Translate

giovedì 15 marzo 2018

New York e Penisola di Samanà (appendice caraibica a Springsteen on Broadway)



31 gennaio 2018
Ah, la Delta, che compagnia meravigliosa! L’unica forse insieme alla American in cui l’età degli aeromobili è superata solo da quella delle hostess… ma bisogna attrezzarsi per fare concorrenza ai rivali mediorientali del settore ed il prezzo del biglietto è effettivamente ottimo (534 euro per Milano – New York, stop over di tre giorni, New York – Santo Domingo e ritorno con scalo ancora al JFK). Arriviamo qui con un po’ di ritardo rispetto al previsto, espletiamo le formalità doganali con grande scioltezza rispetto al passato, perché chi è dotato di ESTA ed è già stato in USA negli ultimi anni può scannerizzare il passaporto, depositare le impronte e farsi scattare una foto improponibile, in autonomia agli appositi terminali (che obiettivamente dovrebbero funzionare un po’ meglio) e recarsi al banchetto con operatore solo per consegnare la stampa uscita dal totem, farsi mettere il timbro sul passaporto e farsi fare una sola domanda relativamente personale… a proposito di ciò fa abbastanza ridere che il severissimo trumpiano controllo dei confini nazionali venga effettuato da centro e sudamericani… vallo a capire te, quell’uomo lì.
Dal T4 dell'areoporto JFK prendiamo l’airtrain in direzione Jamaica, qui scendiamo (anche perché è il capolinea) e ci rechiamo nell’androne dove si trovano le macchinette distributrici dei biglietti ferroviari; ce ne sono alcune che funzionano solo con i contanti ed alcune che prendono anche la carta di credito e possono erogare anche i biglietti della Long Island Rail Road (LIRR) che ci interessano per raggiungere Penn Station. Non sono di utilizzo immediato, ma ci sono gli addetti eventualmente disponibili ad aiutare le persone in difficoltà: comunque bisogna scegliere One Way + Metrocard e Airtrain (per pagare anche quest’ultimo) + Offseason (poi bisognerebbe anche sapere quando scatta l’alta stagione…) il tutto per 12.5 dollaria testa.
Il treno su cui saliamo è abbastanza veloce e fa solo due fermate, perciò da Jamaica a Penn Station impiega circa venti minuti.
Manhattan è sempre incasinatissima e non si riesce a capire come ci si possa mettere al volante di auto di simili dimensioni su strade perennemente congestionate, ma tant’è. La stessa latitudine di Napoli deve aver condizionato gli automobilisti per quanto concerne l’utilizzo del clacson. Nonostante ciò l’orientamento è assai agevole, essendo la rete stradale costituita da parallele e perpendicolari progressivamente numerate, infatti in qualsiasi luogo ci si trovi è immediata la localizzazione della destinazione, chiaramente conosce none l’indirizzo. Siamo abbastanza stanchi per il viaggio, ma non abbiamo alcuna intenzione di stare chiusi in camera, nonostante sia molto bella quella che abbiamo prenotato al Riu Plaza New York Times Square sulla 46esima strada. Prenotando direttamente sul sito dell'hotel si risparmia di brutto e per meno di 130 USD a notte abbiamo una camera splendida al 26esimo piano con vista su Broadway con una colazione ottima compresa.
Nonostante la temperatura esterna sia piuttosto bassa, perciò andiamo subito alla biglietteria del Winter Garden Theatre per vedere se ci sono posti liberi ad un prezzo accettabile per il musical di School of Rock (non si perde il passaggio in televisione figuriamoci a Broadway). I biglietti ci sono quindi li acquistiamo e nell’attesa andiamo a farci un paio di Ales al McHales sulla 51esima con snacks di miniburger e ci scontriamo con i folli prezzi newyorkesi. Lo spettacolo è progettato alla perfezione da Andrew Lloyd Weber, i protagonisti sono molto preparati, i bambini suonano dal vivo e l’interprete di Tomika (Gabrielle Greene) ha una voce della madonna… Consigliatissimo.
Cazzeggiamo in giro per la città fino a raggiungere la Highline, su cui saliamo dalla 28esima, esce anche un po’ di sole quindi la passeggiata è piacevole.
Ci viene un po’ di fame e, avendo letto di un pub con una vastissima scelta di birre alla spina a pochi metri da Times square, il Connolly's Pub and Restaurant, decidiamo di andarci (ottima la rossa omonima e squisita la Smithwick’s), anche il cibo non è male, ma spendere più di 60 dollari per due birre e due piatti da pub per noi è una follia, anche perché la nostra presenza in questa città del consumismo assoluto è determinata unicamente dalla “necessità” di assistere all'imperdibile spettacolo di Springsteen on Broadway, in programma al Walter Kerr Theatre.
La sera successiva vediamo il magnifico musical Kinky boots con musiche di Cindy Lauper all'Al Hirschfeld Theatre.
Il sabato mattina lasciamo l'hotel per l'aeroporto dove ci aspetta il volo per la Repubblica Dominicana, dove abbiamo deciso di spendere qualche giorno, giusto perchè attraversare l'oceano per passare solo tre giorni al freddo non ci sembra costruttivo.
Girare il sabato mattina in città è molto più rilassante, ci sono molte meno auto in circolazione ed è possibile tenere un passo costante, senza doversi fermare ad ogni incrocio e Penn Station è molto tranquilla.
Il biglietto della LIRR per Jamaica station costa 4,20 dollari (qualcosa in meno rispetto all’andata perché è sabato) mentre l’airtrain ha 1 dollaro di maggiorazione per la ristampa della metro card; a saperlo si poteva conservare quella dell’andata e ricaricarla… eh, certo, è con questi accorgimenti che si riescono a compensare i prezzi mostruosi applicati a qualsiasi cosa…
Il volo per Santo Domingo dura 3 ore e 40 minuti perciò giungiamo nella Repubblica dominicana nel tardo pomeriggio.
Decidiamo di cambiare 100 euro in pesos al primo sportello di cambio che si incontra dopo il controllo passaporti, ma toppiamo alla grande perchè il cambio è pessimo. Più conveniente sembra essere lo sportello in zona ritiro bagagli. 
Abbiamo prenotato un’auto tramite Autoeurope all’agenzia di noleggio Firefly, affiliata Thrifty, ma al banchetto all’interno dell’aeroporto non c’è nessuno. Un tipo di un’altra compagnia prima ci dice di aspettare, poi ci consiglia di uscire dall’aerostazione e dirigerci verso gli uffici dei car rental return nel parcheggio. Finalmente raggiungiamo il nostro uomo: la versione deperita della versione deperita di Forrest Whitaker, con l’occhio ancora più spento e strabico ed una flemma che ti verrebbe voglia di raddrizzarglielo a forza di sberle, quello sguardo… Ogni frase, pronunciata con uno sforzo esasperato ed esasperante, con un tono di voce bassissimo e con cadenza del tutto noncurante del fatto che non siamo della sua medesima madrelingua, viene mal compresa ed alla richiesta di ripetere viene replicata nella stessa maniera. Ad un certo momento ci dice che l’auto sarà pronta forse dopo quindici minuti e ritorna alla mente, come un lampo, il racconto di viaggio di una tipa che aveva prenotato un’auto nello stesso aeroporto, con una compagnia teoricamente più affidabile di questa, e non l’aveva trovata e per lei era iniziata una serie di vicissitudini, che l’avevano definitivamente portata alla conclusione che questo Paese fosse inadatto e sconsigliato ai viaggiatori  indipendenti. Fortunatamente le cose per noi vanno un po’ meglio: la macchina fa il suo arrivo sul piazzale e tiriamo un sospiro di sollievo. Facciamo il classico giro della carrozzeria per controllare i danni e si farebbe prima a segnare i pochi punti sani… Sembra che sia stata guidata da Mr. Magoo, ubriaco ed inseguito dal camionista di Duel…
Vabbè, ci immettiamo sulla Avenida Las Americas e poco dopo ci fermiamo all’Hampton by Hilton dove trascorreremo la notte per evitare di guidare con il buio. La camera è decisamente cara (più di 100 euro la camera doppia), ma moderna e pulita, la colazione da dimenticare.
Per andare a Las Terrenas prendiamo l’Avenida Las Americas in direzione contraria (facciamo inversione poco più avanti rispetto all’albergo, passando sotto al cavalcavia). Ci dirigiamo quindi verso Santo Domingo, ma appena superato il casello (dove si transita senza pagare) svoltiamo a destra in prossimità del cartello arancione con l’indicazione Samanà. Imbocchiamo quella che viene definita superstrada; in realtà si tratta di una semplice strada scorrevole, con una corsia per senso di marcia. Almeno è ben asfaltata e non attraversa tutti i paesi. Ogni poco ci si ferma a pagare il pedaggio: in totale spenderemo 1000 pesos ed impiegheremo circa due ore. Se non si vuole essere fregati dagli addetti al pedaggio è obbligatorio controllare il resto e il rilascio della ricevuta.
Depositiamo i bagagli alla Casa diSergio y Cristina una guesthouse appena fuori dal paese dove abbiamo prenotato una stanza con colazione per sei notti al prezzo di circa 320 dollari, e partiamo subito alla scoperta dei dintorni.
Las Terrenas, descritto dalla solita LP come un ameno paese dalle atmosfere europee, è il solito paese caraibico incasinato e sporco, che però ha un numero elevato di ristoranti e locali gestiti da europei.
La spiaggia di El Portillo è proprio bella: molto lunga e di ambientazione selvaggia, c’è una vegetazione rigogliosa, ma la sabbia è troppo scura, per cui si offendono le cristallinità e le sfumature dell’acqua.

 El Portillo
 
Ceniamo da Mojitos che, come si può evincere dall’insegna, prepara gli omonimi cocktail con ottimi risultati ed anche i piatti sono abbastanza buoni e a prezzi accessibili. L’unico inconveniente è che viene applicata una commissione di 100 pesos per l’utilizzo della carta di credito (e sono tra i più onesti) perciò paghiamo in contanti e decidiamo di andare a cambiare altri 100 euro, ad uno dei due cambiavalute che si trovano nel centro del paese, questa volta al tariffario ufficiale.
L'uso della carta di credito è gratuito nei supermercati (a Las Terrenas ce ne sono due in sone centrale abbastanza forniti) e nei distributori di benzina.
Dopo una colazione nutriente ci rechiamo alla visita della spiaggia di Punta Bonita, che non riusciamo nemmeno a vedere bene perché inizia a piovere a dirotto e quindi teliamo. Quando il clima si decide a rimettersi in condizioni decenti ci svacchiamo sulla spiaggia marrone di Punta Popi.
 
Punta Popi
Per cena optiamo per Le tre caravelle: i piatti sembrano invitanti, soprattutto i ravioli ripieni di granchio o di aragosta, ma le salse sono troppo coprenti e lasciano solo intuire il sapore del ripieno. I prezzi, in questo caso, sono al netto della tassa e del servizio, quindi devono essere maggiorati di un bel 28%... Fortunatamente non siamo dei mangioni e ce la caviamo con 1500 pesos.
La spiaggia di Coson non è particolarmente accattivante, soprattutto con il cielo plumbeo del mattino, ma sta schiarendo un po’ e la situazione non migliora più di tanto.

 Coson
Decidiamo di fare un salto anche a Punta Bonita per vederla meglio con un po’ di luce. 
 Punta Bonita
 Punta Bonita
 Punta Bonita

Effettivamente il paesaggio acquista intensità di colore, ma la spiaggia è comunque troppo erosa dal mare e il gruppetto di cani fastidiosi e abbaianti non invoglia a fermarcisi. 
Ci troviamo molto più a nostro agio a Las Balenas che si trova poco oltre El Pueblo de Los Pescadores, dove ci sono alcuni ristoranti di cucina di pesce, in posizione scenica, ma ventosa, alcuni dei quali aperti solo a pranzo e non proprio economici.
Qui la sabbia è abbastanza grezza e scura, l’acqua non è trasparente, ma almeno c’è un bel sole che ci fa riappacificare con il pomeriggio in totale relax. La giornata di pieno sole già dal mattino ci predispone al meglio ed effettivamente la natura risplende con tutto il suo vigore: i colori sono più vividi ed anche il mare si mostra più placido e vanitoso… 
 Las Balenas
Las Balenas
Oggi El Portillo sembra una spiaggia di quelle giuste, con particolarità uniche nella zona delle mangrovie.
 El Portillo
 El Portillo
La cosa migliore di Las Terrenas sono proprio le camminate chilometriche che è possibile fare sulle spiagge incontrando pochissima gente, in particolare lungo il tratto che congiunge El portillo a Punta Popi.


El Portillo

El Portillo
 
C’è anche un centro per il Kite surf dove è bello trascorrere qualche minuto ad osservare le evoluzioni dei più esperti ed i tentativi maldestri dei neofiti.
Buona ed economica la cena da Ciccio Y Aldo sul lungomare 27 de Febrero (c/o l'ex Hotel Los Pinos).
Cosa dire quindi di questi giorni trascorsi nella Repubblica Dominicana? Che come appendice economica alla tre giorni newyorkese-siberiana è andata bene e ci ha ridato un po’ di colore e di caldo alle ossa in un brutto inverno, ma è poco cosigliabile come vacanza a sè.

Anche la gente del posto non ci è piaciuta moltissimo e soprattutto ci ha fatto abbastanza impressione la maleducazione ed il totale disinteresse per la tutela ambientale e paesaggistica, con abusivismo, discariche a cielo aperto in ogni dove e auto gigantesche ed inquinanti, totalmente inadatte alla tipologia stradale ed alle necessità.

martedì 13 marzo 2018

Cipro in inverno



24 -31 dicembre 2017
L'unico volo diretto per Cipro è con Easyjet da Malpensa per Larnaca e non è proprio economico (250 euro a persona). Parte alle 6.30, quindi per evitare una levataccia mostruosa nella gelida notte invernenga, per la prima volta in vita, abbiamo la brillante idea di pernottare al Holiday Inn Express di Case Nuove – Somma Lombardo, a pochi minuti dai terminal di Malpensa. Qui c’è, volendo, la possibilità di lasciare l’auto nel parcheggio del hotel e andare in aeroporto con la navetta. E qualcuno addirittura parcheggia nella pubblica via e poi va a piedi o con l’autobus locale. Con la nostra consueta fortuna, lasciando l’auto incustodita, al rientro ne troveremmo due, o quantomeno lei stessa, ma con la batteria imbalsamata, perciò preferiamo il solito Central Parking, che raggiungiamo agevolmente.
C’è molto traffico in partenza, nonostante l’orario ed il T2 sembra esplodere; solitamente propenso all’implosione per la sua proverbiale e decadente bruttezza, il terminal mostra tutta l’inadeguatezza dei servizi, ed il connubio odioso tra falsa modernità (scanner di boarding pass) e medievali lungaggini umane, per non parlare degli effluvi pestilenziali derivanti dall’affollamento di creature assurde da bestiario, ma anche dalla struttura fatiscente e poco incline all’igiene. Il monitor delle partenze prevede Larnaca come primo uscente; parcheggiato dalla notte non avrebbe quindi alcun motivo di ritardo mezz'ora dopo…
Atterriamo, passiamo il controllo passaporti e siamo liberi di uscire e di recarci al banchetto di Andreas Petsas & Sons, presso cui abbiamo prenotato una vettura. Questa agenzia è l'unica che ci ha consentito di viaggiare a Cipro Nord con assicurazione inclusa (30 euro per 3 giorni o 40 euro per una settimana). Le compagnie internazionali (che sono nettamente più economiche) vietano categoricamente l'ingresso a Cipro Nord, quelle locali lo consentono, ma senza l'assicurazione. In questo secondo caso è possibile fare l'assicurazione direttamente al confine, all'apposito banchetto, per una cifra simile a quella da noi pagata. Questa assicurazione però non risponde del trasporto del mezzo da Cipro Nord a Cipro Sud in caso di guasto o incidente. Preferiamo quindi andare sul sicuro e finiamo così per pagare 200 euro per una settimana di noleggio.
Abbiamo scientemente escluso dall'itinerario la zona dei Monti Troodos, di sicuro interesse, per il rischio maltempo. In inverno infatti nevica spesso e alcune strade possono diventare pericolose.
Il nostro navigatore non riconosce l'esistenza di Cipro nord, che d'altra parte non è riconosciuta nemmeno dalla comunità internazionale, ed i cartelli non sono di aiuto, (almeno nella prima parte del viaggio, va un po' meglio avvicinandosi al confine) ed è quindi fondamentale scaricare l'intera mappa da Google map per utilizzarlo offline.
Se non vi è molto traffico il passaggio di frontiera è abbastanza veloce: il tempo di scansionare il passaporto e di controllare che si sia in possesso di un’assicurazione.
L’arrivo a Magusa (Famagosta in greco) è sorprendente solo nel momento in cui si varcano le mura di cinta, infatti l’aspetto urbanistico si modifica radicalmente passando da insulsa e squallida periferia ad interessante centro storico. Molto bella è la zona retrostante la cattedrale di San Nicola, oggi moschea di Lala Mustafà Pascià e la sua facciata maestosa, il palazzo veneziano, la chiesa di San Pietro e Paolo, quella di San Francesco, le twin churches, edificate una a fianco all’altra e la chiesa nestorian.


Magusa- Famagosta
Magusa- Famagosta
Magusa- Famagosta
Magusa- Famagosta

Davanti alla chiesa di San Giorgio dei latini, di cui è rimasta in piedi solamente una parte della facciata, sufficiente a far capire che ci si trova di fronte all’opera di raffinata progettazione architettonica e pregevole realizzazione, si trova la torre di Otello che sembra, ancor oggi, ricordare al mare di tenersi a debita distanza dalla città, perché poco più avanti è stata creata per lui un’apposita porta, sul cui bastione si sale con ripida scalinata e si osserva, da una parte, l’infinito orizzonte ottico mediterraneo e, dall’altra, il cuore morbido di una città che attualmente è placida e serena, nelle cui viuzze è bello passeggiare e perdersi. 
Magusa- Famagosta
Magusa- Famagosta
Abbiamo scelto di pernottare nel centro storico e l'unico hotel in zona è l'Altun Tabya Vintage. E' sicuramente economico (45 euro la camera doppia con colazione) ma è un po' troppo basico per i nostri gusti. 
Inoltre all'interno della mura si percepisce un senso di abbandono, forse perchè è domenica. I pochi ristoranti e bar sono chiusi, così come i negozi. Fortunatamente è aperto il Rouge 21, un ristorante raffinato con un buon rapporto qualità-prezzo.
Col senno di poi una scelta migliore sarebbe stata pernottare in una struttura moderna esterna al centro storico, dove c'è anche una vasta scelta di ristoranti e caffè, e recarsi in centro esclusivamente per la visita.

LUNEDI’ 25/12/2017
Splende il sole e andiamo a vedere le ultime attrazioni di Magusa, cominciando dalla diroccata chiesa di San Giorgio dei greci, il bastione Canbulat e le possenti mura e le chiese di San Nikolaos e Zoni.

Magusa- Famagosta
Magusa- Famagosta

Magusa- Famagosta

Uscendo poi da Famagusta imbocchiamo la strada per Salamina e subito ci dobbiamo ricredere sull’impressione avuta ieri giungendo dalla frontiera: qui, infatti, la periferia è molto più attraente ed in via di sviluppo, ci sono molti esercizi attivi e le abitazioni sono ben tenute.
L’ingresso al sito archeologico di Salamina, che dista mezz'ora da Famagosta, costa 2,5 euro a persona, ma potrebbero fare pagare anche qualcosa in più, perché si tratta di soldi ben spesi. Dopo aver parcheggiato l’auto in prossimità della biglietteria si viene accolti dalla maestosità dei resti e si respira un’aria di antico sfarzo dall’anticamera del Gymnasio con statue ben conservate, al suo colonnato prodigioso, per poi passare alla visita delle varie sale del refrigerio e delle piscine ed alle saune, sino alle meno poetiche e scarsamente dotate di privacy latrine.
 Salamina
 Salamina
 Salamina
 Salamina


Vi sono ancora alcuni affreschi e mosaici visibili e si può constatare la valenza degli architetti, che avevano saputo far coesistere l’ingegneria funzionale al gusto puramente estetico. Molto affascinante è l’anfiteatro.
 Salamina 

 Salamina

 
Salamina
Si può intraprendere una bella camminata che, attraversando la macchia mediterranea, conduce ad Agios Epifanios e poi all’abbazia di Kambanopetra.
Da Salamina prendiamo una strada semicostiera per Iskele, in cui è ancora più evidente lo sviluppo edilizio: molte agenzie  internazionali si sono accaparrate i lotti e vi hanno costruito abitazioni di lusso ed altre ne andranno ad approntare. I prezzi di vendita pubblicizzati sembrerebbero anche abbastanza accessibili per i pensionati inglesi e tedeschi.
Da Iskele si potrebbe procedere verso la Penisola di Karpas, di sicuro interesse nel periodo estivo; noi optiamo per risalire verso il centro verso il castello di Kantara dalla cui sommità si gode di paesaggi marini e valligiani assai gradevoli; pare che nelle giornate più limpide si vedano anche le coste turche.
Vista dal Castello di Kantara


Anche la visita al castello merita una seduta approfondita. Seduta si fa per dire, perché bisogna scarpinare un bel po’ in salita e poi muoversi tra un edificio e l’altro, tra una casamatta ed una torre di guardia. Tra uno scatto fotografico e l’altro ed una breve pausa di riflessione ad ascoltare la voce del panorama, non ci si impiega meno di 45 minuti.
  Castello di Kantara

 Castello di Kantara
Da qui prendiamo la strada per Girne (Kyrenia in greco) che ci accoglie con un caotico benvenuto; fortunatamente abbiamo prenotato una stanza per due notti al Kemerli Konak Boutique hotel (camera doppia 80 euro a notte con ottima colazione), che è un po’ fuori mano, ma è molto bello, con camere splendidamente arredate e spaziose. Per costruire questo complesso è stata scelta una location molto suggestiva e sono stati rispettati i canoni dell’equilibrio ambientale, tenendo gli edifici bassi e usando i materiali da costruzione più compatibili (molta pietra). E' dotato di un ristorante rinomato l'Archway Restaurant, con un menu vario, porzioni superabbondanti ed un ottimo rapporto qualità-prezzo.

MARTEDI’ 26/12/2017
La colazione si fa al ristorante che ha anche una vista spaziale; tra la english e la turkish breakfast optiamo per seconda e la scelta si rivela azzeccata, anche perché ci aspetta una bella sfacchinata in montagna e non è il caso di affrontarla con lo stomaco appesantito da uova fritte, bacon, salsicce etc. Partiamo alla scoperta del castello di Sant'Ilario che si trova a 17 kilometri da Girne, e per arrivarci bisogna attraversare una zona altamente militarizzata, infatti si incontrano truppe in mimetica e plotoni alle prese con la reazione fisica, poi, verso le 11:00, invece di godersi una buona seconda colazione in stile Hobbit, cominciano le esercitazioni di tiro e par di essere a Bagdad, che si spera di non beccarsi un’ogiva vagante di un fuciliere negato.

Si lascia l’auto nel parcheggio davanti al bar e bisognerebbe pagare un biglietto d’ingresso, ma forse è troppo presto per gli impiegati pubblici turco-ciprioti, perciò entriamo a scrocco. Il castello è vigorosamente arroccato ed alla prima scalinata si sente l’acido lattico gridare vendetta.
Castello di Sant'Ilario
Fortunatamente ci sono molti punti panoramici presso cui tirare il fiato e far riposare i polpacci, inoltre qualcuno ha avuto la brillante idea di far seguire tutto il percorso da un corrimano metallico, che non è particolarmente estetico, ma è sicuramente pratico ed utile a preservare intatte le articolazioni e, in generale, la sicurezza dei visitatori.
 Castello di Sant'Ilario
Vista dal Castello di Sant'Ilario
Scritta così sembra la considerazione di un ottantenne membro dell’associazione “geriatria in libertà”, ma non è la realtà! Il percorso non è adatto a tutti, soprattutto al mattino, quando il sole non è ancora riuscito ad asciugare l’umidità della notte sui passaggi granitici, che sembrano cosparsi di gelatina di medusa sciolta. Inoltre ci sono alcuni punti verticali che mettono a dura prova le coronarie (abbiamo assistito a qualche turbativa cardiaca). C’è una notevole quantità di divagazioni, perché gli edifici sono tanti e tra casematte, cisterne, chiese bizantine, palazzi reali, torri di guardia e alloggi per le truppe ci si diverte a zigzagare su per il sentiero, che in alcuni tratti attraversa il bosco, rimandando profumi dimenticati di nocciole fresche e vegetazione in risveglio.
 Castello di Sant'Ilario
 Castello di Sant'Ilario

Castello di Sant'Ilario
L’arrampicata alla torre più alta stronca la carriera anche ai più allenati, ma più su di così c’è solo il blu di un cielo terso che lancia lo sguardo al di là di confini umani e geografici. C’è un terrazzino alla cui ringhiera sono legati i pensieri di gratitudine di coloro che ce l’hanno fatta.

Castello di Sant'Ilario
Ridiscendiamo in pianura e parcheggiamo l’auto al porto di Girne; anche in questo caso riusciamo ad evitare di pagare, perché vi sono moltissimi posteggi dove bisogna sborsare per lasciare il veicolo, ma noi ci infiliamo in uno in cui c’è la garitta del bigliettaro, ma che probabilmente lavora solo in piena stagione. La cittadina non ha molto da dire: le cose più interessanti si trovano in prossimità della marina dove si è sviluppato il nucleo storico ed il classico agglomerato di ristoranti.

Girne - Kyrenia
L’immagine più suggestiva è generata dall’imponente mole del massiccio Girne Kaseli, la roccaforte a difesa della città. L’ingresso costa 3 euro e attraversando il ponte per entrare si respira subito un’aria medievale, mischiata alla salsedine, che crea una predisposizione d’animo tutta positiva.

Castello di Girne
Castello di Girne
E’ molto bello perché si può percorrere l’intera cinta muraria e dai bastioni godere dei bei paesaggi, marini da una parte e urbani dall’altra. Anche gli interni sono piuttosto accattivanti, vi è, ad esempio, un piccolo museo della navigazione, dove si possono apprendere gli usi e costumi dei marinai di secoli passati a solcare le onde, alla ricerca di nuove frontiere e carichi commerciali.
 Vista dal Castello di Girne

Lungo il porto ci sono diversi ristoranti e bar aperti per il pranzo.
L’ultima parte della giornata viene dedicata alla visita dell’abbazia di Bellapais, che dista da Girne una decina di kilometri. In questo caso non riusciamo a banfare il costo del parcheggio, perché il paese ha le vie talmente strette che non ci si può lasciare nemmeno un monopattino, per cui è necessario ripiegare sugli unici slarghi, dove i bigliettai s’affaticano a strappare tagliandini da affiggere sul cruscotto, ma non più di tanto nella fantasiosa arte del cambio monetario, perciò cinque lire turche diventano semplicemente due euro, per di più con un’ariata da faccia di cazzo in supponentia aeternum, che neanche il parcheggiatore abusivo alla valle dei templi, che con rassegnazione e naturalezza ti diceva: “macchè, pagare bisogna pagare, e dammi un euro, và…” L’ingresso all'abbazia costa 2,5 euro. L’orario, è tardo pomeriggio, non è il migliore perchè la bellezza dell’edificio è un po’ penalizzata dalle ombre, soprattutto sulle arcate del chiostro, che è di una poetica sconcertante, sia per il rigore architettonico, sia per la presenza di cipressi infiniti, protesi a slanciare verso l’alto la preghiera di uomini abituati alla semplicità di un dormitorio comune e di una vita riservata.
 Abbazia di Bellapais

 Abbazia di Bellapais
 Abbazia di Bellapais

Abbazia di Bellapais

MERCOLEDI’ 27/12/2017
La strada da Girne a Lefkos (in turco) o Nicosia (in greco) è assai scorrevole ed anche l’ingresso in città è piuttosto agevole, anche perché abbiamo calcolato di arrivare in un momento di traffico rilassato, cioè tra il picco del mattino per l’inizio del lavoro e quello dell’ora di pranzo. Il calcolo non ha seguito alla perfezione i criteri algoritmici puri, perché fuorviato dalla mancanza di considerazione del fuso di un’ora tra Cipro nord e Cipro sud, ma in modo del tutto fortuito ha rispettato la fascia temporale di traffico moderato. Anche il controllo passaporti al posto di blocco non comporta gravi rallentamenti; addirittura il poliziotto greco ci individua ad occhio come viaggiatori europei e ci fa segno di passare senza nemmeno mostrare il documento. Anche la viabilità del centro è abbastanza snella ed in men che non si dica siamo al Royiatiko hotel, dove abbiamo prenotato una stanza per una notte (75 euro con colazione). Vi è un parcheggio semiprivato nelle vicinanze, dove lasciamo l’auto.
La camera è senza infamia e senza lode, ma la posizione è strategica, essendo in una perpendicolare di Ledra, l’arteria pedonale principale, che imbocchiamo verso nord per raggiungere il checkpoint, dove espletare le pratiche di immigrazione (scansione del passaporto sia dalla parte greca sia da quella turca).

 
 Nicosia - Lefkos
  Nicosia - Lefkos
  Nicosia - Lefkos

Il primo approccio con Lefkos nord è di decadenza assoluta, poi ci si inoltra nelle viuzze, in cui molti palazzi sono stati restaurati con fondi della UE o dell UN o addirittura degli americani e ci si ritrova a camminare in un centro storico molto compatto ed originale, con una strada pedonale su cui si affacciano decine di botteghe, sino a raggiungere il Buyuk Han, un misto di architettura medievale e romana, con un bellissimo cortile interno, al centro del quale si trova una cappella; vi sono diversi negozi ed un paio di ristoranti, posizionati su due livelli.

 Buyuk Han - Nicosia

Proprio dietro si erge la maestosa moschea di Selimiye che da alcune guide viene descritta come un curioso misto tra una chiesa gotica francese ed una moschea; effettivamente è un po’ così, ma si farebbe prima a dire che è una chiesa gotica a cui sono state applicate due altissimi minareti, e da queste parti c’è pieno di chiese convertite a moschee, che è anche un bel modo di sfruttare l’architettura esistente: bisognerebbe imparare questa lezione e comportarsi nello stesso modo con i capannoni (perché costruirne di nuovi se ce ne sono già molti, inutilizzati?!?) Comunque l’edificio in questione è decisamente impressionante, ed anche all’interno è stato fatto un ottimo lavoro di conservazione, anche se fa strano vedere una cattedrale così grande, completamente spoglia e priva di arredi, e con la pavimentazione rivestita da un gigantesco tappeto.
 Moschea di Selimiye - Nicosia


  
Moschea di Selimiye - Nicosia

Nei dintorni ci sono altre attrazioni di buon livello e comunque è piacevole passeggiare e magari fermarsi in uno dei tanti ristorantini che, a prezzi ultraconvenienti, offrono il meglio della cucina turco cipriota.
 Nicosia - Lefkos
 Nicosia - Lefkos

Bella è anche la moschea Haydar Pashà e interessante è il mercato coperto dove si trova un po’ di tutto e dove ci si può perdere in una vorticosa partita a backgammon .
Ritorniamo a Nicosia sud e notiamo che, se la parte turca era molto raccolta nel nucleo storico e decadente, se non squallida, allontanandosene, quella greca è molto più sparpagliata, nel senso che le attrazioni principali (palazzi, musei, chiese, moschee e piazze) sono più distanti tra loro, ma nel mezzo si procede con più piacere, perché, in generale, vi è un’armonia più omogenea.

  
 Nicosia - Lefkos


  Nicosia - Lefkos

Interessante è anche la passeggiata sulle mura fortificate, partendo dalla porta Famagosta, toccando i vari bastioni (sul podocataro è stato edificato il monumento alla libertà, dedicato ai prigionieri politici).

 Nicosia - Lefkos

Buona ed economica la cena che consumiamo al Piatsa Gourounaki, che offre giganteschi piatti per due di carne o vegetariani a 15 euro ed una discreta scelta di birre alla spina. Il personale è gentile ed il posto sempre affollato.

GIOVEDI’ 28/12/2017
Lasciamo Nicosia di buonora e facciamo una tappa al monastero di Stavovrouni, ma sinceramente non ci sembra che valga la pena di perdervi tanto tempo ed energie, come invece fanno i ciclisti che si allenano su questa salita. Speriamo per i visitatori che l'interno, a cui non possono accedere le donne, sia più interessante


Riprendiamo l’autostrada e dopo circa un’ora e un quarto siamo in spiaggia a Petra Tou Romiou che ha ambizioni da 12 apostoli australiani, ma, senza esagerare con i paragoni, si può affermare che l’ambientazione sia veramente suggestiva, inoltre siamo troppo contenti di trovare un clima mite e di poterci stendere al sole in maglietta a maniche corte.
 Petra Tou Romiou
 
 Petra Tou Romiou

L’arrivo a Pafos ci fa capire di esserci un po’ illusi sulle caratteristiche di questa cittadina, che immaginavamo tranquilla e un po’ più originale: la troviamo, infatti, troppo caotica ed indirizzata ad una ricettività turistica piuttosto massificata. C’è pieno di ristoranti (a prezzi elevati) e complessi residenziali e non v’è più nulla di tipico; potrebbe essere una qualsiasi località di villeggiatura delle canarie o un buen retiro di inglesi e tedeschi, che contribuiscono ad alzare il costo della vita e a rendere tutto un po’ uguale.
Dormiamo all'Amphora Resort, un moderno complesso alberghiero sul mare un po' dispersivo ma molto bello (80 euro la camera doppia con colazione eccezionale). Alla reception facciamo la coda ed anche in paese c'è un certo movimento di turismo di fine anno.
Andiamo di corsa alla Aphrodite’s rock brewery, una piccola fabbrica di birre inglesi nelle colline a 20 minuti da Paphos. L'assaggio di birre è ottimo e la pizza decente.
Tornati in paese parcheggiamo l’auto davanti al sito archeologico di Pafos ed entriamo (4,5 euro a persona).
 

Sito archeologico di Pafos

Molto interessanti sono il Saranta kolones casle ed il teatro, ma l’attrattiva principale del sito è costituita dalle case di Dionysos, di Orpheus, di Aion e la villa di Theseus, che poi chi l’avrebbe mai detto che erano vicini di casa?!? Nella casa di Dioniso, in particolare, è stato fatto un lavoro imponente di conservazione, mettendo tutte le stanze con i relativi pavimenti a mosaico in totale sicurezza e facile accessibilità nello stile di Piazza Armerina, con le coperture e passerelle; qui addirittura ci sono pareti perimetrali  completamente chiuse e le opere, risalenti per la maggior parte al terzo secolo AD, non rischiano di essere danneggiate.
 Sito archeologico di Pafos

Aion che pensava sempre al futuro e si preoccupava poco del presente, aveva solamente una specie di bilocale, con un paio di mosaici a tutto pavimento, mentre Teseo, che era uno sborone s’è fatto costruire una villa gigantesca con un mosaico a cerchi che neanche Mr. Vertigo.
Sito archeologico di Pafos
Bisogna fare una critica ai gestori del sito, infatti alcuni mosaici non sono visibili, perché coperti, perciò almeno il biglietto di ingresso dovrebbe avere un prezzo ridotto.
Ci spostiamo all’esterno per andare ad ammirare la basilica di Chrysopolitissa, la chiesa di Agia Kyriaki e la colonna di San Paolo da cui rimaniamo conquistati. Più avanti, sulla strada che conduce alle tombe dei re, si trovano le Solomoni catacomb (per noi di nessun interesse), nei pressi delle quali c’è un albero a cui i fedeli attaccano i fazzoletti.

 Pafos
  Pafos
 
Pafos

Ceniamo al Kingfisher che ha lo svantaggio di non trovarsi sul lungo mare ma su una via un po' trafficata, ma che offre pesce fresco ben cucinato con un ottimo rapporto qualità prezzo rispetto agli esosi ristoranti della zona. E' molto frequentato dalla gente del posto e il piattone di pesce per due persone a 26 euro è ottimo.

VENERDI’ 29/12/2017
Il centro di Pafos può vantare alcuni edifici che sono stati restaurati alla perfezione in occasione dell’elezione a città europea della cultura. Per un attimo sembra di percorrere la via su cui si affacciano a bordo di una biga e di respirare l’aria di un tempo. A pochi kilometri di distanza si trova il paese di Geroskipou dove la bellissima Agia Paraskevi, con le sue sei cupole, pur mantenendo un profilo basso, domina la piazza.


 Geroskipou
Geroskipou
Imbocchiamo l’autostrada dirigendoci verso il ritorno, ma presto l’abbandoniamo per fare un sopralluogo alla spiaggia di Pissouri (ma si poteva anche evitare perché non è niente di speciale). Tutt’altro discorso si fa per Governor’s beach che ha la particolarità di essere circondata da rocce bianche, che ricordano in qualche modo la scala dei turchi.
 Governour's beach

 Governour's beach


In questa zona non c’è verso di trovare un ristorante aperto e non ci va molto meglio vicino alla spiaggia di Nissi, che è abbastanza scenica, ma non ci sentiamo di condividere i pareri entusiastici di alcuni commentatori che la descrivono come un gioiello incastonato su sabbia bianca e soffice. Essendo questa località una specie di deserto dei tartari (probabilmente alberghi, bar e ristoranti si risveglieranno in primavera), facciamo ritorno verso Livadia, non lontano da Larnaca, dove abbiamo prenotato una stanza all’albergo Sveltos (mai fatto un check in più veloce) per 55 euro, dove ci accoglie la prima receptionist veramente gentile della vacanza. La stanza non è male per il costo e capiamo che con prenotazione telefonica avremmo potuto risparmiare ulteriormente.
Dopo una serie di consultazioni andiamo a mangiare qualcosa al “Posto cuisine & bar” dove si trovano buoni piatti a prezzi accessibili (ottimo il seabrean), e pinte di Carlsberg a 2,80 euro.

SABATO 30/12/2017
Nei pressi dell’albergo Sveltos c’è un buon appostamento, con tanto di struttura realizzata all’uopo, per gli amanti del bird watching, infatti il lago salato non è frequentato solamente da trampolieri, ma da una varietà incredibile di fauna volatile, a quanto dice il pannello informativo, perché noi vediamo principalmente anatre e fenicotteri, ma probabilmente fermandosi più a lungo…


Facciamo ritorno nella zona di Agia Napa, per vedere le altre spiagge rinomate. Ci fermiamo nel paese per visitare in pieno centro la bellissima chiesa, che sovrappone vari stili architettonici; davanti all’ingresso vi è un enorme sicomoro, talmente vecchio e largo che ha avuto bisogno di sostegno per uno dei pesantissimi rami.


 Agia Napa

Il resto del paese di Agia Napa è una cagata pazzesca: una via di mezzo tra una Las Vegas dei poveri e la fiera di San Pietro di Cremona ed una spruzzatina di riviera romagnola, con attrazioni pseudo divertenti dai sei ai novantotto anni, dal castello di re Artù alla grotta dei Flinstones, dal Casinò con la ruota della fortuna alla discoteca con l’elenco fotografico delle cubiste più gettonate… D’altronde, come spesso si dice: “se c’è un’offerta ci sarà stata anche una domanda”.
Inoltre è tutto chiuso e tristissimo sotto una leggera pioggia e fuggiamo verso il promontorio di Capo Greco, che è stato descritto da molti con eccessivi slanci di generosità affettiva o con evidenti abusi di sostanze stupefacenti dall’effetto lisergico, perché è, sì, un bel posto, anche tranquillo (almeno in questa stagione, perché non lo si vuole nemmeno immaginare in estate, preso d’assalto da truppe di turisti russi sovrappeso in canottiera e ciavatte, che poi andranno a mangiare nella caverna di Batman e a passare la serata al privè dei mignottoni locali e d’importazione), ma non è tutta sta meraviglia.
 Capo Greco

Vi si trova una graziosa spiaggetta che si chiama Konnos, già abbondantemente disturbata dalla musica paranoica di un beach bar; e qui la domanda sorge spontanea: “ma la musica dei beach bar piace a qualcuno?!? O anche qui c’è sotto una lobby che ne incentiva la diffusione, come l’utilizzo degli armamenti?!?”
Ci rispostiamo sul litorale dove incontriamo altre spiagge in prossimità di Nissi – Agia Napa e precisamente Ammos Kambouri che è la più carina di ques’area, poi c’è Lando, mandovai?!?
 Konnos
Ammos Kambouri

Mentre è assai interessante Makronisos, che fotografata in questo momento e da una certa prospettiva, sembra una spiaggia da cartolina e lasciamo sintomatico mistero sulla veridicità di questa affermazione…


 Makronisos

L’ultima notte del nostro soggiorno cipriota è prenotata al CityAlkisti (45 euro senza colazione e senza parcheggio, che si trova tranquillamente nelle vicinanze). I gestori non brillano per simpatia, ma la stanza è carina e pulitissima ed in posizione eccezionale. Se si apre la finestra in fondo al corridoio comune, ci si può infatti sedere su un curioso terrazzino che sbircia verso il sagrato della chiesa di Agia Lazzaro, dall’impianto architettonico semplice e rigoroso, ma nel contempo armonico e delicato e dagli interni quasi esagerati, per la presenza d’oro delle icone.
 Larnaka

E’ piacevole passeggiare nelle vie del quartiere turco, dove sono molti bar, anche se non sarebbe male l’idea di una zona pedonale.
Andando verso il mare si incontrano la moschea e la fortezza.
 Larnaka

  Larnaka


Imbocchiamo da qui il lungomare, dove si trovano la maggior parte dei ristoranti di pesce, e dopo circa un kilometro ci troviamo seduti a mangiare meze di pesce al ristorante Zephyros, pieno fino all’ultimo tavolo; ci sono alcuni viaggiatori, ma la maggior parte della clientela è composta da gente del posto, il che consolida la nostra idea di aver fatto una buona scelta. Infatti con 26 euro, il prezzo di una selezione di assaggi di piatti di mare, accompagnati dai soliti 150 piattini di tzatziki, insalatine, olivette, hummus etc. e di una bottiglia da mezzo litro di retsina, siamo soddisfattissimi, sia dal punto di vista della quantità, sia da quello della qualità.
In conclusione cosa dire? Il viaggio a Cipro è partito all’insegna della sorpresa: nei primi giorni, visitando il nord, si era diffuso un sentimento di pienezza d’occhi e cuore, ed ora abbiamo capito a fondo il motivo per cui i turchi ci tengano così tanto a quel territorio. Scendendo nell’area riconosciuta dalle comunità internazionali ci siamo un po’ uniformati nella linearità delle località di villeggiatura, che ormai sembrano uguali in qualsiasi angolo del mediterraneo e non solo. Abbiamo visto alcune cose belle ed altre da far accapponare la pelle, per bieca speculazione edilizi. Il bilancio è quello positivo di una settimana passata lontano dal freddo delle nostre città a fare quel che più ci piace, ma forse non è nemmeno fondamentale fare un bilancio, mica stiamo a ragioneria!