera giornata per allerta mal tempo. Il pericolo di inondazioni
paventato dalla LP nei mesi di novembre e dicembre non è poi così remoto.
SABATO 01
DICEMBRE 2018
Dedichiamo l’intera giornata alla visita di Petra e non riusciamo nemmeno a vedere tutto: ci tocca sacrificare l’altura del sacrificio, più che altro per evitare di sacrificare definitivamente le articolazioni. Il cammino è molto lungo ed in alcuni tratti anche impegnativo, per quanto concerne il dislivello.
Iniziamo a transumare dal nostro albergo che si trova proprio sulla strada che conduce all’ingresso del sito, il quale, onestamente, potrebbe essere segnalato meglio, ma c’è un cantiere aperto e forse è questa la motivazione della mancanza di chiarezza.
Al ticket office mostriamo il Jordan Pass che ci viene timbrato e possiamo proseguire verso l’entrata vera e propria del parco. Il primo tratto è una specie di viale di transito dove moltissimi conducenti di calessi e beduini cavalcanti incitano i visitatori a farsi trasportare, dicendo che il servizio è compreso nel costo del biglietto… se poi ci dovesse scappare una mancia di 20 o 30 dinari… in realtà i prezzi delle corse sono ben esposti ed in ogni caso noi siamo venuti qui per camminare in mezzo a queste meraviglie, non per montare su un mulo o su un ronzino maleodorante e scagazzone… e per fare ciò ci siamo abbigliati alla “perfezione” (peggio di noi solo un flippato in infradito ed una demente con stivaletti di cuoio spagnoli con tacchettino da gaucho). La nostra vera trovata vincente è la vestizione a cipolla, perché durante la giornata si sono avvicendate settantotto tipologie di temperatura. La maggior parte della gente ha scarpe da trekking e vestiario tecnico da escursionismo. Effettivamente pare un po’ esagerata tutta questa preparazione (noi ce la siamo cavata con jeans e scarpe da ginnastica), ma, ad onor del vero, si tratta di una vera e propria scarpinata.
Dopo meno di un kilometro dall'ingresso si entra nel Siq, un orrido bellissimo, tralasciando la contraddizione; questa gola non è stata scavata dagli elementi, ma è stata generata dallo smottamento di faglia. E’ lunga circa un kilometro, alcuni tratti sono pavimentati, ci sono canali scolpiti nella roccia per la defluizione e la raccolta dell’acqua ed altri resti importanti che anticipano i fasti passati della storia di Petra, come le pietre sacre nabatee e la stazione di Sabino Alexandros.
E’ oggettivamente molto bello, ottimamente conservato: si possono ammirare i dettagli assai definiti, come i capitelli corinzi, i fregi e persino l’urna funeraria che la leggenda dice contenga il tesoro del faraone, inoltre è splendidamente incastonato nella parete rocciosa ed il suo impatto visivo è folgorante, provenendo dalla stretta gola del Siq, ma proseguendo il cammino abbiamo la possibilità di ammirare altre meraviglie delle quali alcune ci hanno colpito maggiormente.
Dedichiamo l’intera giornata alla visita di Petra e non riusciamo nemmeno a vedere tutto: ci tocca sacrificare l’altura del sacrificio, più che altro per evitare di sacrificare definitivamente le articolazioni. Il cammino è molto lungo ed in alcuni tratti anche impegnativo, per quanto concerne il dislivello.
Iniziamo a transumare dal nostro albergo che si trova proprio sulla strada che conduce all’ingresso del sito, il quale, onestamente, potrebbe essere segnalato meglio, ma c’è un cantiere aperto e forse è questa la motivazione della mancanza di chiarezza.
Al ticket office mostriamo il Jordan Pass che ci viene timbrato e possiamo proseguire verso l’entrata vera e propria del parco. Il primo tratto è una specie di viale di transito dove moltissimi conducenti di calessi e beduini cavalcanti incitano i visitatori a farsi trasportare, dicendo che il servizio è compreso nel costo del biglietto… se poi ci dovesse scappare una mancia di 20 o 30 dinari… in realtà i prezzi delle corse sono ben esposti ed in ogni caso noi siamo venuti qui per camminare in mezzo a queste meraviglie, non per montare su un mulo o su un ronzino maleodorante e scagazzone… e per fare ciò ci siamo abbigliati alla “perfezione” (peggio di noi solo un flippato in infradito ed una demente con stivaletti di cuoio spagnoli con tacchettino da gaucho). La nostra vera trovata vincente è la vestizione a cipolla, perché durante la giornata si sono avvicendate settantotto tipologie di temperatura. La maggior parte della gente ha scarpe da trekking e vestiario tecnico da escursionismo. Effettivamente pare un po’ esagerata tutta questa preparazione (noi ce la siamo cavata con jeans e scarpe da ginnastica), ma, ad onor del vero, si tratta di una vera e propria scarpinata.
Ingresso Petra
Ingresso Petra
Ci siamo portati acqua e qualcosa da sgranocchiare. All’interno ci sono comunque due ristoranti e numerosi semplici punti di
ristoro, anche nei luoghi più impensati e scomodi, e non si rischia di rimanere
mai a corto di bevande. A parte il ristorante Al Basin, i prezzi non sono così
alti come si può pensare e una bottiglia d'acqua a 1 jod si trova sempre. Ci
sono anche bagni nei punti principali.
Dopo meno di un kilometro dall'ingresso si entra nel Siq, un orrido bellissimo, tralasciando la contraddizione; questa gola non è stata scavata dagli elementi, ma è stata generata dallo smottamento di faglia. E’ lunga circa un kilometro, alcuni tratti sono pavimentati, ci sono canali scolpiti nella roccia per la defluizione e la raccolta dell’acqua ed altri resti importanti che anticipano i fasti passati della storia di Petra, come le pietre sacre nabatee e la stazione di Sabino Alexandros.
Siq
Siq
Il Siq conduce direttamente e
maestosamente al Tesoro (Al Khazneh) che non si sa bene a tutt’oggi quale sia
stata la sua funzione, se tempio o tomba, ma che molti ritengono il gioiello
più prezioso dell’intero sito.
Tesoro
E’ oggettivamente molto bello, ottimamente conservato: si possono ammirare i dettagli assai definiti, come i capitelli corinzi, i fregi e persino l’urna funeraria che la leggenda dice contenga il tesoro del faraone, inoltre è splendidamente incastonato nella parete rocciosa ed il suo impatto visivo è folgorante, provenendo dalla stretta gola del Siq, ma proseguendo il cammino abbiamo la possibilità di ammirare altre meraviglie delle quali alcune ci hanno colpito maggiormente.
Molti consigliano
di salire in altura per godere di una prospettiva d’osservazione del Tesoro
diversa e forse ancora più affascinante, ma per fare ciò bisogna seguire
apposite guide e pagare 15 Jod.
Preferiamo
continuare sulla strada delle facciate, tombe nabatee scavate nella
roccia, fino a raggiungere sulla sinistra il teatro, anch’esso ricavato direttamente
scolpendo la pietra (l’unico al mondo) ai piedi della collina del sacrificio,
vi si potevano accomodare 4000 spettatori.
Proseguendo si percorre la strada
delle colonne sino a raggiungere il Grande Tempio all’interno del quale c’è un piccolo anfiteatro.
Esausti
ritorniamo verso il Tesoro e poi, attraverso il Siq, all’uscita,
ripromettendoci di tornare domani per il sacrificio finale.
Strada delle facciate
Teatro
Strada delle facciate
Strada delle colonne
Grande tempio
Anfiteatro
Dopo il Castello
della Ragazza comincia la salita per arrivare al Triclinio del Leone (con una piccola deviazione), abbastanza
impegnativa, ma ricca di scorci suggestivi sino all’apice rappresentato dal Monastero
(Ad Deir), realizzato nel secondo secolo ed inseguito utilizzato dai cristiani,
da qui il nome, che si trova in una posizione molto ariosa e con la luce del
mezzogiorno esaltato nelle sue forme definite ed armoniche: sicuramente una
delle attrattive più sorprendenti della città di Petra.
Monastero
La discesa è più
agevole, ma si lavora molto in frenata e le ginocchia son messe a dura prova,
inoltre c’è l’andatura a zigo zago per evitare di pestare merde di mulo di cui
è disseminato il sentiero. Ritornati in pianura abbiamo ancora abbastanza
energia per una deviazione alla chiesa bizantina, con i suoi pavimenti a
mosaico, ma soprattutto per le Tombe Reali, dell’Urna, di Seta, Corinzia ed il
Monumento del Palazzo: una serie di monumenti, uno più bello dell’altro, che
con il sole pomeridiano acquistano ancora maggior fascino e dalla cui sommità è
possibile godere di un paesaggio mozzafiato.
Tombe reali
Tombe reali
Tombe reali
Tombe reali
Tombe reali
Per cena andiamo
da Zawaya, dove, per 15 jod in due, assaggiamo alcune specialità locali ben cucinate, tra
cui la freschissima Babaganoush, a base di melanzane e melagrana, ed un
immancabile falafel. L’unico difetto di questo ristorante, oltre alla mancanza
di bevande alcoliche, è la temperatura ambientale un po’ bassa.
DOMENICA 02
DICEMBRE 2018
Facciamo una
piccola escursione a Little Petra, a pochi km da Wadi Musa, più che altro per far passare le prime folate di
vento del mattino che sono abbastanza fastidiose.
Solitamente vento e sabbia in
faccia sono associati a 35 gradi, qui ce ne sono 11 e non è proprio il massimo.
Alle 10.30 siamo già di ritorno e ci godiamo la strada in tranquillità, apprezzando il paesaggio lunare.
Rientriamo a Petra, ridiscendiamo il Siq e poco dopo il Tesoro prendiamo la deviazione a sinistra, proprio sulla strada delle facciate, che conduce all’Alto Posto del Sacrificio. Come si suol dire l’importante non è la meta, ma il cammino. Per fare questa escursione ci vogliono almeno tre ore, perché bisogna salire sino all’altare e ridiscendere fino al Wadi Farasa, per poi ritornare nella civiltà nei pressi del Grande Tempio. Oltre al tempo è necessario disporre di acqua, di qualcosa da mangiare, di buone gambe/polmoni e di un discreto senso dell’orientamento, perché in alcuni momenti si può perdere la direzione, venendo a mancare la marcatura del sentiero. Inoltre ci sono un paio di passaggi sentitamente sconsigliati a chi soffre di vertigini, soprattutto dove i gradini ricavati dalla roccia si sono levigati un po’ troppo e di fianco c’è solamente lo strapiombo.
Tutto il percorso però offre viste impareggiabili, e vale la pena un secondo ingresso a Petra unicamente per cimentarvisi.
Little Petra
Little Petra
Alle 10.30 siamo già di ritorno e ci godiamo la strada in tranquillità, apprezzando il paesaggio lunare.
Verso Little Petra
Rientriamo a Petra, ridiscendiamo il Siq e poco dopo il Tesoro prendiamo la deviazione a sinistra, proprio sulla strada delle facciate, che conduce all’Alto Posto del Sacrificio. Come si suol dire l’importante non è la meta, ma il cammino. Per fare questa escursione ci vogliono almeno tre ore, perché bisogna salire sino all’altare e ridiscendere fino al Wadi Farasa, per poi ritornare nella civiltà nei pressi del Grande Tempio. Oltre al tempo è necessario disporre di acqua, di qualcosa da mangiare, di buone gambe/polmoni e di un discreto senso dell’orientamento, perché in alcuni momenti si può perdere la direzione, venendo a mancare la marcatura del sentiero. Inoltre ci sono un paio di passaggi sentitamente sconsigliati a chi soffre di vertigini, soprattutto dove i gradini ricavati dalla roccia si sono levigati un po’ troppo e di fianco c’è solamente lo strapiombo.
Sentiero dell'Altare del sacrificio
Tutto il percorso però offre viste impareggiabili, e vale la pena un secondo ingresso a Petra unicamente per cimentarvisi.
Sentiero dell'Altare del sacrificio
Sentiero dell'Altare del sacrificio
Arrivati all’Altare del Sacrificio si domina l’intera
vallata. Poi si passano gli obelischi e comincia la discesa, non priva di incognite
ed incontri particolarmente emozionanti, come il Garden Triclinium, il Painted
Triclinium e la Tomba del Soldato. Il sole comincia a calare un poco, il cielo è terso e
le rocce pigmentano i loro colori più caldi; nel Wadi ci si perde un tantino, ma ci si
ritrova subito e si sbuca su una strada che conduce al Tempio.
Sentiero dell'Altare del sacrificio
Sentiero dell'Altare del sacrificio
Sentiero dell'Altare del sacrificio
Nonostante sia il
ristorante più quotato di Wadi Musa su tripadvisor, la cena al Reem Beladi è
abbastanza deludente, soprattutto per la temperatura polare del locale, per la
televisione accesa a cannella su una televendita di lavatrici con musichetta
insopportabile, per la qualità della zuppa di verdure (immangiabile) e la
troppo recente uscita dal frigorifero della consueta moutabal di melanzana.
Discreti invece hummus e aires (sandwich ripieni di carne d’agnello triturata).
Almeno si spende poco…
LUNEDI’ 03
DICEMBRE 2018
L’autostrada del
deserto è un vero disastro: il fondo stradale è pessimo, infatti la stanno
riasfaltando a tratti, durante i quali si viaggia con una sola corsia per senso
di marcia. Gli automobilisti sono abbastanza imprevedibili, quindi per tutto il
tragitto bisogna rimanere con gli occhi ben aperti, in più ci sono spesso
pedoni che attraversano blandamente la carreggiata.
Impieghiamo circa tre ore per giungere a Jerash e rimaniamo abbastanza impressionati dal traffico in prossimità di Amman che costeggiamo solamente.
Visitiamo il sito archeologico di Jerash, che è una vera meraviglia e quindi vale la sfacchinata automobilistica. Anch’esso è inserito negli ingressi contemplati dal Jordan Pass, quindi non paghiamo i 10 dinari del biglietto.
Spostandosi verso l’estremità
nord si possono osservare altre importanti opere, tra cui il Tetraplinio e la strada
colonnata (cardo)
che giunge alla porta a base trapezoidale. Tornando verso l’uscita percorriamo il cardo
ed incontriamo sulla sinistra i bagni e ci godiamo il luogo da una prospettiva
diversa, meno ampia, ma più intima. Bellissima è la fontana.
Prima di uscire si può visitare il
museo archeologico, con alcuni interessanti reperti delle varie ere. Ceniamo
malvolentieri al ristorante Lebanese House, un locale pretenzioso che da noi
ospiterebbe il pranzo di cresima della nipotina deficiente… Prezzi insensati
per il costo della vita nel Paese e per la qualità del cibo, inservienti snob
dalla faccia di cazzo… Ci sono solo tre possibilità di alloggio in Jerash e scegliamo la meno peggio, l’Olive Branch Hotel, un albergo ben posizionato
sulla collina in mezzo agli uliveti, a circa otto kilometri da Jerash, che è
stato concepito per essere bello, ma la cui manutenzione avrebbe bisogno un
corso di formazione. La camera doppia costa 75 euro, decisamente troppo.
MARTEDI' 4 DICEMBRE
La scelta di dormire a Jerash si è rivelata un errore perchè per raggiungere l'areoporto siamo costretti a passare dalle "tangenziali" di Amman durante l'ora di punta che è quella di tutte le città visto che gli uffici aprono alle 8 e i negozi alle 9.
Decidiamo quindi di saltare la colazione e di lasciare l’albergo alle 6.30. Ci ritroviamo comunque incolonnati, ma con più speranza d’agio di non perdere il volo.
L'ideale è dormire ad Amman e visitare Jerash in giornata, magari di sabato o di domenica evitando così il traffico cittadino.
Seppur di breve durata questo viaggio in Giordania, ci ha regalato molto dal punto di vista emotivo, ma anche prettamente estetico: abbiamo apprezzato molto la generosità della popolazione, in special modo nei confronti dei rifugiati, ma anche di chi, come noi, ha la fortuna di potersi spostare per svago e per piacere, di poggiare il proprio piede su questa terra benedetta ed i propri occhi sulla meravigliosa unicità di Petra e sulle altre incantevoli attrazioni che questo Paese ha da offrire. Come ad ogni addio nasce un po’ di malinconia, ma è anche forte la voglia di tornare a riprender confidenza con le nostre origini alimentari e soprattutto con una bella birra grande!
Impieghiamo circa tre ore per giungere a Jerash e rimaniamo abbastanza impressionati dal traffico in prossimità di Amman che costeggiamo solamente.
Visitiamo il sito archeologico di Jerash, che è una vera meraviglia e quindi vale la sfacchinata automobilistica. Anch’esso è inserito negli ingressi contemplati dal Jordan Pass, quindi non paghiamo i 10 dinari del biglietto.
Jerash
La porta d’accesso è maestosa e dà il benvenuto
al visitatore, aprendogli il cammino sull’ippodromo, che ancor oggi viene utilizzato.
Jerash
Si giunge poi nei pressi del vastissimo foro, di cui si gode una splendida
panoramica salendo al Tempio di Giove. Attaccato al tempio c’è il Teatro Sud, un
vero capolavoro architettonico che poteva contenere fino a 5000 spettatori.
Perfettamente restaurati, dopo i terremoti e le depredazioni, i vari monumenti
e le strade,
offrono all’occhio una gratificazione notevole.
Jerash
Si possono apprezzare anche i
mosaici a far da pavimento alle chiese ormai ridotte a parti di muri
perimetrali e colonne marca navate e persino il macchinario a propulsione acquea con mulino a
pale, utilizzato per tagliare le pietre da costruzione.
Jerash
Imponente e magico è il Tempio di
Artemide, delle cui dodici colonne ne rimangono in piedi undici, d’un colore
dorato che si accende ancor di più con la luce del sole del pomeriggio. Il Teatro Nord è
leggermente più piccolo e veniva utilizzato fondamentalmente per sessioni
politiche, ma è altrettanto elegante. Qui ci sono persino corridoi coperti a
volta per raggiungere i vari ordini di posto.
Jerash
Jerash
Jerash
Jerash
MARTEDI' 4 DICEMBRE
La scelta di dormire a Jerash si è rivelata un errore perchè per raggiungere l'areoporto siamo costretti a passare dalle "tangenziali" di Amman durante l'ora di punta che è quella di tutte le città visto che gli uffici aprono alle 8 e i negozi alle 9.
Decidiamo quindi di saltare la colazione e di lasciare l’albergo alle 6.30. Ci ritroviamo comunque incolonnati, ma con più speranza d’agio di non perdere il volo.
L'ideale è dormire ad Amman e visitare Jerash in giornata, magari di sabato o di domenica evitando così il traffico cittadino.
Seppur di breve durata questo viaggio in Giordania, ci ha regalato molto dal punto di vista emotivo, ma anche prettamente estetico: abbiamo apprezzato molto la generosità della popolazione, in special modo nei confronti dei rifugiati, ma anche di chi, come noi, ha la fortuna di potersi spostare per svago e per piacere, di poggiare il proprio piede su questa terra benedetta ed i propri occhi sulla meravigliosa unicità di Petra e sulle altre incantevoli attrazioni che questo Paese ha da offrire. Come ad ogni addio nasce un po’ di malinconia, ma è anche forte la voglia di tornare a riprender confidenza con le nostre origini alimentari e soprattutto con una bella birra grande!