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giovedì 30 giugno 2011

Los Roques


Dicembre 2004
Voliamo con Alitalia ad un prezzo stracciato, 440 euro, su Caracas. E’ necessario fermarsi a dormire una notte in città perché i voli per Los Roques partono solo la mattina seguente. L’unica alternativa per evitare il pernottamento forzato è prendere un volo Airfrance che, se puntuale, consente di partire in giornata per Los Roques.
Le posadas  a Los Roques sono quasi tutte a gestione italiana ed estremamente care. Ne troviamo una con proprietari venezuelani decisamente più conveniente Posada Eva http://www.posadaseva.com.ve/ che contattiamo tramite email posadaseva@hotmail.com.
Il prezzo è di 35Usd a testa in mezza pensione al giorno, ma visto che ci fermiamo 2 settimane ci fanno uno sconto. Dobbiamo pagare con bonifico una caparra perché non accettano carte di credito e paghiamo il saldo all’arrivo. Ci organizzano anche il pernottamento a Caracas, i voli interni e i trasporti da e per l’aeroporto.
Il tizio della posada ci consiglia di cambiare solo 100,00 Usd all’ufficio dell’American Express in aeroporto e poi cambiare il resto da Posada Eva. Noi preferiamo cambiare tutto quello che ci serve in bolivares da un facchino dell’aeroporto. Teniamo anche qualche dollaro per alcuni scambi, in cui la moneta americana è più apprezzata.
Dopo un volo che ci fa chiudere definitivamente i rapporti con Alitalia, all’arrivo ci attende un’auto che ci porta alla Posada Il Prezzano, che si trova in un quartiere sul mare, Catia La Mar. La stanza fa schifo e c’è l’aria condizionata a palla che non possiamo regolare.
La mattina il volo per Los Roques è alle 6.30 con Transaven Airlines. Ci sono anche altre compagnie che volano su Los Roques e la situazione è un po’ caotica. Veniamo imbarcati su un aeroplano a 8 posti (a quanto pare privato). Un motore sembra non avere intenzione di far girare l’elica, scende il pilota e con un giro di molla o di elastico ci dà speranze di partenza. Il finestrino del pilota è tipo quello di una Renault 4 e lo tiene aperto anche in volo. Una mosca ci infastidisce per tutto il viaggio, di circa un’ora.
L’arrivo su una pista di terra è interessante. Non c’è nessuno che ci aspetta al baracchino degli arrivi e andiamo a piedi alla ricerca della posada. Capiamo subito che Gran Roque, su cui ci troviamo e su cui si trovano quasi tutte le posadas, è solo il punto di partenza per raggiungere le isole più belle.
La posada è carina, ma spartana. La stanza è piccola, c’è solo acqua fredda e la sera ci portano una bottiglia d’acqua per lavarci i denti perché dopo le 23 l’acqua della cisterna finisce.  Ci sono anche dei bagni e docce a pagamento per chi campeggia sulla spiaggia antistante.
Le cene si assomigliano tutte con pescado del dia e la strana idea di dar da bere sempre tè freddo, ma non ci lamentiamo.
I tempi della colazione sarebbero quelli venezuelani, ma riusciamo ad anticipare l’orario della colazione e anche gli altri ospiti si uniscono a noi. In questo modo è possibile partire in barca per le isole vicine ad un orario decente.
Saltiamo praticamente sempre il pranzo. Il supermercato (si fa per dire) dell’isola è un cesso. Ci sono pochi prodotti, la frutta è semimarcia e quindi acquistiamo solo biscotti, crackers e patatine. A Francisqui e a Crasqui c’è anche un ristorante aperto, quello su Madrizqui invece per il momento è chiuso perché, anche se tutti dicono che a Los Roques non piove mai, c’è stata una pioggia continua talmente intensa nelle due settimane precedenti il nostro arrivo che avevano pensato di chiudere l’isola!!
Il primo giorno ci facciamo convincere dalla proprietaria Eva a noleggiare da lei ombrellone e sdraio e a farci portare dal suo barcaiolo di fiducia, un certo Gigi, a Francisquì. Qui si può ammirare uno dei panorami marittimi più incredibili del pianeta; purtroppo nell’interno dell’isola vi è una laguna che è diventata una specie di allevamento di zanzare, che ci assalgono nonostante le quintalate di off. Scopriamo così che il nostro repellente è inutile e compriamo al ristorantino dell’isola uno spray da litro dell’off locale che si dimostrerà efficace e necessario nei giorni successivi. Fortunatamente non ci viene la dengue, che scopriamo solo più tardi essere endemica a Los Roques.
Nei giorni successivi andremo sempre al baracchino di Oscar, vicino alla pista di atterraggio degli aerei e a fianco del molo, che organizza i trasporti alle isole e noleggia l’attrezzatura. L’ombrellone è obbligatorio, la sdraio consigliata. Sono esposte le tariffe fisse per le varie isole: 4 usd per la più vicina Madrizqui, 5 per Francisqui, Fabian, Vapor e Muerto e 12 per Crasqui, che si trova a circa 30 minuti. Gli orari sono più o meno definiti. Le barche partono verso le isole fino alle 12 circa,  poi c’è un’interruzione nell’orario della siesta e vanno a riprendere i turisti dalle 16 circa in avanti.
La gita a Cayo de Agua è il must del soggiorno e costa 20 Usd. Noi andiamo con un capitano che, come meteorologo lascia molto a desiderare, ma almeno comanda bene la barca. Il giro è piuttosto lungo. Si parte con un clima piuttosto favorevole, ma la maggior parte dell’escursione confonde l’acqua delle onde con quella delle nuvole. Peccatissimo perché il sole avrebbe esaltato la meraviglia di occhi abituati, ma comunque sorpresi. La prima sosta è su un’isola dove teoricamente ci sarebbe uno snorkeling spaziale, ma non si vede tantissimo a causa della nuvolosità, poi c’è l’allevamento /centro conservativo di tartarughe ed infine lo splendido Cayo de Agua, un lembo di sabbia allungato dove il mare arriva delicato da una parte e leggermente più increspato dall’altra e, nonostante le nuvole nere sopra la testa, che smorzerebbero qualsiasi vivacità cromatica, è tutto un risplendere di bianco e verde e azzurro come se non ci fosse stato un altro luogo dove fare esperimenti su queste tinte. Tiriamo un sospiro di sollievo quando rimettiamo piede sul pontile dopo ore di mare in tempesta, con il freddo che fa tremare anche chi dovrebbe tenere saldamente il timone ed acqua che penetra da ogni direzione…
Non sono ammesse critiche a Crasquì dove si trova tutto ciò che si cerca su un’isola caraibica, in più è abbastanza lunga e dopo una bella passeggiata si arriva al vertice in cui si sono accumulate col tempo migliaia di conchiglie grosse come teste d’uomo che infatti, avendo voglia di scrivere un pezzo grindcore, si potrebbe raffrontare questa montagnola bianca ad un ossario davanti al quale passare ore a riflettere.  Oltre a Madrizqui che è la più vicina, accessibile e frequentata si può optare per soluzioni molto più coreografiche come Cayo Vapor, dove le onde si infrangono sulla barriera corallina e creano spruzzi d’acqua vaporizzata un po’ inquietanti se si pensa alla potenza dei mari, ma basta girarsi di schiena per guardare il paradiso di questa specie di parentesi graffa, che raccoglie un’equazione di beatitudine e serenità o Cayo Fabian, un placido disco di sabbia bianchissima del diametro di non più di 50 metri, circondato da un mare colorato a pastello da un bambino molto fantasioso.
Sia su Vapor sia su Fabian si è quasi sicuramente da soli e non c’è niente da fare, se non creazioni artistiche con il corallo venuto a morire. Cayo Muerto invece è più frequentato soprattutto per lo snorkeling ed è il gemello cattivo di Fabian perché è molto simile, ma il mare è più mosso e di notte viene coperto dalla marea.
Al rientro compriamo tanto rum venezuelano, che è ottimo e non solo il più famoso brand, ma anche e soprattutto il Santa Teresa. L’abbiamo capito vedendo un medico madrileno ospite della posada, che incarnava esattamente l’immagine evocata da Pepe Carvalho, berne una bottiglia a sera…

martedì 28 giugno 2011

Fuerteventura


Aprile 2007 e Aggiornamento 2024

Voliamo Iberia con scalo a Madrid. Ne succedono di tutti i colori. Il portellone non si chiude e il volo fa ritardo, poi perdiamo la coincidenza a Madrid e dobbiamo farci imbarcare su un altro volo.
All’arrivo a Fuerteventura ritiriamo l’auto, una Polo, in aeroporto al banco della AUTOREISEN SL, noleggiate tramite Lowcostcar http://www.low-cost-car.com/alquiler_de_coches/_low_cost_car_.php. Il costo del noleggio per 9 giorni è una bazzecola, 123 euro.
Fuerteventura è lunga 100 km e larga 20. Vogliamo vederla bene e quindi decidiamo di passare metà della vacanza nella zona  nord dell’isola e l’altra metà in quella sud. Prenotiamo quindi 4 notti agli Apartments Maxorata Beach a Corralejo tramite www.alpharooms.com per 92 euro e 4 notti presso gli Althay Apartments http://www.althayapartments.com/ a Costa Calma tramite www.lastminute.com per 107 euro. Il primo appartamento è molto carino e la struttura è graziosa con una bella piscina, il secondo è meno curato e anche la struttura è un po’ rovinata. Le  foto sul sito di Althay Apartments sono ingannevoli, a meno che la struttura non sia stata rinnovata di recente, cosa che dubito. I prezzi sono comunque stracciati visto che entrambi gli appartamenti sono dotati di cucina completa.
Girare in auto è assai semplice. Ci si orienta immediatamente. Vi è una strada principale che percorre l’isola in tutta la sua lunghezza e altre strade che tagliano verso l’interno per raggiungere il cuore di questo lembo di terra così generosamente regalatoci dal mare. Per raggiungere il versante occidentale, più selvaggio, l’impresa è un po’ più impegnativa.
Dall’aeroporto del Rosario prendiamo l’autopista FV1 in direzione nord. Prima di raggiungere Corralejo, si incontrano il parco Holandès e il Parque Natural Dunas de Corralejo, dove ci si può addentrare per chilometri iin un ambiente desertico, con dune di sabbia bianchissime che creano un contrasto cromatico eccezionalmente vivo con l’azzurro del cielo terso ed il blu del mare dall’altra parte della strada verso cui le dune digradano.

Qui la costa è abbastanza lineare e vi sono spiagge lunghe e sabbiose, che avrebbero mantenuto un tradizionale sapore di fronte d’approdo se qualche beota non avesse pensato bene di costruirci orrori architettonici.
Il paese di Corralejo è colonizzato dagli inglesi. E’ stato trasformato in un luogo di ritiro e di residenza balneare con quartierini periferici molto ordinati e vialettati ed un centro che non ha più nulla di caratteristico. Da Corralejo, percorrendo una strada sterrata molto pittoresca, si raggiunge El Cotillo. Guardando a sinistra si può ammirare un arido paesaggio composto da cespugli e rocce vulcaniche e guardando a destra si può scegliere la caletta che più aggrada per posizionarsi a godere di un paesaggio marino affascinante.

Il vento sulle spiagge a volte è fastidioso ma si può trovare riparare dietro alle rocce o ai muretti a secco semicircolari approntati qua e la saggiamente; non deturpano l’ambiente e sono molto utili.

El Cotillo è un tranquillo villaggio di pescatori, con qualche buon ristorante, da cui partono molti sentieri che conducono a Playa del Castillo, una delle spiagge migliori. Più a sud si trovano le spiagge di Playa del Ajibe de la Cueva e Playa del Aguila, più selvagge.
A El Cotillo si trova inoltre la torre de Nuestra Senora de Pilar e San Miguel, ma, chi non ha voglia di rimanere senza fiato nel pronunciarne il nome, può chiamarla più semplicemente torre del Tostòn. Molto ben conservata, si capisce subito dalla posizione strategica che è stata edificata per scopi bellici, in particolare per la difesa dagli attacchi dei pirati.

Prendendo la strada interna che da El Cotillo conduce a La Oliva, ci si addentra immediatamente in un paesaggio rurale con la presenza di qualche mulino a vento in pietra e di altri edifici simili ai nuraghe della Sardegna.

Prima di arrivare a La Oliva si incontra la montagna de la Arena (420 m).
La Oliva è un villaggio storico che merita una sosta. Si respira un’aria particolare perché c’è un’atmosfera di raccolto e di sconfinato contemporaneamente.
Gli edifici sono molto ben tenuti, la piazza è pulita e ariosa ed ammirando la Casa dei Colonnelli (Casa de los Coroneles) dove risiedeva il governo militare dell’isola, con quella sua aria marziale e rigida un poco ingentilita dai balconi, la si vede come ultima traccia di umanità prima di ributtarsi in una natura avvolgente ed anche desolante, come solo i paesaggi africani; d’altro canto l’Africa non è molto distante.

Da vedere anche il palazzo dell’Ayuntamiento e la Parroquiade Nuestra Seiiora de Candelaria, una piccola e bella chiesa con campanile rotondo con dipinti interessanti all’interno.
Da La Oliva si prosegue per Tindaya, dominata dall’omonima montagna che ha regalato importanti scoperte archeologiche per tracciare la storia dei precedenti insediamenti. Più avanti si incontra la montagna Quemada con il monumento a Unamuno.

A Tefia si trova l’ecomuseo “la Alcogida” una frazione di poche abitazioni che dà il senso dall’insediamento di un tempo passato che merita di essere riscoperto per la plasticità di unione con ciò che si trova naturalmente.
Antigua, un paese di soli 300 abitanti, è il più vecchio dell’isola, costruito nel 18° secolo. Pittoresca la chiesa Cruz de los Caldos. E’ possibile visitare il mulino a più piani trasformato in museo dell’artigianato. Forse perché giungiamo con un clima un po’ autunnale, ma si assapora un’essenza differente rispetto ai luoghi precedenti.

Qui il paesaggio è più movimentato. Passando da Betancuria la strada si fa ancora più sinuosa prima di sbucare sulla costa a Caleta de Fuste.


Dopo aver visitato bene la parte nord e centro dell’isola spostiamo la nostra residenza a Costa Calma, a 80 km dall’aeroporto, dove dedicheremo i successivi 4 giorni alla visita del grande sud. La strada che scende è molto piacevole e si apre in paesaggi sorprendenti. Il centro turistico principale della zona è Morro Jable regno dei turisti tedeschi, con molti negozi e ristoranti e con una bella spiaggia in parte attrezzata.


Costa Calma è caratterizzata da belle spiagge bianche, ai limiti del parco nazionale di Jandia, tra cui spicca Playa Barca, molto ventosa, l’ideale per gli amanti del windsurf e del kitesurf, che offre anche possibilità di tranquillità a chi preferisce stare sulla spiaggia o fare una nuotata. La bassa marea gioca con i colori dell’acqua ed è spesso oggetto di inquadrature fotografiche per sponsorizzare la bellezza dell’isola.


Costa Calma è il punto di partenza per visitare la penisola di Jandia che è assolutamente meravigliosa ed il parco naturale di Cofete, dove per km l’unica traccia del passaggio dell’uomo è la presenza della strada sterrata su cui si procede a velocità limitata e ciò permette di assorbire ancor di più la bellezza del paesaggio.


Infine merita una menzione l’ottima cucina dell’isola.
Grazie al prezioso libretto dei ristoranti, che ci hanno dato i gentili operatori dell’ufficio del turismo in aeroporto, mangiamo in posti eccellenti, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. I migliori sono:

Ristorante Bar Azzurro a El Cotillo, sulla spiaggia, lungo la strada che porta al faro e alle incantevoli lagune. E’ gestito da italiani e si mangiano spaghetti scoglio eccezionali.

La Marisma a El Cotillo. Il pulpo a la gallega e i peperoni ripieni di pesce sono ottimi.

Cofradia Gran Tarajal nel paesino di Gran Tarajal. E’ una cooperativa di pescatori. Il posto è spartano ma il pesce ovviamente freschissimo.

Las Playas a Las Playtas, dove si trovano diversi ristoranti affacciati sul mare. Le seppioline fritte sono deliziose.

El valle a La Lajita, dove arriviamo per pranzo di un giorno feriale e scopriamo con piacere che il menu del giorno propone zuppa di pesce, pesce alla griglia, crema catalana, birra e caffè per la modica cifra di 7 euro.
 
 
 

Aggiornamento 13-20 febbraio 2024


Volo con Ryan air da Bergamo.

Noleggio auto con Auto Reisen, che si dimostra sempre economica e con un ottimo servizio (anche in caso di gomma a terra).

Arriviamo con la calima che é ormai onnipresente alle canarie. Fortunatamente dura solo un giorno e il resto del tempo il cielo è terso e la temperatura consente di fare il bagno.

Febbraio é alta stagione e le sistemazioni libere a prezzo umano sono pochissime. Dormiamo in 4 posti diversi (1 giorno a Puerto del Rosario, 2 a Morro Jable, 2 a Corralejo e 2 di nuovo a Morro Jable). L’unico posto che ci piace, e molto, è Casa Filo a Morro Jable.

Se i prezzi delle camere sono molto aumentati quelli del cibo rimangono bassi e troviamo quasi ovunque un buon rapporto qualitá prezzo. La maggiore scelta di ristoranti e bar è nella zona di Corralejo, ma i posti che ci entusiasmano di più sono altrove.

A Morro Jable:
Ristorante La Laja sul mare dove cucinano ottimi paellas e riso nero

Tacita de Plata trattoria andalusa in centro con gestrici molto gentili e cibo buono.

A Lajares
La Boqueria il nostro preferito, forse l'unico ristorante con pinchos in tutta l'isola con ottimo cibo e prezzi bassi.

A Costa Calma
El Bar de Marko con tapas eccezionali e terrazza con vista.


 

I ristoranti che tanto ci erano piaciuti sono tutti chiusi tranne il Bar ristorante Azzurro a El Cotillo che è ancora molto gettonato.

A Puerto del Rosario facciamo una toccata e fuga e ci sembra piuttosto brutta.

Corralejo, che già non ci aveva fatto impazzire, è molto peggiorata, si é allargata moltissimo e riempita di catene di negozi. Anche a El Cotillo stanno costruendo brutti palazzi. Molto meglio il paese di Lajares come base per visitare il nord.
La strada sterrata costiera da Corralejo a El Cotillo è peggiorata, con molti sassi. Tra l’altro la percorriamo al tramonto e con il sole negli occhi e la terra che sia alza è tutt’altro che piacevole.

Preferiamo il sud dove ci sono un paio di gradi in più ed é meno costruito.

Stavolta facciamo vita da spiaggia, grazie al clima estivo e scopriamo due bellissime spiagge:
Mal Nombre (con molti muretti dove ripararsi dal vento) e Esmeralda, con mare calmo e spiaggia asciutta anche la mattina.
Le altre numerose spiagge della zona di Jandìa sono più adatte per le camminate perchè molto influenzate dalla marea.
Del Matorral, la spiaggia del paese di Morro Jable è come sempre un rifugio sicuro dal vento.
La Concha, che era la nostra spiaggia preferita al nord, ci ha un po’ deluso, con visuale rovinata da brutte costruzioni.
Molto bella invece la parte nord della spiaggia delle Dune di Corralejo con la bassa marea.
Caleta de Fuste è molto carina con mare calmo.


 


lunedì 20 giugno 2011

Buenos Aires

Dicembre 2010

I voli per l’Argentina sono carissimi, sempre, ma soprattutto nel periodo di alta stagione dicembre-marzo.
La maggior parte dei voli internazionali arriva a Buenos Aires e la compagnia con il maggior numero di voli dall’Italia è l’Iberia, compagnia simile all’Alitalia per affidabilità, che, con meno frequenza  vola anche su Cordoba e Mendoza: http://www.iberia.com/offerte-voli/Argentina/. Anche noi abbiamo prenotato un volo Iberia, per motivi esclusivamente economici.
L’aeroporto internazionale è il Carlo Pistarini Ezeiza. Per spostarsi dall’aeroporto si possono utilizzare sia taxi sia remis, le auto private con autista. Le guide consigliano i remis perché più sicuri, ma se salite sui taxi autorizzati, quelli con la scritta della compagnia e il numero del radiotaxi, non avrete problemi. Sono più economici dei remis e se il remis non è stato prenotato precedentemente potreste dover aspettare anche mezz’ora.
Noi abbiamo utilizzato REMIS Transfer Express.
E’ sufficiente inviare una mail reservas@transferexpress.com.ar con l’orario e il volo di arrivo e inviano la conferma senza richiedere il numero di carta di credito. Abbiamo speso 140 pesos a testa.
La più famosa, ma anche più cara, tra le compagnie di remis è REMIS Manuel Tienda León http://www.tiendaleon.com.ar/home/home.asp.
Attualmente da Ezeiza al centro la tariffa è di 190 pesos a testa. Ha anche un servizio di shuttle più economico che però non prevede il trasporto direttamente all’hotel, ma al terminal Madero.
Altre compagnie sono REMIS Vip Cars http://www.transfersystem.com.ar/english/servicios.htm e
Al ritorno invece, per andare da Palermo all’aeroporto Ezeiza, abbiamo utilizzato il Radio Taxi Porteno tel. 4566-5777. Ci siamo trovati molto bene ed il costo era di 120 pesos, inferiore a quello del remis.
L’aeroporto nazionale, l’Areoparque Jorge Newbery, è decisamente più vicino al centro e con un taxi dal centro si spendono circa 30 pesos.
Abbiamo pernottato presso il Gran Hotel Argentino:
http://www.hotel-argentino.com.ar/ prenotato tramite www.booking.it con tariffa decisamente inferiore a quella sul sito dell’hotel. Alcune reviews ne parlano in modo negativo dicendo che le stanze devono essere rinnovate. Attualmente la maggior parte delle stanze è stata rinnovata ed è sufficiente chiedere una stanza senza moquette per averne una di quelle ristrutturate. Per circa 55 euro abbiamo avuto una stanza nuova, grande e pulita, con TV sat e cassaforte. La posizione è ottima per visitare il centro della città, vicino ad Avenida de Mayo.
Abbiamo trascorso l’ultima notte prima del rientro in Italia nel quartiere di Palermo, al BB Solar Soler www.solarsoler.com.ar. La stanza era carina ma un po’ piccola, le foto sul sito sono un po’ ingannevoli. Comunque vale la pena di passare una serata in questo quartiere pieno di ristoranti e locali notturni. I ristoranti sono un po’ più cari rispetto ad altre zone di BA e soprattutto rispetto al resto dell’Argentina, ma abbiamo trovato questo ristorante ottimo ed economico Matarife http://www.parrillamatarife.com/.

L’arrivo a BA è stato fantastico perchè invece di andare in stanza a riposare, dopo un volo abbastanza impegnativo, siamo andati subito in Plaza de Mayo, dove si stava svolgendo la manifestazione per il bicentenario e per sostenere la presidenta Cristina. All'inizio non c'era molta gente, ma c'era un palco gigantesco davanti alla Casa Rosada sul quale stava esibendo un gruppo rock.


Siamo stati un po' a vedere il concerto e poi ci siamo detti: "non è che magari dopo suona pure Leon Gieco?" (avevamo la mezza idea di andare a vederlo apposta, facendo + di 300 km, quando ci saremmo trovati a Cordoba). Chiedendo ad una tipa dell'organizzazione, abbiamo saputo che avrebbe suonato verso le 18.30... Felicità! Verso le 17.00 la piazza ha iniziato a riempirsi, si sono succeduti gruppi da tutto il Sudamerica, ma soprattutto siamo stati felicissimi quando sono saliti sul palco nell’ordine Victor Heredia, Teresa Parodi e poi Leon Gieco.

Per fare un raffronto ultracontinentale è un po' come se ci fossero stati lì Guccini, Gaber e De Andrè... eh, insomma. Quando ce ne siamo andati Plaza de Mayo era strapiena che non si riusciva a passare, un po' come da noi il primo maggio a Roma e da lì e da ciò che abbiamo visto nei giorni a seguire abbiamo capito che gli argentini hanno un senso civico e di appartenenza/partecipazione molto profondo. Forse la ragione sta nel fatto che hanno avuto esperienze terribili in epoca recente, ma ci ha colpito molto questa grande vitalità.
Per muoversi da un quartiere all’altro della città sono comodi e non cari i taxi, anche se chi ama camminare può visitarne la gran parte a piedi. Cosa che abbiamo fatto anche a noi anche grazie alla posizione favorevolissima del Gran Hotel Argentino che si trova su Carlos Pellegrini, una delle arterie centrali, a sole due traverse da Avenida de Mayo, percorrendo la quale si giunge in 10 minuti in Plaza de Mayo. La piazza merita un’attenta osservazione, sia per la pregevole architettura del Cabildo e della Casa Rosada, sia perché è il fulcro di ogni fermento civico.



Da qui si può “scendere” verso San Telmo e la Boca o “salire” a San Martin oppure diagonalizzarsi sulla Norte, tagliando il Microcentro fino a Plaza de la Republica. In Calle Florida si trovano moltissime attività commerciali, tra cui il cambio nero, che ha più o meno lo stesso impatto acustico della vendita del pesce nei mercati. Una cosa da tener presente a proposito di denaro è che alcuni esercizi preferiscono il pagamento in contanti ed è perciò fondamentale procurarsene sempre, prelevando agli ATM che spesso hanno lunghe code e che frequentemente durante i week end rimangono senza liquidi.
Molto interessante è l’itinerario che attraversa il quartiere di Congreso, dove si possono ammirare l’imponente struttura del Palazzo del Congresso, il palazzo di Giustizia ed il teatro Colon, molto famoso, ma nel quartiere ce ne sono molti altri che propongono un’offerta culturale vastissima.

Anche in questa zona tutto si muove piuttosto rapidamente. Si manifesta un po’ per tutto, per il miglioramento delle condizioni di lavoro, per i costi eccessivi delle utenze domestiche e dei biglietti dei mezzi pubblici. E’ così che si tengono sotto pressione i potenti! Per trovare la vera tranquillità è necessario spostarsi verso la Recoleta, un quartiere molto elegante e delicato.

Sembra quasi di disturbare; forse l’atmosfera del famoso cimitero dove è sepolta Evita Peròn si è diffusa in tutta la zona. Il fatto di essere scarsamente interessati ai cimiteri o alle persone più o meno note che vi riposano non deve precludere un giro all’interno di quello della Recoleta, dove l’alternanza di stili architettonici dei monumenti tombali è affascinante e crea un’atmosfera unica.



Per gli amanti del tango Buenos Aires il paradiso in terra. Si può passare dalle esibizioni più sofisticate a quelle più genuine e sanguigne; si può guardare oppure prendere parte attiva nella melanconica passionalità di questa forma d’arte.