Gli
obiettivi del viaggio sono due: vedere i colori del foliage del New England e
il concerto di Bruce Springsteen a State College il giorno del mio compleanno.
I
biglietti del concerto li compriamo agilmente su www.ticketmaster.com. Il resto del viaggio è più complesso da
organizzare per la sua imprevedibilità.
Non
si può mai sapere infatti dove va il foliage con esattezza. L’unica certezza è
che inizia prima a nord ed alle altitudini più elevate per procedere poi verso
sud e nelle zone più temperate quali le rive dei laghi.
In
teoria si potrà andare sui monti del Vermont ad inizio settembre ed in novembre
si troverà ancora foliage negli stati più a sud, ma il fenomeno varia anche in
base alle temperature e ad altri fattori climatici ed è quindi difficile
trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Il
periodo da noi scelto non è l’ideale perché è già un po’ freddino per le
foglie, ma dopo avere consultato tutto il possibile e immaginabile sul web
sull’argomento, decidiamo che si può fare.
Il
web pullula di siti sul foliage negli Stati Uniti, alcuni dei quali
perfettamente inutili.
Qui
ci si può fare un’idea generale
anche
se il foliage più spettacolare e con i colori più vividi è sicuramente negli
stati del New England: Connecticut, Maine, Massachusetts, New Hampshire, Rhode Island, Vermont.
Dal
1 settembre a fine novembre questi siti forniscono frequenti e aggiornati
foliage reports
I
siti del dipartimento del turismo sono utili:
http://www.massvacation.it/ in italiano
http://www.massvacation.com/ in inglese
e
queste sono le pagine relative al foliage
http://www.depdata.ct.gov/forestry/foliage/foliagemap.htm
(sito del Connecticut con mappa interattiva)
Domenica
21 ottobre 2012 partiamo con volo Swiss Air da Malpensa (prenotato tramite www.expedia.it) con cambio a Zurigo pagato 600
euro a testa. Consiglio fondamentale è di richiedere il tipo di posto che si
preferisce (corridoio o finestrino) perché i posti vengono fissati dalla
compagnia in base alle preferenze e il personale del check in in aeroporto non
può modificarle. Così colpevoli di non avere indicato preferenze finiamo
centrali nella fila centrale..
Il
volo per boston è piacevole, la ristorazione di buon livello, le 8 ore scarse
di volo passano in scioltezza e le pratiche di immigrazione sono meno
impegnative e ci si sente meno indesiderati del solito.
Il
mezzo migliore per raggiungere il centro è sicuramente il trasporto pubblico
(che noi utilizzeremo al ritorno).
Ci
sono tre alternative di trasporto pubblico per il centro:
1)
prendere il Silver line bus rapid transit fino alla fermata della metro di
South Station dove si prende la connessione con la linea rossa o con il
commuter rail ed è la migliore opzione per raggiungere le zone di:
• Cambridge
• Downtown Boston
• Harvard University
• Massachusetts General Hospital
• MIT
• Downtown Boston
• Harvard University
• Massachusetts General Hospital
• MIT
La silver line ha punti di salita e discesa
direttamente di fronte ad ogni terminal dell’aeroporto e I biglietti si possono
comprare alle macchinette dentro e fuori dal terminal.
2)
utilizzare il free mas sport shuttle bus (route n. 22,33, 55 per la MTBA Blue
line) fuori dai terminal fino alla stazione Airport della linea blu della metro
MTBA e prendere questa fino a North station dove ci sono le connessioni con le
linee verde e arancio. La linea blu funziona dalle 6 am alle 12.30 am ogni
giorno.
Questo è il modo migliore per raggiungere le zone di:
• Back Bay
• Boston College
• Boston University
• Brookline
• Downtown Boston
• Fenway Park
• The Longwood Medical Area
• Newton
• Northeastern University
• Boston College
• Boston University
• Brookline
• Downtown Boston
• Fenway Park
• The Longwood Medical Area
• Newton
• Northeastern University
Invece
prendiamo un taxi, perché siamo troppo stanchi. Il nostro tassista è un tipo
cordiale. Apre anche il vetro antiproiettile che lo divide dai passeggeri
perché capisce che non siamo pericolosi e facciamo due chiacchiere.
Abbiamo
prenotato una camera da un privato tramite www.airbnb.com, dato che i prezzi di
hotel e ostelli sono folli, tipo 200 euro a notte per una camera decente. Qui
ne spendiamo 100 e la location merita (all’angolo tra South End e Back Bay) anche
se la pulizia non è il massimo.
Sono
le 10 di domenica sera ed il traffico è inesistente. Il giorno successivo
avremo la conferma che la relatà non è mai troppo incasinata e le strade non
sono lunghe bisce di veicoli. Ne trae vantaggio l’ossigenazione della
popolazione, agevolata anche dalla frizzante brezza oceanica. Non sembra di
stare in una grande cità, ma in una vivibilissima similparma ed è un piacere
camminare. Il freedom trail è un percorso di visita molto affascinante,
alquanto semplificato ai turisti distratti da una striscia rossa dipinta in
terra che consente di addentrarsi nel cuore del centro senza tralasciare gli scorci
più suggestivi. Ritiriamo la cartina con la descrizione delle attrazioni al
tourist office all’interno della Old State House. Per chi è di fretta c’è un
omino congelato sull’angolo che distribuisce mappe e info.
Dal
Boston Common, che con il Public Garden è
un parco che dovrebbe essere preso ad esempio per dare ai cittadini dei luoghi
di ritrovo all’aperto degni di essere vissuti, parte il freedom trail appunto,
che conduce attraverso il centro della città oltre il Charles River fino al Bunker
Hill Monument, passando per il quartiere di North End, dove l’italianità è
sbandierata ai 4 venti.
La
zona del Quincy Market
è sicuramente la migliore per pranzare. Oltre ai locali all’interno del mercato
vi sono numerosi pub e la rinomata Oyster House.
E’ un po’ cara per noi ed optiamo per il pub Hennessy,
che ha un’interessante lunch menu con aragoste del Maine a 10 usd. Anche la
birra è buona. D’altra parte siamo in New England.
Non
c’è nessun edificio particolarmente degno di nota (se non per chi è interessato
alla breve storia americana). Il bello è camminare e perdersi nelle numerose
zone verdi della città. Particolarmente apprezzata in una giornata di sole è la
passeggiata al Christopher Columbus Park (dove sfruttiamo la wifi gratuita) e
lungo il waterfront per proseguire sul Rose Kennedy Greenway.
Meno
interessante è la camminata consigliataci dal nostro ospite lungo l’esplanade
sul Charles River, anche se è sicuramente un luogo piacevole per fare jogging o
andare in bici d’estate. Dal centro conduce all’Harvard Bridge da cui si accede
al famoso MIT. Qui a parte gli edifici del campus non c’è molto altro da fare
se non sedersi una panchina ed approfittare della wifi gratuita.
Al
ritorno percorriamo gli interessanti viali di Commonwealth, Marlborough,
Boylston e dintorni, evitando di inoltrarci troppo nel quartiere delle
residenza degli universitari al di là di Massachussetts Ave. dove assistiamo ad
un arresto in diretta.
Ci piace molto Coplay Square, un luogo ideale
per fermarsi ad osservare il via vai della gente del posto. Qui si trova la
stupenda biblioteca comunale, con un pacifico chiostro al quale può accedere
chiunque.
Ceniamo
in zona, al Clery’s, un pub all’angolo tra Dartmouth e Columbus, che offre buoni piatti e ottime
birre.
Dopo
3 giorni passati in città torniamo all’aeroporto per ritirare l’auto prenotata
con autoeurope alla Thrifty.
L’ufficio di noleggio (come quelli delle altre compagnie credo) non si trova
all’interno dell’aeroporto ma a circa 4 miglia. C’è una navetta che gira
continuamente i vari terminal e l’attesa è praticamente nulla. Il personale
della compagnia di noleggio è molto gentile. Ci capita una Chevy Aveo. Per il
noleggio dal 24 ottobre al 3 novembre 240 euro.
Non
troviamo i soliti libretti dei voucher dei motel, fondamentali per risparmiare
moltissimo. Li recupereremo fortunatamente nei Visitor Center lungo la strada.
Partiamo
verso nord, anche se non andremo nel Maine dove il foliage è ormai solo un
ricordo mentre gli ultimi report danno buone possibilità di colori nella zona
dei laghi del New Hampshire.
Il
primo tratto di strada è un’autostrada a pagamento e ogni poco paghiamo 75
cent. Facciamo tappa a Portsmouth, niente più che una cittadina carina sul mare. Il pranzo dal
decantato dalla LP Geno’s è deludente.
In
New Hampshire seguiamo una strada secondaria, la 153, da Sanbonrville a Conway
che costeggia numerosi laghetti e regala scorci di armoniosa bellezza. L’immagine
immagazzinata dalla memoria è originale e poetica, in particolare la 153 nord
regala scorci di armoniosa bellezza.
Conway north è un paese vivace con molti locali e sistemazioni per la notte. Decidiamo di sostare qui al Golden Gables Inn. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo. Abbiamo pagato 59 usd più le tasse per una camera doppia nuova e arredata con cura, pulitissima e con un balcone con splendida vista. L'addetta alla reception era superkind.
Conway north è un paese vivace con molti locali e sistemazioni per la notte. Decidiamo di sostare qui al Golden Gables Inn. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo. Abbiamo pagato 59 usd più le tasse per una camera doppia nuova e arredata con cura, pulitissima e con un balcone con splendida vista. L'addetta alla reception era superkind.
Per
la cena optiamo per il Muddy Moose dove da un momento all’altro potrebbe fare il suo ingresso un medico tra gli
orsi.
Da
Conway prendiamo la 112 (la famosa Kangamus Hwy) che dovrebbe essere una scenic drive
eccezionale che attraversa il White Mountain National Forest. In realtà non è
un gran che, anche perché non c’è una foglia sugli alberi. Il percorso dura
circa un’ora. Ci sono parecchie piazzole di sosta (dove per sostare è
necessario esporre un permesso che si può acquistare in vari modi, anche online)
da dove partono dei camminamenti nel bosco. Il peak della giornata va a farsi
benedire. Passiamo il tempo cercando in vano di adocchiare un orso che pesca
nel torrente che scorre parallelo alla strada.
L’altro
peak della gita di oggi sarebbe il lago Champlain con la sua strada che scorre
sulle isole centrali. Anche in questo caso ci si amara la bocca e lo sguardo in
una desolante sensazione di impotenza. L’unica cosa da fare è girare la bussola
verso sud sperando che il bollettino del foliage stavolta abbia ragione, anche
perché la zona è considerata spettacolare. In realtà non siamo molto fortunati
perché il meglio è passato. Così percorriamo le strade n. 7 e 22a verso sud
accompagnati da colori piuttosto spenti.
La
situazione migliora sulla strada n. 4 da Fairhaven a Rutland e lungo la 30 che
taglia a est da East Dorset a East Jamaica. Ci fermiamo al confine con il New
Hampshire a Brattleboro, una cittadina piuttosto carina, ma preferiamo
proseguire in direzione Greenfield (Ma) dove dormiamo in uno dei più scarsi
Days Inn mai visti. Ci risolleva la giornata la visita al People’s pint pub dove
si cena in una bella atmosfera amichevole con gente simpatica, cibi naturali e
birre artigianali.
Vediamo
qualche ponte coperto. Per chi è interessato i tourist office hanno cartine che
indicano i nnumerosi covered bridges del Vermont. Io credo che una volta visti
un paio ci si possa ritenere appagati..
Si
parte da Greenfield lungo la strada n. 2, il Mohawk Trail (altra scenic drive
considerata imperdibile). Purtroppo il clima non è favorevole e la strada è
avvolta da un manto di nebbia che manco a Reggio Emilia 10 anni fa. Impieghiamo
circa un’ora per raggiungere Williamstown, una allegra piccola città la cui
vita sembra ruotare attorno all’omonimo college. Infatti dall’abbigliamento
sono tutti studenti o ex studenti o molto fuori corso. Pranziamo al Purple pub in centro. Si mangia discretamente e ci sono 14 diverse spine di birre.
Proseguiamo
il nostro viaggio verso sud lungo la
strada n. 7 passando per il folcloristico villaggio di Stockbridge e Great
Barringhton. Cannan apre le porte del Connecticut e un po’ di colore in più
sugli alberi e nel sottobosco fa ben sperare per la continuazione
dell’itinerario odierno che si snoda tra Norfolk, Winsted e Torrington e la n. 202
sulle belle colline dei Litchfield. Poi ancora a sud passando per New Preston e
New Milford. I paesi sono caratteristici anche se molto simili tra loro e si
respira ovunque un’atmosfera pre halloween con zucche giganti e spaventapasseri
ovunque. A Danbury dormiamo al Quality Inn in zona industriale. Capiamo che
qualcosa non va perché il motel è occupato quasi interamente da operai delle
compagnie elettriche e nel parcheggio si sono radunati i camion con gru ponti
per gli interventi di manutenzione alle linee elettriche. Accendendo la tv
scopriamo che è in arrivo l’uragano Sandy, che interesserà vasta parte del nord
est degli USA. Arriva la notizia che l’uragano Sandy probabilmente scasserà i
maroni non poco soprattutto in Pennsylvania.
Partiamo
per la Pennsylvania perché le altre opportunità di viaggio ci sono precluse.
Andare a nord verso Niagara significa rischiare di incontrare tormente di neve
e a sud verso il Tennessee straripamenti di fiumi. Niente Sandy ce lo
beccheremo in pieno. Con questa consapevolezza partiamo verso Lancaster la
terra degli Amish. Le autostrade sono molto frequentate e sembrano avere tutti
una gran fretta. Non si sa se è il normale traffico della zona o se c’è gente
in fase di evacuazione. A Phillisburg passiamo il confine tra NY e Pennsylvania
e ci assale subito una strana sensazione
di mesta rassegnazione. Forse è il clima o forse il paesaggio lineare… tipo
agro bresciano.
Decidiamo
di recarci a York toccando Allentown, Reading, Ephirata e Lititz. Qui vediamo
qualche carrettino di Amish con alla guida gli uomini vestiti di nero e al loro
fianco le donne con le tipiche cuffiette bianche. Per il resto è campagna
piuttosto piatta. L’unico interesse turistico (e pare che di bus turistici in
bela stagione ne vengano parecchi) è la visita delle fattorie dove acquistare
prodotti genuini. Va be!
Varcato
il fiume Susqueanna arriviamo a York e ci fermiamo al Best Western … e mangiamo
a Ruby Tuesday,
l’ennesima catena presente negli Stati Uniti. Vogliono fare i raffinati e
ricoprono di pepe qualsiasi cosa così una bistecca alla griglia diventa una
semi ciofeca.
Nonostante
inizi a piovere e tirare vento il giorno successivo ci mettiamo in auto, ma ci
fermiamo poco dopo a Harrisburg per far passare il sabbioso. Dormiamo al
Confort Inn,
una delle nostre catene preferite. Un cartello inquietante ci accoglie
(forniremo le colazioni calde finchè ci sarà elettricità, poi saranno succhi e
muffin che abbiamo stipato in dispensa. A causa dello stop dei trasporti il
personale non è pervenuto e quindi abbiate pazienza se il servizio non sarà
perfetto. Siamo vicini a voi che in questo momento provante siete lontani dai
vostri cari) Evviva.
Andiamo
al supermercato a fianco perché capiamo che si mette male ed è meglio fare
scorte di viveri. Al ritorno l’albero davanti al motel è aperto in due…
La
sera passa con un po’ di black out, un vento fortissimo e qualche albero che
cede, qualcuno che sale sul tetto ad inchiodare una tegola. La mattina
scopriremo che in altre zone è andata molto peggio.
Da
Harrisburg ci spostiamo a State College come direbbe la settimana enigmistica:
la meta della nostra gita. La città è una succursale dell’università: gli
abitanti sono studenti e personale delle facoltà. 38000 persone.
Ci
sono molti pub. Noi ci focalizziamo sul Kildare’s che è dotato di parcheggio visto che non è proprio facile parcheggiare nel
resto del paese, soprattutto free. L’ambiente è accogliente e in perfetto stile
irlandese con una ventina di ottime birre alla spina.
Abbiamo
prenotato una stanza al Rodeway Inn
tramite hotels.com e abbiamo fatto bene perché i motel sono abbastanza
frequentati.
L’impianto
sportivo è impressionante e fa abbastanza ridere pensare alla differenza con il
nostro paese in cui cultura e attività sportiva spesso corrono in direzioni
opposte. Il Bryce Jordan Center è un palazzetto di tutto rispetto e Bruce
Springsteen, come sempre, vi suona alla grande.
Con
la consapevolezza che non tutto è andato storto, torniamo in direzione Boston. Dopo
aver scoperto che molta gente è ancora senza elettricità dopo 6 giorni
dall’uragano e che i motel sono pieni, troviamo una costosissima camera
fumatori a Southington all’Holiday Inn and suites.