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martedì 16 febbraio 2016

Turks and Caicos

4 dicembre 2015-13 dicembre 2015

Comincia la solfa invernale in pianura padana e Bruce Springsteen non ne vuole sapere di annunciare le date del tour. Quale può essere dunque l’unica soluzione possibile?
Comprare i biglietti per Turks and Caicos, meta da tempo ambita per una vacanza al caldo quando da noi si congela con il moccio al naso. L’unica compagnia aerea che si presta al caso nostro è purtroppo l’American Airlines. Il costo del biglietto è buono, 730 euro, ma cominciamo subito bene con l’impossibilità di assegnare i posti a sedere dal sito web. Incrociamo le dita e attendiamo il giorno del check in.
Come volevasi dimostrare buona parte dei passeggeri viaggianti insieme viene sparpagliata in cabina con ordine casuale o forse malvagiamente volontario, copie scoppiate ai lati opposti, amici divisi da un involontario terzo incomodo a sua volta separato dal compagno di viaggio seduto nella fila dietro con un sedile vuoto a fianco. Poco prima del decollo è un rebellot totale, anarchia obbligatoria e ognuno si siede dove lo porta il buon senso.
L’apparecchio è datato e completamente in ritardo col passo tecnologico (come dice il saggio: cerca sempre di evitare i Boeing 737 e 767 della AA)  con i monitor centrali che mandano in onda un film a sprazzi, mentre in cuffia si sente la radio.
Fortunatamente lo scalo a Miami è diventato meno impegnativo rispetto a qualche anno fa, quando al controllo passaporti ci potevi morire di vecchiaia. Sono state infatti installate numerose postazioni automatizzate per i possessori di Esta e ci si stampa da soli il proprio lasciapassare per la libertà.
La coincidenza American Eagle è così presto raggiunta. Il volo per Providenciales dura un’ora e quaranta e arriviamo col buio pesto.
Providenciales è l’isola più grande dell’arcipelago di Turks and Caicos ed è sede dell’aeroporto principale. Areoporti più piccoli si trovano su Grand Turke, Salt Cay e South Caicos, mentre North Caicos e Middle Caicos sono raggiungibili in traghetto da Providenciales e si possono visitare anche in giornata.
Il sito dell'ufficio turismo http://turksandcaicostourism.com/ contiene molte informazioni utili. La Lonely planet è invece esageratamente sintetica. Meglio la Fodor’s, anche se in effetti una guida seria è quasi inutile.
Ritiriamo l’auto da Grace Bay Car Rentals prenotata tramite email. I prezzi sono bassi rispetto alla media del posto e il servizio è affidabile. Consegnano e ritirano l’auto a qualsiasi indirizzo senza sovrapprezzo. Il costo per una settimana è di 306.69 dollari tasse incluse (più 10 usd al giorno per l'assicurazione) e l’auto è la solita berlina che beve come un alcolizzato, stavolta una Nissan Sunny.
L’isola non è molto grande ed è attraversata da una strada a due corsie per senso di marcia, la Leeward Highway, che fa sì che il traffico sia sempre scorrevole.
Il nostro cottage, prenotato tramite VRBO, è probabilmente il più economico dell’isola, carissima. Spendiamo 1020 dollari tasse incluse per 10 giorni, la prima settimana a 95 usd a notte e i giorni successivi a 80 usd. L’aria condizionata è a pagamento, ma è inutile.
Il cottage è adiacente alla casa della proprietaria. E’ piccolo ma ben tenuto, con un cucinino e uno spazio all’aperto, che purtroppo può essere utilizzato solo nei giorni secchi, pena essere mangiati dagli insetti. Si trova a 20 minuti a piedi dalla spiaggia di Grace Bay.
Uscire a mangiare è folle per via dei prezzi e i supermercati non sono molto più convenienti.
Sperimentiamo solo la cucina del Danny Buoy’s Sports Bar. Niente di che, a un prezzo ovviamente alto. Almeno la birra è buona.
Per fare la spesa il supermercato migliore e più fornito è il GracewayIGA che si trova lungo la Leeward Highway. Ha anche altre due sedi, una in Downtown e una in Grace Bay.
Proviamo anche il supermercato Quality, frequentato principalmente dalla gente del posto, ma la maggior parte dei prodotti ha lo stesso prezzo dell’IGA e la qualità è inferiore.
Tutti i supermercati, così come la maggior parte degli esercizi commerciali, accettano le carte di credito. Ci sono comunque vari ATM per il ritiro del contante.
La prima settimana giriamo in auto tutte le spiagge dell’isola, gli ultimi 3 giorni lasciamo l’auto e ci dedichiamo a Grace Bay Beach, raggiungibile a piedi dal nostro cottage in 20 minuti.

Ecco le spiagge di Providenciales raggiungibili in auto, da Grace Bay in senso orario.

Grace Bay Beach
Situata nella parte centrale della costa nord, è considerata una delle spiagge più belle del mondo e a ragione. E’ lunga circa 5 km, anche se la nostra guida parla di 18 km. In realtà, anche considerando le sue continuazioni, Leeward a est e The Bight a ovest fino a Turtle Cove si arriva a poco più di 11 km, tutti percorribili senza interruzioni.
E’ sicuramente più popolata rispetto alle altre spiagge dell’isola, e alcune zone sono interamente occupate dai lettini dei resort (The Beaches su tutti), ma è talmente lunga da riservare angoli di pacifica adorazione di questo meraviglioso paesaggio, per non parlare della goduria provata nel tuffarcisi a capofitto.
Grace Bay Beach
Grace Bay Beach
Numerosi alberi generano provvidenziale ombra, fondamentale se si intende passarci più di un'ora.
In alcune parti il mare è più ondoso, ma spostandosi si trovano zone di acqua calmissima e cristallina.
Grace Bay Beach fa parte del Princess Alexandra National Park e per accedervi è sufficiente adocchiare i cartelli bianchi e verdi che indicano gli accessi. Ce ne sono lungo tutta la spiaggia, la maggior parte con parcheggio libero.

Leeward Bay Beach si trova a nord est dell’isola ed è una delle nostre preferite, molto placida, senza resort che vi si affacciano.
Rappresenta la continuazione naturale del litorale di Grace Bay; qui la costa si movimenta leggermente abbandonando la linearità assoluta e producendo anse di riservatezza. Dal movimento delle acque ne deriva la colorazione e la nitidezza, che è comunque sempre di livelli indimenticabili: si va dalle trasparenze cristalline con rimembranze mediterranee al lattiginoso verdino tenue tipico delle insenature di questi luoghi quando sul fondo la sabbia bianca sparge nell’amalgama paradisiaco tutti i suoi nutrimenti, generando un effetto ottico grandioso e quasi irreale.
Ci sono tre accessi principali, da Stubb’s Point, Pelican Point, and Leeward Going Through, tutti all’interno del complesso residenziale di Leeward.
 Leeward Bay Beach
Leeward Bay Beach


Long Bay Beach
Si trova sulla costa sud e per raggiungerla da Grace Bay si deve imboccare la Leeward Highway in direzione est e seguire la deviazione a sinistra per Shore Bay Club, un complesso lussuoso in costruzione sulla spiaggia. Qui c’è un ampio parcheggio gratuito. Gli altri accessi sono introvabili. La baia è paradiso degli amanti del kitesurf, ma non è il massimo per gli altri bagnanti. E’ infatti spesso ventosa (ovvio) e con mare mosso e finchè non passa il trattore è piena di alghe moleste. I lavori di costruzione non aiutano.
Long Bay Beach

Five Cays
E’ situata nell’abitato di Five Cays, che non è rinomato per essere il luogo più sicuro dell’isola ed è più famosa per il ristorante Bugaloo’s piuttosto che per la limpidezza dell’acqua; quindi decidiamo di non andarci, anche perché è spesso ventosa.

Sapodilla Bay
Da quando abbiamo visto le immagini di questa spiaggia sono scattati l’innamoramento e la frenesia d’andarci. Per raggiungerla da Grace Bay si imbocca la Leeward in direzione aeroporto e nei pressi di Downtown si prende per il South Dock (South Dock Road), poi a destra in Chalk Sound Drive (nei pressi della stazione di polizia) e dopo circa 100 metri si svolta a sinistra.
Lasciamo l’auto in una specie di parcheggio involontario e ci fiondiamo sulla rena per scoprire che l’abusivismo edilizio ha colpito anche qua. La spiaggia, in origine meravigliosa, è stata invasa da ville e villette che hanno allargato il proprio confine frontale, palificando recinti improbabili nella sabbia e lasciando al libero spiaggiamento poco più di un metro quadrato e l’alibi di un passaggio transitabile su battigia.
 Sapodilla Bay
 Sapodilla Bay

Taylor Bay
Da Grace Bay si imbocca la solita Leeward Highway in direzione aeroporto e nei pressi di Downtown si svolta per il South Dock (South Dock Road) e poi in Chalk Sound all’altezza della stazione di polizia e la si percorre per un chilometro e 300 metri; si volta a sinistra in Ocean Drive e dopo circa 300 metri si parcheggia in un piccolo slargo (utile per 6 o 7 auto), da cui parte un sentiero che in un attimo sbocca sull’arenile. Rimaniamo a bocca aperta di fronte alla luminosità di questa visione paradisiaca. E’ la sorella gemella accogliente di Sapodilla.
L’acqua rimane bassa per un centinaio di metri, facendo venire i nervi agli amanti del tuffo rapido e della nuotata a profusione, ma l’effetto ottico è riverberante ed appaga lo sguardo dell’esteta caraibico.
La sabbia è una distesa parabolica di farina ed è possibile trovare anche un paio d’alberi che si sparpagliano la loro rada ombra sulla riva evitando l’insolazione a chi decida di trascorrervi le ore più calde.
E' perfetta per il tramonto, anche se i moscerini possono diventare fastidiosi.
Non è mai piena, forse per via dell'eseguità dei posti auto del cosiddetto parcheggio e considerando che il resto della strada è disseminato di cartelli di rimozione forzata.

 Taylor Bay

Taylor Bay

Malcolm Beach
E’ la spiaggia più lontana, circa 40 minuti da Grace Bay. Per raggiungerla è necessario imboccare la Millenium Highway e, appena, prima che diventi sterrata, girare a sinistra per circa tre miglia. Si lascia a sinistra la svolta per il lussoso Amanyara Resort e si arriva al parcheggio con accesso pubblico.
E' un po' impegnativo, ma percorribile con un'auto 2x4, e, dopo un po’ di sconquasso e qualche guado, si giunge alla bella spiaggia isolata. Il mare assume colori inverosimili e, se non si poggia lo sguardo sul lusso sfrenato dei clienti dell’Amanyara, ci si rilassa parecchio.
Nel passato pare che questa zona sia stata teatro di alcune rapine. Adesso è tranquilla, forse anche per via delle telecamere di sicurezza che guardano il parcheggio.
Malcolm Beach

Blue Hills Beach,
Si trova nella costa nord ovest nell’abitato di Blue Hills, lungo Blue Hills Road.
Qui ci deprimiamo per la bruttezza del luogo (una striscia di sabbia un po’ sporca bagnata da un’acqua torbida piena d’alghe).

Thompson Cove Beach
Questa spiaggia si trova prima di Turtle Cove, provenendo da Blue Hills, nei pressi del canale delle barche. Ci accoglie con la sua pacificata generosità; su tutta la spiaggia non c’è nessuno, eccezion fatta per un paio di coppie del posto e i residenti di una villa, direttamente adagiata sulla sabbia, quindi il silenzio amplifica i riccioli delle ondine discrete sulla battigia. La geografia produce due cale quasi gemelle, di cui una è cresciuta più dell’altra in lunghezza, ma non ha perso il suo incantevole fascino. La separazione delle due è scandita da un piccolo promontorio roccioso. Il sole picchia duro, ma è possibile rintanarsi, nelle ore più calde, al mantello ombroso di palme oblique e permettere una sosta prolungata che galvanizza il cuore e sorprende nella conferma che la natura ha saputo partorire simili bellezze, che fortunatamente l’uomo non è ancora stato in grado di corrompere.
 Thompson Cove Beach
 Thompson Cove Beach

The Bight Beach
Si trova nella parte centro nord di Providenciales e si estende dalla fine di Grace Bay Beach fino allo Smith’s Reef per 2,3 km. E’ molto ampia e ideale per una camminata. Il colore dell’acqua è meno prodigioso rispetto a Taylor Bay, anche perchè le alghe sono abbastanza vicine alla battigia, ma le trasparenze sono eccezionali e la temperatura allo stato brodo.
Ci sono diversi accessi alla spiaggia, il principale è Children’s Park con un ampio parcheggio gratuito.
The Bight Beach

The Bight Beach

14 dicembre 2015
Prendiamo un taxi per l’aeroporto prenotato tramite internet della compagnia Majestic Taxis and Tours. Le tariffe dovrebbero essere fisse http://www.thesandstc.com/blog/758/. In realtà è meglio verificare prima il costo. Per circa 15 minuti di strada spendiamo la modica cifra di 33 dollari. Al momento di pagare il tassista inscena una pantomima ridicola sul fatto di non avere il resto di 50. Forse la tattica funziona con gli americani sboroni che girano da queste parti, per i quali 17 dollari sono spiccioli, ma non con noi, bello. Così ti sei giocato anche la mancetta.
Le compagnie che servono le altre isole dell'arcipelago sono Caicos Express e IntercarribeanAirways e hanno 5 voli al giorno per e da Grand Turk. Il prezzo di una tratta è di 35 usd con Intercarribean e di 40 con Caicos Express.
Il check in dei voli Intercarribean nazionali si fa in un banchetto esterno e, dopo il controllo di sicurezza, si accede a una sala d’attesa tipo stazione ferroviaria con la solita aria condizionata a palla. Fortunatamente la wifi è gratuita, anche perchè il volo è in netto ritardo. Il consiglio è di arrivare al check in all’ultimo minuto.
Il ritardo del volo è causato dal fatto che  dobbiamo aspettare un vecchio inglese con figlia e nipote al seguito, che arriva con un’auto di rappresentanza. Io dico, ma il governatore di Turks and Caicos proprio sul nostro volo doveva venire?
Arrivati a Grand Turk, la capitale dello stato, dopo circa 40 minuti, non c’è l’ombra di un taxi. Scopriremo in seguito che l’isola ha lo stesso problema di carenza di taxi di Pittsburgh nei giorni di arrivo delle navi da crociera, in quanto tutti gli autisti sono impegnati a scarrozzare i simpatici croceristi.
Un addetto dell’aeroporto si offre di portarci all’hotel e a uno verrebbe da pensare “ma che persona di buon cuore!”. Arrivati a Cockburn Town (distanza percorsa 5 km) ci chiede 20 dollari (più del costo di un taxi). Gliene diamo 15, con le balle girate.
Una bella sorpresa ci giunge invece da Erika, la proprietaria del Salt Racker Inn, che ci ha riservato una suite al prezzo della camera standard da noi prenotata (105 usd a notte più 12% di tasse). Il bell’edificio coloniale, che però dall’esterno mostra qualche acciacco, è praticamente sul mare, essendo separato dalla spiaggia da una stretta strada. La stanza è al primo piano, molto accogliente e spaziosa, ha sei finestre di cui un paio guardano il mare, così come il balcone con amaca, perfetto per rilassarsi alla luce del tramonto. A pranzo ci rivolgiamo al Sand Bar, che si trova sulla spiaggia di fronte al Salt Racker Inn ed è molto frequentato, soprattutto al calar del sole. E’ abbastanza scazzato, ma i prezzi sono comunque alti e non accettano carte di credito. Il cibo è buono.
Trascorriamo qualche ora sulla spiaggia del paese, aspettando il tramonto.
Cockburn Town Beach
I posti per mangiare scarseggiano e alcuni locali aprono solo durante l’arrivo dei croceristi. La scarsa scelta ci porta ad optare per il ristorante dell'Osprey Beach Hotel, che ha grandi pretese con risultati deludenti. Forse sarebbe più opportuno andarvi a pranzo, quando il menu è più invitante ed i prezzi un poco più contenuti.

15 dicembre 2015
A Grand Turk non serve un’auto. Ci si può muovere anche a piedi (avendo voglia di camminare un po’) e in bici. Dal Salt Racker Inn alla Pillory Beach sono circa 2 km. Purtroppo non è possibile percorrerli con i piedi nella sabbia, nonostante si trovino sullo stesso tratto di costa, ma è necessario camminare sulla stradina litoranea, che spesso è piuttosto squallida per l’abbandono e la sporcizia, ma riserva anche qualche sorpresa perché si incontrano edifici pittoreschi talvolta di interesse storico (si fa per dire!).
 Cockburn Town


Cockburn Town

Pillory è una spiaggia assai mansueta, se non tormentata dagli sbarchi colonizzatori; l’acqua è bassa e tiepida e, davanti al Bohio Dive Resort, assume colorazioni delicate e rassicuranti, la pace caraibica che non si smetterebbe mai di osservare, sognando ad occhi aperti, dalla sabbia bianca, all’ombra di alberi che gentilmente concedono le loro fronde, o direttamente dallo sguazzo godereccio che fa raggrinzire la pelle delle dita, tanto non si vorrebbe mai uscirne.
Pillory Beach

Non c’è in giro nessuno e il noleggiatore di bici è chiuso già nel pomeriggio, dato che oggi non è giorno di crociere. L’isola di Grand Turk infatti vive praticamente grazie ai croceristi che attraccano quasi quotidianamente al porto e si muovono sull’isola con tutti i mezzi possibili e immaginabili, dai quad alle corriere. I turisti che si fermano a dormire sono pochissimi e gli hotel si contano sulle dita di una mano. 
Ceniamo al Secret Garden. Il ristorante del Salt Racker Inn e mangiamo due hamburger ben fatti con due birre (per 34 usd).

16 dicembre 2015
Noleggiamo un tandem al Grand Turk Diving Center per 25 dollari al giorno. La bicicletta singola ne costa 20. Non riusciamo a pagare con carta di credito e siamo costretti a ritirare del contante all'ATM dell'Intercarribean Bank in Cockburn Town.
Finalmente ci si mette su strada e con queste biciclettone americane, con la frenata a pedale rotolante all’indietro, il peso considerevole, le corone e le catene salmistrate dall’umidità marina e dalla sabbia e per di più in tandem, con il conseguente richiamo alla coordinazione, raggiungere la zona del faro comporta una discreta perdita di liquidi corporei, ma ce la facciamo.

Qui c’è una bella spiaggia un po’ sottile, l’approvvigionamento della laguna interna e qualche asino selvatico.
 Zona del faro
 Zona del faro
 
Zona del faro

Nel tornare facciamo una tappa con tuffo rinfrescante alla parte “bassa” di Pillory, che, essendo giorno d’approdo, è stata invasa dai croceristi, e da questo angolo si riescono ad evitare. Ad un certo momento passa un cavallo e si ferma a salutarci.

 Pillory Beach

Nel pomeriggio ci spostiamo sulla spiaggia più bella dell'isola, la lunghissima Governor’s Beach, che si raggiunge circumnavigando l’aeroporto. Qui, nonostante il monito evidente, continuano ad attraccare navi da crociera aventi le dimensioni di grattacieli ribaltati, ma la spiaggia sembra non risentire affatto di ciò in termini di tranquillità; è vero che a quest’ora si stanno preparando per salpare, ma non si vedono nemmeno le classiche pile chilometriche di lettini, pronti per essere spiattellati ad ogni esigenza. In spiaggia c'è solo un gruppetto di persone costituito dal Governatore, che ha la casa proprio qui, e le sue guardie del corpo. L'acqua è cristallina e si è graziati dall'ombra dei molti alberi di casuarina.
 Governor's Beach
 Governor's Beach
 Governor's Beach


17 dicembre 2015

L’ultimo giorno di vacanza inizia con una bella pioggia a raffica, poi il cielo si rasserena come d’incanto e trascorriamo alcune ore nel tratto di spiaggia che si trova tra l’abitato principale e l’aeroporto; per arrivarci è sufficiente camminare per circa 20 minuti sulla strada costiera che all’interno costeggia una delle innumerevoli pond.
 Grand Turk
Grand Turk

Ci facciamo chiamare un taxi per l’aeroporto (spesa 14usd) e con un po’ di nostalgia salutiamo Grand Turk. Anche in questo caso il taxi è più costoso del previsto. La tariffa ufficiale dovrebbe essere di 4 usd a persona. Va beh, niente mancia anche stavolta.
Ci aspetta l’ultima notte al famigerato Airport Hotel di Providenciales: naturalmente il servizio navetta gratuita è inesistente, nonostante l’apposita richiesta tramite email, a cui nessuno ha risposto. Fortunatamente si trova a pochi minuti a piedi dall'areoporto.
Arriviamo al check in e la receptionist, dopo aver compilato i moduli consueti, ci dice di accomodarci nell’attesa delle chiavi (come fa una stanza a non essere pronta alle 19.00?). Dopo un po’ ci dà il via libera, si fa per dire: la porta della stanza si apre a spallate o pedate, dipende dallo stato di nervosismo. Non appena dentro suona il telefono: è la tipa della reception che comunica che la luce del bagno non funziona. Viene voglia di scendere e chiedere se ci stia prendendo per il culo; dice che un incaricato sta arrivando… da un’altra isola, forse?!? Usciamo a cercare qualcosa da mangiare nel frattempo, perché ovviamente il ristorante attiguo all'hotel è chiuso. Il panorama gastronomico è sconfortante, troviamo un minimarket aperto e compriamo birra, patatine e banane: non male come cena d’addio. Torniamo in stanza, ma il factotum non è ancora arrivato (forse viene a nuoto). Attendiamo ancora, guardando internet? Macchè, la password non funziona e la wifi non arriva in camera… Finalmente arriva il manutentore, ma non ha nemmeno una scaletta a 3 gradini… Con acrobatiche prodezze, data anche la mole, riesce a sistemare la luce del bagno (quanto mai: totalmente incompatibile con il concetto di igiene…) Questo cesso costa 135 dollari a notte: ma vaffanculo. Già che c’è sostituisce altre 3 lampadine bruciate… la prossima volta candele???

18 dicembre 2015
Il manutentore factotum ci accompagna in areoporto con la navetta, un'auto che sta in piedi con spago e scotch. Gli addetti del check in non sono in grado di farci la carta d'imbarco del volo da Miami a Milano per motivi legati al loro rimbabimento o più probabilmente allo schifo di compagnia aerea per cui lavorano. Il controllo bagagli non è attivo per via che gli addetti devono ancora prendere il caffè... lungo. Poco male. Le esperienze degli ultimi due giorni rendono la partenza meno penosa e noi più propensi ad affrontare il lungo inverno italiano.