22
dicembre 2012
Ed
eccoci ancora una volta in un paese lontano a perderci o meglio a trovarci, tra
visi sconosciuti, tra suoni ed odori inconsueti, seguendo l’unica via possibile
per giungere all’essere umano ed anche un poco a casa.
L’aeroporto
Menara si trova a 6 km da Marrakech. Abbiamo prenotato il trasporto
dall’aeroporto con il Riad, vivamente consigliato, perché il prezzo è lo stesso
dei taxi, non si deve contrattare e in più c’è qualcuno che ti attende alla
porta della Medina per accompagnarti al Riad, che normalmente è raggiungibile
solo a piedi ed impossibile da trovare senza aiuto. Il trasporto dall’aeroporto
costa normalmente (cioè se non vi fregano) 150 mad/15 euro e dalla città all’aeroporto 100 mad/10 euro.
Abbiamo
prenotato alcune sistemazioni tramite i soliti siti www.booking.com e www.agoda.com ed
altre tramite i siti degli hotel. Conviene la seconda soluzione. Si
risparmiano sempre un paio di euro. Il Riad Chafia è un bel
palazzo ristrutturato con cura, con belle stanze, un’ottima colazione e un
padrone di casa estremamente gentile e disponibile e con un rapporto
qualità/prezzo ottimo (40 euro la camera doppia, tasse e colazione incluse).
Della medina di Marrakech si possono guardare tutte le mappe tracciate, ma per il
viaggiatore che ci arriva per la prima volta l’unico metodo per orientarsi è la
fortuna… poi si usa la memoria. Pochi sono i nomi delle strade leggibili sulle
case ed i negozietti, molto simili tra loro, non costituiscono punti di riferimento.
Si dice siano necessari 8 anni per conoscere tutta la zona della Medina, dove
ci sono ben 40.000 negozi, che vendono soprattutto prodotti in pelle,
tessuti e vario artigianato ed hanno più o meno tutti gli stessi prodotti. E’
regola fondamentale tenere la destra per non essere investiti dai motorini e dai
carretti trainati dagli asini.
Se
ci si perde si può prendere uno dei numerosissimi onnipresenti taxi. E’ allettante il giro
in calesse (i calessi si trovano soprattutto nella zona della moschea Koutoubia) per chi abbia
voglia di godersi il paesaggio e raggiungere i luoghi di interesse senza troppe
deviazioni ed inversioni di marcia.
La
famosissima piazza Jemaâ El Fna non è particolarmente entusiasmante, almeno
alla luce del sole. Si ravviva a partire dalle 7 di sera con spettacoli da
strada e bancarelle di cucina. Preferiamo mangiare al Cafe Arabe, uno dei pochi
posti che presenta alcolici nel menu all'interno della Medina, che è un luogo molto tradizionalista.
E’ un posto fighetto e caro per i prezzi marocchini, ma con una splendida
terrazza e il cibo è discreto.
Moschea Koutoubia
Interessante
la visita al quartiere ebraico ed al palazzo Bahia (meglio sarebbe non essere
già stati all’Alhambra di Granada o all’Alcazar di Siviglia). In questa zona
c’è anche un famoso mercato delle spezie, dove i venditori cercano di fregarti rifilandoti il falso zafferano, che si distingue da quello vero per non colorare le dita di giallo, ma di rosso.
Si
vedono numerose cicogne che hanno fatto il nido sopra al Badi Palace e alle
mura che circondano la piazza adiacente, dove si può mangiare qualcosa. Se si tenta di
riposarsi su una panchina si viene immediatamente interpellati da venditori
ambulanti.
Bahia Palace
Badi Palace
24
dicembre 2012
Dopo
due notti trascorse a Marrakech ce ne torniamo in aeroporto, dove, dopo aver ritirato un po' di cash all'ATM, ritiriamo la
vettura prenotata con autoeurope. Stavolta tocca alla Budget che ci rifila
una Kia Picanto piuttosto malridotta per 240 euro per 10 giorni. Nella hall
degli arrivi si trovano, oltre alla compagnie di noleggio internazionale,
alcune compagnie locali.
Il
traffico è in generale quasi inesistente. Aumenta nell’avvicinarsi ai grossi
centri abitati, dove aumenta anche la presenza della gendarmerie, che presidia
ogni rotonda. Ai bordi della strada è un andirivieni di carretti trainati da
muli, scolari di tutte le età e di gente che cammina, aspetta gran taxi (che
non sono altro che normali taxi strapieni di passeggeri) o fa l’autostop.
Fortunatamente
il navigatore funziona perché, anche se le strade non sono molte, i cartelli
stradali scarseggiano e per imboccare la strada verso Ouarzazate dobbiamo
praticamente passare in piena Marrakech. Sono le 11 del mattino e il traffico
non è esagerato e ce la caviamo abbastanza bene. Una volta imboccata la strada
che ci condurrà verso l’Atlante ogni cosa si fa più lenta e rilassante ed il
paesaggio si concede allo sguardo in maniera sinuosa, soprattutto quando ci si
avvicina al passo Tizi’n’Tichka, che nei mesi invernali a volte viene chiuso
per neve (anche se solitamente viene riaperto nel giro di un giorno). E’ bene
controllare le previsioni della zona. Noi l’abbiamo fatto e il sole splendeva
per almeno 2 settimane consecutive. Ci sono molti punti di osservazione dove
scattare qualche fotografia.
on the road Marrakech-Ouarzazate
Viaggiando
blandamente, da Marrakech a Ouarzazate impieghiamo circa 4 ore. Le vallate che
si aprono addolcendo le grezze pareti rocciose sono una meravigliosa sorpresa e
la neve sulle vette si staglia contro un cielo blu terso, che genera un senso di
benessere moltiplicato ad ogni curva. Quando si scende la strada si fa più
scorrevole e si arriva in tempo per scoprire la città di Ouarzazate
affaccendata con le operazioni pomeridiane. Qualcuno sostiene che la ordinata e
pulita città di Ouarzazate abbia qualcosa di finto e in parte è vero, ma
l’insieme proposto non è male. Ci sono moltissimi hotel, ma come sistemazione
per la notte scegliamo Skoura una destinazione meno turistica e un po’ più
grezza (a 30 km di distanza sulla strada per Merzouga), dove si può soggiornare
in una delle numerose kasbah.
Ouarzazate
Scegliamo
il Dar Es Salaam, una
vera kasbah nella palmerie.
Tè marocchino
Vera nel senso che l'edificio è realmente costruito
con fango, a differenza di altri costruiti con mattoni normali e ricoperti di
fango per ricreare l'effetto caratteristico. L'opzione è ottima se si considera
l'ospitalità del proprietario, che ci accoglie con te e biscottini fatti in
casa, la bellezza dell'edificio e la cena buona ed economica (10 euro).
Purtroppo nella stanza fa un freddo del menga e il piccolo calorifero elettrico
non riesce nell'ardua impresa di sconfiggerlo. Anche le parti comuni,
riscaldate solo nei momenti del desco, risultano essere alquanto fresche.
Questa sistemazione sarebbe perfetta in un periodo dell'anno più caldo.
Kasbah Dar Es Salaam
25
dicembre 2012
Partendo
da Skoura in direzione Valle del Dadès, il paesaggio ricorda moltissimo la Terra del Fuoco con vaste distese e montagne innevate all'orizzonte a renderlo
ancora più suggestivo. Incontriamo alcuni dromedari in libertà, che si offrono
ad un primo piano con sfondo mozzafiato.
Quando si raggiungono i primi centri
abitati è un susseguirsi di villaggi praticamente uno via l'altro. Kelaa m
Gouna è il più carino e florido, con numerosi negozi di prodotti a base di
rosa. Qui in primavera la fioritura è spettacolare. Poco prima di arrivare a
Boulmane du Dadès si svolta per la Gorge du Dadès e si apre il paradiso dei
geologi, ma anche di coloro che amano il bello del mondo, perchè si alternano
formazioni rocciose multicolore e sfaccettatissime.
on the road Skoura-Boulmane du Dadès
Valle del Dadès
Si sale per girare, si
scende per risalire e per ritrovarsi in una nuova dimensione fatta di pertugi e
passaggi stretti, di fiume che rigurgita, di alberi arrampicati e di altopiani
ariosi, di ripidi tornanti e di crepacci oscuri. Il fondo stradale è in buone
condizioni. La visita non è faticosa ed è facile arrivare a ciò che in altre
occasioni ha comportato assai maggior impegno. Dall'inizio della strada sino a
Mesmir ci sono 63 km di strada asfaltata, che poi diventa sterrata, ma già dopo
la gola (cioè dopo circa 30-35 km), il contesto si fa più desertico e meno
turistico e le persone per strada sono molto più curiose di incontrare i
viaggiatori e in molti ci salutano. Si può soggiornare o pranzare con vista
lungo la strada della gola in uno dei numerosi ristoranti e hotel. on the road to Mesmir
Boulmane
du Dadès non merita una sosta e per la notte scegliamo il Riad Timadrouine, sulla strada, a 22 km da Tinherir (o Tinghir,
come molte località ha due nomi diversi e bisogna indovinare quello buono per
il navigatore). Oltre ad essere molto bello la stanza è perfettamente
climatizzata. Se durante il giorno splende il sole l'aria è comunque frizzante e il
riscaldamento è fondamentale. Il manager/cameriere è gentilissimo e ci prepara
sauna, bagno turco e jacuzzi, che non possiamo non sfruttare.
26
dicembre 2012
Ci
svegliamo con un altro cielo blu indimenticabile e dopo aver fatto colazione
prendiamo la strada per Merzouga, piuttosto lineare. Seguiamo le indicazioni
per Errachidia fino a che non troviamo quelle per Arfoud. Da qui cambiano un
poco le usanze. La gente sembra meno aperta e ospitale, le donne sono coperte
dalla testa ai piedi con pesanti chador neri. Le campagne intorno a Rissani
spingono il piede sull’acceleratore, cosa che avrebbe una valenza di utilità se
non si stesse guidando una Kia picanto imbalsamata.
Sia
Merzouga sia Hassilabiad, le due località vicine alle porte del deserto dove si
trovano gli hotel non vengono riconosciute dal GPS, ma la strada è quella
giusta e ci sta conducendo, ora aperta e ariosa, verso le dune metalliche di un
deserto senza compromessi, che qui ha il suo portone di ingresso, molto ben
sorvegliato; infatti il villaggio si intuisce, avendo lo stesso colore della
terra presabbia e viene confermato dalla presenza di numerosi cartelli
indicanti le sistemazioni per la notte. Tenendo gli occhi ben aperti ed il volante
pronto alla svolta, anche se si potrebbe pensare ad una piccola pista aperta
per andare a casa di qualcuno che ben non si conosce, riusciamo ad arrivare al Riad Mamouche, che si trova ad Hassilabiad (da qui
partono un’infinità di escursioni sabbiose, le più gettonate quelle in groppa
ai dromedari), in splendida posizione; la terrazza offre una vista unica sulla
duna più alta.
Sahara
Ci incamminiamo per salirci sopra; la sensazione non è nuova, ma
ha sempre il suo fascino, anche se qui l’incanto poetico è sfregiato, in modo
non compromettente, dalle tracce invadenti di pneumatici quadrettati. Noi, come
i dromedari, lasciamo solo impronte di zampe.
Siamo
fortunati, non c’è il vento, molto comune da queste parti specialmente in
luglio e agosto.
Poi
le ombre si allungano, i colori si accalorano ed ogni cosa si fa più pacifica.
Gli
spazi comuni del Riad Mamouche sono molto belli, soprattutto la zona piscina,
meno le camere, un po’ buie e non troppo pulite, ma con il riscaldamento
perfettamente funzionante. La colazione e la cena scarseggiano. Il personale
conosce un po’ di italiano e ci propone le miriadi di attività da loro
organizzate.
27
dicembre 2012
Il
ritorno da Merzouga a Skoura è lungo, anche perché si attraversano numerosi
centri abitati, in cui, oltre a dover rispettare il limite di velocità, bisogna
prestare grande attenzione ai pedoni e ai ciclisti che ondeggiano alla maniera
degli scalatori, anche se si trovano in pianura. Lungo il tragitto c’è una serie
impressionante di posti di blocco, che rende visibilissima la presenza dello
stato. Generalmente, riconoscendo un auto guidata da turisti stranieri fanno
passare.
A
Tinerhir svoltiamo per la gola del Todra. La strada si presenta subito molto
interessante perché c’è un fondovalle stipato di palmeti rigogliosi e le case
si arrampicano sulle rocce rosse. Più avanti l’orizzonte si fa sempre più
intricato e selvaggio, ma l’atmosfera è rovinata da centinaia di venditori che
trasformano un luogo altrimenti poetico in un bazar a cielo aperto. Nonostante
la carreggiata sia larga poco più di una corsia su cui è stata gettata male una
striscia di asfalto, gli autobus turistici non esitano ad arrampicarsi in
maniera anche piuttosto invadente e rovesciano tonnellate di passeggiatori
improvvisati, che ne approfittano per esplorare il letto del fiume e farsi
accalappiare dai venditori suddetti. Ci sono alcuni hotel nella gola, da cui
partono le escursioni a piedi.
on the road verso la Todra Gorge
Skoura
è ancora una volta la meta della nostra gita e del meritato risposo. Si opta
per il meraviglioso (sia per posizione sia per bellezza dell’edificio e per
calorosità d’accoglienza) Chez Talout (70 euro per la mezza pensione, in due ovviamente) , dalla cui
terrazza, alle 17.30, si salutano il sole e la luna equidistanti da una pianura
merlata di alture di ogni tipo e ondeggiata da morbide colline.
L’indicazione
per questa bella Kasbah si trova 7 km dopo l’abitato di Skoura verso Ouarzazate
sulla destra; qui si imbocca uno sterrato di 3 km non particolarmente
impegnativo. La cena è la migliore del Marocco.
Chez Talout
28
dicembre 2012
La
metà di oggi è Taroudannt, che raggiungiamo attraverso un paesaggio caratterizzato
dal colore cangiante delle rocce dal marrone scuro al rosa, e che passa dall’aridità
iniziale alla fertilità della zona più vicina alla cittadina, dove si
susseguono aziende agricole. Qui l’agricoltura, in particolare di arance, limoni,
argan e olive, è la principale fonte di sostentamento.
C’è poco turismo e lo si vede dai souq, che vendono soprattutto prodotti di uso
quotidiano, e dai calessi, che trasportano principalmente gente del posto. Anche
noi facciamo un giro in calesse (un’ora 60 Mad) delle mura al tramonto con
Hassan, un tipo simpatico che ha lavorato dalle nostre parti e conosce
l’italiano. Sono 7 km, che si possono percorrere piacevolmente anche a piedi in
circa due ore. Oltre alle mura non c’è molto da vedere.
Taroudannt
Dormiamo
al Riad Maia, gestito da due francesi
gentilissimi. La stanza (al costo di 45 euro con la colazione) è arredata con
gusto e calda, all’interno di una bella struttura con terrazza.
Parcheggiamo
l’auto in un vicolo senza nessun tipo di custodia. Fidiamoci!
Ceniamo
a L’Agence,
ristorantino consigliato dalla Lonely Planet e dai gestori del Riad. Il menù completo a
110 Mad è discreto e la proprietaria è molto gentile.
Nella
maggior parte dei ristoranti non figurano alcolici nel menù, ma chiedendo è
probabile che vi saranno dati vino e birra. Nella maggior parte dei casi i
locali non acquistano la licenza perché troppo costosa, in altri casi non la
possono ottenere perché situati nelle vicinanze di una moschea e bere in vista di una
moschea è reato.
29
dicembre 2012
Si
parte, dopo un’eccellente colazione, in direzione Tafraoute. Si può optare per la
via veloce che passa da Igherm (circa 2 ore) o per quella più lenta, ma più
affascinante che tocca Ait Baha. Da qui la visuale si fa sempre più articolata
e, nonostante la velocità di crociera sia ridottissima per le continue curve e
per la strettezza della sede stradale (asfaltata) simile ad una striscia
scendiletto, il viaggio è tutt’altro che monotono.
on the road verso Tafraoute
A
circa 5 km da Tafraoute si incontra un villaggio fortificato edificato sulla
cima di uno spuntone roccioso; è ben conservato con una suggestiva scalinata.
Ricorda il nido di una cicogna. Questi ultimi km verso la destinazione finale
sono i più interessanti dal punto di vista paesaggistico. Come previsto la Picanto
dà il suo primo segno di cedimento sotto
forma di una bucatura (di una gomma ormai alla fine dei suoi giorni). Montato
il ruotino sembra ancor di più un’auto giocattolo.
Fortunatamente
Tafraoute sembra essere la cittadina paradiso del gommista: ce ne stanno almeno
4 su 5000 abitanti. Qualche malizioso potrebbe ipotizzare che il numero così
elevato di tali esercenti sia alimentato da procacciatori d’affari sul tratto
di strada precedente.
Considerando
che la vettura monta tutti pneumatici di marche diverse e stati d’uso
differenti ne facciamo montare uno usato perché uno nuovo potrebbe
compromettere la già precaria equilibratura del mezzo.
La
cittadina ci accoglie incoronata dalle sue rocce rosse e frastagliate.
L’atmosfera è quella di una ridente località di villeggiatura e gli spazi
pubblici sono ordinati e puliti.
dal balcone dell'hotel Salama
Tafraoute
Per
mangiare scegliamo l’Etoile du Sud, ma potevamo fare di meglio, mentre la
sistemazione per la notte all’hotel Salama è azzeccata. L’albergo consigliato
dalla Lonely Planet non ha perso il suo approccio autentico. Il rapporto qualità-prezzo è
ottimo. Per 256 Mad abbiamo soggiornato in una camera pulita e ben arredata con
balconcino con vista, riscaldamento e tv. L'unico problema è che l'acqua
diventa al massimo tiepida e la doccia in inverno è poco piacevole. La
colazione costa 23 Mad a testa e non merita. Meglio comprare le brioche
all'ottima boulangerie sulla strada per Taroudannt.
30
dicembre 2012
Appena
fuori dal villaggio, la strada che conduce a Tiznit è circondata da rocce
levigate dalle forme strane, la più famosa delle quali è la Chapeau de Napoleon. Prendiamo
la deviazione per vedere la bella gola di Ait Mansour. La strada prosegue
asfaltata fino all’oasi di Afella Ighir (circa 25 km), per raggiungere la quale
ci vuole più di mezz’ora.
Afella-Ighir
on the road verso Tiznit
Torniamo
sulla strada per Tiznit, che si inerpica ancora. C’è una via alternativa
probabilmente più lineare, ma chi ama la linearità? E poi non sta scritto su
nessuna guida, ma il paesaggio merita. Tiznit ha una bella cinta muraria, ma
non c’è tempo per la visita e proseguiamo per Aglou Plage, località sulla costa
atlantica. Da qui la solita Lonely Planet descrive una stupenda strada costiera sino a Mirleft,
probabilmente prodotta dalla fervida immaginazione dell’autore. E’ uno dei
tratti meno interessanti percorsi in Marocco.
Più
piacevole è la strada che conduce a Sidi Ifni, un insediamento spagnolo con
qualche bell’edificio bianco e azzurro e qualche hippies.
Sidi Ifni
Mirleft
è a tutti gli effetti una località di villeggiatura con tanto di balneazione e
scuole di surf. Arriviamo con un discreto appetito al ristorante Octopussy di
fronte al Sally Bed and Breakfast dove dormiremo, in località Les Amicales. Il
nome fa ben sperare per un cambio di alimentazione (tajine e cous cous hanno
rotto). Purtroppo molte delle pietanze elencate nel menù non sono disponibili
(soprattutto la piovra, cioè ti chiami octopussy e poi... vagliela a raccontare a un greco sta
storia!). Mangiamo comunque buone cozze gratinate. Abbiamo ancora fame e
facciamo il bis al Cafè Les Amicales, uno dei tanti caffè che si affacciano sul
viale principale e sono frequentati sia da locali che da turisti. La tajine di
pesce non è male e costa 50 mad.
Si
vedono passare molti europei che abitano da queste parti. In effetti i
proprietari dell’Octopussy sono francesi e al Sally B&B ci accoglie
un’italiana, poco simpatica. La stanza è carina e pulita ma la vista mare è
parziale ed il prezzo alto per gli standard marocchini (57 euro).
31
dicembre 2012
Lasciamo
Mirleft con destinazione Essaouira. Fino a Tiznit il percorso è piacevole, da
qui ad Agadir si fa più monotono. La circonvallazione di Agadir è un supplizio
per la presenza di circa 8000 rotonde con altrettanti poliziotti appostati, ma
il traffico non è esagerato. Oltrepassata la città si aprono begli scorci
costieri: ci sono molte baie prese d’assalto dai surfisti (Taghazout ne è il
paradiso indiscusso). Anche quando ci allontaniamo dall’oceano, rientrando nel
regno dell’argan, in cui le capre s’arrampicano sugli alberi, al volante non ci
si annoia e l’approdo ad Essaouira è abbastanza immediato. Parcheggiamo l’auto
davanti alla porta della città Bab Marrakech, in un grande parcheggio custodito. Per due notti paghiamo 80 dirham e ci viene rilasciata
una ricevuta microscopica. Per il soggiorno abbiamo scelto il Riad Chems Bleu,
che si trova a due minuti a piedi dalla porta ed è facilmente raggiungibile,
nonostante le intricate strade della medina. E’ un vero bijoux e consigliarlo
al visitatore è quasi un dovere, 45 euro veramente ben spesi; le camere sono
arredate con gusto raffinatissimo ed il personale è cordiale e disponibile. Dalle
finestre e dalle terrazze si gode una splendida vista sul mare e sulla città e
la colazione è ottima. Ci propongono l’ennesimo tipo di pane. I marocchini non
sono grandi cuochi, ma ottimi panificatori.
dal balcone del Riad Chems Bleu
La
Lonely Planet a proposito di Essaouira dice che non c’è nulla di
particolarmente bello a livello architettonico, ma che è molto piacevole
passeggiare nel centro della città. Come prima risposta verrebbe da dire:”Ettecredo!
Cheppensavi di essere a Siena?” In realtà qualcosa di più originale del resto c’è,
come il bastione del porto (per salire e vedere la città dall’alto si pagano 10
dirham), le porte di ingresso alla città, la piazza Chefchaouen con la torre
dell’orologio, la Place Moulay Hassan, la Skala de la Ville difesa da una serie
di cannoni, da cui si può godere di vista dall’alto, sul mare e sul quartiere
degli artigiani. In prossimità della Skala de la Ville vi sono negozi di
artigianato a prezzo fisso. E vai! Niente contrattazioni! In questa zona si
trovano ristoranti carini, così come lungo la Laalouj e sulla Place Chrib Atay.
Tutto sommato è vero che la cosa migliore da fare è camminare, osservando tutto
attorno, e lasciarsi perdere un po’ nel mix di culture e odori presente in questo
piccolo universo possibile. Lato negativo è che tutti i ristoranti chiudono
dalle 15.30 alle 19.00; fortunatamente
c’è qualche buona pasticceria aperta.
2 gennaio 2013
Da
Essaouira all’aeroporto di Marrakech impieghiamo circa 3 ore. Lasciamo l’auto
e prendiamo un taxi per il Riad Dubai, dove trascorreremo l’ultima notte. Ci
girano subito a manetta perché:
1)
il tassista ci chiede 20 euro quando all’andata ne abbiamo pagati 15 (che è la
tariffa corretta) e quando glielo facciamo presente ci fa la "concessione" di
abbassare la richiesta iniziale
2)
arriviamo alla porta di ingresso della medina in zona Riad e un ragazzetto si
offre di accompagnarci. Gli diamo 3 dirham e lui dice che non sono niente. Bè
se anche a me dessero 30 centesimi per percorrere 100 metri non mi
dispiacerebbe!
3)
al Riad Dubai il proprietario ci comunica che alloggeremo
in un altro edificio, che però ci assicura essere la stessa cosa. Allora, abbiamo scelto il Riad dopo aver
letto le recensioni che dicono che il proprietario è molto
gentile e la cucina ottima e ci ritroviamo in una struttura con un altro manager e
un altro cuoco. Non è la stessa cosa! Inoltre
l'edificio non è ben tenuto e la camera, anche se molto ampia, ha un odore di stantio.